La tragédie-lyrique “La Vestale” (1807) di Gaspare Spontini, inaugura la 57^ Stagione Lirica di Tradizione del Teatro Pergolesi di Jesi, venerdì 18 e domenica 20 ottobre, con anteprima giovani il 16 ottobre. Carmela Remigio e Bruno Taddia cantano Julia e Licinius, dirige Alessandro Benigni, regia scene e costumi sono di Gianluca Falaschi, coreografie di Luca Silvestrini.
L’opera, assente dal Teatro Pergolesi da quasi 40 anni (è stata rappresentata a Jesi solo nel 1875, nel 1974 e nel 1986), va in scena in una nuova produzione che unisce Fondazione Pergolesi Spontini, Fondazione Teatri di Piacenza, Fondazione Teatro Verdi di Pisa e Fondazione Ravenna Manifestazioni.
“La Vestale” (1807) di Gaspare Spontini, opera di rara esecuzione dopo il revival conosciuto grazie alla mitica interpretazione di Maria Callas e Franco Corelli al Teatro alla Scala nel 1954, torna a vivere nelle Marche, per celebrare i 250 anni della nascita del grande musicista che, partendo da Maiolati Spontini (AN), fu compositore di imperatori e re, a Parigi con Napoleone e a Berlino con Federico Guglielmo III di Prussia.
Considerata il capolavoro di Spontini, per la possente ispirazione drammatica, la finezza della parte strumentale, la stretta aderenza tra valori musicali, psicologia dei personaggi e azione scenica, “La Vestale” inaugura la 57^ Stagione Lirica di Tradizione del Teatro Pergolesi di Jesi, venerdì 18 ottobre alle ore 20,30 e domenica 20 ottobre ore 16 con anteprima riservata ai giovani mercoledì 16 ottobre ore 16.
La tragedia lirica in tre atti, andata in scena per la prima volta, e con grande successo, all’Académie impériale de Musique di Parigi il 15 dicembre 1807, e dunque in piena epoca napoleonica, è stata rappresentata a Jesi solo nel 1875, nel 1974 e nel 1986. In scena la versione originale in lingua francese su libretto di Victor-Joseph-Étienne de Jouy, con revisione sull’autografo della Scuola di Filologia dell’Accademia di Osimo a cura di Federico Agostinelli e Gabriele Gravagna per Edizioni Ricordi, Milano, in collaborazione con Centro Studi Spontini di Maiolati. Nuova la produzione, che unisce Fondazione Pergolesi Spontini (capofila), Fondazione Teatri di Piacenza, Fondazione Teatro Verdi di Pisa e Fondazione Ravenna Manifestazioni.
La direzione musicale è affidata ad Alessandro Benigni, regia, scene e costumi sono affidati a Gianluca Falaschi, le coreografie sono di Luca Silvestrini, light designer è Emanuele Agliati. Suona l’Orchestra La Corelli, il Coro è del Teatro Municipale di Piacenza.
Protagonista nel ruolo di Julia, la giovane vestale innamorata, è Carmela Remigio, affiancata dal baritono Bruno Taddia nel ruolo del generale Licinius. Joseph Dahdah canta Cinna, Daniela Pini è la Grande Vestale, Adriano Gramigni interpreta il Gran Pontefice, con Massimo Pagano nella doppia veste di capo degli Aruspici e di console.
Nella lettura di Gianluca Falaschi, la figura della Vestale richiama inevitabilmente un momento chiave della storia dello spettacolo italiano: l’incontro tra il regista Luchino Visconti e Maria Callas, nel 1954, sul palcoscenico della Scala. “In questa messa in scena – spiega il regista, costumista e scenografo - il parallelismo tra Giulia, protagonista de La Vestale, e la Callas, è inevitabile. Entrambe sono donne sotto pressione costante, schiacciate dalle aspettative della società e dal peso della propria leggenda personale. La vita della Callas, segnata dal sacrificio della propria identità in nome dell’arte, riflette perfettamente il destino di Giulia, costretta a rinunciare ai propri desideri per preservare la purezza del proprio ruolo sacro. Come Maria Callas, Giulia è una figura osservata, giudicata e spinta verso una perfezione insostenibile, un peso che, alla fine, si rivela schiacciante”.
“Tutte le figure intorno a Giulia – prosegue - sono fondamentali per chiarire la sua posizione, tenendo conto che in questa messa in scena sono tutte proiezioni della mente di un’artista nell’atto di spogliarsi delle sacre vesti di Divina per abbracciare, o almeno tentare di abbracciare, gli abiti terreni della donna innamorata. Alla fine, rimarrà solo l’abito, il simbolo vuoto della diva divorata dal palcoscenico, dal pubblico, e dal teatro stesso, perdendo per sempre la propria identità personale”.
Come per ogni opera del cartellone lirico, “La Vestale” è affiancata da performance teatrali (ritornano gli insoliti inviti a cena di Operadinner), guide all’opera con il Direttore artistico, ouverture open air, percorsi didattici e di ascolto dedicati agli studenti (con il progetto “Musicadentro” che, dopo gli incontri nelle scuole, porta a teatro i ragazzi in occasione dell’anteprima giovani), e percorsi inclusivi e di opera accessibile dedicati agli spettatori con disabilità uditiva e visiva nelle recite domenicali dei due titoli spontiniani.
(le foto, scattate durante le prove, sono di Marco Pozzi)
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