Giovedì 24 ottobre 2024, alle ore 20, in sala Grande, la prima recita di Madama Butterfly di Giacomo Puccini, nuovo allestimento che torna in cartellone a distanza di tre anni dall’ultima ripresa del titolo. Lo spettacolo, dopo la prima, con tre repliche in calendario il 27 ottobre e il 2 novembre alle 15:30 e il 31 ottobre alle ore 20, vede sul podio, alla guida dell’Orchestra e del Coro del Maggio, il direttore principale Daniele Gatti; la regia è curata da Lorenzo Mariani. Il direttore del Coro è Lorenzo Fratini.
L’opera s’inserisce nell’importante celebrazione dedicata dal Maggio Fiorentino a Giacomo Puccini in occasione del centenario dalla sua morte. Nel corso del 76esimo Festival del 2024 sono state messe in scena, per onorarlo infatti, lo storico allestimento di Turandot con la regia di Zhang Yimou, diretta da Zubin Mehta e Tosca, diretta da Daniele Gatti con la regia di Massimo Popolizio. Le recite attuali di Madama Butterfly precedono altri due appuntamenti, il primo dei quali programmato proprio nel giorno dell’anniversario, il 29 novembre, quando il Maggio ricorderà il grande compositore con uno spettacolo particolare dal titolo “Puccini racconta Puccini” su musiche composte da Puccini, con la drammaturgia di Alberto Mattioli e il l’Orchestra e il Coro del Maggio che saranno diretti da Francesco Lanzillotta. Il secondo di questi, ulteriore e ultimo omaggio per il 2024, riguarda la ripresa dell’atto unico Gianni Schicchi che andrà in scena (in accoppiata con l’opera Mavra di Stravinskij) con la direzione di Francesco Lanzillotta e la regia di Denis Krief a partire dal 15 dicembre.
Questo nuovo allestimento di Butterfly è in ordine cronologico il 25esimo che il Maggio Fiorentino programma a partire dall’aprile del 1930 per un totale complessivo finora di 150 recite.
Sul palcoscenico, nella parte della protagonista Cio-Cio-San, Carolina López Moreno, di recente fra le protagoniste de Il trovatore andato in scena durante la tournée di quest’estate a Ljubljana. Piero Pretti, reduce dal successo della Tosca che ha chiuso la programmazione lirica dello scorso 86º Festival del Maggio, interpreta F.B. Pinkerton (parte sostenuta da Vincenzo Costanzo nella recita del 2 novembre); Nicola Alaimo, che torna al Maggio dopo le recite de Il barbiere di Siviglia del settembre del 2022, veste i panni del console Sharpless mentre Marvic Monreal è Suzuki, la servente di Cio-Cio-San. Goro e il severissimo Zio Bonzo sono interpretati rispettivamente da Oronzo D’Urso, talento dell’Accademia del Maggio e Bozhidar Bozhkilov. Min Kim, ex talento dell’Accademia del Maggio e Elizaveta Shuvalova vestono i panni del Principe Yamadori e di Kate Pinkerton; Davide Sodini è Il Commissario imperiale. Chiude il cast un nutrito gruppo di artisti del Coro del Maggio: Giovanni Mazzei è Lo zio Yakusidé; Egidio Massimo Naccarato è L'ufficiale del registro, Thalida Marina Fogarasi; Paola Leggeri e Nadia Pirazzini sono rispettivamente La zia, La cugina e La madre della protagonista Cio-Cio-San.
In questo nuovo allestimento le scene sono di Alessandro Camera, i costumi di Silvia Aymonino e le luci di Marco Filibeck.
“Questa produzione di Madama Butterfly è il mio ultimo impegno in qualità di Direttore Principale - dice il maestro Daniele Gatti - qui al Maggio Musicale Fiorentino e segue di pochi mesi Tosca, andata qui in scena la scorsa primavera nel corso del Festival. È - ed è stato - per me un doppio ritorno dunque nel teatro e nel mondo di Puccini, dal quale sono stato lontano per quasi un ventennio: mi ha dato moltissima gioia riprendere in mano le sue opere; la lettura per esempio che è stata data a Tosca ha testimoniato questa ricerca in quella che è la grande teatralità di Puccini e il lavoro che abbiamo intrapreso con Butterfly insieme al regista, Lorenzo Mariani, ripercorre in parte la stessa strada. Sono molto interessato all’aspetto fortemente drammatizzato di Puccini nel quale i personaggi vengono ‘scolpiti’ in modo molto netto dal compositore, senza dimenticare quello che è il corpo musicale di questo grande autore con espressioni molto languide e dolci che si affiancano a un aspetto dove emerge il forte lato drammaturgico che egli aveva e questo in considerazione, per esempio, dei tempi musicali scelti all’interno di un titolo d’opera che secondo me alterna momenti quasi di commedia come nel I atto e fasi di introspezione fra i due mondi, quello occidentale di Pinkerton e quello orientale di Butterfly: questo contrasto fra questi due poli diventa quasi esplosivo. Per esempio – continua il direttore - la scena del matrimonio desidero sempre inquadrarla dagli occhi di Pinkerton stesso che la vede quasi come una burla, anche se lo svolgimento della trama ci fa capire che quest’uomo ha terribilmente sottovalutato il rispetto umano e naturalmente il rispetto nei confronti di Cio-Cio-San, oltre il valore che questo matrimonio racchiude in sé – teoricamente - la promessa d’amore. L’opera poi invece si ribalta e dunque noi vedremo la storia attraverso gli occhi di lei a partire dal II atto per poi, infine, giungere alla vera catastrofe finale. Una cosa a cui ho pensato, riguardo a quelle che sono le ultime battute dopo il suicidio della protagonista, è di farle eseguire a piena orchestra secondo il procedimento chiamato omofonia: una linea musicale che ricorda molto il carattere orientale al quale Puccini stesso si riferiva; un procedimento pentatonico, senza soluzioni armoniche chiare. L’ultimo accordo, invece, è un accordo ‘occidentale’: sembra quasi che vi sia un’esplosione, come se l’occidente avesse ‘invaso’ il mondo orientale con gravità e ferocia come Puccini, credo, volesse farci intendere.”
La regia è di Lorenzo Mariani che torna al Maggio dopo aver firmato, nell’autunno del 2016, un altro grande capolavoro pucciniano, La Bohème. Parlando del nuovo allestimento, Mariani ha sottolineato come questa Madama Butterfly non sia basata sul solito concetto di contrasto fra il mondo occidentale rispetto a quello dell’oriente ma bensì su un ‘gesto’ di leggerezza di Puccini che, in una singola frase musicale, riesce a trasmettere quello che è il tema portante dell’opera, ossia la fragilità della protagonista; una fragilità comune in ogni creatura umana e che, soprattutto se affrontata e vissuta nel modo sbagliato, può risultare fatale: “Questo trasporto emotivo di Puccini che, correggendosi addirittura rispetto alla prima versione della partitura dell’opera, è quello che in me ha fatto scattare questa idea di voler raccontare - e trasmettere – una precisa visione di questa storia e della sua particolare atmosfera. Un’atmosfera - continua il regista - in Butterfly, è paragonabile ad uno spirito leggero, quasi a trasmettere l’idea che lei scenda direttamente dal cielo. Si ha la percezione di essere ‘sospesi’, una sensazione che sotto, terribilmente, quasi può anche essere un ‘invito’ per Cio-Cio-San a essere distrutta, poiché la vita di questa giovanissima fanciulla sarà del tutto lacerata da Pinkerton, strappata letteralmente in due: non per una cattiveria esplicita da parte di quest’ultimo, ma molto più semplicemente perché egli è, come molti uomini, un irresponsabile. Non ha il coraggio di comprendere quelli che sono i sentimenti e le necessità di questa giovanissima donna ed il suo essere così fragile. Ho voluto cercare, insieme ad Alessandro Camera e Silvia Aymonino - gli autori delle scene e dei costumi - di trasmettere quest’atmosfera, caratterizzata dal confronto fra occidente e oriente: soprattutto ho deciso di concentrarmi nel raccontare questa delicatezza e nebulosità tipica del mondo orientale che noi occidentali siamo in grado di distruggere, in modo consapevole o meno, anche se le cose brutali non sono quasi mai inconsapevoli. Possiamo fare davvero del male e non siamo capaci di essere abbastanza attenti. Quest’opera ci racconta una storia di fragilità lacerata: per questo abbiamo immaginato un tipo di mondo leggero, capace di volar via con un soffio e con un finale tremendo che, fra le opere di Puccini, in assoluto più si avvicina al concetto di catarsi aristotelica. Questa tragedia, come tale, deve essere rappresentata in modo assoluto, anche trascendente e universale: anche grazie a una sospensione e ad una fragilità che poi, infine, porteranno alla tragedia.”
Carolina López Moreno - nel definire i tratti del personaggio da lei sostenuto e del lavoro svolto insieme al maestro Daniele Gatti - ha evidenziato come sia davvero importante che egli cerchi di sfruttare sempre al massimo lo strumento vocale dei cantanti con cui lavora, riuscendo così anche in questa occasione di dare un’interpretazione unica al personaggio di Cio-Cio-San: “Il lavoro che stiamo svolgendo insieme al maestro Gatti è molto interessante e particolare: lui è un direttore che guarda con grande attenzione allo strumento vocale dei cantanti con cui lavora; sta inoltre cercando quelli che sono i ‘colori’ del mio personaggio, sfruttando al massimo quella che è la potenzialità vocale. Questo è raro, poiché non ci sono quasi mai tante occasioni in cui il direttore si prende tutto il tempo necessario per curare questo aspetto e, quando riesco a entrare in sintonia con questa sua visione della vocalità di Butterfly, si crea una situazione davvero meravigliosa. Anche lavorare insieme a Lorenzo Mariani è interessantissimo: conosce l’opera in modo perfetto e quindi non si limita solamente a darci le indicazioni per quello che sarà il nostro lavoro scenico, ma riesce in modo impeccabile a comunicare quelle che sono le emozioni che noi dobbiamo poi trasmettere quando siamo sul palcoscenico. Questo perché Madama Butterfly è forse in assoluto uno dei drammi più forti ed emotivamente travolgenti che siano mai stati scritti e quello di Cio-Cio-San uno dei ruoli più complessi da affrontare, ma capace realmente di toccare nel profondo l’anima e il cuore di ogni spettatore. Questo mi permette di dire che non solo è importante per me curare l’aspetto vocale, ma anche quello attoriale dove sto cercando di dare quanta più autenticità possibile rispetto al personaggio che interpreto.”
Parlando del personaggio da lui interpretato e del suo ritorno al Maggio nel volgere di pochi mesi dopo il successo di un altro grande capolavoro pucciniano, Tosca, Piero Pretti ha sottolineato le sue emozioni nel vestire nuovamente in carriera i panni di Pinkerton: “Sono davvero felice di poter tornare qui al Maggio dopo così poco tempo e di farlo di nuovo sotto la direzione del maestro Daniele Gatti con cui ho avuto modo di lavorare in quello che è stato il mio debutto in Tosca pochi mesi fa. Tornare a interpretare Pinkerton mi ha dato modo – inoltre – di vedere da un altro punto di vista quello che è il rapporto fra Sharpless e il mio personaggio: non riesco a percepire, difatti, un vero legame di amicizia fra di loro; io do voce ad un ufficiale della Marina degli Stati Uniti, lui è un console che alla fine - nonostante fino all’ultimo provi a mettermi ‘in guardia’ su quello che il mio modo di agire nei confronti di Cio-Cio-San comporterà – non riesce realmente a impedire quello che poi sarà il vero dramma finale di quest’opera. Anche il lavoro svolto insieme a Mariani, con cui pure ho avuto modo di lavorare più volte nel corso della mia carriera, è stato molto interessante, essendo Lorenzo un uomo di teatro davvero completo sotto ogni punto di vista.”
Proprio Nicola Alaimo, che torna al Maggio dopo le recite de Il barbiere di Siviglia dell’ autunno 2022, fa eco a quanto detto da Pretti, soprattutto per quanto riguarda il rapporto fra i due personaggi: “A un primo sguardo il personaggio di Sharpless si può quasi percepire come il ‘saggio’ della storia raccontata in scena, capace di adottare un atteggiamento quasi paterno con Pinkerton per certi aspetti, mettendolo in guardia e facendogli capire che la povera Cio-Cio-San crede senza indugi alla loro unione. Tutto questo però quasi viene meno alla fine della storia, poiché sarà Sharpless stesso ad andare a prendere il bambino dalla protagonista per portarlo da Pinkerton e Kate, la ‘vera’ moglie americana di quest’ultimo: anche lui, nonostante abbia a conti fatti un atteggiamento più premuroso, è pur sempre un occidentale, come Pinkerton stesso. È inoltre un piacere tornare al lavoro con il maestro Gatti e con Lorenzo Mariani: a Mariani stesso – per me la prima volta dove vengo diretto da lui come regista – io devo il mio debutto a Palermo, la mia città, nel Simon Boccanegra più di dieci anni fa quando allora egli era direttore artistico; quindi sono davvero felice di poter tornare a collaborare insieme a lui.”
(foto nel corso delle prove - di Michele Monasta/MMF)
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