martedì 22 ottobre 2024

Stiffelio di Verdi, per la prima volta al Filarmonico di Verona dal 27 ottobre


Il tesoro nascosto fra i titoli di Verdi debutta finalmente al Teatro Filarmonico di Verona. Domenica 27 ottobre, alle ore 15.30, va in scena Stiffelio, a 174 anni dalla prima triestina. Dramma intimista avvincente e attualissimo, fu innovativo e coraggioso per la sua epoca. Considerato da molti la prova generale della Traviata, tratta di tradimento e perdono, introducendo il tema del divorzio nell’opera italiana, con originale profondità nella struttura e nella psicologia dei personaggi principali. Parti impegnative ricche di grande musica, in cui si cimenteranno interpreti verdiani con Orchestra e Coro di Fondazione Arena diretti da Leonardo Sini, già applaudito in Arena, con regia e luci di Guy Montavon e scene e costumi di Francesco Calcagnini. Repliche martedì 29 ottobre alle ore 19, giovedì 31 ottobre alle ore 20 e domenica 3 novembre alle ore 15.30.


Riprende la Stagione d’Opera di Fondazione Arena al Filarmonico. Dopo il successo di Turandot a Seoul e l’inaugurazione della Buchmesse con l’Orchestra areniana, e dopo aver conquistato il pubblico veronese con un ricco programma sinfonico da Wagner al Jazz, i complessi artistici e tecnici presentano il coraggioso Stiffelio. Con quest’opera, il maestro di Busseto concluse i suoi “anni di galera”, fase giovanile di lavoro intenso per dodici titoli in sette anni. Solo dopo quest’opera, data a Trieste nel 1850, nacquero la ‘trilogia popolare’ (Rigoletto, Il Trovatore, La Traviata) e i capolavori della maturità. Proprio come Traviata e insieme a Luisa Miller (1849), Stiffelio è per Verdi l’occasione di creare un nuovo dramma in musica ‘borghese’: conflitti privati sullo sfondo di una società contemporanea a lui e al pubblico. Immediato fu dunque lo scandalo e la censura, che costrinse il fedele librettista Piave a cambiare i testi alla vigilia della prima, mentre Verdi completava le ultime pagine, tra cui la celebre Sinfonia.


La storia adatta il dramma francese Le Pasteur di Souvestre e Bourgeois e narra del ritorno a casa del pastore protestante Stiffelio: nel castello egli è guida spirituale (degli immaginari assasveriani) e marito di Lina, la quale, in sua assenza, è stata indotta al tradimento, forse con la forza, dal cortigiano Raffaele che ancora la ricatta. Il padre di Lina, il Conte Stankar, scopre l’accaduto e brama vendicare l’onore di famiglia prima ancora di Stiffelio che, pastore e marito in crisi, proporrà la separazione a Lina, donna moderna che dialoga da pari col consorte, chiedendogli perdono e allo stesso tempo l’assoluzione in qualità di suo pastore. Nella tesa scena corale finale, sono le parole del Vangelo a dettare la sorte dei protagonisti, con un toccante colpo di scena.


Rapporti moderni tra i personaggi e soluzioni musicali innovative ostacolarono la diffusione dell’opera: Verdi la ritirò presto dalla circolazione, rielaborandone buona parte in Aroldo per Rimini (1857) che conteneva nuova musica ma meno conflitti. Stiffelio rivide la luce solo nel 1968 a Parma, in pieno dibattito pubblico sulla legalità del divorzio, mentre l’edizione critica fu pubblicata nel 2003: seguendone fedelmente testo e musica, Stiffelio debutta finalmente a Verona nell’allestimento del Teatro Regio di Parma coprodotto con l’Opéra di Montecarlo. A firmare la regia e luci è il ginevrino Guy Montavon, da anni apprezzato regista e direttore generale, per la prima volta al Filarmonico coadiuvato da Cristiano Fioravanti. Scene e costumi di Francesco Calcagnini per ricreare ambienti fedeli al libretto e al contempo altamente simbolici e suggestivi.


L’opera richiede voci e interpretazioni di rilievo. Il protagonista, quasi sempre in scena senza un’aria o un assolo convenzionale, ha conquistato negli anni tenori quali Carreras, Del Monaco e Domingo. A Verona Stiffelio sarà interpretato da Luciano Ganci (27 e 31/10) e Stefano Secco (29/10 e 3/11) accanto ai soprani Caterina Marchesini (27 e 31/10) e Daniela Schillaci (29/10 e 3/11) che si alterneranno in virtuosismi vocali e tormenti interiori di Lina. Nei panni del padre Stankar ci sarà il baritono verdiano Vladimir Stoyanov, l’anziano confratello Jorg al basso Gabriele Sagona. I cugini di Lina saranno Francesco Pittari (Federico) e Sara Rossini (Dorotea) mentre l’insidioso Raffaele il tenore Carlo Raffaelli. L’Orchestra di Fondazione Arena e il Coro preparato da Roberto Gabbiani saranno diretti da Leonardo Sini, maestro già apprezzato da pubblico e critica in Arena, durante il Festival 2024.

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