STAGIONE SINFONICA 2024 DEL TEATRO G.
VERDI DI TRIESTE
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4° Concerto
Venerdì 18 ottobre 2024 ore 19.30
Direttore ENRICO CALESSO
Violino GIUSEPPE GIBBONI
Orchestra della Fondazione Teatro Lirico Giuseppe Verdi di Trieste
RICHARD WAGNER
Tristan-Vorspiel und Isoldes
Liebestod dall’opera Tristan und Isolde
FERRUCCIO BUSONI
Concerto in re magg. per violino e
orchestra op. 35a, KV 243
RICHARD STRAUSS
Don Juan, poema sinfonico op. 20
Tod und Verklärung, poema
sinfonico op. 24
Trieste è una città che si fa giustamente vanto di non dimenticare la propria storia, le proprie tradizioni ed in sintesi la propria identità unica nel panorama europeo. In questa prospettiva il ritorno di Wagner in teatro è un tassello importante, così come la frequentazione assidua del Novecento mitteleuropeo da cui è impossibile prescindere nelle memorie al futuro di Trieste, città musicalissima.
Di particolare rilievo ed importanza, dunque, in questa prospettiva l’appuntamento del 18 ottobre per il quarto concerto sinfonico, che prelude di lì a poche settimane all’apertura della stagione lirica con Traviata sempre diretta da Enrico Calesso.
Il programma del 18 si apre con il Tristan-Vorspiel und Isoldes Liebestod dall’opera Tristan und Isolde di Wagner, vero cavallo di battaglia del nostro Direttore Musicale, più volte premiato in area di lingua tedesca per le sue interpretazioni wagneriane. Con esso si entra subito in una serata dedicata alle riflessioni in musica e parola sull’eterno tema di Amore e Morte, insanabile conflitto tra impulso vitale e indifferenza della natura, a cui Wagner cercò una soluzione nella Verklärung, trasfigurazione, incarnata per lui proprio dal Liebestod. Quella soluzione viene quindi sviluppata in chiusura della serata per Ringkomposition dalla terza Tondichtung – poema sinfonico – di Richard Strauss, Tod und Verklärung di cui Strauss scriveva: “mi venne in mente l'idea di rappresentare musicalmente in un poema sinfonico i momenti che precedono la morte di un uomo, la cui vita fosse stata un continuo tendere ai supremi ideali: un tale uomo è per eccellenza l'artista». La trasfigurazione di ascendenza wagneriana è qui preceduta dal Don Juan, cronologicamente di un solo anno ad essa precedente ed unanimemente considerata l’opera in cui Strauss si libera completamente dall’influenza antiwagneriana del padre, corno dell’orchestra di Monaco e ostinato conservatore, nonché dei suoi maestri, passando da giovane e talentuoso classicista a maturo innovatore, benché solo ventiquattrenne.
Nel cuore di questo serratissimo e compatto dialogo tra Wagner ed il suo illustre epigono su uno dei temi fondanti l’identità filosofica dell’Occidente, si inserisce l’omaggio ad uno dei più eccellenti cittadini di Trieste nel centenario dalla morte, omaggio dovuto per un teatro che affaccia sulla casa giovanile di Busoni al Tergesteo e per una città che vide il suo debutto di concertista a soli sette anni, prima di divenire un personaggio centrale nella cultura musicale e non solo del Novecento, tanto da essere citato da Elias Canetti nel fortunato romanzo biografico La Lingua Salvata. Il Concerto in re maggiore per Violino e Orchestra ci presenta dunque un Busoni trentenne nel cuore della sua straordinaria carriera pianistica, che dedica quest’opera di coerente nuovo classicismo al virtuoso del violino Petri, a sua volta allievo di Joachim, quindi con chiaro omaggio a Brahms e al suo celebre concerto per violino, che è di certo opera guida di questo concerto busoniano.
Commenta così questo importante impaginato il Direttore Musicale Enrico Calesso: “La composizione del Tristan costituisce una svolta epocale nella storia della musica colta dell'Occidente. Esplorando in modo radicale le possibilità intrinseche del sistema tonale e sviluppando in modo rivoluzionario il rapporto strutturale tra consonanza e dissonanza Wagner pone le basi per quell'emancipazione dalla tonalità che apre le porte della modernità e del Novecento. In questo processo di trasfigurazione egli rivoluziona anche la percezione psicologica del discorso musicale, rendendo ineluttabile il nuovo sentire tipico del post romanticismo. Nei due poemi sinfonici del programma Richard Strauss raccoglie questa eredità e ne amplia ulteriormente la portata, agendo in particolare sulla giustapposizione di tonalità diverse e lontane e modulazioni estreme - iniziando un percorso compositivo che avrà il suo culmine nella sua Elektra. Anche Ferruccio Busoni fa suoi questi principi compositivi, ritenendo non conclusa l'esperienza di indagine di tutte le possibilità espressive del sistema tonale.”
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