venerdì 19 aprile 2024

Museo in Musica ...barocca: sold-out il 7° concerto da camera a Palazzo Maffei - domenica 21 aprile, ore 11

 
Settimo concerto di Museo in Musica, domenica 21 aprile alle 11, ultimo appuntamento nella sede di Palazzo Maffei Casa Museo. Un altro preannunciato sold-out per la nuova rassegna di Fondazione Arena di Verona che a maggio si sposterà in Sala Maffeiana per l’evento conclusivo.
Domenica 21 aprile, in programma brani del ‘700 di Händel, C. P. E. Bach, Lotti, Zelenka e Beethoven per oboi, corno inglese, fagotto e basso continuo -realizzato con clavicembalo e contrabbasso- con i professori dell’Orchestra di Fondazione Arena, impegnata in questi giorni anche nel Requiem di Lloyd Webber al Teatro Filarmonico.
Un sottile filo collega i brani di musica da camera di cinque diversi compositori, dalla fine del ‘600 agli ultimi anni del ‘700: un secolo di musica ‘dalle corti ai salotti’ intesa quale luogo di incontro, confronto, civiltà, nonché occasione di divertimento e sperimentazione timbrica all’interno di forme convenzionali, peraltro di origini italiane. Se si può definire barocco il veneziano Antonio Lotti (1667-1740) e la sua teatrale Quadro-Sonata “Echo”, come pure le Trio-Sonate per due oboi di Georg Friedrich Händel (1685-1759) e Jan Dismas Zelenka (1679-1745), fondamentale per la definizione canonica di forma concertante classica è l’esperienza di Carl Philipp Emanuel Bach (1714-1788, illustre figlio del più celebre Kantor J. S. Bach) presente in programma con una Pastorale in la minore per medesimo organico. Un’ultima incursione nel ‘700 dalla Vienna in età aurea post-teresiana: lontano ancora dai tormenti romantici a lui comunemente associati, Beethoven (1770-1827), poco più che ventenne, scrisse diverse variazioni su motivi allora in voga per i più svariati organici, tra cui quelle per oboi e corno inglese sul famosissimo duetto Là ci darem la mano dal mozartiano Don Giovanni.
Come di consueto, abbinata al biglietto dello spettacolo è la visita alla collezione Carlon, nelle prestigiose sale che si affacciano su piazza Erbe.

Gli ultimissimi biglietti sono in vendita sul sito www.arena.it, alla biglietteria dell’Arena e, direttamente domenica mattina, a Palazzo Maffei. La data è acquistabile con un biglietto singolo a 15 euro (ridotto under30 a 10 euro) che vale per l’ingresso al concerto (alle ore 11) abbinato a una visita libera a Palazzo Maffei Casa Museo, da effettuarsi nello stesso giorno, prima dello spettacolo (alle ore 10).
Museo in Musica, forte del successo raccolto in sette appuntamenti a Palazzo Maffei Casa Museo, cambierà eccezionalmente sede per l’ultimo concerto. Domenica 5 maggio, in Sala Maffeiana (ingresso da piazza Bra), il quartetto di tromboni di Fondazione Arena eseguirà brani e trascrizioni dal Rinascimento alla musica americana contemporanea.

Domenica 21 aprile 2024 alle ore 20, nell’anno del centenario di Giacomo Puccini, torna sulle scene del Teatro del Maggio “Turandot”, con la direzione del direttore emerito Zubin Mehta e nello storico allestimento firmato dalla regia di Zhang Yimou, ripresa da Stefania Grazioli.

 

Dopo il grande successo del concerto inaugurale del 13 aprile, che ha visto alzarsi il sipario sull’86ºFestival del Maggio Musicale Fiorentino in una Sala Mehta esaurita in ogni ordine di posto, prende avvio la programmazione lirica del Festival, che – nell’anno che segna i 100 anni dalla morte del grande Giacomo Puccini – presenta una delle più amate opere del compositore lucchese, Turandot.
L’opera, che Puccini non ebbe modo di concludere e che fu terminata da Franco Alfano, trova sul podio della Sala Grande, domenica 21 aprile alle ore 20, alla guida dell’Orchestra, del Coro e del Coro di Voci Bianche dell’Accademia del Maggio, il direttore emerito a vita Zubin Mehta che, nel corso della sua carriera, ha reso Turandot una delle opere senz’altro più significative del suo repertorio.
Cinque le recite complessive, già tutte completamente esaurite in ogni ordine di posto: 21, 24, 30 aprile e 3 maggio alle ore 20 e il 27 aprile alle ore 15:30.


L’allestimento, proprio del Maggio, è forse uno degli spettacoli che più hanno segnato la storia operistica recente del Teatro ed è firmato dalla regia – ripresa da Stefania Grazioli – di Zhang Yimou, uno fra i più influenti cineasti cinesi dell’ultimo mezzo secolo e per tre volte candidato agli Oscar.
Sul palcoscenico, a formare il cast vocale dello spettacolo, Olga Maslova e Eunhee Maggio (recita del 3 maggio) nella parte della principessa Turandot; SeokJong Baek e Ivan Magrì (recite del 27 e 30 aprile) interpretano Calaf; Valeria Sepe è Liù; Simon Lim è Timur mentre Carlo Bosi interpreta Altoum. Lodovico Filippo Ravizza; Lorenzo Martelli e Oronzo D’Urso sono rispettivamente Ping, Pang e Pong mentre Qianming Dou interpreta Un Mandarino. Chiudono il cast tre artisti del Coro del Maggio: Davide Ciarrocchi nel ruolo de Il principino di Persia, Thalida Marina Fogarasi e Anastassiya Kozhukharova come le due Ancelle di Turandot. Protagonista inoltre in scena il Nuovo BallettO di ToscanA.
Il maestro del Coro del Maggio è Lorenzo Fratini.
La maestra del Coro di Voci Bianche dell’Accademia del Maggio è Sara Matteucci.
 
La prima recita sarà trasmessa in diretta radiofonica da Rai Radio3. Nel foyer della sala grande del Teatro del Maggio è allestita una mostra dedicata a Giacomo Puccini e agli allestimenti delle sue opere al Maggio. Grazie alla Fondazione Cerratelli saranno anche esposti i costumi originali della Turandot disegnati da Umberto Brunelleschi nel 1940
 

Fra i più amati e proposti titoli pucciniani di sempre, Turandot - a partire dal 1929 -  è andata in scena per undici volte durante la storia del Teatro, tra cui l’allestimento (sempre basato sulla regia di Zhang Yimou) in forma semi-scenica dell’autunno del 2012 che dunque rende queste recite il vero e proprio ‘debutto’ nella Sala Grande della magnificente regia firmata dal grande cineasta cinese, proposta per un totale di quattro volte nel corso delle stagioni del Maggio. L’opera – che si basa sulla fiaba scenica Turandotte di Carlo Gozzi, a suo volta ispirata dalla raccolta arabo-persiana Les Milles et un jour – come detto, non venne portata a termine da Puccini che stava ancora lavorando al finale quando morì a Bruxelles il 29 novembre del 1924, le ultime scene di Turandot furono dunque completate da Franco Alfano; poco più di un anno dopo, il 25 aprile del 1926, si tenne al Teatro alla Scala la prima dell’opera diretta da Arturo Toscanini che proprio di concerto ad Alfano aveva contribuito a completare il finale.
 

Protagonista della vicenda, naturalmente, la principessa Turandot, che – come sottolineato dal sovrintendente Carlo Fuortes – è una delle tre grandi eroine intorno alle quali si concentrerà la programmazione lirica dell’86ºFestival del Maggio: “Protagoniste assolute della programmazione operistica del Festival saranno tre donne e – proprio in occasione dei cento anni dalla morte di Giacomo Puccini –   avremo due grandi eroine pucciniane, Tosca e Turandot, in mezzo a loro ci sarà Jeanne Dark in una nuova opera contemporanea di Fabio Vacchi”.
Queste tre grandi donne sono inoltre le figure centrali del manifesto del Festival, realizzato da Francesca Banchelli in collaborazione con il Museo Novecento  nel quale Turandot, Giovanna d’Arco e Tosca sono rappresentate come un’immagine trinitaria degli archetipi femminili, con una forte predominanza di colori accesi e luci forti, come per una vera e propria scena teatrale.
 

Sul podio, a dare il via alla programmazione lirica dell’86ª edizione del Festival del Maggio, il suo direttore emerito a vita Zubin Mehta, il quale ha fatto dell’opera di Puccini una delle punte di diamante del suo repertorio, affrontandola innumerevoli volte dal vivo e registrandola in disco a più riprese, a partire dalla sua prima incisione dell’opera, avvenuta nel 1966, sino ad arrivare pochi anni dopo a quella che da molti critici è considerato il disco di riferimento, ossia l’edizione del 1972 con protagonisti Joan Sutherland, Luciano Pavarotti e Montserrat Caballé. 
Fu proprio il maestro Mehta a volere Zhang Yimou (nella foto di Jason LaVeris-Film Magic) per l’edizione fiorentina del 1997 di Turandot, la prima da lui diretta al Maggio e che ebbe fin da subito, come detto, uno straordinario successo. Un successo tale da essere portata l’anno successivo, dopo lunghe trattative, in Cina, nella leggendaria Città Proibita di Pechino – fino ad allora mai concessa per spettacoli dal vivo –  dove l’opera di Puccini si ambienta e dove Zubin Mehta diresse l’Orchestra e il Coro del Maggio in nove memorabili serate consecutive davanti a oltre 4000 persone per ogni singola recita, segnando una delle tappe più importanti della storia del Maggio. Da ricordare inoltre il grande successo dell’opera in occasione delle tournée a Tokyo nel 2001 e 2006, sempre nell’allestimento di Zhang Yimou con la direzione di Zubin Mehta.
Nell'intervista rilasciata per il libretto di sala del 1997, il maestro Mehta evidenziò di come il finale di Alfano (che verrà eseguito per questa produzione) fosse in realtà necessario da un punto di vista drammaturgico: "So bene che molti critici hanno analizzato a fondo il problema del finale di Turandot, formulando varie ipotesi. Noi eseguiremo il finale tradizionale, quello composto da Alfano sulla scorta delle indicazioni lasciate da Puccini. Anche perché dal punto di vista drammaturgico un finale è necessario e spiego perché: una volta, dirigendo quest’opera alla Scala l’ho interrotta dove l’aveva lasciata Puccini, dopo la morte di Liù e mi sono accorto che questa scelta sposta troppo il peso drammatico dell’azione sulla giovane schiava a scapito della figura della terribile principessa. Musicalmente parlando, in Turandot, come già in Fanciulla del West, Puccini risente dell’influsso della musica impressionista, soprattutto di Ravel, e ha delle pagine - penso alla scena fra Ping, Pong e Pang - armonicamente straordinarie e nuove, ma non è prudente dire che l’ultimo lavoro pucciniano segni l’inizio di una nuova era nel campo dell’opera". Il maestro Mehta si soffermò poi su quello che fu il lavoro svolto in parallelo con Zhang Yimou: "Sono molto felice di aver lavorato con questo grande uomo di cinema, che per la prima volta affronta il palcoscenico della lirica. Ci siamo visti molte volte e abbiamo trovato un perfetto punto di intesa. Anche le scene e i costumi sono bellissimi e riproducono, finalmente, una Cina vera e reale. Così come la regia si rifarà a movimenti tradizionali, eppure familiari ai cinesi dei nostri giorni."
 
Sul palcoscenico, nel ruolo della glaciale principessa Turandot, Olga Maslova (nella foto a sinistra), al suo debutto assoluto sulle scene del Maggio e che da poco ha interpretato il ruolo della protagonista al Mariinsky Theatre di San Pietroburgo: parlando del personaggio e di quelli che sono i tratti che lo caratterizzano, Olga Maslova ha inoltre sottolineato la sua gioia nel prendere parte a questa storica produzione: “È per me motivo di grande orgoglio essere qui a inaugurare l’86ºFestival del Maggio Musicale Fiorentino con questa splendida ripresa dello spettacolo di Zhang Yimou, insieme al maestro Mehta e agli splendidi Orchestra e Coro del Maggio. La produzione è meravigliosa, dalle scene ai costumi, che sono magnifici in ogni loro aspetto. Il mio personaggio è senz’altro marcato da grosse sfumature di rabbia: un cuore ricoperto di ghiaccio che però attende qualcuno che possa davvero scioglierlo. Vista da un’altra prospettiva, la principessa Turandot è una donna che soffre, non riuscendo a vivere realmente la sua vita ed è stato per me molto intrigante esplorare questo aspetto, per poter capire in quale momento essa smette di essere gelida per entrare più a contatto con il suo lato emotivo”.
Calaf è invece interpretato da SeokJong Baek (nella foto a destra, di Ed Choo - Ivan Magrì nelle recite del 27 e 30 aprile), anche lui da poco protagonista nel medesimo ruolo, con grande successo di pubblico e critica, nelle recite di Turandot delle scorse settimane andate in scena al Metropolitan di New York. Liù, la giovane schiava di Timur – l’anziano e cieco padre di Calaf, interpretato da Simon Lim – è interpretata da Valeria Sepe, che torna sulle scene del Maggio dopo le recite di Pagliacci del settembre 2019 e che nel corso della sua carriera ha interpretato la parte numerose volte, sempre raccogliendo entusiastici consensi di pubblico e critica, dalle recite al Massimo di Palermo del 2019 fino alle più recenti produzioni a Tokyo e Hong Kong. Carlo Bosi, che nelle recite in forma semi-scenica del 2012 aveva interpretato Pang, da voce all’Imperatore Altoum, il padre di Turandot. 
Importante anche la partecipazione degli artisti dell’Accademia del Maggio, con Eunhee Maggio che vestirà i panni della protagonista nella recita del 3 maggio; Lodovico Filippo Ravizza, Lorenzo Martelli e Oronzo D’Urso che danno voce rispettivamente al Gran Cancelliere Ping, al Gran Provveditore Pang e al Gran Cuciniere Pong e Qianming Dou, da poco fra i protagonisti de La bohéme andata in scena lo scorso novembre e che veste i panni di Un Mandarino. 
Completano il cast vocale tre artisti del Coro del Maggio: Davide Ciarrocchi nel ruolo de Il principino di Persia e Thalida Marina Fogarasi e Anastassiya Kozhukharova come le due Ancelle di Turandot.
 
La locandina:
 
TURANDOT
Dramma lirico in tre atti e cinque quadri
Libretto di Giuseppe Adami e Renato Simoni da Carlo Gozzi
(Il finale dell’opera è stato completato da Franco Alfano)
Edizione: Casa Ricordi, Milano
Allestimento storico del Teatro del Maggio Musicale Fiorentino
 
La principessa Turandot Olga Maslova / Eunhee Kim (3 /05)
L’Imperatore Altoum Carlo Bosi
Timur Simon Lim
Calaf (Principe ignoto) SeokJong Baek / Ivan Magrì (27, 30 / 04)
Liù Valeria Sepe
Ping Lodovico Filippo Ravizza
Pong Lorenzo Martelli
Pang Oronzo D’Urso
Un mandarino Qianming Dou
Il Principe di Persia Davide Ciarrocchi
Prima ancella Thalida Marina Fogarasi
Seconda ancella Anastassiya Kozhukharova
 
Maestro concertatore e direttore ZUBIN MEHTA
Regia ZHANG YIMOU
Regia ripresa da Stefania Grazioli
Scene e costumi Gao Guangjian, Zeng Li, Huang Haiwei, Wang Yin
Coreografia Chen Weiya
ripresa da Damiana Pizzuti - Nuovo BallettO di ToscanA
Luci Valerio Tiberi
 
ORCHESTRA E CORO DEL MAGGIO MUSICALE FIORENTINO
Maestro del Coro Lorenzo Fratini
CORO DI VOCI BIANCHE DELL’ACCADEMIA DEL MAGGIO MUSICALE FIORENTINO
Maestra del Coro di voci bianche Sara Matteucci
Nuovo BallettO di ToscanA
Danzatori:  Benedetta Balducci, Carolina Braus, Elena Cerasa, Daniela d’Errico, Mariacarla Ferro, Sofia Galeotti, Ariana Gravilura,
Rebecca Intermite, Melissa Rosi, Sofia Indovino, Beatrice Ranieri, Valeria Strati, Elena Tassi, Tommaso Magno
 
Assistenti regia:  Sandro Pacini, Alessandra Giuntini
Movimenti scenici dei figuranti speciali Elena Barsotti
 
Figuranti speciali:  Ylenia Ambrosino, Lisa Baldi, Elena Barsotti, Ilaria Brandaglia, Cristina Cavalli, Sabrina Cerrone,
Deborah Di Noto Marrella, Giulia Mostacchi, Roberta Raimondi, Livia Risso, Roberto Andrioli, Davide Arena, Andrea Baldassarri,
Gabriele Barbetti, Mauro Barbiero, Lorenzo Braus, Rosario Campisi, Fabrizio Casagrande, Alessandro Ciardini, Leonardo Cirri, Lucio Colzani,
Egidio Egidi, Nicola Fania, Luca Ferrigato, Stefano Francasi, Gioele Gaggio, Edoardo Groppler, Andrea Landi, Sandro Mabellini,
Federico Macchi, Guido Mazzoni, Mauro Milone, Francesco Pacelli, Leonardo Paoli, Federico Raffaelli, Dario Tamiazzo, Simone Ticci,
Federico Vazzola, Beniamino Zannoni

(le foto, scattate durante le prove, sono di Michele Monasta)

Aperte le iscrizioni per il Donizetti Summer Camp 2024


L’estate è alle porte e la Fondazione Teatro Donizetti propone, dopo il successo delle passate edizioni, ben quattro diverse settimane di Donizetti Summer Camp 2024 ovvero storie immortali e avventure meravigliose, una in più rispetto allo scorso anno: bambini e ragazzi tra gli 8 e i 14 anni potranno così vivere in modo inusuale gli spazi del Teatro Donizetti, dal lunedì al venerdì, dalle 8.30 alle 17.00 (con possibilità di anticipo alle 8.00 e posticipo alle 17.30). Donizetti Summer Camp 2024 è realizzato con il sostegno di UniAcque.
Le iscrizioni sono aperte fino al 19 maggio.


L’edizione 2024 del Donizetti Summer Camp presenta una grande novità: accanto alle due settimane dedicate ad opere di Gaetano Donizetti, che quest’anno sono Don Pasquale (dal 24 al 28 giugno) e Lucia di Lammermoor (dall’8 al 12 luglio), le altre due settimane sono invece ispirate ad altre produzioni della Fondazione Teatro Donizetti: Iliade (dal 10 al 14 giugno), lavoro tratto dal poema omerico andato in scena nella Stagione di prosa per Bergamo Brescia Capitale Italiana della cultura 2023, e Turandot (dall’1 al 5 luglio), opera di Giacomo Puccini che si inserisce nelle celebrazioni internazionali dell’anno pucciniano in occasione del centesimo anniversario della morte del compositore toscano.
 

Durante i cinque giorni in cui si articola ogni Donizetti Summer Camp, i partecipanti potranno scoprire la sala prove, i camerini e anche salire sul palcoscenico del Teatro Donizetti da protagonisti: ogni settimana infatti terminerà con una originale messa in scena dell’opera approfondita, interpretata naturalmente dagli stessi frequentanti che canteranno, reciteranno e avranno collaborato alla creazione di costumi e scenografie. Il saggio finale si svolgerà il venerdì alle 17.30 e sarà aperto alle famiglie e a tutti coloro che avranno piacere di partecipare.
 

L’aspetto pedagogico e artistico del Donizetti Summer Camp è stato curato da formatrici specializzate nelle differenti discipline (Paola Rivolta, scene e costumi - Alessandra Giolo, musica - Silvia Briozzo, teatro – Serena Marossi, danza), affiancate da due educatori certificati di Edoomark.
Per partecipare, oltre alla registrazione, è prevista l’iscrizione di 200€ per ogni bambino o ragazzo e di 185€ per i fratelli o le sorelle. Il pasto può essere fornito autonomamente dalla famiglia o può essere consegnato in teatro da un servizio di mensa scolastica, al costo di 30€ a settimana.
 
Per informazioni
Elisa Gambero tel. 035.4160613

AL TEATRO ALIGHIERI BACH SI FA DANZA CON LO SPELLBOUND CONTEMPORARY BALLET

 

Una fuga è fatta ad arte se nessuno se ne accorge: parola di Mauro Astolfi, che ha creato L’arte della fuga per il suo SpellBound Contemporary Ballet ispirandosi a una delle più emblematiche ed enigmatiche opere di Johann Sebastian Bach. È questa coreografia a coronare il percorso della Stagione 2024 del Teatro Alighieri, con il doppio appuntamento di sabato 20 aprile alle 20.30 e domenica 21 alle 15.30. Su musica, ovviamente, di Bach ma anche composizioni originali di Davidson Jaconello, quella di Astolfi è in realtà una…anti-fuga, “è una prospettiva, il mio bisogno di guardare la vita con altri occhi – spiega il coreografo – È  importante scappare ogni tanto, mi aiuta ad accendere la luce su qualche zona buia, ma non serve per rimuovere o dimenticare. La sensazione di quello che sono rimarrà all’interno della mia mente per sempre, anche quando la fuga sarà finita. Sono fuggito per essere gentile con me stesso…ora posso tornare dagli altri. Anche loro qualche volta hanno provato il desiderio di andarsene e sparire dal mondo. Sono persone”. Il disegno luci è di Marco Policastro, che con Astolfi firma anche il set concept.
 

Cos’è una fuga? Hans-Eberhard Dentler ha teorizzato che Bach abbia scritto L’arte della fuga per visualizzare principi filosofici pitagorici e che lo stesso termine “fuga” possa essere interpretato come “volo”, in riferimento tanto alle frasi musicali quanto all’ascesa dell’anima a Dio. Trionfo del contrappunto e mai terminata dal suo compositore, L’arte della fuga sembra possedere un senso di indeterminatezza anche nell’assenza di indicazioni su uno specifico organico strumentale per la sua esecuzione. Caratteristiche di assoluto fascino che hanno catturato l’attenzione di Mauro Astolfi: “La fuga può mascherare la realizzazione di un desiderio o forse è l’unico modo consentito di scappare da un mondo che mi crea imbarazzo. (…) Una fuga è fatta ad arte se nessuno se ne accorge. Se anzi che scappare da qualcosa o qualcuno, mi confondo con gli altri, mi vesto come loro, uso le loro parole. Per non farmi trovare non c’è niente di meglio che cambiare le mie abitudini, trovare sempre un muro dove nascondermi e li incontro sempre qualcun altro che è fuggito da qualcosa”.  
 

Lo spettacolo si apre con l’immagine straniante di un grande muro di cemento grigio che spezza la scena; contro quel muro si “mimetizza” uno dei nove interpreti, che si alternano in assoli, duetti e momenti corali, ora respingendosi e ora attraendosi. I costumi – abiti che appartengono al quotidiano – sembrano fatti proprio per confondersi nella massa, ma ogni interprete è un individuo composto di impeti ed esitazioni. Nel muro, apparentemente invalicabile e immutabile, si apre una porta; il muro stesso può dividersi, farsi prigione o via d’uscita.
 

Lo SpellBound Contemporary Ballet è nato nel 1994 per volontà del coreografo Mauro Astolfi; due anni più tardi Valentina Marini l’ha affiancato alla guida della compagnia, avviando un’intensa attività di internazionalizzazione. Oltre alla centralità autoriale di Astolfi, principale coreografo residente, lo SpellBound abbraccia una serie di progetti in rete con artisti e istituzioni nel mondo, come la coproduzione internazionale Pa|Ethos a firma del coreografo tibetano Sang Jijia o l’installazione La Mode di Tomoko Mukayiama e Tojo Ito che ha inaugurato il National Taichung Theater a Taiwan. Dal 2000 l'attività di SpellBound è sostenuta dal Ministero della Cultura e dal 2022 la compagnia è accreditata nel ruolo di Centro di Produzione Nazionale della Danza con il più ampio progetto ORBITA|Spellbound co-diretto da Astolfi e Marini.
 
La Stagione d’Opera e Danza 2024 è stata resa possibile dal sostegno del Comune di Ravenna, della Regione Emilia-Romagna e del Ministero della Cultura e dal contributo della Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna.
 
Info e prevendite: Biglietteria Teatro Alighieri – tel. 0544 249244 – www.teatroalighieri.org
Biglietti da 10 a 30 Euro. Under 18: 5 Euro; Carta Giovani Nazionale 18-35 anni (platea e palchi): Danza 15 Euro 

le foto sono di Cristiano Castaldi

Friedemann Vogel, Yoann Bourgeois, Wayne McGregor, Mehdi Kerkouche, Dimitri Chamblas: la danza del Festival dei Due Mondi

 

Una collezione delle nuove creazioni dei più dirompenti coreografi a livello internazionale, in prima nazionale; la sezione danza del sessantasettesimo Festival dei Due Mondi di Spoleto è un caleidoscopio di gesti, corpi e modi di riempire lo spazio scenico. Spoleto ospita la star mondiale Friedemann Vogel, una nuova creazione di Wayne McGregor, una grande produzione in Piazza Duomo di Yoann Bourgeois con le musiche dal vivo di Hania Rani, e ancora Mehdi Kerkouche, uno dei più eclettici e acclamati talenti del momento, Dimitri Chamblas con Kim Gordon, bassista dei Sonic Youth. Una nuova e potente esperienza immersiva è firmata dal duo Adrien M & Claire B.


Friedemann Vogel presenta a San Simone la sua nuova creazione Die Seele am Faden/Soul Threads(5–7 luglio - foto di Yan Revazov). Insignito dei più prestigiosi premi in ambito coreutico, primo solista del Balletto di Stoccarda abituato a danzare sui palcoscenici di tutto il mondo, Vogel collabora con l’artista visivo Thomas Lempertz per creare uno spettacolo ispirato al testo Il teatro delle marionette di Henrich von Kleist: in fondo, il danzatore e il burattino si muovono entrambi seguendo il volere di qualcun altro.


Il pubblico spoletino ricorda ancora Yoann Bourgeois (nella foto di Domino Aurora), maestro di squilibri e gravità che nel 2022 si lasciava cadere nel vuoto da una scala risalendo con un fluido e armonico movimento. Bourgeois torna a Spoleto con Memory of a fall, nuova creazione spettacolare e poetica concepita per la Piazza del Duomo (6 luglio): sulla musica di Hania Rani, una delle pianiste più originali di oggi, i danzatori scivolano da una imponente struttura palcoscenico. Una riflessione in movimento sulla caduta della condizione umana.


Si muove sul confine tra reale e virtuale Wayne McGregor (12–14 luglio, Teatro Nuovo Gian Carlo Menotti - nella foto), pluripremiato coreografo inglese direttore della Biennale Danza e “coreografo residente” del Royal Ballet di Londra. Il suo nuovo lavoro Deepstaria attinge alle più recenti tecnologie dell’AI, della ricerca acustica e del calcolo spaziale, per un’opera mutevole in costante dialogo trasformativo con sé stessa.


Mehdi Kerkouche porta a Spoleto la sua danza potente, fluida e vibrante (29–30 giugno, Teatro Romano), nutrita dalle diverse esperienze dei suoi danzatori – provenienti da hip hop, street jazz, cabaret e circo contemporaneo. In PORTRAIT (foto di Julien Benhamou) una tribù di corpi si interroga sulle relazioni familiari, su come coesistere senza toccarsi, come far evolvere i legami, in un’alternanza di possibilità che va dal solo al duetto e all’ensemble, sull’ipnotica colonna sonora elettro-pop firmata da Lucie Antunes.


Per lo spettacolo takemehome (13 luglio, Teatro Romano) il coreografo Dimitri Chamblas si è ispirato alle lunghe ore notturne per le autostrade di Los Angeles (nella foto di Angel Origgi), un mondo popolato di ombre, fantasmi e sagome, che percorreva al ritorno dalle lezioni nel carcere cittadino. I danzatori emergono e scompaiono, sfuggenti ma familiari, intrecciati e interdipendenti nel mondo creato delle chitarre elettriche e degli amplificatori di Kim Gordon, bassista, chitarrista e vocalist della alternative-rock band Sonic Youth – «una delle donne più audaci del rock» la definisce il New Yorker.


Dopo il gran ballo di Parigi di Blanca Li che ha entusiasmato il pubblico per due edizioni consecutive, è in arrivo una nuova e potente esperienza immersiva firmata dal duo Adrien M & Claire B (28 giugno–14 luglio, Complesso Monumentale di San Nicolò). Last Minute è una combinazione di musica, luci, proiezioni interattive e danza, nata da un’esperienza intima vissuta da Claire Bardainne che l’ha portata a ricercare, insieme al co-creatore Adrien Mondot, il concetto di reincarnazione: il viaggio dell’ultimo minuto. Adrien M, artista multidisciplinare, propone anche il concerto Piano, piano all’Auditorium della Stella (13–14 luglio): un dispositivo inedito con raffinate proiezioni video, che mescola la giocoleria digitale al delicato universo sonoro dell'eclettico musicista BABX.