venerdì 11 ottobre ore 20.00
sabato 12 ottobre ore 17.00
Richard Wagner
Siegfried-Idyll in Mi maggiore per
piccola orchestra WWV 103
Arnold Schönberg
Kammersymphonie in Mi maggiore op. 9
Igor Stravinsky
Monumentum pro Gesualdo di Venosa ad CD
annum
Ebony concerto per clarinetto e
orchestra jazz
Leonard Bernstein
Prelude, Fugue and Riffs per clarinetto
e orchestra jazz
Direttore Pietro Borgonovo
Clarinetto Lorenzo Paini
Orchestra della Fondazione Arena di
Verona
Il concerto si aprirà con l’Idillio di Sigfrido, gemma privata di Wagner nata dai temi della sua epica saga dell’Anello dei Nibelunghi, seguita da prime esecuzioni per l’Orchestra di Fondazione Arena al Filarmonico: la Prima sinfonia da camera di Schönberg, l’Ebony concerto e i tre madrigali di Gesualdo riorchestrati da Stravinsky, quindi il Preludio fuga e riff di Bernstein in un unico e coerente percorso in cui le forme classiche sono rilette dalla postmodernità e dal jazz. La prima serata del concerto sarà venerdì 11 ottobre, alle 20, con replica sabato 12 ottobre, alle 17.
Il programma musicale, intitolato alla celebre pagina di Stravinsky per clarinetto, parte dal 1870, quando Richard Wagner dedicò l’Idillio di Sigfrido alla moglie Cosima Liszt, nel giorno del suo compleanno e per la nascita del figlio Siegfried, nome non a caso protagonista della Tetralogia, cosmogonia teatral-musicale: in venti minuti, alcuni temi già uditi nei titoli wagneriani legati all’amore tra il protagonista e la valchiria Brunilde, alla natura, fusi con una delicata ninna-nanna in un unicum sinfonico dall’esito comunque intimista, anche per l’organico originale a 13 parti (tanti erano i musicisti da accomodare sulla scalinata della villa per la prima). I frutti delle innovazioni di Wagner furono raccolti anche a Vienna da una nuova schiera di musicisti guidata da Arnold Schönberg: la sua prima Sinfonia da camera op. 9 (1907) condensava la sinfonia classica in un unico movimento per 15 esecutori. Un’opera densissima, da microscopio, in cui armonie, modulazioni e singoli temi originano dall’intervallo di quarta. L’autore si sarebbe spinto dai cromatismi all’atonalità fino a teorizzare la dodecafonia, corrente di riferimento nel ‘900, mentre l’eclettico Stravinsky guardava sempre a forme e compositori del passato in posizione personale ma quasi antitetica: in quest’ottica si inserisce la riscrittura di tre madrigali di Gesualdo da Venosa, “il principe musicista e assassino”, riuniti in un trittico Monumentum per orchestra da camera nel 1960. Nel secondo dopoguerra entrambi i compositori vivevano negli Stati Uniti, dove l’incontro col Nuovo Mondo e la sua musica lasciò il segno, in modo diverso. Stravinsky omaggiò il jazz nel ’45 con il breve ma intenso Ebony concerto per clarinetto e jazz band, dove organico e idee jazz si combinano con l’inesausto sperimentalissimo ritmico dell’autore. E se quest’opera matura ricalca la forma del concerto grosso, il quasi coevo Preludio fuga e riff (1955) del direttore-compositore Leonard Bernstein guarda al barocco e aggiunge quel suo spirito poliedrico e ironico, da vero figlio del Nuovo Mondo, mai dimentico del Vecchio.
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