ISIDE E LE SFINGI
Martedì
22 ottobre 2024, ore 20.30
Teatro Vittoria
Evento
celebrativo dei 200 anni del Museo Egizio
nell’ambito del
Festival Incanto Egizio in collaborazione con Sistema
Musica
Francesco Maccarrone, pianoforte
Maria José
Palla, pianoforte
Giada Feraudo, coreografa e ballerina
Adriano
Antonucci, light designer
Robert Schumann
(1810-1856)
Carnaval, Scènes mignonnes sur quatre notes op.
9
Jean Philippe Rameau (1683-1764)
L’Égyptienne
Les
sauvages
Les Cyclopes
Claude Debussy (1862-1918)
À
l’Égyptienne
Pour un tombeau sans nom
Canope
Erik
Satie (1866-1925)
Prélude à La Porte héroïque du
ciel
Gymnopédie n. 1
Ingresso gratuito con
prenotazione obbligatoria su Eventbrite
La stagione concertistica De Sono inaugura martedì 22 ottobre alle 20.30 presso il Teatro Vittoria con Iside e le sfingi, concerto che si inserisce nella programmazione di Incanto Egizio, il festival di Sistema Musica per celebrare i 200 anni del Museo Egizio di Torino.
Una serata straordinaria che intreccia musica, danza e archeologia, esplorando l'influenza dell'Egitto sull'immaginario di compositori occidentali, attraverso musiche di Robert Schumann, Jean Philippe Rameau, Claude Debussy ed Erik Satie. Protagonisti due giovani pianisti sostenuti della De Sono, Francesco Maccarrone e Maria Josè Palla, accompagnati dalle coreografie di Giada Feraudo, ispirate al tema della danza nell’iconografia del Museo Egizio, e dalle luci di Adriano Antonucci.
Nato ad Aosta nel 1997, Francesco Maccarrone si è diplomato con lode presso il Conservatorio "G. Verdi" di Torino sotto la guida del M° Claudio Voghera e, grazie al sostegno della De Sono, ha studiato con Aleksandar Madzar a Bruxelles e Amburgo. Ha suonato in diverse città italiane e per le Stagioni Concertistiche dell'Unione Musicale. Nel 2015 ha eseguito il Primo Concerto di Chopin a Torino, replicato all'Auditorium del Lingotto. Ha vinto borse di studio importanti e si è esibito a Manama, Bahrain, su invito del Ministero della Cultura.
Di origine cagliaritana, anche Maria José Palla si è diplomata con lode presso il Conservatorio "G. Verdi" di Torino con il M° Claudio Voghera. Borsista De Sono per il 2024, si sta perfezionando presso la Hochschule für Musik und Tanz di Köln e Accademia Musicale di Santa Cecilia. Dal 2022 è pianista del Trio Hieracon e collabora con prestigiose stagioni concertistiche italiane.
Il programma rivela come l’immaginario egizio abbia ispirato alcuni dei più grandi compositori europei. Pur non basandosi su ricerche antropologiche su musica egizia autentica, diversi autori hanno dato vita a opere che trasmettono un'idea romantica e simbolica dell'Egitto, adattandola ai loro linguaggi artistici.
Nel Carnaval, brano che apre la serata, Robert Schumann esplora simbolismi musicali e criptogrammi che richiamano la natura misteriosa dei geroglifici e l'architettura monumentale egizia, costruendo un universo sonoro fatto di sfingi musicali e immagini visive.
Jean-Philippe Rameau, tra i protagonisti francesi della ricerca sull’esotismo, scrive varie opere ambientate in aree geografiche ammantate da mito e leggenda. La sua opéra-ballet intitolata Les dieux d’Egypte è emblematica di questo interesse, che confluisce anche in uno dei brani in programma, L’Egyptienne (1728), esemplare manifestazione di uno sguardo fortemente intriso di aristocrazia borbonica su una cultura remota.
Si inserisce nella scia di Rameau, Claude Debussy utilizzando l'Egitto come ispirazione per creare visioni musicali che oscillano tra il reale e il fantastico, tra esoterismo e poesia. Nelle Six Épigraphes antiques (1914) si manifesta la ricerca di un contatto con l’Egitto grazie ad alcune immagini ricorrenti: in particolare il simbolismo degli strumenti a fiato trascritto sullo strumento a tastiera di À l’Egyptienne, e il culto dei morti nei fraseggi rituali di Pour un tombeau sans nom.
Erik Satie, infine, influenzato dalle tendenze esoteriche di fine Ottocento, riflette un Egitto spirituale e mistico, con composizioni dal carattere astratto e sospeso, che evocano un mondo oltre il tempo, come si evince dalle opere Prélude à La Porte héroïque du ciel e la Gymnopédie n. 1, che concludono la serata.
Oltre all’esecuzione musicale, la seconda parte del concerto sarà arricchita dalla coreografia di Giada Feraudo, ispirata al tema della danza nell’iconografia egizia. Proiezioni di immagini e un sofisticato disegno di luci, curato da Adriano Antonucci in collaborazione con i curatori del Museo Egizio, contribuiranno a creare un’esperienza visiva e sensoriale, evocativa dell’immaginario dell’antico Egitto.
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