venerdì 4 ottobre 2024

PRESENTATO IL 93° CARTELLONE DELLA SOCIETÀ DEI CONCERTI DI TRIESTE: UN CARTELLONE PRINCIPALE CON 12 CONCERTI E ALTRE QUATTRO RASSEGNE PER UN TOTALE DI 30 APPUNTAMENTI

 

Sono dodici i concerti all'interno del cartellone principale 2024-2025 realizzato sotto la direzione artistica del M° Marco Seco che si terranno, a partire dal 25 novembre, sempre alle 20.30, al Teatro Verdi di Trieste.


Spetta a Jordi Savall (nella foto di Hervé Pouyfourcat) , violista di fama mondiale insignito di prestigiosi premi fra cui un Grammy, e al suo storico e rinomato ensemble Hespèrion XXI, l'inaugurazione ufficiale di questo 93° cartellone con “Oriente e Occidente - Dialogo delle anime”, un appuntamento che vede il supporto del Departament de Cultura della Generalitat de Catalunya e l’Institut Ramon Llull e che promette di essere un’esperienza fuori dal comune. Musiche strumentali arabo-andaluse, giudaiche e cristiane dialogheranno insieme intorno al Mediterraneo. Queste sonorità, venute da epoche e da terre diverse, sembrano riconciliare l’Oriente musulmano e l’Occidente di tradizione cristiana. Come scrive nella presentazione Amin Maalouf, «improvvisamente scopriamo, o riscopriamo, che le civiltà che ci sembravano lontane le une dalle altre, e addirittura nemiche, sono straordinariamente vicine, straordinariamente complici».
Atmosfere natalizie per il secondo appuntamento, il 9 dicembre, con “Alessandro Scarlatti - Messa per il Santissimo Natale” insieme al Coro e Orchestra Ghislieri,  che riunisce alcuni tra i migliori cantanti e strumentisti storicamente informati d’Italia, diretti da Giulio Prandi. Si riparte poi con l'anno nuovo, il 13 gennaio 2025, insieme ai Solisti della Camerata Salzburg, ensemble d’archi residente del Festival di Salisburgo e della MozartWoche, ambasciatore della tradizione musicale della città di Mozart nel mondo, di ritorno a Trieste dopo 40 anni con un programma dedicato al repertorio per archi per esprimere al meglio la raffinata sonorità e tecnica dei suoi musicisti con Wolf, Mozart, Mendelssohn e Schubert.


Il 27 gennaio si esibirà la violinista Isabelle Faust (nella foto), una dei solisti più ricercati, vincitrice del rinomato Concorso Leopold Mozart e del Concorso Paganini, in dialogo con il Giardino Armonico, tra i più noti e apprezzati ensemble specializzati nell’esecuzione con strumenti originali, diretto dal suo fondatore Giovanni Antonini in “L’estro armonico di Antonio Vivaldi”, un appuntamento dedicato alla potenza espressiva del compositore veneziano.
Il 17 febbraio sarà ospite della SdC uno tra i più emozionanti gruppi di musica da camera del mondo, il Quartetto Jerusalem, che eseguirà un programma affascinante nel segno della ricerca dei colori armonici e dell’espressività musicale da Mozart a Shostakovič e Dvořák, mentre il 24 febbraio il Quartetto Casals insieme a LaFil - Filarmonica di Milano proporrà la celebre Serenata per archi di Tchaikowsky.
Grigorij Sokolov, uno dei massimi pianisti di oggi, un artista ammirato per la sua introspezione visionaria e la sua ipnotica spontaneità, sarà il protagonista del concerto del 3 marzo mentre il 10 marzo arrivano a Trieste i King’s Singers, noto gruppo vocale britannico a cappella, attivo dagli anni '60 e molto conosciuto e richiesto a livello mondiale, con un programma dal titolo “Angeli e Demoni” che raccoglie la straordinaria musica corale scritta in 500 anni di storia, per esplorare la luce e l’oscurità e il suo potente simbolismo nel cristianesimo.


Ancora un grande pianista, il 31 marzo: Rudolf Buchbinder (nella foto), oggi unanimemente riconosciuto come uno dei più grandi interpreti del nostro tempo, che tornerà a Trieste per eseguire alcune delle sonate più prestigiose del “suo” Beethoven, il compositore che ha segnato la sua carriera lunga più di 50 anni. A seguire il 14 aprile, in duo, Sergej Khachatrjan, vincitore del primo premio di due dei più importanti concorsi per violino nel 2000, e la sorella Lusine Khachatrjan, una delle realtà cameristiche recenti più interessanti del panorama internazionale.
Ancora un duo eccezionale il 5 maggio: Sol Gabetta, senza dubbio la violoncellista più quotata e contesa dalle istituzioni concertistiche più prestigiose del mondo, con il suo partner musicale di lunga data, Bertrand Chamayou, al pianoforte, riuniti nel segno di due grandi compositori di Amburgo, Brahms e Mendelssohn.
A chiudere la stagione 2024|2025 (19 maggio) sarà il concerto che affianca il Faccini Piano Duo, già vincitore della selezione AMUR per nuovi talenti, e i percussionisti Fabián Pérez Tedesco, timpanista nelle orchestre della Radio Nazionale, della Filarmonica, dell’Opera del Teatro Colón di Buenos Aires e dell'Orchestra del Teatro “G. Verdi" di Trieste e Marco Viel, vincitore di numerosi primi premi in concorsi solistici: proporranno “George Gershwin, l’americano!”, tra musica colta e Blues. 
Prima di ogni concerto alle 19.15 si terrà il consueto appuntamento al Ridotto del Verdi con gli artisti e il direttore artistico Marco Seco.

LA SOCIETÁ DEI CONCERTI NEI MUSEI CIVICI
Ritornano anche quest’anno gli appuntamenti musicali abbinati al racconto storico e  artistico nei Musei Civici di Trieste. Saranno sette in tutto e si svolgeranno sempre alle 18.30.
Quattro incontri (Quadri in Musica Ciclo Trieste) saranno dedicati alla nostra città e allo speciale rapporto tra Trieste e l'Impero Austro-Ungarico, e si avvarranno delle introduzioni storiche di Antonio Trampus e iconografiche di Susanna Gregorat.
Altri tre incontri (Ciclo Vivaldi) invece vedranno Antonio Vivaldi protagonista attraverso il racconto del musicologo Federico Maria Sardelli e, nell’ultimo appuntamento, dell’attrice e autrice Elsa Fonda.
Apertura del primo ciclo, il 24 ottobre, al Museo della guerra per la pace Diego De Henriquez per celebrare i 70 anni del ritorno di Trieste all’Italia con un focus musicale su Giulio Viozzi e Lelio Luttazzi.
Gli altri tre incontri del Ciclo Trieste si terranno al Museo Revoltella. Il 14 novembre “Quadri in Musica: dedizione di Trieste all’Austria (1382)”, avrà al centro il celebre dipinto di Cesare dell’Acqua con le musiche dell’epoca eseguite dall’ensemble rinascimentale composto da Paola Erdas (nella foto), Teodora Tommasi e Federico Rossignoli.
“Quadri in Musica: proclamazione del Porto Franco di Trieste (1719)”, il 23 gennaio, è dedicato a un evento che ha segnato profondamente l'evoluzione della nostra città, attraverso alcune opere del pittore Cesare dell'Acqua e attraverso tre compositori, Biber, Bach e Locatelli, che hanno rivoluzionato l’arte e la musica dello strumento protagonista dell’epoca, il violino, qui suonato da Cecilia Ziano.
L’appuntamento del 20 febbraio è dedicato all’annessione di Trieste all’Italia attraverso la figura e l’opera di Vito Timmel con le musiche suonate dalla pianista Martina Frezzotti.
Il ciclo dedicato a Vivaldi vedrà protagonista il 10 aprile e il 24 aprile Federico Maria Sardelli che racconterà i concerti alla Pietà e le opere vocali del compositore veneziano, mentre il 15 maggio Elsa Fonda affiancherà a Vivaldi un altro genio del Settecento veneziano: Carlo Goldoni, l'illustre drammaturgo.

CONCERTI GIOIELLO WUNDERKAMMER

Continua l’alleanza tra Wunderkammer e la Società dei Concerti Trieste che porta alla creazione dei quattro spettacoli contenuti nella mini rassegna Concerti Gioiello all’interno di “Wunderkammer 2024 – Palindromos”. E continua anche la formula che il festival ha adottato dall’anno scorso: si svolgerà tutto in un fine settimana, dalla sera del 25 ottobre alla sera del 27 ottobre.
Wunderkammer sceglie questo anno come tema conduttore la parola greca Palindromos, ovvero il correre indietro, e che traslata nella retorica significa una frase o una parola che può essere letta in entrambi i sensi. Palindromos esplica quindi perfettamente quello che da sempre è lo spirito di Wunderkammer: riscoprire musiche e strumenti del nostro “ieri”, suonati nel nostro “oggi”, dal Presente (interprete contemporaneo) al Passato (musicisti antichi) e di nuovo al Presente (concerto con musiche antiche suonate da interpreti contemporanei).
E seguendo questo percorso i quattro Concerti Gioiello ci porteranno a riscoprire liuto, salterio, clavisymbalum, chitarrino, chitarra romantica, tutto tra il sabato 26 e domenica 27 ottobre.
Si comincia il sabato 26 alle 11 alla Chiesa Luterana di Largo Panfili con Bach suonato da Evangelina Mascardi (nella foto) al liuto barocco. L’opera per liuto di Bach è come un uovo Fabergé: la perfezione della forma che contiene tutto un mondo di straordinari dettagli di assoluta bellezza.
Si proseguirà alle 15 nel piccolo ma perfetto Auditorium del Salone degli Incanti 
con Crisalide un programma incentrato sulla musica del Trecento con Federica Bianchi, al clavisymbalum e Peppe Frana, liuto e chitarrino: come una crisalide, questo peculiare momento della storia della musica occidentale esprime insieme lo stadio embrionale di ciò che la musica strumentale dei secoli successivi in gran parte diventerà e la fecondità e il mistero tipici dei momenti di transizione della cultura umana. Un bozzolo di musica che si schiude per liberare una splendida farfalla. 
Domenica 27 ottobre alle 11 il Museo Sartorio ospiterà Il Salterio Magico di Franziska Fleischanderl (nella foto): per la prima volta a Trieste un recital di salterio barocco, che svelerà tutte le incredibili sfumature e tutta la ricchezza di questo strumento, fatto rivivere da un’artista che lo riportando alla ribalta delle scene internazionali, non solo come mezzo di accompagnamento ma come strumento solistico di grande importanza.
Dal Barocco si arriverà all’Ottocento, alle 15, nella Sala Blu, la nuova piccola e preziosa sala del Politeama Rossetti, con E ‘na Chitarra è Ammore Ca Nun Tene una Corda. Sul palco Nunzio Ruggiero, voce e chitarra romantica, che, con una capacità narrativa ed evocatrice straordinaria, dovuta anche al fatto di essere storico e letterato oltreché musicista, accompagna il pubblico raccontando, cantando e suonando in un viaggio nella Napoli cosmopolita che inizia negli anni trenta dell’Ottocento per arrivare alla Belle Époque.

I CONCERTI DELL'AVVENTO E DI NATALE

Sono tre i concerti proposti sotto le feste natalizie: le domeniche del 8 e 22 dicembre, alle 17, nella Chiesa Evangelica Luterana di Trieste, mentre il 16 dicembre nella Sala del Trono del  Castello di Miramare.
Manuel Tomadin (nella foto), all’organo, porterà insieme all’ensemble barocco composto da Valentina Russo e Nicola Mansutti, al violino, e all’organo Ivan Bosnjak, l’8 dicembre, un repertorio dedicato a Mozart con una selezione delle sue “Sonate da Chiesa”.  Il 16 dicembre, al Castello di Miramare, si terrà il tradizionale concerto di Natale con Natalino Ricciardo al corno e Lidia Parazzoli al pianoforte: un particolarissimo concerto dedicato al corno romantico. Il repertorio spazia da Beethoven a Philip Glass, Nino Rota, Piazzolla e Saglietti. Il 22 dicembre invece toccherà al soprano Giulia Della Peruta insieme all’organo di Manuel Tomadin che proporranno un repertorio poco eseguito e tutto da scoprire dedicato alle arie da concerto.

ESTATE IN MUSICA 2025
Si terrà anche la prossima estate la rassegna pensata per portare la musica in luoghi suggestivi della regione Friuli Venezia Giulia: "Estate in Musica 2025”. Un modo per passare le vacanze in musica.
Due dei quattro appuntamenti, che si terranno dal 30 maggio al 19 giugno, sono realizzati anche grazie alla collaborazione con il Comitato AMUR, di cui la Società dei Concerti di Trieste è membro fondatore e vedranno la partecipazione di due quartetti vincitori del progetto europeo Merita (Music, Cultural Heritage and Talent).
Si inizierà con la pianista vincitrice della 27esima edizione del Premio Stefano Marizza  del Conservatorio Tartini di Trieste, Giulia Toniolo (nella foto), all’aperto nel Parco di Muggia Vecchia il 30 maggio, alle 20.45, per proseguire il 6 giugno, alle 20.45, a Palazzo Lantieri a Gorizia con il quartetto PuraCorda mentre l'azienda agricola Tenuta della Casa di Cormons ospiterà il concerto del 13 giugno, alle 19, con il Quartetto Animato e il 19 giugno ci si sposterà, alle 20.45, nello spazio davanti al Castello di Miramare dove per la prima volta l’Orchestra de I pomeriggi Musicali di Milano suonerà a Trieste per festeggiare gli 80 anni dalla sua fondazione, con il direttore ospite principale Alessandro Cadario e il pianista Davide Cabassi, vincitore di un Top-prize al prestigioso concorso Van Cliburn. I concerti all'aperto, in caso di maltempo, si terranno comunque al coperto.

giovedì 3 ottobre 2024

La rassegna Il Nuovo l’Antico l’Altrove di Bologna Festival prosegue mercoledì 9 ottobre ore 20.30 con il concerto del QUARTETTO PROMETEO

 

Mercoledì 9 ottobre 2024 ore 20.30
Oratorio di San Filippo Neri
Quartetto Prometeo
 
Archi solforici
 
Francesco Antonioni 
Secondo Quartetto per archi “Surfarara”
prima esecuzione italiana
 
Béla Bartók 
Quartetto n.4 per archi (Sz.91)
 
Il Nuovo e l’Antico si intarsiano in modi diversi nel concerto offerto dal Quartetto Prometeo, Leone d’Argento alla Biennale Musica del 2012. Nel Secondo Quartetto per archi “Surfarara” di Francesco Antonioni, eseguito per la prima volta in Italia dopo il debutto alla Wigmore Hall di Londra, l’Antico si presenta nella forma di un canto siciliano dei minatori di zolfo raccolto da Alan Lomax. Antonioni lo elabora, lo lascia emergere distintamente dal tessuto polifonico e intona un dialogo a distanza con il cantore siciliano e con il “dolore del ricordo” che attraversa le sue parole. Nel Quartetto n.4 di Bartók l’Antico si manifesta invece nelle esasperate simmetrie delle sue architetture formali.
 
in collaborazione con Ferrara Musica

Musica Mirabilis, Festival Internazionale Giovanni Legrenzi: a Clusone il 5 ottobre il concerto «Johann Sebastian Bach e lo Stile Italiano» con l'organista Maurizio Croci

 

La stagione concertistica di Musica Mirabilis, il festival musicale internazionale dedicato alla riscoperta dell'opera vocale e strumentale del compositore clusonese Giovanni Legrenzi (1626-1690) prosegue con il terzo concerto che si terrà a Clusone nella Basilica di Santa Maria Assunta (nella foto in alto), sabato 5 ottobre, alle ore 20.30. Interpretato da Maurizio Croci all’organo, è dedicato all’Italia e all’importante ispirazione che Legrenzi esercitò sull’opera del compositore tedesco Johann Sebastian Bach.
 
Johann Sebastian Bach studiò e trascrisse per organo e per clavicembalo numerosi concerti di Antonio Vivaldi durante gli anni di Weimar (1708-1717), quando ebbe l'opportunità di venire a conoscenza delle opere del compositore italiano, grazie alle numerose partiture che circolavano tra i musicisti della corte di Sassonia. L’incontro con la musica italiana dell’epoca e di Vivaldi, che elaborò il concerto in una forma diventata poi esemplare per i suoi contemporanei e per i compositori delle generazioni successive, fu decisivo per lo sviluppo del linguaggio compositivo di Bach, come testimoniato dal suo primo biografo, Nikolaus Forkel.
 
Il programma del concerto «Johann Sebastian Bach e lo Stile Italiano» di sabato 5 ottobre (ore 20:30, presso la Basilica di Santa Maria Assunta di Clusone) con Maurizio Croci (nella foto a sinistra) all’organo - nuovo e terzo appuntamento del programma concertistico della terza edizione di Musica Mirabilis, Festival musicale internazionale «Giovanni Legrenzi», consentirà, dunque, all'ascoltatore di comprendere quanto lo stile italiano abbia influenzato il percorso compositivo di Bach, non soltanto attraverso l'opera di Vivaldi ma anche attraverso l’opera di Giovanni Legrenzi, al quale numerosi studiosi attribuiscono il tema della Fuga in c minore (BWV 574) che verrà eseguita nel corso del concerto in programma. Questa fuga lascia ben trasparire lo stile ornamentale e la vivacità ritmica tipica della musica italiana del periodo barocco, come sottolinea Maurizio Croci, organista e clavicembalista attivo sulla scena internazionale: «Sono particolarmente felice di esibirmi con un programma dedicato a Bach e all'Italia: Bach ha tratto ispirazione e insegnamento dalla musica italiana, in particolare da quella di Giovanni Legrenzi, compositore di natali clusoniani cui è dedicato questo Festival, così importante per la promozione della cultura musicale». 
 
Musica Mirabilis. Festival internazionale «Giovanni Legrenzi» è organizzato e promosso dal Comune di Clusone e dal Collegium vocale et instrumentale «Nova Ars Cantandi», in collaborazione con Promoserio, con il contributo di Regione Lombardia, Provincia di Bergamo e BIM e con il supporto del main sponsor BCC Milano.

I TEATRI di Reggio Emilia | 4 ottobre 2024 | Palcoscenico del Teatro Ariosto | Luna Cenere Antonio Raia Mercurio

MERCURIO
musica di Antonio Raia
danza Luna Cenere
luci e direzione tecnica Nicola Mancini
management Domenico Garofalo
coproduzione We-Start, Centro di Produzione Piemonte Orientale, Bolzano Danza | Tanz Bozen, OperaEstate Festival e FDE Festival Danza Estate Bergamo in collaborazione con Bergamo Jazz Festival
nell’ambito del progetto BoNo!
con il sostegno di puntozerovaleriaapicella e il sostegno pre-produttivo di Movimento Danza – Napoli


Mercurio, è una performance che nasce dall’ incontro tra la coreografa e performer Luna Cenere con il compositore, improvvisatore e sassofonista Antonio Raia.
Il mercurio, sia come elemento chimico che, come figura mitologica, incarna una notevole dualità e versatilità. Come metallo è unico nel suo essere allo stato liquido a temperatura ambiente, manifestando così una peculiare combinazione di fluidità e coesione. Questa caratteristica fisica può essere vista come una rappresentazione di “opposti conciliati”, dove il mercurio fonde la sua natura liquida con la sua persistenza.
Così come il metallo stesso, che si manifesta nella capacità di connettere elementi apparentemente contrastanti, la performance artistica si sviluppa attraverso il fluire di componenti eterogenei.
Le riflessioni e azioni scelte nascono dalla fusione di pratiche, posture e saperi dei due giovani artisti che trasformano la scena in un luogo di indagine senza confini creando un linguaggio universale di esplorazione e riflessione a sostegno di una fluidità dell’arte che scorre senza restrizioni o banali combinazioni tra suono e gesto.
La ricerca dei due performers trova linfa anche nel contesto mitologico dove il dio Mercurio è spesso associato alla fusione di caratteristiche contrapposte.
Infatti, come messaggero degli dèi nella mitologia romana, Mercurio funge da tramite tra il divino e l’umano, unendo mondi diversi, simboleggia la dualità tra cielo e terra, tra maschile e femminile, tra luce e oscurità.
La performance Mercurio diventa così metafora potente per l’armonizzazione degli elementi contrastanti, rappresentando un equilibrio tra dualità apparentemente inconciliabili divenendo un simbolo affascinante di connessione e conciliazione.
L’azione si trasforma continuamente in una celebrazione della trasformazione, delle obliquità di senso e l’audace esperimento dimostra che la forza della musica risiede così come nell’assenza di suoni quanto nelle crepe di melodie fatte emergere dalle ombre e che la danza può brillare anche quando privata di movimenti prevedibili.


Luna Cenere (1987) è coreografa, danzatrice e performer. La sua ricerca si incentra sui temi del corpo nudo, corpo paesaggio, memoria collettiva e genesi del gesto.
Nel 2017 viene selezionata come artista AEROWAVES TWENTY18 per poi vincere il “Premio per la migliore coreografia” del Solocoreografico Festival and Award con Kokoro (2017) spettacolo selezionato dalla NID Platform 2019. Seguono: Twin (2018), Pneumatika (2018), Natural Gravitation – tributo a Isadora Duncan (2019), Zoé (2020) spettacolo selezionato per la NID Platform 2020; Shoes On (2022) selezionato dalla NID platform 2022. Riceve il Premio Speciale Positano Léonide Massine ai danzatori dell’anno (2019) e vince il Premio Danza&Danza 2020 come “coreografa emergente” con lo spettacolo Genealogia_Time Specific (2020). È sostenuta dall’azione Residence XL per l’anno 2019 ed è stata artista associata del Festival Oriente Occidente per il biennio 2019/2020. Dal 2017 al 2023 i suoi lavori sono stati prodotti dall’attuale Centro Nazionale di Produzione Körper. Vincitrice del bando per le nuove coreografie della Biennale di Venezia (2022) dove ha debuttato con Vanishing place (2023). 


Antonio Raia (Napoli 1988) è un sassofonista, compositore e improvvisatore, esperto di modalità di scrittura alternative al solo pentagramma. Ama i rapporti tra musica e altre arti ma non ama essere etichettato in un genere specifico, per quanto il suo nome sia ben noto nei circuiti avant-jazz. Nel 2018 esce il suo primo album Asylum  pubblicato dall’etichetta portoghese Clean Feed Records, segue nel 2021 Thin Reactions realizzato in collaborazione con Renato Fiorito. È anche autore del libro La memoria bucata-apparente soliloquio con Antonio Neiwiller (2023), dedicato all’autore teatrale. 


 

Reggio Emilia, 5 OTTOBRE 2024 | SALA VERDI Synspecies • ASBU Performative audio-visual installation

 

ASBU è il terzo lavoro del duo Synspecies, progetto audiovisivo creato da Elías Merino e Tadej Droljc. Esso riassume l’esplorazione e lo sviluppo dell’universo abitato da entità astratte trattato nei precedenti lavori Spaceless Latitudes (2018), l’eponimo Synspecies (2019-2024), e Turmoil of Vehemence (2022).
ASBU dispiega una narrazione audiovisiva simbolica sulla genesi dell’universo Synspecies (contrazione di “specie sintetiche”), all’interno di una linea temporale obliqua e disorientante. Mentre i primi lavori mostravano l’ecosistema violento di queste entità audiovisive, ASBU ci porta indietro nel tempo, alla creazione di questo mondo unico, attraverso un mito cosmogonico. Il viaggio descrive l’inizio di tutte le cose, dall’emergere delle forze elementari del vuoto, al rituale della formazione dell’universo, alla nascita dei primi oggettiI concetti e argomenti esplorati sono la narrativa speculativa, lo strano, le superstizioni, una peculiare concezione del cyberspazio, le sublimi e aspre realtà in opera nella natura, correnti di pensiero come il New Materialism e la Object Oriented Ontology, visioni oniriche, miti e storie popolari.
Il duo sperimenta linguaggi e strumenti sperimentali audio-video-luminosi di alta tecnologia, quali la composizione algoritmica, la sintesi modulare digitale, la sintesi generativa 3D, lo scanning 3D, macchine di apprendimento, processi spettrali, sintesi concatenata.
Le Synspecies si nutrono di grovigli formati da codici informatici e segnali analogici. Hanno origine dal suono algoritmico generato al computer, dai sistemi modulari EMS Buchla e Serge di Stoccolma e dalla sintesi geometrica 3D. Le vivaci architetture astratte di SYNSPECIES fluttuano in un ambiguo tempo pulsante, ibridando e plasmando nuovi spazi confinati in un perpetuo processo di disintegrazione.


Elías Merino è un compositore, artista sonoro e ricercatore con sede a Madrid. La sua pratica comprende installazioni, composizioni e performance dal vivo. Il suo lavoro spazia dalla computer music astratta algoritmica all’elettronica insolita contemporanea e alla musica strumentale; esplora lo spostamento temporale, le narrazioni fratturate, la contemplazione immersiva, gli stati di smarrimento, l’alterità e il perturbante.
È inoltre interessato a diversi approcci legati al futuro e alla narrativa speculativa, alla materialità post-digitale, alla composizione orientata agli oggetti e alle Posthumanities. Oltre alla sua attività personale, è coinvolto in progetti di collaborazione. Elías è la metà del duo audiovisivo SYNSPECIES con Tadej Droljc e la metà di Grievous Bodily Harmonics con Rian Treanor.
Il suo lavoro è stato esposto in Giappone, Stati Uniti, Regno Unito, Spagna, Francia, Repubblica Ceca, Sud America, Serbia, Turchia, Romania, Italia, Canada, Germania, Corea del Sud, Portogallo, Taiwan, Svezia, Polonia, Finlandia e Paesi Bassi. Si è esibito in festival e luoghi come il Sónar Festival (Barcellona e Istambul), il MUTEK (Montreal e Messico), la Philharmonie de Paris (NEMO Biennale), il L.E.V. Festival, il Semibreve, il Cafe OTO, il Lunchmeat Festival, l’HCMF (Huddersfield Contemporary Music Festival), il Sonica Glasgow, il MNAC – National Museum of Contemporary Art Rumania, La Casa Encendida, il National Taiwan Museum of Fine Arts, il Matadero Madrid o il MNCARS, per citarne alcuni.
I suoi album sono stati pubblicati da diverse etichette, tra cui Room40 e SUPERPANG. Elías Merino ha conseguito un master in arti sonore e un dottorato di ricerca in composizione presso il CeReNeM (Centre for Research in New Music).


Tadej Droljc (nella foto di Dita Havrankova) è un artista e un creative coder di origine slovena, che lavora sull’intersezione tra suono, immagine e luce.
Per il suo lavoro ha ricevuto il Lumen Prize Student Award, una borsa di studio Dennis Smalley in musica elettroacustica e il premio per il Video Artist più promettente al Madatac. Il suo lavoro di dottorato di ricerca si è aggiudicato il “Vice Chancellorʼs Award” per un eccellente tesi svolta al “Centre for Research in New Music”. Il suo progetto in collaborazione Synspecies ha vinto il premio Edigma Semibreve ed è stato selezionato per il Lumen Prize nella categoria immagine in movimento.
Tadej ha performato e si è esibito in numerosi Festival tra cui Ars Electronica, la Biennale di Parigi NEMO, L.E.V., Brighton Digital Festival, Semibreve, Sonica Glasgow, Lunchmeat, Node.
Nell’ambito della sua collaborazione con Ars Electronica’s Futurelab sul progetto Immersify le sue opere sono state presentate anche ad eventi come Inter BEE Tokyo, IBC Amsterdam e Marché du film – Festival de Cannes.


Reggio Emilia, 4 ottobre alla Cavallerizza: The Pretty Things, coreografia di Catherine Gaudet


4 OTTOBRE 2024 TEATRO CAVALLERIZZA, Reggio Emilia
Catherine Gaudet • The Pretty Things
Prima nazionale
Coreografia Catherine Gaudet
Musica Antoine Berthiaume
Assistente drammaturgo e direttore delle prove Sophie Michaud
Disegno luci Hugo Dalphond
Costumi Marilène Bastien
Prodotto dalla Compagnie Catherine Gaudet
Coprodotto da Festival TransAmériques; Agora de la danse; Centre Chorégraphique National de Caen; Réseau CanDance (Toronto); Centre national des Arts (Ottawa); Harbourfront Center (Toronto); DLD-Daniel Léveillé Danse

Cinque corpi si muovono al ritmo di un metronomo. Con gesti minimi e brevi movimenti che si ripetono con implacabile dolcezza, per passare quasi impercettibilmente al motivo successivo. Una musica che è ritmo: voci femminili delicate, elaborate sinteticamente, che respirano battiti, e creano un’ossatura forte, un regime musicalmente regolato.
Con The Pretty Things, Catherine Gaudet presenta un’opera ipnotica il cui percorso descrive come catartico. La coreografa franco-canadese, che ha ricevuto il Grand Prix de la danse de Montréal, parla un linguaggio coreografico assolutamente disarmante: i suoi pezzi hanno una fisicità onesta e schietta che permette di guardare in profondità nella psiche e nell’animo umano.
Il punto di partenza della coreografia è stato l’esame delle connessioni e delle risonanze, che ha dovuto ridefinire con i suoi danzatori durante le restrizioni da Covid-19. Ma anche il rovescio delle connessioni, ovvero il concetto di disimpegno e liberazione, può essere fortemente percepito.
Così The Pretty Things è diventato un lavoro sulla comunità e allo stesso tempo un posizionamento critico e scrutatore degli ideali di coesistenza sociale.


Compagnie Catherine Gaudet
La Compagnie Catherine Gaudet è stata fondata a Montreal nell’agosto 2019 con Catherine Gaudet come direttore generale e artistico. Il suo repertorio è composto da diversi pezzi brevi e da sei opere di danza più lunghe: L’invasion du vide (2009), Je suis un autre (2012), Au sein des plus raides vertus (2014), La très excellente et lamentable tragédie de Roméo et Juliette (2016), Tout ce qui va revient (2018) e L’affadissement du merveilleux (2018). Prodotti a Montreal, sono stati presentati a livello locale e internazionale, in particolare in Danimarca, Francia, Belgio, Germania e Stati Uniti, oltre che in prestigiosi festival come il Festival TransAmériques – FTA (Montreal), la Biennale di Lione, il Festival Tanz im August (Berlino) e il Théâtre National de Chaillot (Parigi).



JESI: IL TEATRO G.B. PERGOLESI apre la sua 57° stagione con VESTALE il capolavoro di SPONTINI


La 57^ Stagione Lirica di Tradizione del Teatro Pergolesi di Jesi (18 ottobre – 22 dicembre 2024) celebra l’opera e la memoria di Gaspare Spontini, nell’anno in cui si celebra il 250enario della nascita del grande musicista marchigiano che, partendo da Maiolati Spontini (AN), divenne compositore di imperatori e re, a Parigi con Napoleone e a Berlino con Federico Guglielmo III di Prussia.
Nell’ambito del cartellone lirico autunnale del Teatro Pergolesi, curato dalla Fondazione Pergolesi Spontini con la direzione artistica di Cristian Carrara, due dei quattro titoli d’opera sono spontiniani: il capolavoro “La Vestale” (1807), e la prima esecuzione in epoca moderna dell’opera “I Quadri Parlanti” (1800), uno dei quattro manoscritti autografi ritrovati nel 2016 nella Biblioteca del Castello d’Ursel in Hingene (Belgio). Completano la stagione una nuova produzione de “Il Turco in Italia” di Gioachino Rossini, e “La traviata” di Giuseppe Verdi. 
Ogni opera è affiancata da performance teatrali (ritornano gli insoliti inviti a cena di Operadinner), guide all’opera con il Direttore artistico, ouverture open air, percorsi didattici e di ascolto dedicati agli studenti (con il progetto “Musicadentro” che, dopo gli incontri nelle scuole, porta a teatro i ragazzi in occasione dell’anteprima giovani), e percorsi inclusivi e di opera accessibile dedicati agli spettatori con disabilità uditiva e visiva nelle recite domenicali dei due titoli spontiniani.

La Vestale di Gaspare Spontini
La stagione si apre venerdì 18 ottobre alle ore 20,30 e domenica 20 ottobre ore 16 (anteprima giovani mercoledì 16 ottobre ore 16) sotto il segno di Gaspare Spontini e del suo capolavoro, la tragédie-lyrique in tre atti “La Vestale” su libretto in lingua francese di Victor-Joseph-Étienne de Jouy, con revisione sull’autografo della Scuola di Filologia dell’Accademia di Osimo a cura di Federico Agostinelli e Gabriele Gravagna per Edizioni Ricordi, Milano, in collaborazione con Centro Studi Spontini di Maiolati.
Considerata il capolavoro del compositore marchigiano, per la possente ispirazione drammatica, la finezza della parte strumentale, la stretta aderenza tra valori musicali, psicologia dei personaggi e azione scenica, “La Vestale” andò in scena per la prima volta, e con grande successo, all’Académie impériale de Musique di Parigi il 15 dicembre 1807. È rimasta memorabile la ripresa alla Scala del 1954 con la prima regia lirica di Luchino Visconti, la direzione di Antonino Votto e Maria Callas come protagonista.
L’opera di non frequente esecuzione, assente dal Teatro Pergolesi da quasi 40 anni (è stata rappresentata a Jesi solo nel 1875, nel 1974 e nel 1986), va in scena in una nuova produzione che unisce Fondazione Pergolesi Spontini (capofila), Fondazione Teatri di Piacenza, Fondazione Teatro Verdi di Pisa e Fondazione Ravenna Manifestazioni.  
La direzione musicale è affidata ad Alessandro Benigni (nella foto), che nel 2008 ha diretto un concerto a Parigi con la Spontini Wind Orchestra a conclusione delle celebrazioni del duecentesimo anniversario della rappresentazione nella capitale francese de “La Vestale”. Regia, scene e costumi sono affidati a Gianluca Falaschi, vincitore del Premio Abbiati, attivo nella prosa e nell’opera sui palcoscenici più prestigiosi, oltre che nel balletto e nel cinema. Le coreografie sono del coreografo di origini jesine Luca Silvestrini, direttore artistico e fondatore di Protein Dance di Londra, una delle voci più distintive del teatro danza britannico. Light designer è Emanuele Agliati.
Suona l’Orchestra La Corelli, il Coro è del Teatro Municipale di Piacenza, in scena un cast in cui spiccano Carmela Remigio nel ruolo del titolo, e il baritono Bruno Taddia che canta Licinius, con Joseph Dahdah nel ruolo di Cinna, Daniela Pini quale Grande Vestale, Adriano Gramigni interprete del Gran Pontefice, e Massimo Pagano nella doppia veste di capo degli Aruspici e di console.

Il Turco in Italia di Gioachino Rossini

Si prosegue venerdì 8 novembre ore 20,30 e domenica 10 novembre ore 16 (anteprima giovani giovedì 7 novembre ore 16) con “Il Turco in Italia”, dramma buffo in tre atti opera buffa composta da Gioachino Rossini nel 1814 per il Teatro alla Scala (e libretto di Felice Romani. L’opera va in scena nell’edizione critica a cura di Margaret Bent per Edizioni Ricordi, ed è presentata in una nuova produzione realizzata dal Teatro Sociale di Rovigo in coproduzione con Fondazione Pergolesi Spontini, Fondazione Teatro Verdi di Pisa, Fondazione Teatro Coccia di Novara, Teatro Amintore Galli di Rimini, Teatro Dante Alighieri di Ravenna. 
Hossein Pishkar è maestro concertatore e direttore d’orchestra sul podio dell’Orchestra Giovanile “L. Cherubini” e del Coro Lirico Veneto. La regia è di Roberto Catalano, le scene di Guido Buganza, i costumi di Ilaria Ariemme, coreografo Marco Caudera, luci di Oscar Frosio, maestro del coro Flavia Bernardi, maestro al fortepiano Gerardo Felisatti. 
Selim è interpretato da Maharram Huseynov (nella foto), Donna Fiorilla è Elena Galitskaia, Don Geronio è Giulio Mastrototaro, Don Narciso è Francisco Brito, Prosdocimo è interpretato Bruno Taddia (08/11) e da Daniele Terenzi (10/11), Zaida è Francesca Cucuzza, Albazar è Antonio Garés. 

I Quadri Parlanti di Gaspare Spontini
Venerdì 29 novembre ore 20,30 e domenica 1 dicembre ore 16 (con anteprima giovani mercoledì 27 novembre ore 16), va in scena la prima esecuzione assoluta in tempi moderni de “I Quadri Parlanti” di Gaspare Spontini, dramma giocoso in due atti su libretto di Gaetano Bongiardino, la cui prima rappresentazione fu nel 1800 al Teatro di Santa Cecilia a Palermo. Dopo oltre due secoli, l’opera torna in scena nella revisione critica a cura di Federico Agostinelli per le Edizioni Fondazione Pergolesi Spontini con il contributo del Centro Studi per la Musica Fiamminga di Anversa.
“I quadri parlanti” è uno dei quattro manoscritti autografi di Gaspare Spontini ritrovati nel giugno 2016 nella Biblioteca del Castello d’Ursel in Hingene (Belgio), relativi a partiture ritenute scomparse. Furono ritrovati, in quell’occasione, tre opere e una cantata: il melodramma buffo “I quadri parlanti” del 1800, il dramma giocoso “Il Geloso e l’audace” del 1801 (Palermo), la farsa giocosa “Le metamorfosi di Pasquale” del 1802 (Roma) e la cantata “L’Eccelsa gara” del 1806 (Parigi). All’eccezionale ritrovamento ha fatto seguito l’accordo (pluriennale dal 2016 al 2020) tra il Centro Studi per la Musica Fiamminga e della Provincia di Anversa e la Fondazione Pergolesi Spontini, per la revisione critica e la valorizzazione dei manoscritti. 
L’opera, in due atti, risulta essere completa. Appartiene a quell’insieme di opere giovanili che l’autore ha scritto seguendo lo stile napoletano su cui si era formato e che aveva fatto grande la scuola dell’opera italiana in tutto il mondo. Sono opere che dimostrano già la maestria nella scrittura del giovane Spontini e che, seppur non abbiano in sé i tratti dell’innovazione linguistica che Spontini porterà nel suo periodo francese, hanno un altissimo valore storico/estetico.
Direttore della nuova produzione è Giulio Prandi (nella foto) sul podio del Time Machine Ensemble, la regia è di Gianni Marras, scene e costumi sono firmate vincitori della IV edizione del Concorso dedicato a Josef Svoboda “Progettazione di Allestimento scene e costumi di Teatro Musicale” riservato a iscritti al Biennio di Specializzazione in Scenografia delle Accademie di Belle Arti di Macerata, Bologna, Venezia, Carrara, Bari e Brera. Cantano Martina Tragni (Chiarella), Davide Chiodo (Menicuccio), Alfonso Michele Ciulla (Don Bertoldo), Giuseppe Di Giacinto (Capitan Belfiore), Lucrezia Ianieri (Rosina), Giada Borrelli (Bettina), Francesco Tuppo (Abbate/Falloppa).

La traviata di Giuseppe Verdi

Chiude la stagione lirica “La traviata” di Giuseppe Verdi, nello storico allestimento “degli specchi”, frutto del genio inventivo dello scenografo Josef Svoboda, realizzato dall’Associazione Arena Sferisterio Macerata e dalla Fondazione Pergolesi Spontini, con la riproduzione delle scene in scala ridotta a cura della Fondazione Pergolesi Spontini. Coproduzione con Fondazione Teatro Verdi di Pisa.
Il melodramma in tre atti su libretto di Francesco Maria Piave, dal dramma La dame aux camélias di Alexandre Dumas figlio, va in scena venerdì 20 dicembre ore 20.30 e domenica 22 dicembre ore 16 (anteprima giovani giovedì 19 dicembre ore 16. 
Nir Kabaretti dirige l’Orchestra Filarmonica Marchigiana e il Coro Archè di Pisa, regia e luci sono di Henning Brockhaus, i movimenti coreografici di Valentina Escobar, le scene di Josef Svoboda, ricostruzione scenografica di Benito Leonori, costumi Giancarlo Colis. 
Nella compagnia di canto, Violetta Valery è Ruth Iniesta (nella foto), Alfredo Germont è Paolo Lardizzone, Giorgio Germont è Simone Piazzola, Flora Bervoix è Elena Belfiore, Gastone è Francesco Napoleoni. 

Torna Spirito del Tempo, festival della contemporaneità ideato dalla flautista Laura Faoro - Milano 6-22 ottobre - quest'anno dedicato ai media nell'arte

 
SPIRITO DEL TEMPO | TEATRI DEL SUONO D’OGGI
IIIa EDIZIONE 2024
SUONI E PAROLE: DA BECKETT A BUSSOTTI
In MEDIA stat virtus
 
Direzione Artistica: Laura Faoro
Dal 6 al 22 ottobre 2024 – Milano
 
Teatro Franco Parenti – Fabbrica del Vapore – Auditorium Demetrio Stratos/Radio Popolare – Il Cinemino 
 

Giunge alla IIIa Edizione Spirito del Tempo | Teatri del suono d’oggi, inedito Festival dedicato all’intersezione creativa tra musica contemporanea, elettronica, danza, performance e teatro musicale / strumentale, ideato dalla flautista Laura Faoro (nella foto in alto di Emma Terenzio), da sempre attratta dalle nuove frontiere di dialogo sinestetico fra le arti sulle orme dei grandi innovatori del Novecento, a partire da Stockhausen. 
Quest’anno i quattro appuntamenti diffusi in città dal 6 al 22 ottobre, propongono dunque un originale viaggio dedicato all’arte in rapporto con il suo medium, dalla radio fino alla televisione, passando per cinema, teatro e forma concerto. 
Il festival intitolato “Suoni e Parole: da Beckett a Bussotti – In Media Stat virtus” ed impreziosito da prime assolute, riscoperte e vere rarità dimenticate, partirà infatti dal lavoro ispirante di Samuel Beckett e Sylvano Bussotti, sperimentatori visionari, moderni, surreali che nella loro apertura creativa a tutti i mezzi espressivi dell’oggi e della cultura di massa hanno aperto le vie della contemporaneità.
 
Articolato in quattro appuntamenti pensati per altrettanti mezzi espressivi e specifici luoghi milanesi, il festival presenterà in apertura il 6 e 7 ottobre “Camera d’Aria” per il teatro al Franco Parenti; “What is the Word” per il medium concertistico alla Fabbrica del Vapore il 14 ottobre; “A Cruda Voce” per il Radiodramma il 16 ottobre nell’Auditorium Demetrio Stratos di Radio Popolare, storica emittente cittadina e protagonista dell’avanguardia meneghina sin dai suoi esordi; infine in chiusura il 22 ottobre “Inedità….Rarità”per il mezzo cinematografico e televisivo al Cinemino.
 
Il primo appuntamento dedicato al teatro “Camera d’Aria - Beckett & Kagel & Magritte … riti d’arte per onironauti contemporanei” è in realtà un testo originale di Laura Faoro, per la prima volta in veste di drammaturga, regista e co-protagonista, pensato per far dialogare i mondi visivi e sonori di Beckett - tramite un’originale rilettura del breve dramma televisivo Nacht und Traume e del suo più celebre Giorni Felici - di Mauricio Kagel (nella foto), compositore contemporaneo argentino noto per la forte inclinazione teatrale delle sue composizioni – qui presente con il raro Atem (Respiro) per strumentista a fiato - e infine di Magritte, in un’unione inedita tra teatro dell’assurdo, teatro strumentale, Tanz Theater e pittura surrealista. Sul palco con Faoro la danzatrice e coreografa Laura Guidetti, mentre il tessuto musicale è del compositore, direttore d’orchestra e pianista allievo di Corghi e Sciarrino, Lorenzo Pagliei, da sempre attento al rapporto tra musica e arti visuali.
 
Con il recital “WHAT IS THE WORD. 
Mirlitonnades (Filastroccate)” si entra invece nel modus o meglio medium ‘concerto’ seppur in una sua formula allargata che include l’uso del video. Il programma creerà infatti un ponte sonoro tra Beckett e Bussotti, partendo da Schubert, autore amatissimo dal drammaturgo irlandese, proseguendo dunque con il Cage di The Wonderful Widow of Eighteen Springs, brano ispirato ad un passaggio del Finnegans Wake di James Joyce, l’amato-odiato maestro di Beckett, per giungere poi all’Italia di Luciano Berio (nella foto) con un’inedita riproposizione con video della Sequenza III per voce sola. A chiudere infine la parte dedicata a Bussotti, con la prima assoluta di due pezzi inediti per piano, i rarissimi “4 Lieder da De Pisis”, “Lachrimae” per voce sola in un altrettanto inedita versione con elettronica, e infine con la proiezione dell’incatalogabile film muto “Rara”, creato da Bussotti tra il 1967 e il 1969 e pensato solo per la sonorizzazione dal vivo, qui in una nuova sonorizzazione per pianoforte ed elettronica.
Protagonisti di questo originalissimo impaginato il soprano Ljuba Bergamelli, Diego Petrella al pianoforte e Massimo Marchi alla regia del suono.

Terzo appuntamento dedicato al mezzo radiofonico nella declinazione del radiodramma con “A Cruda Voce” nel quale si proporranno tre registrazioni quasi ormai dimenticate e totalmente sconosciute ai più: il nastro di Beckett “Ceneri”, vincitore del Prix Italia direttamente dalle Teche Rai e due radiodrammi di rarissimo ascolto con le musiche di Bussotti e i testi di Edoardo Sanguineti in “Protocolli” e Aldo Braibanti in “Le stanze di Azoth”. La serata verrà completata con una nuova produzione del collettivo creativo milanese AGON affidata al compositore siciliano Francesco Maria Paradiso (nella foto) che sfruttando la dimensione comunicativa peculiare del mezzo radiofonico, dà vita ad una nuova versione in musica di “Ceneri” di Beckett. Il tutto si svolgerà nel cuore storico della vita radiofonica milanese, l’Auditorium Demetrio Stratos, e diventerà essa stessa una trasmissione di Radio Popolare.

La quarta ed ultima serata è infine dedicata al cinema, in particolare a quello di Sylvano Bussotti (nella foto) o da lui ispirato, ed ovviamente è ospitata da una delle storiche sale d’essai di Milano, il Cinemino. Lo spettacolo “Inedita… Rarità - Retrospettiva su Sylvano Bussotti Musicista e Artista Cinematografico” riporta infatti in città una retrospettiva originale su Bussotti musicista e artista cinematografico, proponendo la visione di sue pellicole rare o inedite. Il progetto nasce in coproduzione con NoMus, che ha recentemente acquisito il Fondo Bussotti (legalmente tutelato e riconosciuto dal Ministero della Cultura di importanza storica nazionale con DL del 2021), e che ha messo a disposizione alcune pellicole dal suo catalogo e altre tratte dalle teche RAI, fra cui iCinegiornali di Bussotti, interviste in chiave musicale che ne mostrano l’estro registico alle prese con personaggi glamour dell’epoca quali Maurizio Costanzo, Patty Pravo, Moira Orfei, Moana Pozzi. Ma anche alcuni estratti de La Maestà, monumentale opera in cui Bussotti si cimenta come pianista e direttore d’orchestra con protagonista Patty Pravo, o il filmato di Derek Jarman che fungeva da preambolo alla regia da lui curata dell’opera di Bussotti “L’Ispirazione” per il Maggio Musicale Fiorentino, con una giovanissima Tilda Swinton.
A questo materiale si aggiunge poi una selezione di materiale filmico del tutto inedito girato da Tiziano Sossi, regista cinematografico e documentarista di fama che ha intervistato lungamente Bussotti nell’ultima parte della sua vita, prima dell’avvento della malattia.
Completa l’evento la proiezione - in prima milanese presso una vera sede cinematografica - di SYPARIO, lungometraggio del 2022 dedicato a Bussotti a cura di Fabio Selvafiorita. Selezionato in diversi festival internazionali, questo lavoro è vincitore del Silver Award nella categoria Experimental ai Paris Film Awards 2023. Con la regia di Fabio Selvafiorita, l’esecuzione di Elena Casoli e la drammaturgia di Rocco Quaglia, si tratta inoltre dell’ultimo video girato su musica di Bussotti.
Come dice la direttrice di NoMus - Maddalena Novati - “I film che proponiamo in questo progetto riflettono la versatilità e la creatività di Bussotti nelle arti visive e del cinema, mantenendo il suo stile sperimentale e avanguardistico: ne svelano forse lati non espressi nelle forme grafiche o sceniche”.
"INEDITA… RARITA’" si configura dunque non solo come una riscoperta culturale del ruolo di Bussotti nella sperimentazione italiana ed Europea, ma offre anche un interessante spaccato sociologico degli anni ’80. 
 
Anche quest’anno il catalogo del festival sarà pubblicato dalla casa editrice Mimesis, con la curatela di Fabrio Francione.



mercoledì 2 ottobre 2024

Orchestra Sinfonica di Milano | Francesca Dego, Diego Ceretta - Campogrande, Beethoven, Čajkovskij - 11/13 ottobre, Auditorium di Milano

 

Venerdì 11 ottobre 2024 ore 20
Domenica 13 ottobre 2024 ore 16
Auditorium di Milano, Largo Mahler
Nicola Campogrande
Cinque modi per aprire un concerto Prima esecuzione italiana
Ludwig van Beethoven
Concerto per violino e orchestra in Re maggiore op. 61
Petr Il'ič Čajkovskij
Sinfonia n. 1 in Sol minore op. 13 'Sogni d'Inverno'

Orchestra Sinfonica di Milano
Francesca Dego Violino
Diego Ceretta Direttore

Con il contributo del Ministero della Cultura.
Fondatori Istituzionali: Regione Lombardia, Comune di Milano.
Fondatori Promotori: Città metropolitana di Milano, Camera di Commercio di Milano Monza
Brianza Lodi, Banco BPM, Pirelli, Intesa Sanpaolo.
Con il sostegno di Fondazione Cariplo.

Sarà Diego Ceretta, classe 1996, a dirigere il programma di venerdì 11 (ore 20) e domenica 13 ottobre (ore 16) all’Auditorium di Milano, al fianco di Francesca Dego, solista che ha un rapporto prolifico e duraturo con l’Orchestra Sinfonica di Milano, che si cimenta con il Concerto per violino e orchestra in Re maggiore op. 61 di Beethoven, accompagnato da Cinque modi per aprire un concerto (prima esecuzione italiana) di Nicola Campogrande (nella foto in alto), Compositore in Residenza dell’Orchestra, e la Sinfonia n. 1 in Sol minore op. 13 'Sogno d'Inverno' di Pëtr Il'ič Čajkovskij.
Ecco un concerto cucinato perfettamente, in cui non manca nessun ingrediente per entusiasmare chiunque sia presente in sala: uno dei più grandi talenti italiani e internazionali del violino, Francesca Dego. Una pagina solistica tra le più preziose della storia di questo strumento, ovvero il Concerto per violino di Beethoven. Un direttore dall’enorme talento, Diego Ceretta, appena nominato Direttore Principale dell’Orchestra della Toscana. Una imperdibile prima esecuzione italiana Nicola Campogrande, compositore in residenza dell’Orchestra Sinfonica di Milano di cui si propone. Il tutto arricchito dalla bellissima Sinfonia n. 1 in Sol minore op. 13 'Sogni d'Inverno' di Čajkovskij.
L’atteso ritorno di Francesca Dego all’Auditorium di Milano avviene insieme a una pagina che rappresenta una delle vette del repertorio solistico, il Concerto in Re maggiore op. 61 di Beethoven. Scritto in poche settimane ed eseguito nell’autunno del 1806, il Concerto fu composto in un periodo molto produttivo, tra la Quinta e la Sesta sinfonia, e rappresenta una composizione che segna profondamente la storia della musica, una delle opere più amate di Beethoven e più ammirate dai pubblici di tutto il mondo, per il fascino che esercita il lirismo del violino, le suggestioni dei passi virtuosistici, le espansioni cantabili.
Arriva all’Auditorium di Milano Diego Ceretta, talento della direzione d’orchestra che a Milano ci è nato e ci è cresciuto, e che a Milano si è formato come musicista, fino a conquistare, alla tenera età di 27 anni, il ruolo di Direttore Principale dell’Orchestra della Toscana. Un musicista di grande profondità, che proviene dai corsi di perfezionamento di Daniele Gatti, e che rappresenta una ventata di freschezza nel panorama direttoriale del nostro Paese. “Obiettivo di ogni direttore è convogliare l’orchestra sull’idea che lui ha dei pezzi”, spiega. “Per portare a casa il risultato vanno
comprese le esigenze anche umane del gruppo, va cercata continuamente la chiave per smuovere entusiasmo e fantasia.” Ceretta ha fatto nel mese di settembre il suo debutto con la Sinfonica di Milano per Mito Settembremusica, dirigendo in prima assoluta una suggestiva partitura di Fabio Vacchi, e torna a ottobre per dirigere la prima italiana di Cinque modi per aprire un concerto di Nicola Campogrande, compositore in residenza dell’Orchestra Sinfonica di Milano.
Ed è proprio in virtù di questa pagina che il concerto sinfonico di venerdì 11 e domenica 13 ottobre rientra nel palinsesto della programmazione speciale “Onde sinfoniche”, calendario di appuntamenti dell’Orchestra Sinfonica di Milano dedicato ai 150 anni dalla nascita di Guglielmo Marconi (1874-1937) e i 100 anni dalla prima trasmissione radiofonica italiana (6 ottobre 1924). Due pietre miliari della modernità che rappresentano una significativa opportunità per riflettere sul fondamentale contributo dello scienziato bolognese allo sviluppo tecnologico e culturale dell’Italia e del mondo intero. Questa pagina sinfonica di Campogrande ci proietta immediatamente all’interno del concetto di “apertura delle trasmissioni”: la scelta di questo brano risiede nel fatto che si tratta di “una serie di brevissime ouvertures concatenate, pensate per moltiplicare la festa, la gioia, l’entusiasmo di qualcosa che sta muovendo i primi passi”, con cui si indaga sul ruolo dell’apertura delle trasmissioni e dell’effetto che fa su chi ascolta e su chi suona.
Dopo la diretta del concerto di domenica 6 ottobre, Radio Tre torna protagonista anche in occasione del secondo appuntamento: l’appuntamento di venerdì 11 ottobre, infatti, sarà preceduto da una conferenza introduttiva speciale intitolata “Apertura delle trasmissioni a due voci”, un dialogo “radiofonico” che conduce gli ascoltatori all’interno dell’immaginario entro il quale questo appuntamento sinfonico fa parte del palinsesto di “Onde sinfoniche”: Oreste Bossini, voce tra le più celebri di Radio Tre, chiacchiera con Nicola Campogrande, che come sappiamo, oltre a vantare una splendida carriera da compositore, ricopre, proprio su Radio Tre, il ruolo di speaker radiofonico.

MADRIGALI E COMPOSIZIONI STRUMENTALI DEL SEICENTO A PALAZZO DEI DIAMANTI - Con il concerto di giovedì 3 ottobre continua il programma di iniziative legato a Girolamo Frescobaldi



Dopo i primi due appuntamenti di settembre legati al "Compleanno Frescobaldi", giovedì 3 ottobre alle 20.30 il Salone d’Onore della Pinacoteca Nazionale di Ferrara, a Palazzo dei Diamanti, ospita il terzo: ne saranno protagonisti i tenori Raffaele Giordani e Roberto Rilievi, Mauro Pinciaroli alla tiorba e Luigi Accardo al clavicembalo. Il concerto è realizzato da Ferrara Musica in collaborazione con Gallerie Estensi e Associazione Bal’danza APS.
La proposta di un’antologia di madrigali a due voci di Claudio Monteverdi, tratti dai Libri VII, VIII e IX de’ Madrigali, e inframezzata da composizioni vocali e strumentali coeve di Girolamo Frescobaldi, Giovanni Rovetta e Giovanni Girolamo Kapsberger, nasce da un'idea dei tenori Raffaele Giordani e Roberto Rilievi.
Il contesto che l’ha a suo tempo propiziata è la produzione dell'Orfeo di Monteverdi, rappresentato al Teatro Ponchielli di Cremona nel 2021. Giordani e Rilievi, tra le voci più esperte ed apprezzate nel repertorio rinascimentale e barocco, componenti e collaboratori di innumerevoli ensemble nazionali ed internazionali, portano così l’attenzione sul madrigale concertato, con cui Monteverdi trasforma un genere polifonico rinascimentale nel veicolo di una moderna espressività barocca.
Cantando le imprese e gli struggimenti degli amanti arcadici, i due pastori amici di Orfeo ci accompagnano tra le selve monteverdiane, camminando in perfetto equilibrio tra passaggi virtuosi e recitar cantando, ed affrontando alcune tra le più belle pagine madrigalistiche scritte per due voci e continuo. Dal Settimo libro di madrigali di Monteverdi sono tratti ben quattro duetti di questo programma. Al suo interno convivono madrigali concertati, arie, canzonette e un balletto, a testimonianza della continua ricerca di nuove forme espressive del compositore cremonese. Monteverdi evita schemi precostituiti, dando vita a una grande varietà di soluzioni formali ed espressive.


L’atteso ritorno del Teatro Lirico di Cagliari alla Royal Opera House di Muscat con Un ballo in maschera di Verdi e un Concerto di Gala


Per la seconda volta (la prima fu il 5-6-7 gennaio 2023 con L’elisir d’amore di Donizetti e un Concerto sinfonico-corale) il Teatro Lirico di Cagliari, con le sue compagini artistiche e tecniche stabili, vola fino alla Penisola araba, per partecipare all’inaugurazione della Stagione musicale della Royal Opera House di Muscat, capitale del Sultanato dell’Oman.
Giovedì 3 e sabato 5 ottobre 2024 sempre alle 19 il sipario della sfavillante sala dello sfarzoso Teatro dell’Opera si alza su Un ballo in maschera, melodramma in tre atti, su libretto di Antonio Somma, tratto dal dramma Gustave III ou Le Bal masqué di Eugène Scribe e musica di Giuseppe Verdi (Roncole di Busseto, Parma, 1813 - Milano, 1901).
Il capolavoro musicale verdiano che inaugura appunto la Stagione 2024-2025 della Royal Opera House Muscat ed è eseguito per la prima volta in Oman, viene presentato in una produzione dello scorso maggio del National Centre for the Performing Arts di Pechino (NCPA) che si avvale di regia, scene e costumi di Hugo De Ana, celebre artista argentino che firma spettacolari allestimenti scenici in tutto il mondo.
L’Orchestra del Teatro Lirico di Cagliari è diretta da Giampaolo Bisanti, applaudito direttore milanese la cui energia conquista sempre il pubblico di tutti i teatri.
L’opera si avvale di un cast prestigioso che presenta per le due recite, nei ruoli principali: Piotr Beczała (Gustavo III), Elena Stikhina (Amelia), Liao Changyong (Conte Anckaström - nella foto a destra), Agnieszka Rehlis (Madame Arvidson), Enkelada Kamani (Otto).
Rappresentata per la prima volta al Teatro Apollo di Roma il 17 febbraio 1859, l’opera patì numerose traversìe di carattere censorio e l’ambientazione svedese iniziale (edizione che viene eseguita a Muscat) venne trasferita in un improbabile Massachusetts, con il protagonista che da re diviene conte, dato che la censura romana non gradiva regicidi in scena, soprattutto dopo il fallito attentato a Napoleone III.
Venerdì 4 ottobre 2024 alle 19 si tiene, invece, un Concerto di Gala, intitolato “A Musical Night from China”, che vede ancora protagonista l’ Orchestra del Teatro Lirico di Cagliari , diretta questa volta da Lü Jia (Shanghai, 1964), direttore artistico e musicale del NCPA (National Centre for the Performing Arts) di Pechino. Le voci soliste, tra cui figurano Zhang Meigui (soprano - nella foto a destra), Liao Changyong (baritono) e Guan Zhijing (basso), sono accompagnate dal Coro del NCPA di Pechino.
Questo concerto offre un programma unico di musica del repertorio tradizionale orientale, in particolare cinese, a partire dall’esecuzione dell’acclamato Concerto n. 1 per violino di Zhao Jiping, interpretato dal violinista Mengla Huang (nella foto in basso).
«È una grande emozione tornare alla Royal Opera House di Muscat, dopo l’esperienza del 2023, per inaugurare la Stagione 2024-2025. Desidero ringraziare sentitamente il Sovrintendente, maestro Umberto Fanni, e tutto il personale per questa prestigiosa esperienza culturale che aggiunge nuovo lustro al nome della Fondazione del Teatro Lirico di Cagliari e che resterà a lungo nella memoria di ciascuno di noi». (Nicola Colabianchi, Sovrintendente Teatro Lirico di Cagliari)
La Royal Opera House Muscat (ROHM) è un teatro multiuso situato a Mascate , capitale dell’ Oman . Il Teatro dell’Opera, costruito nel quartiere Shati Al-Qurm tra il 2007 e il 2011 su ordine del sultano Qabus dell’Oman , ha una capienza di circa 1.100 posti. È stato inaugurato il 12 ottobre 2011 con Turandot di Puccini, diretta da Placido Domingo. La struttura è costituita da un teatro per opere e concerti, un auditorium, ampi giardini, prestigiosi negozi al dettaglio, ristoranti di lusso e un centro d’arte per produzioni musicali e teatrali.

IL 5 OTTOBRE I POMERIGGI MUSICALI CELEBRANO AL TEATRO DAL VERME DI MILANO IL CENTENARIO DELLA MORTE DI PUCCINI CON UN CONVEGNO E L’OPERA “LE WILLIS”

 

In attesa dell’avvio ufficiale dell’80a Stagione, sabato 5 ottobre al Teatro Dal Verme, I Pomeriggi Musicali celebrano il centenario della morte di Giacomo Puccini con una giornata di attività, realizzata in collaborazione con l’Associazione Nazionale Critici Musicali e con il Comitato Nazionale per le Celebrazioni Pucciniane.
 
Si comincia in Sala Piccola alle ore 10 con la seconda sessione del convegno Puccini in scena, oggi organizzato dall’Associazione Nazionale Critici Musicali, che darà la parola a registi, compositori, organizzatori musicali, con l’obiettivo di verificare sul campo le idee emerse nella prima giornata (svoltasi a Lucca lo scorso 24 aprile), in cui critici musicali e musicologi hanno affrontato il rapporto tra Puccini, il suo teatro e la cultura contemporanea. Nel dettaglio, dopo i saluti del direttore generale e artistico dei Pomeriggi Musicali Maurizio Salerno e del presidente dell’Associazione Nazionale Critici Musicali Andrea Estero, sono in programma tre tavole rotonde con tre compositori di oggi – Francesco Filidei, Filippo Del Corno e Nicola Sani – moderati da Gianluigi Mattietti; quindi con tre operatori culturali – Laura Berman (attuale sovrintendente dell’Opera di Hannover già designata a quella di Amburgo), Konrad Kuhn (Dramaturg dell’Opera di Francoforte) e Mathieu Jouvin (sovrintendente del Teatro Regio di Torino) – moderati da Stefano Nardelli; infine con i registi Valentina Carrasco, Moshe Leiser e Patrice Caurier, Stefano Vizioli, moderati da Alberto Mattioli. Si riprende alle ore 14.30 con la presentazione dell’Annuario dell’Associazione Nazionale Critici Musicali con Sara Chiappori e Alessandro Cammarano. Si torna a Puccini alle ore 15.00 quando Angelo Foletto dialogherà con Riccardo Chailly, direttore musicale del Teatro alla Scala e interprete pucciniano di riferimento. Il convegno è aperto al pubblico con prenotazione consigliata su www.ipomeriggi.it
 
Alle ore 17, in Sala Grande, per ricordare il profondo legame tra il Teatro Dal Verme e Giacomo Puccini – che in questo luogo al centro di Milano debuttò ancora sconosciuto nel 1884 – l’Orchestra I Pomeriggi Musicali diretta da Diego Fasolis, eseguirà la stessa opera di allora, Le Willis, in forma di concerto. Interpreti vocali sono Francesca Sassu (Anna), Giuseppe Talamo (Roberto), Marco Bussi (Guglielmo Gulf) con il Coro della Radio Svizzera. Un appuntamento in collaborazione con il Comitato Nazionale per le Celebrazioni Pucciniane che verrà replicato anche all’Auditorio Stelio Molo della RSI a Lugano il 6 ottobre alle ore 20.30.
I biglietti per Le Willis hanno un costo da 11 a 20 euro (intero) e da 9 a 16 euro (ridotto per gli under 30, gli over 60, gruppi, associazioni ed enti convenzionati)

«L’opera d’esordio del neodiplomato al Conservatorio di Milano – scrive Raffaele Mellace nelle note di sala – fu sollecitata dal concorso indetto nel 1883 dalla rivista “Il teatro illustrato” dell’editore Sonzogno. Grazie ai buoni uffici del suo maestro, Amilcare Ponchielli, Puccini entrò in contatto con il poeta scapigliato Ferdinando Fontana, che gli fornì un libretto tratto dal racconto Les Willis (1852) di Alphonse Karr, ispirato a una leggenda slava già sfruttata da Heinrich Heine. Propugnatore d’un robusto rinnovamento del melodramma, Fontana sosteneva una formula innovativa di “spettacolo sinfonico scenico”: esattamente il formato che, nel rinnovato equilibrio tra componente vocale, strumentale e coreutica, la “leggenda in un atto in due parti” Le Willis (non ancora “opera-ballo”) intende realizzare. Coerente con tale intento è la scelta d’un soggetto fantastico, estraneo alla tradizione dell’opera italiana, incentrato sulla leggenda delle Villi, ragazze abbandonate dai loro amanti, che, morte per amore, perseguitano come spettri i fedifraghi, reclamando vendetta. Fresco di bocciatura al concorso Sonzogno, Puccini ebbe comunque l’onore, sostenuto dai musicofili dell’aristocrazia e della finanza milanese, di vedere l’opera in scena in questo Teatro Dal Verme il 31 maggio 1884. Il titolo aveva peraltro prontamente attirato l’interesse dell’editore Giulio Ricordi, acutissimo talent scout, che sin dall’inizio potrebbe aver progettato con Ponchielli un percorso che aggirasse il rivale Sonzogno. Come che sia, l’opera incontrò successo, fu acquisita da Casa Ricordi e, rivista col titolo Le Villi (vi venne ad esempio introdotta la romanza di Roberto, assente nell’originale), l’inverno successivo sarebbe stata riproposta al Regio di Torino e alla Scala. Consumata in un’ora scarsa, la vicenda, identica nelle due versioni, coglie i fidanzati Anna e Roberto (con loro, soprano e tenore, compare solo un terzo solista, il padre di lei, baritono) nel momento in cui quest’ultimo è in procinto di partire per la città, dalla quale, dimentico delle sacre promesse, non farà ritorno. Anna ne morirà di dolore ma non invendicata: quando Roberto riprenderà finalmente la strada del villaggio, s’imbatterà nello spettro della fidanzata che, insieme alle Villi sue compagne, trascinandolo in una danza macabra ne decreterà la perdizione».