Torna in scena per sei rappresentazioni dal 17 ottobre al 7 novembre La Fille du régiment di Gaetano Donizetti nel celebre allestimento firmato da Laurent Pelly, andato in scena per la prima volta nel 2007 al Covent Garden di Londra e che, dopo aver viaggiato tra New York (Metropolitan Opera House), Vienna (Staatsoper) e Parigi (Opéra), approda sul palco del Piermarini. Protagonista Juan Diego Flórez, che fece notizia nello stesso 2007 alla Scala (nell’edizione diretta da Abel per la regia di Crivelli) bissando la cabaletta “Pour mon âme”, famosa per i suoi nove do di petto. Accanto a lui Marie è interpretata da Julie Fuchs, soprano che si trova particolarmente a suo agio nel repertorio belcantistico; Pietro Spagnoli è Sulpice, Géraldine Chauvet la Marchesa di Berkenfeld, Pierre Doyen interpreta Hortensius. Barbara Frittoli, una delle artiste più amate dal pubblico scaligero, torna al Piermarini con il ruolo cameo della Duchessa di Crakentorp. Sarà Evelino Pidò a dirigere Orchestra e Coro del Teatro alla Scala; il maestro torinese aveva diretto nel 2024 Don Pasquale, altro capolavoro donizettiano concepito durante il soggiorno a Parigi.
La Fille du régiment - su libretto di Jean-François-Alfred Bayard e Jules-Henry Vernoy de Saint-Georges - non è una classica opera italiana come Don Pasquale, ma un’opéra-comique, con cui Donizetti si sforzava di adattarsi alle regole di un genere profondamente francese, basato su un vivace equilibrio tra parti cantate e parti recitate. Il soggetto della vivandiera del reggimento aveva già dato spunto a numerose commedie popolari rappresentate nei teatri di Parigi e aveva avuto risonanza anche in letteratura. Donizetti ammicca al nuovo ceto medio parigino: la vicenda della trovatella di nobili origini che sfugge a un infelice matrimonio combinato tocca un tasto al quale la borghesia orléanista, che in Francia rimase al potere almeno fino alla Terza Repubblica, è particolarmente sensibile. Il reggimento, che accoglie l’orfana, doveva corrispondere a un ideale di integrazione e concordia sociale, tipico di una classe che accoglie i ceti subalterni e favorisce la promozione dell’individuo, contrapposto alla visione di una società ingessata propria dell’aristocrazia sconfitta dalla rivoluzione del 1830. Laurent Pelly colloca l’opera nel pieno della Prima Guerra Mondiale, trasponendo nel Novecento la vicenda originariamente ambientata in Tirolo nel 1805.
“Di solito, Marie - dichiara Laurent Pelly - sembra la classica vivandiera napoleonica burbera. Per me invece è una ragazza che è stata cresciuta come un ragazzo: l’innamoramento con Tonio è uno choc, il momento in cui si scopre donna. Allo stesso tempo, la figlia del reggimento è comunque una figlia, quindi le vengono assegnate delle mansioni tipicamente femminili, almeno nella visione misogina e fallocratica dell’Armée. È per questo che all’inizio appare come una casalinga frustrata alle prese con gli innumerevoli lavori di casa, una desperate housewife”. Donizetti fu del resto artista che mai rinunciò a sondare le emozioni del cuore femminile, mettendo al servizio del teatro un infallibile istinto sulle questioni del cuore, mai rinunciando a tentare di scardinare le ipocrisie nelle quali il femminile è stato suo malgrado costretto dal pregiudizio maschile.
La Fille du régiment manca dunque dal Piermarini da 18 anni. La cronologia scaligera ricorda queste esecuzioni al Teatro alla Scala: ottobre 1840 (maestro al cembalo Giacomo Panizza, con Lorenzo Salvi e Luigia Abbadia); marzo 1928 (direttore Gabriele Santini, messa in scena di Giovacchino Forzano, con Enzo de Muro Lo Manto e Toti Dal Monte); febbraio/marzo 1968 (direttore d’orchestra Nino Sanzogno; regia Margherita Wallmann; con Luciano Pavarotti e Mirella Freni / Maria Luisa Cioni); febbraio 1969 (direttore Nino Sanzogno, regia di Margherita Wallmann, con Luciano Pavarotti / Ugo Benelli e Mirella Freni); giugno/luglio 1996 (direttore Donato Renzetti, regia di Filippo Crivelli, con Paul- Austin Kelly / Stanford Olsen e Mariella Devia / Valeria Esposito); febbraio/marzo 2007 (direttore Yves Abel / Roberto Rizzi Brignoli, regia di Filippo Crivelli, con Juan Diego Flórez / Shalva Mukeria e Desirée Rancatore / Nino Machaidze).
foto Brescia/Amisano – Teatro alla Scala

Nessun commento:
Posta un commento