giovedì 23 ottobre 2025

MITO, MELODIA E SCAPIGLIATURA: ARRIVANO LE VILLI, L’ESORDIO OPERISTICO DI PUCCINI IN SCENA A VERONA

 

Scritta rapidamente dal venticinquenne Puccini per un concorso -che non vinse-, la breve opera Le Villi lo avviò con successo nel mondo musicale: gli valse un contratto con l’editore Ricordi e un posto di primo piano tra i giovani operisti di fine ‘800. Sia per il soggetto che per la resa musicale, Le Villi si pone da subito come un’opera sospesa tra due mondi e due epoche: non solo quello terreno e quello soprannaturale della vicenda, ma anche tra Italia e Germania, fra tradizione e provocazione. Da un lato, la generosità della melodia e il trattamento delle voci, ben radicate nel melodramma italiano, dall’altro la ricercatezza della strumentazione e la scelta di un soggetto volutamente vicini al mondo teutonico e a Wagner.
Spiriti dei boschi, ninfe della mitologia slava e celtica -ma presenti con alcune varianti in ogni folklore- le Villi si manifestano al chiaro di luna come fanciulle di delicata bellezza ma assai pericolose, poiché costringono i traditori a danzare fino alla morte. Così terrorizzano i personaggi maschili pucciniani, per vendicare l’amore tradito di Anna. L’opera arriva per la prima volta sul palcoscenico del Teatro Filarmonico, dal 26 ottobre al 2 novembre per quattro spettacoli con la regia di Pier Francesco Maestrini e la direzione di Alessandro Cadario.
Nel 1883, Puccini non era ancora Puccini: appena diplomato al Conservatorio di Milano, fu spinto dal suo maestro Ponchielli a partecipare ad un concorso bandito dall’editore Sonzogno per una nuova opera in un atto unico. Fu messo rapidamente in contatto con Ferdinando Fontana (nell'immagine, con Puccini attorno al 1885), scrittore e verseggiatore prolifico, che gli fornì il libretto di Le Willis (presto divenute le più italiche Villi). Il soggetto era tratto da una novella di Alphonse Karr negli stessi anni in cui Théophile Gautier l’aveva sviluppato per un balletto destinato a diventare celeberrimo, Giselle, con musica di Adolphe Adam. L’atto unico (consegnato all’ultimo e in forma manoscritta) non vinse il concorso ma con un finanziamento andò in scena comunque al Teatro Dal Verme il 31 maggio 1884 (alla prima esecuzione partecipò in orchestra l’amico e compagno di studi Pietro Mascagni). L’editore Ricordi legò subito a sé il giovane Puccini, e il mondo musicale cominciò a parlare del giovane lucchese che aveva scritto questo atto unico “scapigliato”.
È infatti l’ambiente della Scapigliatura milanese, anche se già al tramonto della sua breve stagione, ad influenzare Le Villi: lo stesso in cui mossero i primi passi -talvolta con fiaschi clamorosi- Amilcare Ponchielli con la sua Gioconda, Arrigo Boito con Mefistofele, Franco Faccio con Amleto. Una poesia colta e mobile che tenta di rompere gli stilemi tradizionali, una scelta di soggetti volutamente scabrosi o tenebrosi, con gusto per l’orrore e il mistero, un’influenza d’Oltralpe, tanto francese quanto più tedesca, nel tentativo di liberare la chiusura delle forme musicali con il fluire della rivoluzione wagneriana. Le Villi contiene tutto ciò in una durata contenuta (poco più di un’ora di musica) ma con grande ambizione.
L’opera arrivò alla sua forma attuale dopo tre diversi rimaneggiamenti, durante i quali vennero inseriti un doppio intermezzo affidato a brani sinfonici e una voce recitante (altra scelta inedita per l’epoca). In tutta la sua originalità -presto passata di moda e oscurata dai successi più maturi di Puccini, a cominciare da Manon Lescaut (1893) e La Bohème (1896), Le Villi viene rappresentata per la prima volta integralmente al Teatro Filarmonico solo oggi, ad oltre 140 anni dal suo debutto.
Per l’occasione, da domenica 26 ottobre è in scena il recente allestimento del Teatro Regio di Torino firmato dal regista Pier Francesco Maestrini (a Verona già creatore di un fortunato Barbiere rossiniano), con le scene di Juan Guillermo Nova (scenografo anche per l’Arena), i costumi di Luca Dall’Alpi, le luci di Bruno Ciulli e i movimenti di mimi e figuranti curati da Michele Cosentino. Nel cast giovani artisti dalla carriera internazionale applauditi nelle ultime stagioni veronesi: l’innamorata Anna è interpretata dal soprano Sara Cortolezzis (nella foto a sinistra), suo padre Guglielmo dal baritono Gezim Myshketa, mentre l’amante infedele e tormentato è il tenore Galeano Salas. Fondamentale in quest’opera il respiro sinfonico, affidato all’Orchestra di Fondazione Arena diretta dal Maestro Alessandro Cadario, con il Coro preparato da Roberto Gabbiani. Dopo la prima, si replica mercoledì 29 ottobre alle 19, venerdì 31 ottobre alle 20 e domenica 2 novembre alle 15.30.


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