giovedì 30 ottobre 2025

IUC: 1 novembre . Apokàlypsis di Marcello Panni

 

Istituzione Universitaria dei Concerti
I CONCERTI DELL’AULA MAGNA
81a Stagione 2025 | 2026
Sabato 1 novembre . ore 18.30 
Apokàlypsis 
di Marcello Panni (Edizioni Musicali Rai Com)
CORO VOCI BIANCHE 
DELL’ ACCADEMIA DI SANTA CECILIA 
Claudia Morelli maestra del coro 
CORO GOFFREDO PETRASSI 
Stefano Cucci maestro del coro 
BANDA NAZIONALE DELL'ESERCITO ITALIANO 
Filippo Cangiamila direttore 
FRANCESCO SICILIANO voce recitante 
SYLVIA MILTON voce recitante 
MARCELLO PANNI direttore
 
Prolusione di 
S.Em. Card. GIANFRANCO RAVASI 
Marcello Panni 
Apokàlypsis. Oratorio in sette quadri e due parti con un prologo ed un epilogo. 
Tratto dall'Apocalisse di Giovanni. 
Libretto e Musica di Marcello Panni (Edizioni Musicali Rai Com)
Per 2 voci recitanti, coro misto, coro di voci bianche, strumenti a fiato e percussioni 


Sabato 1° novembre ore 18.30 l’Istituzione Universitaria dei Concerti ospita in l’Aula Magna Apokàlypsis. Oratorio in sette quadri e due parti con un prologo ed un epilogo, su libretto e musica di Marcello Panni che riesce a tradurre l’Apocalisse di Giovanni, l’ultimo e il più misterioso dei libri della Bibbia, con i suoi simbolismi complessi e le sue potenti icone, in suoni e ritmi, senza semplificarlo o snaturarlo. Il concerto, che vede sul podio Marcello Panni, sarà introdotto da S.Em. Card. Gianfranco Ravasi e si avvale del Coro di Voci Bianche dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia diretto da Claudia Morelli (nella foto in basso), del Coro Goffredo Petrassi diretto da Stefano Cucci, della Banda Nazionale dell’Esercito Italiano diretta da Filippo Cangiamila, e infine delle voci recitanti di Francesco Siciliano e di Sylvia Milton.


La musica, affidata a 31 strumenti a fiato e 4 percussionisti, che hanno anche il compito di azionare dei meccanismi teatrali per riprodurre i rumori della tempesta, del tuono, delle fiamme e del terremoto, intende evocare una sacralità primitiva, e nello stesso momento senza tempo, e lo fa con un’armonia dissonante, basata su scale difettive, tipiche della musica aborigena sudamericana. Due le voci recitanti del celebre e visionario testo: un uomo (Giovanni) e una donna (la Sposa Celeste). A loro si affiancano due cori: uno di voci bianche (gli Angeli) e uno, diviso in Ventiquattro Anziani e quattro Esseri Viventi (Leone, Vitello, Uomo e Aquila), che cantano in latino con frammenti in italiano, francese, inglese, tedesco, spagnolo e, nel finale, greco.
Il testo dell’Oratorio Apokàlypsis - racconta Marcello Panni (nella foto) - è un estratto di brani dal libro dell’Apocalisse di Giovanni, l’ultimo e il più misterioso dei libri della Bibbia; la scelta dei versetti è stata fatta secondo le indicazioni di uno dei massimi intenditori delle Sacre Scritture, S.E. il Cardinale Gianfranco Ravasi.
Dalle sue indicazioni ho tratto un libretto per una moderna sacra rappresentazione con  due voci recitanti, un uomo e una donna,  che recitano i versetti in italiano , alternandosi e  a volte sovrapponendosi all’orchestra e al coro, che invece intona la versione  in  latino, ma  anche in alcuni punti in francese, inglese, tedesco, spagnolo, e nel finale in greco, lingua in cui probabilmente si è diffusa l’Apocalisse nei primi secoli del cristianesimo.
La visione di Giovanni è tutta piena di riferimenti alla musica: suonano, e più volte, le 7 trombe e le arpe,  si intonano cori angelici e di Anziani, che adorano l’Agnello, per non tacere dei rumori naturali della tempesta, del tuono, del divampare delle fiamme.
Come dare corpo a questa gigantesca visione sonora ? Come  incarnare quegli strumenti, che tante volte abbiamo visto negli affreschi di Giotto, Beato Angelico, Signorelli?  
Varie sono state le mie scelte: simbolicamente ho adottato  il numero sette come elemento portante ritmico e strutturale della musica . Non sono forse sette le note e sette i cieli , che ruotando attorno alla Terra producono l’Armonie delle Sfere? Sette sono anche i quadri, come grandi affreschi, che compongono l’oratorio, con un prologo e un epilogo, in tutto 9 ( altro numero magico, 3 alla seconda, cioè la Trinità  al quadrato!). Ma la cosa più difficile era scegliere lo stile armonico e melodico di un testo così complesso. 
Rinunciando a  un Apocalisse tecnologica con effetti elettronici e stile cinematografico, (era la soluzione più ovvia ), ho scelto una lettura austera che evochi piuttosto un rito sciamanico, una sacralità primitiva, una cerimonia antica e senza tempo, con elementi di folklore e la cui ispirazione mi viene dalle  37 gigantesche tappezzerie medioevali dell’Apocalisse di Angers, che conosco e amo da molti anni, tessute  per le grandi solennità della sua Cattedrale.  Ho scelto di prendere come temi principali alcune melodie sciamaniche di origine aborigena del Sud America, innestandole su un evocazione di  forme  contrappuntistiche  medioevali ( motetus, conductus, organum) e della solmizzazione gregoriana. L’armonia sarà aspra  e dissonante basata su incontri politonali di scale difettive, tipiche della musica aborigena. Dovendo dare un riferimento comprensibile, penserei alla Création du Monde e a La mort d’un Tyran  di Darius Milhaud o a Laborintus II del suo allievo e mio maestro Luciano Berio.        

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