venerdì 10 gennaio 2025

Riccardo Chailly dirige la Settima di Mahler per l’inaugurazione della nuova stagione Filarmonica

 

La quarantatreesima stagione della Filarmonica della Scala, realizzata in collaborazione con il Main Partner UniCredit, s’inaugura lunedì 27 gennaio alle ore 20 al Teatro alla Scala con Riccardo Chailly sul podio. In programma c’è la Sinfonia n. 7 in mi minore di Gustav Mahler, che il direttore principale ha diretto l’ultima volta con la Filarmonica nel 2011.
Dalla nomina di Chailly a Direttore Principale della Filarmonica della Scala nel 2015, la musica di Gustav Mahler ha accompagnato il percorso sinfonico del Maestro al pari di quella dei grandi autori russi, così come quella di Giuseppe Verdi e di Giacomo Puccini in ambito operistico. In dieci anni ha ripercorso l’intero ciclo: la Prima nel 2015, la Terza nel 2018, Quarta, Quinta e Sesta nel 2019, la Seconda nel 2022, e l’Ottava nel 2023, la Nona riveste un ruolo particolare, ed era stata scelta da Chailly nel 1991 per il suo primo concerto in omaggio a Claudio Abbado, che l’aveva diretta per il primo concerto della Filarmonica. Tante le riprese delle sinfonie mahleriane anche in tournée e all’estero per un totale di 33 esecuzioni, tra queste anche la partecipazione al Festival Mahler all’Auditorium di Milano e nei concerti a Barcellona, Madrid, Amburgo e Francoforte nel 2022. Questa Settima costituisce quindi il climax ideale di un percorso decennale che ha attraversato anche i numeri sinfonici meno eseguiti.
«In questi anni abbiamo affrontato tutte le sinfonie di Mahler, mancava solo la Settima, che può essere vista come una rivisitazione, da parte del compositore, di tutte le precedenti sinfonie». Chailly spiega: «Una partitura che è forse la più difficile da eseguire e da dirigere, iniziamo con una grande sfida e un capolavoro assoluto, che non segna il tempo». Il Maestro ci accompagna nel percorso della sinfonia, tanto apprezzata dalla critica fin dalla prima esecuzione quanto tortuosa nella sua gestazione: «La sinfonia si apre con una marcia funebre, che torna ogni volta con toni appassionati e minacciosi, alternandosi a momenti agresti descritti dai campanacci di montagna, quasi con l’idea di potersi staccare dal mondo, per poi tornare nella tragedia della marcia funebre. Il secondo movimento è un bellissimo notturno, dove appare però un motto tratto dalla Sesta Sinfonia, un accordo maggiore e poi minore, un’ossessione che premonisce la tragedia. Per il terzo movimento, uno scherzo, Mahler lascia un’indicazione per il direttore e per gli orchestrali: Schattenhaft, “spettrale”. È un vortice infernale di una musica in tre quarti che ricorda il valzer viennese, come una furibonda danza con il destino. Un Ländler centrale forma il Trio, che porta a una serenità apparente. Il quarto movimento è ancora un notturno in cui l’orchestra si dirada in una trasparenza straordinaria per accogliere il primo violino, che espone la melodia di apertura, poi si aggiungono l’arpa e il mandolino. Strumenti inusuali per allora, che danno l’idea di questo colore notturno, antitetico alla negatività vissuta finora. Il Rondò finale è un vero passo di bravura orchestrale. Si comincia con il timpano solista cui segue una fanfara degli ottoni che torna otto volte creando un percorso circolare. La penultima battuta è un’armonia distorta, un’ipotetica felicità raggiunta ma in modo illusorio. Tutta la sinfonia si sospende all’ottantesimo minuto, alla fine c’è un colpo di tutta l’orchestra che chiude con l’accordo di do maggiore».
 

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