Sabato 1° febbraio 2025 ore 20
Auditorium di Milano, Largo Mahler
Sergej Rachmaninov
Sinfonia n. 2 in Mi minore op. 27
Orchestra Sinfonica Amatoriale di
Milano
Andrea Oddone Direttore
Questa importante costola del programma Discovery dell’Orchestra
Sinfonica di Milano sale sul palco dell’Auditorium di Milano sabato 1° febbraio alle ore 20 sotto
la guida del M. Andrea Oddone (nella foto a sinistra), la cui proficua collaborazione con la Fondazione
prosegue da anni e si conferma anche in questa Stagione, con una delle pagine sinfoniche più
struggenti e impegnative del secolo scorso: la Sinfonia n.2 in Mi minore op.27 di Sergej Rachmaninov,
composizione che, al tempo in cui fu composta, nel 1908, ebbe un successo strepitoso. Recita una
cronaca del tempo: “Alcuni giorni fa entrambe le capitali sono state testimoni di un evento raro:
ad un concerto sinfonico organizzato dalla Società Musicale Russa la comparsa sul palcoscenico di
Sergej Vasil’evič Rachmaninov è stata accolta con sorprendente unanimità.
L'applauso, i suoni dell'orchestra, le migliaia di
mani protese, tutto questo si è fuso in un unico pensiero: che in
Sergej Rachmaninov abbiamo non solo un artista eminente, ma un uomo che è caro ai nostri
cuori”.
Opera straordinaria che risente dell’influenza di Čajkovskij e di Rimskij-Korsakov pur non disdegnando le innovazioni di Richard Strauss, la Seconda ha una struttura in quattro movimenti con un’introduzione lenta, lo Scherzo al secondo posto e l’Adagio al terzo. L’intera composizione si basa su due temi: quello, brevissimo, d’apertura dell’introduzione, esposto da violoncelli e contrabbassi nelle prime due battute (dal quale deriverà, fra l’altro, il primo tema della forma- sonata iniziale), e quello, tanto famoso e sfruttato da potersi considerare un vero e proprio tòpos del romanticismo, del Dies Irae gregoriano, utilizzato da Rachmaninov in svariati altri lavori sinfonici e corali – vale la pena di citare almeno il poema sinfonico “L’Isola dei morti” (1908), la “Rapsodia sopra un tema di Paganini” (1934) e le “Danze Sinfoniche” (1943). Centrale nella composizione è il movimento lento, che presenta un lungo e languido assolo di clarinetto la cui dolcezza spinse il critico Julij Dmitrievič Engel’ ad esprimersi in questi termini: “Questa parte cattura l’ascoltatore con la sua infinita ricchezza di contrasti… nel suo sviluppo tematico cambia i suoi colori come un camaleonte, e tuttavia rimane trasparente e coerente. Si sente la necessità di affermare che questa sezione della Sinfonia è migliore delle altre, ma se si ripensa agli altri movimenti si comincia a dubitarne”.
Opera straordinaria che risente dell’influenza di Čajkovskij e di Rimskij-Korsakov pur non disdegnando le innovazioni di Richard Strauss, la Seconda ha una struttura in quattro movimenti con un’introduzione lenta, lo Scherzo al secondo posto e l’Adagio al terzo. L’intera composizione si basa su due temi: quello, brevissimo, d’apertura dell’introduzione, esposto da violoncelli e contrabbassi nelle prime due battute (dal quale deriverà, fra l’altro, il primo tema della forma- sonata iniziale), e quello, tanto famoso e sfruttato da potersi considerare un vero e proprio tòpos del romanticismo, del Dies Irae gregoriano, utilizzato da Rachmaninov in svariati altri lavori sinfonici e corali – vale la pena di citare almeno il poema sinfonico “L’Isola dei morti” (1908), la “Rapsodia sopra un tema di Paganini” (1934) e le “Danze Sinfoniche” (1943). Centrale nella composizione è il movimento lento, che presenta un lungo e languido assolo di clarinetto la cui dolcezza spinse il critico Julij Dmitrievič Engel’ ad esprimersi in questi termini: “Questa parte cattura l’ascoltatore con la sua infinita ricchezza di contrasti… nel suo sviluppo tematico cambia i suoi colori come un camaleonte, e tuttavia rimane trasparente e coerente. Si sente la necessità di affermare che questa sezione della Sinfonia è migliore delle altre, ma se si ripensa agli altri movimenti si comincia a dubitarne”.
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