giovedì 23 gennaio 2025

Alpesh Chauhan dirige il 24,25 e 26 gennaio, l’Orchestra del Teatro La Fenice al Malibran in programma musiche di Mendelssohn, Darius Milhaud, Louise Farrenc e la Terza Sinfonia Renana di Schumann



Alpesh Chauhan torna alla testa dell’Orchestra del Teatro La Fenice nel prossimo appuntamento della Stagione Sinfonica 2024-2025 della Fondazione Teatro La Fenice, in programma al Teatro Malibran venerdì 24 gennaio 2025 ore 20.00 (turno S), sabato 25 gennaio ore 20.00 (replica riservata agli under35) e domenica 26 gennaio 2025 ore 17.00 (turno U). Il maestro britannico, attualmente direttore ospite principale della Düsseldorfer Symphoniker Orchestra e direttore musicale della Birmingham Opera Company, guiderà la compagine veneziana nell’esecuzione di un programma articolato e di grande interesse: aprirà la serata l’ouverture Meeresstille und glückliche Fahrt op. 27 di Felix Mendelssohn Bartholdy; seguirà Le Boeuf sur le toit di Darius Milhaud; poi l’Ouverture n. 2 in mi bemolle maggiore op. 24 di Louise Farrenc; infine chiuderà la serata la Sinfonia n. 3 in mi bemolle maggiore op. 97 Renana di Robert Schumann.
            La composizione Meeresstille und glückliche Fahrt op. 27 di Felix Mendelssohn Bartholdy (1809-1847) trae ispirazione da un dittico liederistico di Johann Wolfgang von Goethe, caratterizzato dal contrasto paratattico tra lo stato di esasperante quiete della bonaccia (Meeresstille) e la felice eccitazione di una traversata via mare (glückliche Fahrt). Non solo pennellate naturalistiche, ma descrizione delle sensazioni dell’uomo-nocchiero di fronte agli ingestibili eventi della natura. La fortuna in musica di questo testo si deve soprattutto all’ouverture da concerto mendelssohniana del 1828 (il primo ad accostarvisi fu però Beethoven; seguirono Schubert, Reichardt, Tomášek e l’orvietano Luigi Mancinelli): Goethe nutriva per il compositore affetto e ammirazione, contraccambiati dal ventenne Felix che lo elesse a modello di sensibilità poetica.
Darius Milhaud (1892-1974) compose Le Boeuf sur le toit (Il bue sul tetto) durante la prima guerra mondiale, mentre, tra il 1916 e il 1918, viveva a Rio de Janeiro come segretario di Paul Claudel, allora ambasciatore francese in Brasile. Il periodo trascorso nel Paese sudamericano lasciò al compositore graditi ricordi di musiche popolari e di danza, che furono alla base di alcuni lavori, tra i quali questa partitura, che andò in scena a Parigi il 21 febbraio 1920 al teatro degli Champs Elysées come balletto-pantomima ideato da Jean Cocteau. Il brano, anche in un contesto concertistico, senza film e senza le invenzioni di Cocteau, si rivela vitalissimo e sapientemente costruito. Tra gli autori brasiliani di cui si riprendono ritmi e melodie vi sono Marcelo Tupinamba ed Ernesto Nazareth, ma il tema che ritorna più volte come il refrain di un rondò è elaborato dallo stesso Milhaud e a lui appartengono soprattutto le armonie politonali (i giochi di sovrapposizioni di tonalità diverse), i sapienti intrecci del materiale, i nitidi colori dell’orchestra.
            Louise Farrenc (si chiamava Dumont, ma fu nota con il cognome del marito) era nata a Parigi il 31 maggio 1804 e vi morì il 15 settembre 1875. Era la sorella dello scultore Auguste Dumont. Già adolescente aveva rivelato doti musicali non comuni, come pianista e compositrice. Dal 1842 al 1873 insegnò pianoforte al Conservatorio di Parigi. Le sue musiche pianistiche, pubblicate dal marito, ebbero notevole diffusione, ma la sua produzione non si limita al pianoforte e comprende una dozzina di pezzi da camera e alcuni lavori per orchestra. Tutti questi lavori, a differenze delle opere pianistiche, durante la vita della Farrenc rimasero inediti. La seconda Ouverture op. 24 in mi bemolle maggiore, insieme con quella immediatamente precedente, di concezione molto simile, è la prima esperienza orchestrale della compositrice.
La Terza Sinfonia in mi bemolle maggiore op. 97 di Robert Schumann (1810-1856) appartiene all’ultima fase della sua produzione e si colloca nel momento di energia creativa che seguì al trasferimento a Düsseldorf, dove nel 1850 aveva accettato il posto di direttore musicale dei concerti. Qui, Schumann stesso ne diresse la prima esecuzione il 6 febbraio 1851. Ad alcuni anni di distanza dalla tormentatissima, febbrile, visionaria Seconda, la Terza ha un carattere profondamente diverso, che si è soliti associare alla breve felicità dei primi mesi di Düsseldorf. La denominazione di Renana non risale a Schumann, ma alla testimonianza di Joseph Wilhelm von Wasielewski, suo primo biografo e suo assistente a Düsseldorf. Secondo Wasielewski, per due dei movimenti centrali
Schumann aveva pensato anche a dei titoli di forte immediatezza evocativa; ma rinunciò per evitare
che venissero intesi come veri e propri ‘programmi’. Al di là dei titoli cancellati, il carattere, l’idea poetica, la Stimmung della Terza Sinfonia si riconducono al germanesimo di Schumann, al culto romantico della patria tedesca, e a uno degli elementi chiave di tale culto, la religione del Reno: il Reno come paesaggio dell’anima, come mito in cui convergono memorie storiche, tradizioni artistiche, suggestioni della natura sentita misticamente e poeticamente.
In occasione dell’evento diretto da Alpesh Chauhan, si rinnoverà il consueto appuntamento con le conferenze di approfondimento della Stagione Sinfonica: il concerto di venerdì 24 gennaio 2025 sarà infatti preceduto da un incontro a ingresso libero con il musicologo Roberto Mori, che dalle 19.20 alle ore 19.40 illustrerà il programma musicale della serata.

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