giovedì 23 gennaio 2025

SUL PODIO DEI POMERIGGI MUSICALI TORNA GEORGE PEHLIVANIAN CON IL VIOLINISTA STEFAN MILENKOVICH - In programma musiche di Komitas, il Concerto per violino n. 2 di Prokof’ev e la Settima Sinfonia di Beethoven

 

Torna attesissimo il direttore d’orchestra George Pehlivanian (nella foto in alto, di Daverio Alessandri) per l’80a stagione concertistica 2024/2025 dei Pomeriggi Musicali “80 anni suonati” al Teatro Dal Verme giovedì 23 (ore 10 e ore 20) e sabato 18 gennaio (ore 17).
In programma la Suite armena di Padre Komitas, quindi il Concerto n. 2 per violino e orchestra op. 63 di Sergej Prokof’ev affidato al celebre violinista serbo Stefan Milenkovich (nella foto a destra) e, nella seconda parte la Sinfonia n. 7 in La maggiore op. 92 di Ludwig van Beethoven.
«”Musica di grandi eventi”. Il titolo di queste note – scrive Raffaele Mellace – è preso in prestito da una dichiarazione di Sergej Prokof’ev, uno degli autori in programma. Il concetto ben si adatta infatti ai lavori proposti, gravidi di Storia, aperti a implicazioni che travalicano l’individuo, destinati alle folle. Di grande rilevanza collettiva è sicuramente la musica del padre Komitas (il nome, assunto all’ordinazione, richiama un compositore di inni del VII secolo), figura tragica e modernissima di monaco, assurto a simbolo dell’identità armena. Addottoratosi a Berlino nel 1895, Komitas fu attivissimo nella ricerca etnomusicologica, esercitata sul campo trascrivendo personalmente nei villaggi migliaia di melodie tradizionali armene, curde, persiane e turche, poi rivisitate in composizioni anche molto ambiziose. Il suo apostolato per la musica e la cultura armena culminò nel Congresso della Società internazionale di musicologia di Parigi nella primavera 1914, alla vigilia della Grande guerra, con relazioni e un concerto nella chiesa armena. Nel 1915, nelle prime fasi del genocidio perpetrato dai turchi, Komitas fu deportato, trauma da cui non si riprese più. […] In quella stessa Parigi che assistette all’apostolato per la cultura armena di padre Komitas, Sergej Prokof’ev scrisse il tema principale del primo movimento del Concerto per violino n. 2, lavoro di respiro davvero internazionale, a dimostrazione della “vita nomade” dell’autore a quei tempi: il secondo movimento fu infatti composto a Voronež, in Russia, l’orchestrazione fu ultimata a Baku, in Azerbaijan, e la “prima” avvenne a Madrid il 1° dicembre 1935, nell’anno in cui il povero padre Komitas si spegneva in un ospedale psichiatrico di Parigi. Intercettiamo Prokof’ev a una svolta esistenziale, la vigilia del rientro definitivo (1936) in Unione Sovietica dopo diciotto anni di peregrinazioni tra Stati Uniti ed Europa, inclusa la Parigi di Ravel e Debussy. L’ultima commissione occidentale del compositore russo nasce per il violinista francese Robert Soëtens, che con il collega Samuel Dushkin, dedicatario nel 1931 del Concerto per violino di Stravinskij, aveva interpretato la “prima” della Sonata per due violini di Prokof’ev. Concepito in origine anch’esso come sonata, il Concerto in Sol minore è un gioiello di poesia crepuscolare, caratterizzato da quel terso lirismo che costituisce lo splendido marchio di fabbrica dell’ispirazione di questo gigante del Novecento. […]  Musica che pare realizzare le idee espresse nel 1931 sulla missione del compositore: “È passato il tempo in cui la musica veniva creata per un manipolo di esteti. Oggi vaste folle popolari sono giunte faccia a faccia con la musica seria e se ne stanno in attesa con ardente impazienza. […] Le folle amano la grande musica, la musica di grandi eventi, di grandi amori, di vivide danze. Esse capiscono assai più di quanto credano taluni compositori”. Di folle e di Storia parla il capolavoro beethoveniano che conclude il programma odierno. Umiliata dall’occupazione francese e quindi costretta a un armistizio oneroso, Vienna, patria adottiva di Beethoven, offriva uno spettacolo che il 26 giugno 1809, dieci giorni prima della vittoria di Napoleone a Wagram, Beethoven commentava con queste parole: “Che devastazione e sconquasso attorno a me, nient’altro che tamburi, cannoni, afflizione umana d’ogni genere». Il furore delle armi e le drammatiche difficoltà dei tempi, ahinoi tanto attuali, lungi dal restare ai margini delle composizioni beethoveniane, vi si riversano imperiosamente e impregnano l’invenzione musicale influenzando in misura determinante la qualità della scrittura. Sarebbe impossibile concepire una partitura simile prescindendo dal contesto storico-culturale di un’Europa avviata a completare un secondo decennio di guerre, rivoluzionarie prima e napoleoniche poi: andranno ricondotte al rumore della Storia, meno indirettamente di quanto si potrebbe supporre, la spiccata propensione alla gestualità, le sonorità marziali, l’immagine sonora di un sublime che in quella stagione tanto inquieta non poteva se non assumere il tono d’uno stile eroico. Nacque in quel contesto la Settima sinfonia […]: fragorosa musica di guerra, corroborata dall’ubiquo protagonismo dei fiati, in grado di trasformare il rumore della Storia in pura euforia dionisiaca».
 
 
Milano, Teatro Dal Verme
giovedì 23 gennaio 2025, ore 10 (in anteprima) e ore 20
sabato 25 gennaio 2025, ore 17
direttore George Pehlivanian
violino Stefan Milenkovich
Orchestra I Pomeriggi Musicali
 
Padre Komitas
(Kütahya 1869 – Parigi 1935 )
Suite armena
 
Sergej Prokof’ev
(Soncovka 1891 – Mosca 1953)
Concerto n. 2 per violino e orchestra op. 63
– Allegro moderato
– Andante assai
– Allegro ben marcato
 
Ludwig van Beethoven
(Bonn 1770 – Vienna 1827)
Sinfonia n. 7 in La maggiore op. 92
– Poco sostenuto - Vivace
– Allegretto
– Presto
– Allegro con brio

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