Va in scena al Teatro Comunale Pavarotti-Freni di Modena venerdì 24 gennaio 2025 alle 20 e domenica 26 alle 15.30 Giulio Cesare, l’opera più conosciuta di Georg Friedrich Händel, in un nuovo spettacolo firmato da Chiara Muti. La direzione musicale è affidata a Ottavio Dantone alla guida dell’Accademia Bizantina, a partire dagli anni Ottanta uno dei complessi più apprezzati per l’interpretazione della musica antica. L’ensemble ha riscosso notevole successo di critica e pubblico e vanta la partecipazione costante ai maggiori festival europei, quali Salisburgo, Ravenna, Holstein e Lucerna oltre a lunghe tournée in Europa, Stati Uniti e Giappone.
Il ruolo di Giulio Cesare è affidato a Raffaele Pe, mentre Cleopatra è Marie Lys. Delphine Galou veste i panni della moglie di Pompeo, Cornelia, mentre Tolomeo, fratello e rivale di Cleopatra per il trono d’Egitto, è Filippo Mineccia. Completano il cast Davide Giangregorio come Achilla, Federico Fiorio come Sesto, Andrea Gavagnin come Nireno e Clemente Antonio Daliotti come Curio. Firma le scene Alessandro Camera, mentre Tommaso Lagattolla cura i costumi e Vincent Longuemare le luci. Dopo il debutto a Ravenna dello scorso 17 gennaio, e Modena, il nuovo allestimento proseguirà negli altri teatri coproduttori, Reggio Emilia, Lucca e Bolzano. Giulio Cesare in Egitto, titolo completo, è l’opera italiana di Händel più rappresentata sui palcoscenici moderni. Scritta a Londra nel 1724, ebbe un immediato successo internazionale e fu messa in scena anche ad Amburgo, Brunswick e a Parigi negli anni successivi. Dimenticata per quasi due secoli fino alla rinascita della musica barocca, negli anni Sessanta del Novecento, a partire dal XXI secolo Giulio Cesare rimane l’opera seria più apprezzata, da Chicago a Colonia, da Sydney a New York a Vienna.
“Il Giulio Cesare rappresenta la perfetta simbiosi tra storia e mito e la massima armonia tra musica e teatro – dichiara Ottavio Dantone –. Il capolavoro di Händel affascina per la particolare varietà di timbri e colori: arpa, tiorba, viola da gamba, oboi, flauto e corno impreziosiscono l’orchestra, accompagnando i molteplici caratteri dei personaggi. Il contenuto musicale ricco di suggestioni e di straordinaria potenza evocativa ci trasporta e colloca direttamente dentro la vicenda come se la vivessimo personalmente”.
Il Cesare barocco è “un simbolo di marmorea giustizia e temperanza – sottolinea Chiara Muti – Non ha nulla di ambivalente e si disumanizza per glorificare, nell’apoteosi di Roma, le virtù dell’illuminato monarca,” vale a dire Giorgio I e la nuova dinastia regnante degli Hannover, a cui il compositore intendeva rendere omaggio con l’opera presentata proprio al King’s Theatre di Londra nel 1724. “Grazie all’intensità delle linee vocali e al dinamismo cromatico orchestrale – continua la regista – Händel riscatta la staticità dell’azione e arricchisce di senso i caratteri. Scavando nella materia umana e svelandone la complessità di contrasti, ci offre momenti di tale tensione emotiva da farci dire che raggiunse, con la musica, le vette che Shakespeare toccò con la parola. La regia, avvalorata dalla melodia, si piega dunque alla dimensione simbolico evocativa”.
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