Candidato ai Grammy, vincitore dell’Emmy Award, dedicatario e interprete del celeberrimo Concerto per Violino N.2 di Philip Glass, noto anche come The American Four Season, del Concerto per violino, rock band ed orchestra d’archi di Mike Mills dei R.E.M, Robert McDuffie è una star internazionale innamorata da decenni di Roma, dove ha lungamente vissuto con la sua famiglia prima di fondarvi il Rome Chamber Music Festival ( RCMF), vera enclave di vivace curiosità intellettuale ed intraprendenza statunitense nel cuore più antico della storia musicale romana, il settecentesco Teatro Argentina di Roma, oggi noto per la sua stagione di prosa, ma per almeno due secoli centro musicale dei più importanti debutti romani, da Rossini, Mercadante, Donizetti, Verdi fra i tanti.
Il festival propone dunque impaginati che rispecchiano la vocazione trasversale e contemporanea di McDuffie, intesa non come pedante accademia, ma come inesausta ricerca dei repertori più accattivanti ed interessanti del panorama mondiale di oggi; ed il primo giorno della rassegna ne è esempio plateale con il rarissimo Andrè Gagnon e il suo Petit Concerto Pour Carignan, seguito dall’Appalachia Waltz di O’Connor, reso celebre dalla registrazione di Yo Yo Ma del ’96, poi Vivaldi, infine Philip Glass con la trascrizione per sestetto d’archi della Sinfonia N.3 con la coreografia del grande Ricky Bonavita danzata da Compagnia Excursus. Il tutto eseguito sotto l’attenta guida di McDuffie dai giovani artisti provenienti dalle migliori scuole musicali del globo, come Stauffer, Chigiana, Julliard, Courtauld, Cleveland School of Music, Buchmann-Metha, Avos ed Accademia Nazionale di Santa Cecilia, che si esibiscono accanto agli artisti ospiti di fama internazionale .
Il secondo giorno, 18 giugno, si esplora invece un repertorio tutto romantico, tra Schumann e Brahms, con la compagina giovane arricchita da due grandi maestri di solida esperienza e fama: Andrea Lucchesini al pianoforte ed Enrico Dindo al violoncello.
Il terzo concerto il 19 giugno apre con il Trio Dumky di Dvoràk nei 120 anni dalla morte, con il pianista millennial palestinese cresciuto in Israele alla scuola di musica Buchmann-Metha Saeed Diab, la giovane violinista israeliana Hadar Zeidel guidati dall’esperta violinista Rachel Ellen Wang, considerata uno dei migliori violini barocchi di oggi ed infatti il programma vira subito in ambito antico con Tartini, Porpora e Vivaldi.
Gran chiusa il 20 giugno con l’Appalachian Spring Suite per 13 strumenti di Aaron Copland con McDuffie alla testa dei freschi talenti ed a seguire la prima esecuzione italiana di Maneskin Explored, sei brani tra i più famosi della band romana verranno riproposti in chiave cameristica per pianoforte, due violini, viola, violoncello e contrabbasso (nell’arrrangiamento di David Mallamud). Un repertorio diverso, in questo caso eminentemente pop-rock, in una veste formalmente cameristica che ne esalta melodia e ritmica in una nuova interpretazione di grande suggestione emotiva. E, sempre in linea con un’idea della musica classica libera e senza limiti, nei brani finali del concerto il palcoscenico riunirà artisti e pubblico trasformandosi in un dancefloor.
Dunque un festival che davvero rompe la routine delle programmazioni italiane offrendo repertori rarissimi e volti inediti sui nostri palchi, in un cenacolo di giovani talenti ed affermati maestri a raccontare il vasto mondo della musica da camera, la contemporanea nella sua veste più popolare e meno dogmatica ed il futuro della musica colta sotto le dita dei grandi talenti di domani.
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