Incastonata tra un piccolo gioiello orchestrale come Valse triste di Jean Sibelius e l’ultima Sinfonia di Franz Schubert detta “La grande”, nel programma della serata che segna il ritorno di Michele Mariotti sul podio bolognese c’è una pagina che sprigiona la freschezza dell’età giovanile per cui è stata scritta. È il Concerto n. 2 per pianoforte e orchestra in fa maggiore, che Dmitrij Šostakovič realizzò per il figlio diciannovenne Maksim, allora studente alla Scuola centrale di Musica di Mosca, e che lunedì 17 giugno alle 20.30 all’Auditorium Manzoni sarà interpretato da una pianista pressoché coetanea del dedicatario: la ventenne russo-armena Eva Gevorgyan (nella foto).
Vincitrice di oltre quaranta concorsi pianistici, tra cui i primi premi al Cleveland International Piano Competition for Young Artists del 2018 e al Van Cliburn Young Artist Competition del 2019, e più recentemente del Prix du Bern in Svizzera nel 2023, Gevorgyan debutta nella Stagione del Teatro Comunale di Bologna. Alla testa della Filarmonica del Comunale il pubblico ritrova Michele Mariotti, che dal 2008 al 2018 è stato prima Direttore Principale e poi Musicale della Fondazione lirico-sinfonica felsinea, e che oggi è il Direttore Musicale del Teatro dell’Opera di Roma.
Fu molto amato anche da Leonard Bernstein, che ne diede la prima esecuzione americana nella duplice veste di solista e direttore a New York, il Secondo Concerto per pianoforte e orchestra op. 102 di Šostakovič, tenuto a battesimo dal figlio del compositore a Mosca nel 1957. Lo spirito allegro ed energico che permea il primo e il terzo movimento conquistò anche la Disney, che utilizzò alcuni estratti musicali per il film “Fantasia 2000”. Sibelius scrisse Valse triste op. 44 n. 1 per le musiche di scena del dramma simbolista Kuolema (“La morte”) del cognato Arvid Järnefelt, ma divenne celebre come pezzo da concerto a sé stante dopo il successo della prima esecuzione nel 1904. «Chi non conosce la Sinfonia in Do maggiore conosce ben poco di Schubert; e questa lode può sembrare poco credibile se si pensa a tutto quello che Schubert ha già donato all’arte. [...] Questa sinfonia ha agito su di noi come nessuna ancora, dopo quelle di Beethoven». Queste le parole di Robert Schumann nella «Zeitschrift für Musik» dell’editore Schott (1840) a proposito della Sinfonia n. 9 in do maggiore D. 944 di Schubert. Proprio a Schumann si deve la riscoperta di questa sinfonia – eseguita per la prima volta al Gewandhaus di Lipsia nel 1839 con la direzione di Felix Mendelssohn – dopo un iniziale destino infelice. Composta tra il 1825 e il 1828, “La grande” aveva infatti avuto una genesi travagliata ed era stata rifiutata dall’orchestra della Gesellschaft der Musikfreunde di Vienna.
Main Partner della Stagione Sinfonica 2024 del Teatro Comunale di Bologna è Intesa Sanpaolo, grazie al cui sostegno sono inoltre aperte gratuitamente alle scuole gran parte delle prove generali dei concerti.
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