martedì 4 giugno 2024

Čajkovskij e il pianoforte. Penultimo appuntamento della Stagione sinfonica all’Auditorium di Milano, nel segno di Čajkovskij, Chačaturjan, Anna Vinnitskaya e Stanislav Kochanovsky

 

Venerdì 7 giugno 2024 ore 20
Domenica 9 giugno 2024 ore 16
Auditorium di Milano, Largo Mahler

Petr Il'ič Čajkovskij 
Concerto per pianoforte e orchestra n. 1 in Si bemolle minore op. 23
Aram Chačaturjan 
Spartacus Suite

Orchestra Sinfonica di Milano
Anna Vinnitskaya Pianoforte
Stanislav Kochanovsky Direttore

Siamo giunti al penultimo appuntamento della Stagione Sinfonica dell’Orchestra Sinfonica di Milano. Una Stagione memorabile, che ha visto centrale il Festival Mahler, con cui l’orchestra ha celebrato il suo trentesimo anno di attività, oltre alla nomina del nuovo Direttore Musicale, Emmanuel Tjeknavorian, che ha appena presentato la sua prima Stagione in questa veste, e che si inaugura il 15 settembre al Piermarini nel segno di Beethoven, Šostakovič e Čajkovskij. Proprio nel segno di Čajkovskij giungiamo al venticinquesimo appuntamento di Stagione, venerdì 7 giugno (ore 20) e domenica 9 giugno (ore 16) insieme al talento pianistico di Anna Vinnitskaya (nella foto in basso) che, sotto la direzione di Stanislav Kochanovsky (nellafoto a sinistra), esegue il Concerto per pianoforte e orchestra n.1 in Si bemolle minore op.23. Completa il programma la Suite dal balletto Spartacus di Aram Chačaturjan.
Quello di Kochanovsky è il secondo appuntamento che lo vede protagonista in Stagione, dopo “Il lago dei cigni” in gennaio, e sempre nel segno di Čajkovskij, a suggellare una prolifica e duratura collaborazione che lo ha visto tornare con regolarità all’Auditorium di Milano. Composizione scritta tra il 1874 e il 1875, esattamente 150 anni fa, e dedicata ad Hans von Bülow, conosciuto più come direttore d’orchestra, ma che ebbe in realtà anche un’ottima carriera come pianista, iniziata come allievo di Liszt, di cui avrebbe in seguito sposato la figlia Cosima. 
Il Concerto per pianoforte e orchestra n.1 in Si bemolle minore op.23 fu secondo alcuni inizialmente fu dedicato a Nikolaj Rubinštejn, pianista virtuoso e direttore del conservatorio di Mosca. Si dice che Cajkovskij gli presentò il lavoro il 24 dicembre 1874, appena tre giorni dopo che la composizione era stata terminata; il risultato del confronto fu a dir poco disastroso, al punto che solo dopo tre anni Čajkovskij si sentì di scriverne all’amica, confidente e mecenate Nadezhda Filaretovna von Meck, e lo fece in questi termini: “Suonai il primo movimento. Non una singola parola, non un solo commento! Se sapeste quanto stupida ed intollerabile sia la situazione di un uomo che cucina ed imbandisce un banchetto di fronte ad un amico, che procede a mangiare in assoluto silenzio! Oh, per una sola parola, per una critica amichevole, una parola di simpatia, se non di lode, per l’amor di Dio! Rubinštejn si stava preparando per la bufera. Disse che il mio concerto era impossibile, indicò numerosi passi che si sarebbero dovuti riscrivere completamente e disse che se entro breve tempo avessi riadattato il mio lavoro secondo le sue richieste, mi avrebbe fatto l’onore di eseguirlo al proprio concerto. «Non altererò una singola nota,» risposi, «pubblicherò il lavoro esattamente così com’è!». E lo feci.”.
Composizione tra le più complesse del repertorio per pianoforte e orchestra, del resto affidata per l’occasione ad Anna Vinnitskaya, definita dal Washington Post una “leonessa della tastiera, capace di divorare le più difficili pagine pianistiche con una forza adamantina.”
Restiamo in Russia nella seconda parte del programma, con le musiche per il balletto Spartacus di Aram Chačaturjan, del 1954, anno in cui vinse il Premio Lenin. L’anno seguente, nel 1955, Chačaturjan ne estrasse una Suite orchestrale, su cui svetta lo struggente Adagio di Spartaco e Frigia, una delle pagine più ispirate del compositore armeno.


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