Due ottave sinfonie, quella di Franz Schubert Incompiuta e quella di Ludwig van Beethoven, e il Nachtlied per Coro e Orchestra di Robert Schumann per l’ultimo concerto in programma prima dell’estate con l’Orchestra e il Coro del Teatro Massimo sotto la direzione di Gabriele Ferro. Maestro del Coro Salvatore Punturo.
Ad aprire il concerto venerdì 7 giugno alle 20:30 è la Sinfonia in si minore n. 8 “Incompiuta”, forse il più celebre capolavoro sinfonico di Franz Schubert di cui esistono solo i primi due movimenti Allegro moderato e Andante con moto, mentre del terzo movimento Scherzo rimangono solo 128 battute. L’Incompiuta si distingue per la sua forma innovativa, più libera, che non era quella della sinfonia classica da Haydn a Beethoven ma “un poema sinfonico ante litteram” – come afferma il direttore musicale onorario Gabriele Ferro che la esegue senza una pausa tra il primo e secondo movimento. Composta nel 1822 l’Incompiuta venne eseguita per la prima volta nel 1865, 40 anni dopo la morte precoce di Schubert.
Si prosegue con il Nachtlied op. 108, per coro e orchestra un capolavoro di Robert Schumann di soli nove minuti, eseguito di rado. Basato su una poesia di Friedrich Hebbel, il Nachtlied è un mottetto per coro misto a otto voci e orchestra, che descrive il passaggio dalla vita alla morte. “In nove minuti – dice Gabriele Ferro - c’è tutta la vita di un essere umano: la nascita, il vissuto, l’energia e il lento avvicinarsi dell’eterno sonno. Nell’esecuzione si percepirà una sempre ulteriore lentezza e le ultime misure saranno estremamente rallentate e in pianissimo”.
Chiude il concerto un’opera della maturità artistica di Ludwig van Beethoven composta nel 1812, la Sinfonia n. 8 in Fa maggiore op. 93, fra le meno eseguite e ascoltate tra le sue sinfonie, che si distingue per la preziosità della fattura strumentale e la breve durata (ventisei minuti in tutto). “È un luogo comune dire che l’Ottava Sinfonia sia un momento di pausa creativa e riflessione – conclude il Maestro Ferro - un ritorno quasi al classicismo di Haydn: non è vero. Solo il secondo movimento ha un carattere leggero, scherzoso: infatti Beethoven gioca imitando il metronomo come omaggio al suo inventore Mälzel. Ma il primo ed il quarto movimento sono molto intensi e drammatici. Nel terzo poi, se suonato calmo, pesante e non affrettato (soprattutto nel Trio) si avverte già la poetica di Brahms”.
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