Da Schubert a Busoni, zigzagando nel tempo, tornando a Mozart e sfiorando Catalani. È un programma ricchissimo quello che Riccardo Muti ancora una volta sul podio della “sua” orchestra – l’Orchestra Giovanile Luigi Cherubini, che egli stesso ha fondato giusto giusto vent’anni fa – propone al pubblico di Ravenna Festival domenica 9 giugno, alle 21 al Pala de André. Un programma lungo il quale, sottolineando non solo il rapporto privilegiato instaurato con questa compagine di formazione, ma anche esaltando i risultati raggiunti, chiama con sé un giovane solista che proprio nelle file della Cherubini si è formato. Si tratta di Simone Nicoletta, già primo clarinetto in quell’orchestra, ora nello stesso ruolo nell’Orchestra del Teatro Comunale di Bologna nonché attivissimo camerista. È a lui che Muti affida il ruolo principale nell’assoluto capolavoro di Mozart, il Concerto per clarinetto e orchestra in la maggiore K 622. Mentre alla sola orchestra spetta aprire il concerto con l’Ouverture in do maggiore "im italienischen Stile" di Franz Schubert e di completarlo con Contemplazione di Alfredo Catalani e con alcuni brani dalla “Turandot” Suite per orchestra op. 41 di Ferruccio Busoni. Il concerto è possibile grazie a BPER Banca. Dopo l’appuntamento a Ravenna, i Cherubini raggiungeranno Vienna, dove proporranno lo stesso programma al Musikverein – in questo caso con il primo clarinetto dei Wiener Daniel Ottensamer – così celebrando anche nella capitale austriaca il proprio ventennale.
Un programma d’eccezione. Che nel concerto mozartiano vedrà appunto emergere il giovane Simone Nicoletta (nella foto). Un’opera che il compositore, sfruttando come mai prima di lui le potenzialità timbriche ed espressive del clarinetto, scrisse per forse il migliore clarinettista di quel periodo, Anton Stadler, musicista dell’orchestra imperiale a Vienna. Come suggerisce il numero di catalogo K 622, si tratta di una delle sue ultime partiture, lo completò infatti ai primi di ottobre nel 1791: sarebbe morto di lì a due mesi. In realtà la versione originaria prevedeva un clarinetto detto “di bassetto”, più esteso verso il grave, che lo stesso Stadler aveva contribuito a progettare, ma che poi non ebbe il successo sperato, tanto che il Concerto sarebbe stato pubblicato nel 1801 nella versione cui tutti siamo abituati, per clarinetto tradizionale. Comunque, come scrive Gregorio Moppi nelle note di sala, «con qualsiasi tipologia di strumento lo si presenti, il K 622 suona di dolcezza metafisica, tanto è terso, etereo, morbido, scorrevole, misurato nelle sonorità e nelle forme».
Passa circa un quarto di secolo: Franz Schubert, sempre a Vienna, sotto la malia esercitata dalla musica di Gioachino Rossini e in particolare del suo Tancredi, compone due Ouverture “in stile italiano”, secondo la struttura tipica delle pagine orchestrali con cui Rossini apriva le sue opere – introduzione lenta e un Allegro, una geometria che però Schubert rimodella secondo lo spirito strumentale viennese. La scelta di Muti cade questa sera sulla seconda, quella in do maggiore D 591, che, come tanti lavori di Schubert, rimase silente per molti anni dopo la morte del compositore, fino alla pubblicazione nel 1865. Indubitabilmente italiano è invece il bozzetto sinfonico composto nel 1878 da Alfredo Catalani (nell'immagine a destra), Contemplazione: nonostante il suo autore fin dalle prime prove si sia distinto per gli influssi wagneriani, nonché per l’attenzione al mondo strumentale europeo, la cantabilità non manca e il brano – il cui manoscritto è stato ritrovato solo nel 1982 – appare costruito un motivo nostalgico, di grande espressività.
Infine, europeo e cosmopolita è l’ideale creativo di Ferruccio Busoni (nella foto a sinistra), che nel 1905 elabora le musiche per una Turandot (sulla stessa fiaba settecentesca di Carlo Gozzi che poi avrebbe utilizzato anche Puccini) che rielaborò ben presto in forma di concerto in questa Suite che anche Mahler ebbe modo di dirigere, nel 1910 a New York. Degli otto quadri che la compongono Riccardo Muti ne dirigerà quattro: il primo, L’esecuzione capitale, la porta della città, l’addio; il secondo, Truffaldino; il settimo Valzer notturno; e l’ultimo In modo di marcia funebre e Finale alla turca.
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