Il M° Ottavio Dantone annuncia di dover lasciare la direzione musicale dell’Orchestra Haydn per motivi personali e per ridurre i suoi impegni lavorativi che, soprattutto negli ultimi anni, lo vedono frequentemente impegnato sia in Italia che all’estero. Avviato nel 2007 al Rossini Opera Festival, il rapporto di collaborazione con l’Orchestra Haydn è andato sempre più intensificandosi fino alla nomina di Direttore musicale, avvenuta nel 2024. Tuttavia, la decisione del M° Dantone non avrà alcuna ripercussione sugli impegni già presi: rimangono confermati i concerti previsti nell’attuale Stagione sinfonica (2 e 3 dicembre 2025 e 17 e 18 marzo 2026) mentre si annuncia già la sua presenza sul podio dell’Orchestra Haydn per l’evento diinaugurazione della Stagione lirica 2026/27.
«La decisione di ridurre i miei impegni ha motivazioni esclusivamente personali, legate alla necessità di tutelare il mio benessere psicofisico – afferma Ottavio Dantone –. Conservo un profondo affetto per l’Orchestra e per la Fondazione Haydn, realtà alle quali rimarrò sempre legato».
«Per motivi personali, Ottavio Dantone ha comunicato la necessità di ridurre i propri impegni professionali nel corso del prossimo anno – afferma il Direttore artistico dell’Orchestra Haydn André Comploi –. Di conseguenza, recede dall’incarico di Direttore musicale dell’Orchestra Haydn. Rimangono tuttavia confermati i concerti della Stagione sinfonica in corso, così come la sua partecipazione all’inaugurazione della Stagione lirica 2026/27 della Fondazione Haydn, nella quale dirigerà un’opera mozartiana».
«Il Maestro Dantone lascia alla Fondazione il frutto di un costante e intenso lavoro di crescita artistica e umana – dichiara Paul Gasser, Presidente della Fondazione Haydn –. Oltre alla sincera dimostrazione di stima, tutti noi gli siamo grati per l’impegno e la passione con le quali ha arricchito l’attività dell’Orchestra. Assieme al nostro pubblico, che a Dantone è molto affezionato, gli auguriamo il meglio per il futuro».
Nell’ambito della Stagione sinfonica 2025/26, martedì 2 dicembre alle ore 20.00 all’Auditorium di Bolzano, in replica mercoledì 3 dicembre alle ore 20.30 all’Auditorium di Trento, Ottavio Dantone salirà sul podio dell’Orchestra Haydn per la terza volta, per proseguire il percorso avviato attraverso generi musicali diversi, accostando capolavori e rarità della Classicità a opere della contemporaneità. Oltre a Entr’acte, brano per orchestra d’archi della compositrice americana Caroline Shaw, già vincitrice di ambiti premi internazionali, quali il Premio Pulitzer e due Grammy Award, il pubblico potrà ascoltare la Sinfonia n. 2 di Beethoven e la Sinfonia n. 1 di Méhul, compositore simbolo delle espressioni musicali più vicine agli ideali della rivoluzione francese, nonché opera di raro ascolto:
«Il concerto presenta un brano della statunitense Caroline Shaw, giovane compositrice di grande talento, nota per aver vinto il premio Pulitzer per la Musica nel 2013 – sottolinea Ottavio Dantone –. Alla sua musica verranno accostate altre pagine del passato per un interessante confronto tra due autori, praticamente contemporanei, ma di diversa cultura: Étienne Nicolas Méhul, con la sua Sinfonia n. 1 in sol minore, e la Sinfonia n. 2 di Ludwig van Beethoven. Un confronto estetico molto interessante, nell’ambito delle differenti visioni compositive dei due autori».
Caroline Shaw è una musicista che si muove tra ruoli, generi e mezzi espressivi, cercando di immaginare un mondo sonoro che non è mai stato ascoltato prima ma che è sempre esistito. Ha collaborato con artisti molto diversi, tra cui Rosalía, la cantante spagnola che sta spopolando nelle classifiche mondiali con il suo ultimo album, ma anche il soprano Renée Fleming e il violoncellista Yo-Yo Ma, e ha contribuito con la sua musica a film e serie TV, tra tutti Homecoming diretto da Beyoncé:
«Entr’acte è stato scritto nel 2011 dopo aver ascoltato il Brentano Quartet eseguire il Quartetto per archi n. 82 di Haydn – dichiara la compositrice statunitense –. Rielaborando quella forma classica ma, allo stesso tempo, cercando di spingerla un po’ oltre, il mio brano è strutturato come un Minuetto con Trio. Come nel lavoro di Haydn, adoro il modo in cui certa musica ti porta all’improvviso dall’altra parte dello specchio di Alice, in una sorta di transizione assurda, sottile, in Technicolor».
La Sinfonia n. 2 in re maggiore è stata composta da Beethoven tra il 1800 e il 1802. Pur risentendo ancora degli influssi della tradizione, soprattutto di Haydn e di Mozart, in questo lavoro si avverte già una delle caratteristiche fondamentali dello stile di questo maestro, la concisione. Il materiale sonoro viene così sottoposto a un controllo rigoroso, all’interno del quale vengono inesorabilmente scartati il superfluo, tutto quello che non inquadra perfettamente col pensiero dell'autore, sin dall’introduzione in tempo lento che apre le porte dell’ascolto di questo capolavoro.
Durante la Rivoluzione francese, Méhul fu forse l’unico grande compositore francese a comprendere pienamente e ad assimilare le conquiste più avanzate della musica del suo tempo. Anche per Méhul, Haydn fu il modello più grande: da massone, membro del Concert de la Loge Olympique che aveva commissionato a Haydn le sei Sinfonie parigine, la scoperta delle prime due Sinfonie di Beethoven rappresentò per Méhul un vero e proprio shock, che lo portò tre anni più tardi a comporre le sue cinque Sinfonie.
A proposito della Prima Sinfonia di Méhul, nel 1838 Schumann evidenziò una certa somiglianza dell’ultimo movimento con il primo tempo della Sinfonia n. 5 di Beethoven, scritte pressappoco nello stesso periodo. Nonostante ciò, la Prima Sinfonia di Méhul colpisce per la padronanza formale e l’economia dei mezzi impiegati che, nonostante l’utilizzo di pochi strumenti a fiato, assicura all’ascolto una certa enfasi drammatica dal forte impatto emotivo.



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