giovedì 20 novembre 2025

IUC: Sabato 22 novembre - Giullari di Dio, Alle origini della lauda italiana nell’ottavo centenario del Cantico di frate Sole, con Ensemble Micrologus

 

Istituzione Universitaria dei Concerti
I CONCERTI DELL’AULA MAGNA
Sabato 22 novembre . ore 17.30 
Giullari di Dio 
Alle origini della lauda italiana nell’ottavo centenario del Cantico di frate Sole 

ENSEMBLE MICROLOGUS 
Patrizia Bovi canto, buccina 
Gabriele Russo lira, viola, corno, buccina, piffero 
Goffredo Degli Esposti flauto doppio, cornamusa 
Enea Sorini canto, cetra 
Lorenzo Lolli canto, tamburello 
Peppe Frana liuto medievale 
Federica Bocchini canto 

Programma realizzato in collaborazione con European ERC Advanced research project “Laudare” (Università di Trento – GSSI L’Aquila)

Apre la sezione della programmazione dell’Istituzione Universitaria dei Concerti  dedicata alla musica antica e alle esecuzioni storicamente informate, sabato 22 novembre alle 17.30 in Aula Magna, il progetto Giullari di Dio,  Alle origini della lauda italiana nell’ottavo centenario del Cantico di frate Sole, proposto dall’Ensemble Micrologus che ha aperto la strada, tra i numerosi gruppi di musica antica in Italia, alla scoperta della musica medievale: una prima esecuzione a Roma della ricostruzione musicale del Cantico di Frate Sole in occasione del suo 800° anniversario. Una nuova interpretazione basata sulle fonti più antiche insieme a una selezione di laude recentemente riscoperte, databili tutte tra la fine del XII e la prima metà del XIII secolo. Il programma è realizzato in collaborazione con European ERC Advanced research project “Laudare” (Università di Trento – GSSI L’Aquila)
La tradizione giullaresca - raccontano i musicisti dell’ensemble - difatti era stata da sempre osservatorio privilegiato e interprete degli strati più bassi della società, suscitando pertanto sospetti e condanne da parte delle autorità religiose, le quali giunsero a equipararla senza mezzi termini alla prostituzione. Proprio grazie a Francesco la figura del giullare fu invece riscattata e portata a nuova dignità, divenendo addirittura il modello di un nuovo stile comunicativo, destinato a soppiantare le complesse ritualità della devozione “ufficiale” – spesso radicalmente precluse alla comprensione dei fedeli – attraverso l’adozione di mezzi espressivi di carattere popolare, primo fra tutti quella lingua volgare da cui germoglierà presto il seme di una nuova cultura. 

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