lunedì 3 marzo 2025

Orchestra Sinfonica di Milano | Michael Sanderling per Šostakovič | 21 - 23 marzo, Auditorium di Milano

 

La carriera di Michael Sanderling (nella foto in alto) si fonda su solide basi ed esperienze direttoriali e attualmente ricopre il ruolo di Direttore principale della Luzerner Sinfonieorchester, con cui ha offerto un contributo determinante per lo sviluppo della prassi esecutiva del repertorio tardoromantico. Il direttore tedesco, all’Auditorium di Milano venerdì 21 (ore 20) e domenica 23 marzo (ore 16), ha instaurato con l’Orchestra Sinfonica di Milano un rapporto di collaborazione ormai duraturo, e torna oggi sul suo podio per dirigere uno dei grandi capolavori della musica del Novecento: la Settima Sinfonia di Dmitrij Šostakovič, momento apicale per le celebrazioni dedicate al 50° anniversario della morte del compositore russo all’Auditorium di Milano. E’ di lunga data il rapporto di Sanderling con il repertorio sinfonico di Šostakovič. Basti pensare alla registrazione dell’integrale delle sinfonie del compositore sovietico per Sony Classical insieme all’Orchestra Filarmonica di Dresda, di cui MusicWeb International, a proposito dell’esecuzione della decima sinfonia, ha scritto: “Stilisticamente caratteristica e totalmente avvincente, l’Orchestra Filarmonica di Dresda ha dimostrato la sua maestria sotto la bacchetta di Michael Sanderling in questo capolavoro sinfonico”. Un album che è stato nominato per un premio di Opus Klassik in quattro categorie distinte.
Venerdì 21 e domenica 23 marzo, Sanderling si misura con un monumento culturale, oltreché sinfonico.

 

Del resto, la Settima sinfonia racconta un momento drammatico della vita di Dmitrij Šostakovič e del mondo intero. E’ il 9 agosto del 1942 quando il gruppo d’armate Nord della Wehrmacht tedesca cinge d’assedio la città di Leningrado ormai da 336 lunghissimi giorni. Dopo interminabili mesi di stallo, improvvisamente le postazioni d’artiglieria tedesche furono bombardate da oltre tremila proiettili di cannone provenienti dalla città, che le costrinsero ad una temporanea pausa di riorganizzazione. Terminato l’attacco, infatti, un’armata tedesca esterrefatta e confusa fu investita dalle note di una musica dirompente, solenne, che ruggiva dai numerosi altoparlanti rivolti verso le sue postazioni dal perimetro di Leningrado: era la Settima sinfonia di Dimitrij Šostakovič, e i vertici dell’esercito sovietico assicurarono che la sua esecuzione non sarebbe stata interrotta. La composizione della Settima ebbe inizio a cavallo dell’invasione nazista dell’URSS, e parte di essa fu scritta proprio nella Leningrado assediata in cui Šostakovič era intrappolato con la famiglia, tra una corsa verso i rifugi antiaerei e un turno di guardia come vigile del fuoco al Conservatorio. Come è ormai noto, il valore musicale di questo lavoro sinfonico è intriso dal simbolismo della sua rappresentazione. Nata nel bel mezzo della guerra, essa si connette con la necessità “nell’ora più buia” di aggrapparsi a una, per quanto flebile, speranza. Una luce che necessita di essere tenuta accesa ancora nella nostra contemporaneità dilaniata dalle guerre. Più di mille spiegazioni, enuclea perfettamente lo spirito di questa partitura il messaggio radiofonico che Šostakovič rivolse il 16 settembre ai leningradesi: “Un’ora fa ho terminato la partitura della seconda parte di una mia nuova grande composizione sinfonica. Se mi riuscirà di concluderla bene, se riuscirò a ultimare la terza e la quarta parte, allora quest’opera potrà chiamarsi Settima sinfonia. Perché vi dico questo? Vi dico questo perché tutti coloro che adesso mi stanno ascoltando sappiano che la vita nella nostra città procede normalmente. Tutti noi portiamo il nostro fardello di lotta. Musicisti sovietici, miei cari e molteplici compagni d’arme, amici miei! Ricordate che la nostra arte è seriamente minacciata. Ma noi difenderemo la nostra musica, continueremo con la stessa onesta e con la stessa dedizione a lavorare”.

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