venerdì 14 marzo 2025

FERRARA MUSICA AL RIDOTTO: DOMENICA 16 MARZO I CAPOLAVORI DI MOZART CON I SOLISTI DELL'ORCHESTRA CITTA' DI FERRARA

 
Mozart di nuovo protagonista al Ridotto con i Solisti dell’Orchestra Città di Ferrara. Domenica 16 marzo alle 10.30 Ferrara Musica ospita Antonio Aiello (violino primo), Pervinca Rista (violino secondo), Alessandro Savio (viola), Leonardo Sapere (violoncello) e Giovanni Polo (clarinetto - nella foto di Gianfranco Ganzaroli) impegnati in due capolavori: il Quartetto K. 465 detto “delle dissonanze” e il sublime Quintetto con clarinetto K. 581.
Il Quartetto K. 465, composto nel 1785, deve la sua fama e il suo appellativo alla serie di relazioni armoniche insolite presenti nell’Adagio che lo apre. E’ animato, come afferma Saint-Foix, da “una sorta di forza ascensionale che lo rende, in un certo senso, più leggero dell’aria”, capace al contempo di soddisfare, attraverso sviluppi, imitazioni e sovrapposizioni, la straordinaria abilità combinatoria del genio mozartiano. Nel momento in cui il violoncello, nell’Andante cantabile in fa maggiore, sembra esplorare il registro grave con un disegno ostinato, riaffiora l’eco inquieta dell'introduzione; anche il Trio del Minuetto, in do minore, è attraversato da balzi impetuosi che troveranno un’ampia ripresa nella prima scena del Flauto Magico. Tuttavia, un clima di serena fiducia domina sia l’Andante che il Minuetto, culminando nel finale, la cui superiore bellezza trova un parallelo solo nel finale della Sinfonia Jupiter. 
Tesoro musicale di inestimabile valore, il Quintetto per clarinetto di Mozart, completato nel settembre del 1789, fu concepito come un omaggio all’abilità di Anton Stadler, virtuoso clarinettista viennese. La sua magia cattura immediatamente l’ascoltatore, rivelando la straordinaria capacità di Mozart di creare melodie di inaudita bellezza e grazia. Il canto principale è spesso velato da sfumature minori, la serenità dei temi è pervasa da una sottile tristezza, e la popolarità si fonde con una semplicità sublime e una grandezza silenziosa. Questa fusione di gioia e malinconia scaturisce naturalmente dall’interazione tra il clarinetto e gli archi. 


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