domenica 30 novembre 2025

Dantone lascia la direzione musicale dell’Orchestra Haydn ma prosegue il percorso musicale tra Classicità e contemporaneità

 

Il M° Ottavio Dantone annuncia di dover lasciare la direzione musicale dell’Orchestra Haydn per motivi personali e per ridurre i suoi impegni lavorativi che, soprattutto negli ultimi anni, lo vedono frequentemente impegnato sia in Italia che all’estero. Avviato nel 2007 al Rossini Opera Festival, il rapporto di collaborazione con l’Orchestra Haydn è andato sempre più intensificandosi fino alla nomina di Direttore musicale, avvenuta nel 2024. Tuttavia, la decisione del M° Dantone non avrà alcuna ripercussione sugli impegni già presi: rimangono confermati i concerti previsti nell’attuale Stagione sinfonica (2 e 3 dicembre 2025 e 17 e 18 marzo 2026) mentre si annuncia già la sua presenza sul podio dell’Orchestra Haydn per l’evento diinaugurazione della Stagione lirica 2026/27.
«La decisione di ridurre i miei impegni ha motivazioni esclusivamente personali, legate alla necessità di tutelare il mio benessere psicofisico – afferma Ottavio Dantone –. Conservo un profondo affetto per l’Orchestra e per la Fondazione Haydn, realtà alle quali rimarrò sempre legato».
«Per motivi personali, Ottavio Dantone ha comunicato la necessità di ridurre i propri impegni professionali nel corso del prossimo anno – afferma il Direttore artistico dell’Orchestra Haydn André Comploi –. Di conseguenza, recede dall’incarico di Direttore musicale dell’Orchestra Haydn. Rimangono tuttavia confermati i concerti della Stagione sinfonica in corso, così come la sua partecipazione all’inaugurazione della Stagione lirica 2026/27 della Fondazione Haydn, nella quale dirigerà un’opera mozartiana».
«Il Maestro Dantone lascia alla Fondazione il frutto di un costante e intenso lavoro di crescita artistica e umana – dichiara Paul Gasser, Presidente della Fondazione Haydn –. Oltre alla sincera dimostrazione di stima, tutti noi gli siamo grati per l’impegno e la passione con le quali ha arricchito l’attività dell’Orchestra. Assieme al nostro pubblico, che a Dantone è molto affezionato, gli auguriamo il meglio per il futuro».

Nell’ambito della Stagione sinfonica 2025/26, martedì 2 dicembre alle ore 20.00 all’Auditorium di Bolzano, in replica mercoledì 3 dicembre alle ore 20.30 all’Auditorium di Trento, Ottavio Dantone salirà sul podio dell’Orchestra Haydn per la terza volta, per proseguire il percorso avviato attraverso generi musicali diversi, accostando capolavori e rarità della Classicità a opere della contemporaneità. Oltre a Entr’acte, brano per orchestra d’archi della compositrice americana Caroline Shaw, già vincitrice di ambiti premi internazionali, quali il Premio Pulitzer e due Grammy Award, il pubblico potrà ascoltare la Sinfonia n. 2 di Beethoven e la Sinfonia n. 1 di Méhul, compositore simbolo delle espressioni musicali più vicine agli ideali della rivoluzione francese, nonché opera di raro ascolto:
«Il concerto presenta un brano della statunitense Caroline Shaw, giovane compositrice di grande talento, nota per aver vinto il premio Pulitzer per la Musica nel 2013 – sottolinea Ottavio Dantone –. Alla sua musica verranno accostate altre pagine del passato per un interessante confronto tra due autori, praticamente contemporanei, ma di diversa cultura: Étienne Nicolas Méhul, con la sua Sinfonia n. 1 in sol minore, e la Sinfonia n. 2 di Ludwig van Beethoven. Un confronto estetico molto interessante, nell’ambito delle differenti visioni compositive dei due autori».


Caroline Shaw è una musicista che si muove tra ruoli, generi e mezzi espressivi, cercando di immaginare un mondo sonoro che non è mai stato ascoltato prima ma che è sempre esistito. Ha collaborato con artisti molto diversi, tra cui Rosalía, la cantante spagnola che sta spopolando nelle classifiche mondiali con il suo ultimo album, ma anche il soprano Renée Fleming e il violoncellista Yo-Yo Ma, e ha contribuito con la sua musica a film e serie TV, tra tutti Homecoming diretto da Beyoncé:
«Entr’acte è stato scritto nel 2011 dopo aver ascoltato il Brentano Quartet eseguire il Quartetto per archi n. 82 di Haydn – dichiara la compositrice statunitense –. Rielaborando quella forma classica ma, allo stesso tempo, cercando di spingerla un po’ oltre, il mio brano è strutturato come un Minuetto con Trio. Come nel lavoro di Haydn, adoro il modo in cui certa musica ti porta all’improvviso dall’altra parte dello specchio di Alice, in una sorta di transizione assurda, sottile, in Technicolor».
La Sinfonia n. 2 in re maggiore è stata composta da Beethoven tra il 1800 e il 1802. Pur risentendo ancora degli influssi della tradizione, soprattutto di Haydn e di Mozart, in questo lavoro si avverte già una delle caratteristiche fondamentali dello stile di questo maestro, la concisione. Il materiale sonoro viene così sottoposto a un controllo rigoroso, all’interno del quale vengono inesorabilmente scartati il superfluo, tutto quello che non inquadra perfettamente col pensiero dell'autore, sin dall’introduzione in tempo lento che apre le porte dell’ascolto di questo capolavoro.
Durante la Rivoluzione francese, Méhul fu forse l’unico grande compositore francese a comprendere pienamente e ad assimilare le conquiste più avanzate della musica del suo tempo. Anche per Méhul, Haydn fu il modello più grande: da massone, membro del Concert de la Loge Olympique che aveva commissionato a Haydn le sei Sinfonie parigine, la scoperta delle prime due Sinfonie di Beethoven rappresentò per Méhul un vero e proprio shock, che lo portò tre anni più tardi a comporre le sue cinque Sinfonie. 
A proposito della Prima Sinfonia di Méhul, nel 1838 Schumann evidenziò una certa somiglianza dell’ultimo movimento con il primo tempo della Sinfonia n. 5 di Beethoven, scritte pressappoco nello stesso periodo. Nonostante ciò, la Prima Sinfonia di Méhul colpisce per la padronanza formale e l’economia dei mezzi impiegati che, nonostante l’utilizzo di pochi strumenti a fiato, assicura all’ascolto una certa enfasi drammatica dal forte impatto emotivo.


Bologna, il dialogo fra culture diverse sarà protagonista all’Archeologico per il secondo appuntamento di Una notte al museo, in cui le musiche eseguite da un originale duo di strumenti “a pizzico” si accosteranno alla preziosa guida dello scultore Felice Tagliaferri

 

MUSICA INSIEME
UNA NOTTE AL MUSEO
 
in occasione della
Giornata Internazionale delle Persone con Disabilità
Mercoledì 3 dicembre 2025 ore 19
Museo Civico Archeologico
Via dell’Archiginnasio 2, Bologna

Musica e Arte: un dialogo culturale

KhromaDuo 
Eugenio Palumbo mandolino
Anna Pilleroni arpa
Musiche di Andrès, Beethoven, Calace, Piazzolla
 
Visita “tattile” a cura di Felice Tagliaferri, scultore non vedente, 
direttore della scuola itinerante “La Chiesa dell’Arte”
 

Mercoledì 3 dicembre alle 19, al Museo Archeologico, in occasione della Giornata Internazionale delle Persone con Disabilità, Musica Insieme presenterà al pubblico il secondo appuntamento della nuova rassegna Una notte al museo, un format che associa visite “speciali” ai principali luoghi culturali del territorio all’esibizione di artisti chiamati a interagire creativamente con le opere esposte. Il momento musicale è abbinato a una visita condotta da una guida d’eccezione come Felice Tagliaferri, scultore non vedente che accompagna i partecipanti in esplorazioni tattili delle opere, invitandoli a “vedere” con le mani e favorendo l’immaginazione e l’ascolto interiore.
Di seguito le parole di Tagliaferri in merito a questa rassegna: «Ci aspettiamo innanzitutto due cose: l’apprezzare realmente la musica, perché togliendo il senso della vista l’udito diventa il canale sensoriale principale, e dall’altra parte “vedere col tatto”, perché col tatto si vede oltre la vista».

Realizzata grazie alla preziosa ospitalità e alla collaborazione con il Settore Musei Civici del Comune di Bologna, Una notte al museo vede al suo fianco due sostenitori particolarmente sensibili alle tematiche culturali e di accessibilità della rassegna: Galletti Condizionatori S.p.A. e BPER.
 

Il secondo appuntamento di Una notte al museo fonde in un’inedita esperienza sensoriale le antiche sculture custodite nelle sale del Museo Civico Archeologico e un itinerario musicale che attraversa secoli, stili e geografie. Le opere saranno raccontate sia dall’esplorazione “tattile”, guidata da Felice Tagliaferri (nella foto a sinistra), che dalla presentazione da parte delle curatrici del Museo, e la visita si completerà con un momento musicale che celebrerà la multiculturalità come dialogo sonoro e come scambio tra linguaggi, emozioni e mondi. Per ricordarci come l’arte permetta di armonizzare le differenze e metterle in contatto, trasformandole in una voce comune.  
Il programma proposto dal KhromaDuo, composto dal mandolinista Eugenio Palumbo e dall’arpista Anna Pilleroni, vuole essere proprio un dialogo tra culture diverse, unite dal filo sottile dello strumento a pizzico. Arpa e mandolino, strumenti dalle radici antiche, diventano simboli di incontro e di trasformazione, capaci di viaggiare tra le corti europee e i caffè di Buenos Aires. Aprirà il concerto un brano di Bernard Andrès, arpista e compositore francese contemporaneo. Zerbina, ricorda il duo, “è un gioco di libertà espressiva che abbatte confini geografici e sonori, restituendo allo strumento una voce nuova, aperta al mondo”. È infatti possibile cogliere tutto il potenziale timbrico dell’arpa, ulteriormente arricchito da effetti inediti. Sarà poi la volta del sommo Ludwig van Beethoven e del suo Adagio ma non troppo WoO 43b, uno dei cinque brani da lui originariamente composti per mandolino e tastiera. Questa pagina fu probabilmente scritta per l’amico Václav Krumpholz, virtuoso di mandolino e fratello di uno dei più celebri arpisti del suo tempo, Johann Baptist Krumpholz. Si proseguirà con la Serenata Malinconica op. 120 di Raffaele Calace, importantissimo mandolinista vissuto a cavallo tra Otto e Novecento. La sua musica, ricordano gli interpreti, “fonde la tradizione napoletana con una sensibilità cosmopolita che congiunge tutto il mondo, in particolare il Giappone, oggi patria di migliaia di mandolinisti”. Il duo concluderà la performance proponendo due movimenti di Histoire du Tango di Astor Piazzolla, composizione da cui traspare l’evoluzione di un genere che ha fatto la storia della musica argentina e non solo. Dai raffinati profumi del Café 1930, caratterizzato da un tango lento e malinconico, si passerà alle atmosfere cosmopolite del Night-club 1960, in cui il tango, questa volta, risentirà dell’influenza della Bossa nova brasiliana.
 
UNA NOTTE AL MUSEO terminerà mercoledì 21 gennaio 2026, sempre alle 19, presso il Museo Civico Medievale (Via Manzoni 4, Bologna), con l’incontro Fra Oriente e Occidente, che vedrà protagonista, accanto a Felice Tagliaferri, il duo Dragonfly, composto da Danusha Waskiewicz (viola e voce) e Naomi Berrill (violoncello e voce).

Con Carmen e il Concerto di Capodanno l’Orchestra di Padova e del Veneto porta la lirica in regione

 

Nel mese di dicembre prosegue l’impegno dell’Orchestra di Padova e del Veneto nel diffondere l’opera lirica sul territorio regionale. Venerdì 5 dicembre 2025 alle ore 20.00 e domenica 7 dicembre alle ore 16.00, presso il Teatro Del Monaco di Treviso, OPV interpreterà Carmen, Opéra-comique in quattro atti di Georges Bizet.
Al Teatro Verdi di Padova, l'opera più eseguita al mondo, il cui allestimento si inserisce nell’ambito delle celebrazioni del 150° anniversario della prima rappresentazione dell'opera, e nel 150° anniversario della prematura morte del compositore francese, si terrà domenica 28 dicembre alle ore 16.00, lunedì 29 dicembre alle ore 20.45 e mercoledì 31 dicembre alle ore 20.45.
Il regista Filippo Tonon ha scelto di ambientare la vicenda di Carmen durante la Seconda Rivoluzione Industriale, tra il 1870-1880, anni nei quali è stata composta l’opera: «Questo ci permette di raccontare la storia di persone che lavorano – afferma il regista –, che producono, che sviluppano. Permette di assaporare il contatto di questa icona del teatro d’opera, ormai insidiata nella mente di tutti, con la terra, con quell’elemento che porta a fare i conti con sé stessi e con la realtà. Quindi non una Carmen folclorica e pittorica, ma una Carmen reale, terrena, materica».
Alla regia e scene di Filippo Tonon, che firma anche i costumi insieme a Carla Galleri, si uniscono le luci di Fiammetta Baldisseri, e le coreografie di Maria José Leon Soto, per una coproduzione tra il Teatro Comunale Mario Del Monaco di Treviso, il Teatro Sociale di Rovigo, la Fondazione Teatro di Pisa, e la Fondazione Rete Lirica delle Marche.
Il ruolo principale avrà la voce del mezzosoprano Caterina Piva (nella foto a sinistra), mentre il tenore Jean-François Borras interpreterà il ruolo di Don José (Paolo Fanale, nella recita del 29 dicembre). Il cast vocale accoglierà inoltre il basso Daniel Giulianini (Escamillo), i soprani Francesca Dotto (Micaëla) e Angelica Disanto (Frasquita), il mezzosoprano Eleonora Filipponi (Mercédès), il baritono William Hernandez (Dancairo), il tenore Roberto Covatta (Remendado), il basso Alessandro Ravasio (Zuniga), e il baritono Said Gobechiya(Moralès). Il Coro Lirico Veneto diretto da Alberto Pelosin e il Coro Voci Bianche del Teatro Sociale di Rovigo si uniranno all'Orchestra di Padova e del Veneto diretta da Marco Angius, già Direttore artistico e musicale OPV, al suo debutto con l'opera di Bizet.

CONCERTO DI CAPODANNO: DOPPIO APPUNTAMENTO
Il cartellone della Stagione Lirica 2025 del Comune di Padova si concluderà con il tradizionale Concerto di Capodanno, evento tra i più attesi e sentiti in città, che si terrà giovedì 1 gennaio 2026 per la prima volta in doppia recita alle ore 17.00 e alle ore 21.00. Il programma comprenderà arie di Donizetti, Verdi, Gounod, Offenbach, Strauss e Tchaikovsky, interpretato dal soprano Julia Muzychenko (nella foto a destra) e dal tenore Paolo Fanale. Le due voci saranno accompagnate dall’Orchestra di Padova e del Veneto, che per l’occasione sarà diretta da Matteo Dal Maso. Già assistente della BBC Philharmonic e della Royal Liverpool Philharmonic, Dal Maso si è affermato in vari Concorsi Internazionali di Direzione d’orchestra, tra tutti il 5° Concorso Internazionale di Atene, il 3° Concorso dell’Opéra Royal de Wallonie-Liège (Belgio), il Concorso "Ionel Perlea" (Romania) e il Concorso Internazionale di Direzione d'Orchestra "Peter Maag" (Italia).

Un omaggio a Palestrina a 500 anni dalla nascita, con un racconto di Sandro Cappelletto ispirato al Doctor Faustus di Thomas Mann.

 

Giovedì 4 dicembre, alle ore 18, Santa Cecilia celebra il V centenario della nascita di Giovanni Pierluigi da Palestrina con “Super Flumina”, un evento dedicato a uno dei massimi compositori della polifonia rinascimentale in cui musica e parole si intrecceranno. L’appuntamento è a Spazio Risonanze (Auditorium Parco della Musica).
Maestro insigne della musica sacra, Palestrina fu anche figura determinante nella storia dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia: nella seconda metà del Cinquecento, alcuni Maestri di Cappella e Cantori si unirono in associazione e lo elessero Presidente, dando così vita alla più antica istituzione musicale d’Italia e sancendo il legame tra la pratica corale e la grande tradizione musicale romana.
La serata inizierà alle 18 con l’introduzione di Simone Baiocchi, che ripercorrerà la vita e le opere del “Principe della musica”, mettendo in luce il suo ruolo nella formazione della musica sacra e nella storia dell’Accademia.
Alle 18:30, i Polifonisti di Santa Cecilia – un gruppo vocale formatosi per l’occasione all’interno del Coro di Santa Cecilia – proporranno un concerto dedicato alle composizioni più celebri di Palestrina, accompagnate da un racconto di Sandro Cappelletto liberamente ispirato al Doctor Faustus di Thomas Mann.
Il romanzo di Mann intreccia musica e letteratura, raccontando la tormentata vicenda di un compositore che cerca la perfezione artistica a fronte di enormi sacrifici, creando così un ideale dialogo tra la tensione creativa moderna e la sublime armonia delle opere di Palestrina.
L’ingresso è libero fino a esaurimento posti, con prenotazione obbligatoria tramite il form disponibile sul sito dell’evento.
 

 
4 dicembre 2025 ore 18
Spazio Risonanze (Auditorium Parco della Musica)
 
Super flumina
omaggio a Giovanni Pierluigi da Palestrina
nel V centenario della nascita
 
ore 18: introduzione
Simone Baiocchi, “Vita e opere del Principe della musica”
 
ore 18:30: concerto
I Polifonisti di Santa Cecilia
musica di Giovanni Pierluigi da Palestrina
con un racconto di Sandro Cappelletto
liberamente ispirato al Doctor Faustus di Thomas Mann
 

 

 

Ingresso libero fino ad esaurimento posti, previa prenotazione al form sul sito.

ANDRÁS SCHIFF HAPPENING. Carta bianca a Schiff per un recital pianistico a sorpresa, con i brani annunciati e illustrati sul momento

 
 

Torna mercoledì 3 dicembre, alle ore 20.30, uno dei volti più apprezzati del pianismo internazionale, András Schiff (nella foto di Nadja Sjoestroem), più volte ospite della stagione di musica da camera di Santa Cecilia, dopo il suo debutto nel 1988. Anche in questa occasione, il pianista ungherese propone la formula del concerto “a sorpresa”. I brani vengono scelti e presentati sul momento, in un dialogo diretto con il pubblico. È l’occasione per ascoltare uno degli interpreti più autorevoli del repertorio classico e romantico in una forma di concerto libera e personale, che riflette il suo modo di pensare e vivere la musica. L’appuntamento è in Sala Sinopoli (Auditorium Parco della Musica).
Artista di raffinata eleganza e virtuosismo, direttore, pedagogo e fondatore di diversi festival, András Schiff, nato a Budapest nel 1953, è tra le principali personalità musicali del nostro tempo e tra i massimi interpreti di Bach, Mozart e Beethoven. Personaggio schivo ed estraneo ai meccanismi dello “star system”, Schiff non vive tuttavia rinchiuso in una torre d’avorio: negli ultimi anni, infatti, ha più volte preso posizione sul rispetto dei diritti civili e della libertà di espressione ricevendo anche minacce da parte delle frange nazionaliste del suo Paese di origine. A seguito degli attacchi subiti, ha deciso di non tenere più concerti in Ungheria.
Nel 1999 ha fondato l’orchestra Capella Andrea Barca (ovvero il suo nome tradotto in italiano); nel 2012 il suo cd “Geistervariationen” con composizioni di Robert Schumann è stato premiato con l’International Classical Music Award nella categoria “Solo Instrument. Recording of the year”. Nel 2013 ha ricevuto la Medaglia d'Oro della Royal Philharmonic Society di Londra per il suo eccezionale lavoro musicale. Nel 2014 è stato elevato al rango di pari dalla Regina Elisabetta II per i suoi servizi alla musica e ha ricevuto la cittadinanza onoraria della città di Vicenza.

sabato 29 novembre 2025

Gli ultimi concerti da camera di Musei in Musica 2025 - 30 novembre e 7 dicembre

 

Musei in Musica risuona in uno dei nuovi spazi della rassegna 2025, in collaborazione con i Musei Civici, domenica 30 novembre alle 11. Al Museo degli Affreschi G.B. Cavalcaselle alla Tomba di Giulietta saranno eseguite rarità per oboe e archi del Novecento inglese: il Quintetto di Arnold Bax e il Quartetto di Gordon Jacob. In programma anche il Quartetto per archi in sol minore di Luigi Boccherini: protagonisti alcuni professori dell’Orchestra areniana Matteo Forla (oboe), Viktor Csanyi, Giuliana Santi (violini), Serena Chien (viola), Alexander Zyumbrovskiy (violoncello). Ultimi posti disponibili per una data già avviata al sold-out.
Prerogativa di Musei in Musica è l’abbinamento del concerto con la visita libera omaggio al museo un’ora prima dell’evento. 


La rassegna si concluderà il 7 dicembre, sempre alle 11, in Sala Maffeiana, con un concerto integralmente dedicato alla musica da camera di Igor Stravinsky: l’Ottetto per fiati, brani simbolo della svolta “neoclassica” del compositore, e la suite da L’Histoire du soldat, favola nera e accattivante scritta all’indomani della Grande Guerra. Esecutori per l’occasione Lorenzo D’Antò (flauto), Lorenzo Paini (clarinetto), Paolo Guelfi e Domenico Faccin (fagotti), Pietro Sciutto e Giuseppe Delfino (trombe), Giancarlo Roberti e Domenico Brancati (tromboni), Donato Grillo (trombone basso), Vincenzo Quaranta (violino), Riccardo Mazzoni (contrabbasso), Alessandro Carobbi (percussioni).

Riccardo Chailly e Alexandre Kantorow inaugurano la nuova stagione della Filarmonica della Scala

 
La quarantaquattresima Stagione di Concerti della Filarmonica della Scala s’inaugura lunedì 19 gennaio 2026: come da tradizione sul podio c’è Riccardo Chailly, che festeggia undici anni da direttore principale della Filarmonica, in un concerto atteso che segna il debutto in stagione di Alexandre Kantorow (nella foto a destra), primo pianista francese a vincere il concorso Čajkovskij nel 2019 e divenuto tra i massimi interpreti del nostro tempo. Il Maestro Riccardo Chailly torna a guidarci nel repertorio russo che più di altri ha segnato questi anni di collaborazione artistica con la Filarmonica: il Concerto per pianoforte n. 3 di Sergej Prokof’ev, nell’interpretazione di Kantorow, entra in un catalogo che include esecuzioni memorabili alla Scala e in tournée delle Sinfonie n. 1, n. 3 e n. 7, cui si aggiungerà la Quinta per il secondo appuntamento diretto dal Maestro in questa stagione (18 ottobre). Dopo sette anni Chailly torna a dirigere la Sinfonia n. 4 in fa min. op. 36 di Pëtr Il’ič Čajkovskij, «confessione musicale dell’anima» nella quale confluiscono i sentimenti intensi e complessi che attraversarono il compositore durante il periodo di crisi in cui fu costretto a lasciare la Russia. Il concerto inaugurale sarà replicato anche nella tournée europea in programma a marzo con tappe alla Philharmonie Luxembourg, all’Elbphilharmonie di Amburgo, al Muziekgebouw di Eindhoven, al deSingel di Anversa, alla Philharmonie de Paris e al Konzerthaus di Vienna. Dal 2015, anno della sua nomina, Chailly ha guidato la Filarmonica in più di 120 concerti all’estero su 160 degli oltre 200 che ha diretto dal 1991. Il suo lavoro ha contribuito a consolidare l’identità artistica dell’orchestra e a rafforzarne il profilo internazionale, rendendola una presenza regolare nelle principali sale da concerto europee.
Il cartellone accoglie una significativa presenza di nuovi protagonisti della scena musicale all’insegna dell’eccellenza interpretativa e della pluralità di voci artistiche. Dopo il successo di Barbara Hannigan lo scorso ottobre, la direttrice rivelazione di questa Stagione è Marie Jacquot (25 maggio - nella foto a sinistra): esperta di repertorio contemporaneo e del Novecento – per questo motivo Kirill Petrenko l’aveva scelta come assistente alla Bayerische Staatsoper – è all’apice di una carriera che l’ha portata sul podio delle principali orchestre europee, e ricopre la carica di direttrice principale del Royal Danish Theatre e della WDR Symphony Orchestra. Al Teatro alla Scala arriva con un programma sull’immaginario romantico tedesco, tra Weber e Mendelssohn, ed è affiancata dal violista Antoine Tamestit, interprete del Concerto per viola e orchestra di William Walton.
Tra le interpreti al debutto spicca il nome di María Dueñas (11 maggio - nella foto a destra), violinista spagnola classe 2002 già astro nascente della musica classica: ha collezionato il primo premio a concorsi come Tretyakov, Menuhin e Spivakov e la nomina a BBC New Generation Artist, fino a firmare un contratto di esclusiva con Deutsche Grammophon prima dei vent’anni. Per il suo debutto Dueñas fa una scelta inusuale, interpretando il concerto per violino di Erich Wolfgang Korngold insieme all’orchestra ospite della stagione, la Tonhalle-Orchester Zürich, e al suo direttore Paavo Järvi.
Altra giovane stella del violino in Stagione è la coreana Bomsori Kim (9 novembre - nella foto in basso a sinistra)), recente conquista del catalogo Deutsche Grammophon e tra le più entusiasmanti interpreti contemporanee, impegnata nel Concerto n. 2 in re minore per violino e orchestra op. 22 di Henryk Wieniawski, capolavoro del Novecento di raro ascolto. Al suo fianco, con la Sinfonia n. 1 in mi minore del suo connazionale Jean Sibelius arriva finalmente alla Scala il finlandese Santtu-Matias Rouvali: tra i più richiesti direttori di una nuova generazione che, accanto alla cura interpretativa, ritiene ugualmente importante stabilire un contatto personale con i musicisti, come sottolineano i professori della Philharmonia Orchestra di Londra che lo hanno scelto come direttore principale.
Grande attesa anche per il debutto scaligero di Augustin Hadelich (18 ottobre), acclamato in tutto il mondo e violinista più impegnato negli ultimi due anni secondo le classifiche di Bachtrack, a 41 anni ha ricevuto riconoscimenti che vanno dal Grammy Award del 2016 al Dottorato Onorario dell’Università di Exeter nel Regno Unito. Hadelich interpreta il Concerto in re min. op. 47 per violino e orchestra di Jean Sibelius sotto la direzione di Riccardo Chailly per il suo secondo appuntamento di stagione.
Come di consueto la stagione abbraccia la pluralità dei linguaggi musicali e presta attenzione alla musica contemporanea. Il doppio debutto del direttore spagnolo Gustavo Gimeno, Direttore Musicale del Teatro Real di Madrid e della Toronto Symphony Orchestra, e del trombonista olandese Jörgen van Rijen (25 ottobre) segna la prima esecuzione italiana del Concerto per trombone Yericho del compositore canadese Samy Moussa. Van Rijen, trombone della Royal Concertgebouw Orchestra dal 1997, ha esplorato negli anni tutte le potenzialità del suo strumento collaborando con alcuni dei migliori compositori contemporanei.
 
Non mancano gli appuntamenti con i direttori e i solisti entrati ormai a fare parte della famiglia Filarmonica. Il Maestro Myung-Whun Chung (30 marzo), direttore emerito dal 2023, dirige Beethoven e Brahms, in un programma che celebra l’intesa con gli scaligeri e con il pianista norvegese Leif Ove Andsnes, grande esperto beethoveniano – nel 2016 ha registrato l’integrale dei concerti per Sony – che torna alla Scala dopo quattordici anni. Gradito è il ritorno di Fabio Luisi (23 febbraio), affiancato dalla raffinata violinista olandese Janine Jansen, impegnata con il Concerto n. 1 in sol minore di Max Bruch: tra le massime artiste viventi, collabora con alcuni dei migliori interpreti al mondo, come Martha Argerich, Mischa Maisky e i Berliner Philharmoniker, che per questa stagione l’hanno voluta come artista in residenza. Ritroviamo poi Lorenzo Viotti (16 febbraio) con la Settima di Dmitrij Šostakovič, la Sinfonia che celebra la resistenza della sua Patria, e Michele Mariotti (13 aprile) con un programma raffinato che accosta il balletto Jeu de cartes di Igor Stravinskij alla Sinfonia n. 40 in sol minore di Mozart e alla Petite Suite di Claude Debussy.

Con il concerto del Quartetto Noûs sabato 6 dicembre si conclude la decima stagione concertistica organizzata da Asolo Musica Veneto Musica

 

6 dicembre 2025, ore 16:30

Quartetto Noûs
Sofia Manvati, violino
Alberto Franchin, violino
Sara Dambruoso, viola
Riccardo Baldizzi, violoncello
 
 
Silvia Colasanti (Roma, 1975)
“Due destini” per quartetto d’archi
 
Dmítrij Šostakóvič (San Pietroburgo, 1906 - Mosca, 1975)
Quartetto per archi n. 4 in re maggiore, op. 83
Allegretto
Andantino
Allegretto
Allegretto

Antonín Dvořák (Nelahozeves, 1841 - Praga, 1904)
Quartetto per archi n. 10 in mi bemolle maggiore, op. 51
Allegro ma non troppo
Dumka (Elegia). Andante con moto
Romanza. Andante con moto
Finale. Allegro assai

La stagione concertistica 2025 organizzata da Asolo Musica Veneto Musica all’Auditorium Lo Squero, nell’Isola di San Giorgio Maggiore a Venezia, si conclude con il concerto di sabato 6 dicembre 2025 alle 16.30. Protagonista dell’evento conclusivo è il Quartetto Noûs composto dai violinisti Sofia Manvati e Alberto Franchin, Sara Dambruoso alla viola e Riccardo Baldizzi al violoncello, una delle realtà musicali più interessanti della sua generazione, unico quartetto italiano ad aver inciso l’integrale dei quartetti di Dmítrij Sostakovich e ospite di numerose istituzioni e festival nazionali ed internazionali.
Il Quartetto Noûs presenterà un originale percorso d’ascolto che apre ad un ammaliante intreccio di mondi e narrazioni in musica, dal mondo di Silvia Colasanti (1975) con “Due destini” per quartetto d’archi, a Dmítrij Šostakóvič con il Quartetto per archi n. 4 in re maggiore, op. 83 a ricordarci il 50esimo anniversario della sua scomparsa, compositore che ha lasciato un’impronta profonda nella storia del quartetto per archi, per concludere con il Quartetto per archi n. 10 in mi bemolle maggiore, op. 51 di Antonín Dvořák.
 

Apre la serata la musica contemporanea con Silvia Colasanti (nella foto), classe 1975, considerata la compositrice italiana vivente più affermata sulla scena internazionale. È autrice di una vasta produzione in cui spiccano lavori di notevole importanza e impatto mediatico, e collabora con solisti e direttori di calibro internazionale. La sua poetica è costruita tra gusto “materico” del suono, forte lirismo e ricchezza di registri, come in “Due destini” per quartetto d’archi, composto nel 2017 e dedicato a Ilaria Borletti Buitoni.
Si prosegue con il Quartetto per archi n. 4 in re maggiore, op. 83 di Dmítrij Šostakóvič. Composto nel 1949, il quartetto riflette un clima emotivo intimo e malinconico, segnato da lirismo e ironia. È articolato in quattro movimenti e mostra influenze della musica ebraica, simbolo di resistenza e dolore. L’opera evita toni apertamente drammatici, ma comunica una tensione sottile e profonda, tipica del linguaggio criptico di Šostakóvič durante il periodo della censura sovietica. L’ultimo brano nel programma proposto dal Quartetto Noûs è il Quartetto per archi n. 10 in mi bemolle maggiore, op. 51 di Antonín Dvořák. Composto nel 1879, su richiesta del violinista Jean Becker, questo quartetto è conosciuto come il “Quartetto slavo” per il forte richiamo alla musica popolare ceca. I quattro movimenti mescolano eleganza classica e vivacità folklorica, con ritmi di danza (come la dumka e la skocna) e melodie cantabili. L’opera riflette l’identità nazionale di Dvořák in forma cameristica, con equilibrio tra lirismo e vitalità.
La X Stagione dei Concerti 2025 è organizzata con il sostegno del Ministero della Cultura, dalla Regione Veneto e da Bellussi Spumanti, CentroMarca Banca, Hausbrandt, Massignani & C., Zanta pianoforti. 
 


TCBO: LA VIOLA DI TIMOTHY RIDOUT E LA DIREZIONE DI ROBERTO ABBADO PER HINDEMITH E SCHUMANN

 

STAGIONE SINFONICA 2025 DEL TEATRO COMUNALE DI BOLOGNA
Lunedì 1° dicembre ore 20.30, Auditorium Manzoni
 
Roberto Abbado direttore
Timothy Ridout viola
 
Filarmonica del Teatro Comunale di Bologna
 
PROGRAMMA
 
Paul Hindemith
Der Schwanendreher, Concerto per viola e piccola orchestra sopra antichi canti popolari
Zwischen Berg und tiefem Tal
Nun laube, Lindlein, laube!
Fugato: Der Gutzgauch auf dem Zaune saß Variationen su Seid ihr nicht der Schwanendreher

Robert Schumann
Sinfonia n. 2 in do maggiore op.61
Sostenuto assai. Allegro ma non troppo
Scherzo: Allegro vivace
Adagio espressivo
Allegro molto vivace


“In pochi colpi d’arco, il britannico Timothy Ridout (nella foto di Kaupo Kikkas) si è ritagliato un posto nella ristrettissima cerchia dei grandi violisti”. Così il quotidiano francese «Le Monde» sul solista trentenne che debutta nella Stagione della Fondazione lirico-sinfonica felsinea, interpretando Der Schwanendreher, concerto per viola e piccola orchestra sopra antichi canti popolari di Paul Hindemith. A guidare la Filarmonica del Teatro Comunale di Bologna il “suo” Direttore principale Roberto Abbado, che nella seconda parte della serata – in programma lunedì 1° dicembre alle 20.30 all’Auditorio Manzoni – propone anche la Sinfonia n. 2 in do maggiore, op.61 di Robert Schumann.

Primo Premio ai concorsi internazionali per viola “Lionel Tertis” e “Cecil Aronowitz”, nonostante la giovane età Ridout è impegnato nell’ampliamento del repertorio per il suo strumento, eseguendo prime assolute come il Concerto per viola di Mark Simpson “Hold Your Heart in Your Teeth”, interpretato l’anno scorso alla Philharmonie di Berlino con la Deutsches Symphonie-Orchester Berlin diretta da Robin Ticciati. Il violista è inoltre ospite di realtà rinomate, dalla Wigmore Hall al Concertgebouw di Amsterdam, e di compagini come l’Orchestra Sinfonica della Radio Bavarese e la BBC Symphony Orchestra, oltre ad aver collaborato con direttori quali Sir Simon Rattle e Sir András Schiff.
 
Vincitore nel 2008 del “Premio Abbiati”, Roberto Abbado (nella foto di Miro Zagnoli) è stato sul podio di numerosi concerti sinfonici e produzioni operistiche del TCBO: dal Macbeth verdiano firmato da Robert Wilson al più recente Trittico pucciniano con la regia di Pier Francesco Maestrini e sarà impegnato per l'inaugurazione della Stagione 2026 con Idomeneo di Mozart nel nuovo allestimento curato da Mariano Bauduin. Ha diretto orchestre prestigiose, come la Concertgebouworkest di Amsterdam, i Wiener Symphoniker, l’Orchestre national de France, la Staatskapelle Dresden e la Gewandhausorchester di Lipsia.
 
Conosceva bene la viola Paul Hindemith, che ebbe lunga esperienza come solista di questo strumento a cui dedicò svariati lavori. Non fa eccezione Der Schwanendreher, letteralmente “il gira-cigni”, ovvero colui che nelle cucine medievali girava il volatile allo spiedo, accomunato allegoricamente al menestrello di strada che muoveva la manovella della ghironda a forma di cigno. Tutti i tre movimenti impiegano canti popolari cinquecenteschi tedeschi e il titolo del concerto fa riferimento a quello utilizzato come materiale tematico per l’ultimo tempo: sette variazioni sul canto popolare “Non sei un gira-cigni?”. Eseguito la prima volta ad Amsterdam il 14 novembre 1935, con l’autore stesso come solista, questo concerto ricorre a un organico insolito, che non prevede negli archi né i violini né le viole, per dare risalto allo strumento solistico ed evocare un timbro antico e folcloristico.
 
Iniziava a manifestarsi l’instabilità psichica di Schumann tra il 1845 e il 1846, periodo di composizione della sua Seconda Sinfonia in do maggiore. «Ho composto la sinfonia nel dicembre 1845, ancora mezzo malato – spiegava l’autore in una lettera –; mi sembra che lo si possa avvertire ascoltandola. Solamente nell’ultimo movimento mi sono sentito nuovamente me stesso; adesso, sto meglio, dopo aver finito l’opera intera. Ma mi fa pensare a giorni tristi». La sinfonia destinata a diventare una delle più apprezzate da compositori come Brahms e Čajkovskij, venne tenuta a battesimo da Felix Mendelssohn al Gewandhaus di Lipsia il 5 novembre del 1846, riscuotendo in quella occasione scarso successo, tanto che fu necessario apportare delle modifiche per l’esecuzione nella città natale di Schumann, Zwickau, nel luglio del 1847.
 


IL DEBUTTO DI SIR JOHN ELIOT GARDINER CON L’ORCHESTRA DEL TCBO

 

CONCERTO STRAORDINARIO
Domenica 7 dicembre ore 17.30, Auditorium Manzoni
 
Sir John Eliot Gardiner direttore
Chiara Salentino soprano
Matilde Lazzaroni mezzosoprano
Gea Garatti Ansini Maestro del Coro
 
Orchestra e Coro del Teatro Comunale di Bologna
 
PROGRAMMA
 
Felix Mendelssohn-Bartholdy
Ein Sommernachtstraum, per soli, coro femminile e orchestra, op. 61 (MWV M13)
Ouverture - Allegro vivace
Scherzo - Allegro molto vivace
Marcia degli Elfi - Allegro molto vivace
Bunte - lied per coro - Allegro non troppo
Intermezzo - Allegro appassionato
Notturno - Con moto tranquillo
Hochzeitmarsch (Marcia nuziale) - Allegro vivace
Finale - Allegro vivace
 
Antonín Dvořák
Sinfonia n. 6 in re maggiore op. 60, B. 112
Allegro non tanto
Adagio
Scherzo, Furiant: Presto - Trio: Poco meno mosso
Finale: Allegro con spirito


Ha ottenuto due Grammy e ha ricevuto con le sue incisioni più Gramophone Awards di qualsiasi altro artista vivente; è salito sul podio delle maggiori orchestre internazionali, dai Berliner Philharmoniker alla Royal Concertgebouw Orchestra; ha fondato ensemble rinomati nel mondo, distinguendosi quale figura centrale nella rinascita della musica antica e come pioniere dell’esecuzione storicamente informata. È il grande direttore d’orchestra inglese Sir John Eliot Gardiner (nella foto in alto, di Hansvander Woerd) il protagonista del concerto straordinario proposto dal Teatro Comunale di Bologna domenica 7 dicembre alle 17.30 all’Auditorium Manzoni. Per il suo debutto alla testa dell’Orchestra e del Coro femminile - preparato da Gea Garatti Ansini - della fondazione lirico-sinfonica felsinea, Gardiner ha scelto di interpretare alcuni numeri musicali da Ein Sommernachtstraum (Sogno di una notte di mezza estate) op. 61 (MWV M13) di Felix Mendelssohn-Bartholdy - con soliste le artiste del Coro del TCBO Chiara Salentino, soprano, e Matilde Lazzaroni, mezzosoprano - accanto alla Sinfonia n. 6 in re maggiore op. 60, B. 112 di Antonín Dvořák.
Già fondatore del Monteverdi Choir, degli English Baroque Soloists e dell’Orchestre Révolutionnaire et Romantique, nel 2024 Sir John Eliot Gardiner ha dato vita all’innovativo progetto Springhead Constellation, che include gli ensemble Constellation Choir & Orchestra: un collettivo internazionale che unisce musica, arte e sostenibilità, promuovendo spettacoli accessibili e interdisciplinari rivolti a tutte le generazioni.
Mendelssohn scrisse le musiche di scena per la commedia shakespeariana Sogno di una notte di mezza estate nel 1843 su commissione del re Federico Guglielmo IV di Prussia - che aveva apprezzato il lavoro fatto dal compositore tedesco per la rappresentazione dell’Antigone di Sofocle - partendo dall’Ouverture di successo Ein Sommernachtstraum, che aveva composto ancora diciassettenne nel 1826. E proprio questa pagina viene proposta da Gardiner a Bologna, insieme alla celeberrima Marcia nuziale, allo Scherzo, alla Marcia degli Elfi, al Lied per coro “Bunte”, all’Intermezzo, al Notturno e al Finale tratte dall’op. 61.
È del 1880 la Sesta Sinfonia di Dvořák, tenuta a battesimo nella veste completa a Londra nel 1882 dal noto direttore Hans Richter sul podio della Filarmonica di Vienna, che ne sancì il successo internazionale, poi confermato dall’esecuzione - sempre londinese - del 1884 diretta dallo stesso compositore ceco. Gli echi brahmsiani e del sinfonismo tedesco sono evidenti in questa partitura, che però non rinuncia ai riferimenti folklorici tipici del linguaggio di Dvořák, ispirato a melodie e ritmi della sua terra.
 


Domenica 30 novembre al Teatro Zandonai i giovani dell’Orchestra Filarmonica Settenovecento si confrontano con il grande repertorio sinfonico di Beethoven e Brahms

 

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Orchestra Filarmonica Settenovecento
Giovanni Conti direttore
Ludwig van Beethoven (1770-1827)
Sinfonia n. 8 op. 93
Johannes Brahms (1833-1897)
Sinfonia n. 4 op. 98

Domenica 30 novembre al Teatro Zandonai di Rovereto, un appuntamento imperdibile per gli amanti della grande musica: i giovani e le giovani dell’Orchestra Filarmonica Settenovecento si confrontano con la Sinfonia n. 8 di Beethoven e la Sinfonia n. 4 di Brahms, sotto la guida del giovane e promettente Giovanni Conti, classe 1996 e secondo premio alla 13a edizione del “Premio Guido Cantelli” di Novara.
Entrambe le sinfonie segnano la maturità di due dei massimi compositori della musica cosiddetta “classica”: Beethoven e Brahms, assieme a Bach posti da Hans von Bülow nel 1880 a formare “la Trinità della storia della musica”. La Sinfonia n. 8 fu composta da Beethoven nel 1811, all’inizio del secolo romantico; la Sinfonia n. 4 è la celeberrima opera brahmsiana del 1885, quando ormai l’Ottocento – e il Romanticismo – hanno raggiunto il loro apice e si avviano alla conclusione.


venerdì 28 novembre 2025

TCF: Boléro-Ravel sostituisce la prevista produzione di Coppélia andata distrutta in un incendio

 

La Fondazione Teatro Carlo Felice annuncia con profondo rammarico la necessità di sostituire la prevista produzione del balletto Coppélia, in programma dal 19 al 21 dicembre nell’ambito della Stagione 2025-26, con lo spettacolo Boléro-Ravel, recente e acclamata produzione della Daniele Cipriani Entertainment con Sergio Bernal e Luciana Savignano. Abbonamenti e biglietti acquistati rimangono validi per il nuovo titolo.
Tale decisione è stata imposta dall’esito del grave incendio, divampato nei giorni scorsi nel deposito dove i proprietari della produzione scelta dal Teatro Carlo Felice custodivano scene, costumi e altri materiali dell’allestimento che sono andati distrutti.
 

Grazie alla collaborazione immediata dei partner coinvolti, il Teatro Carlo Felice ha potuto individuare una soluzione alternativa di pari prestigio: la serata di danza Boléro-Ravel è infatti una produzione della Daniele Cipriani Entertainment che ha debuttato con grande successo il 29 ottobre scorso al Teatro Comunale di Bologna. Lo spettacolo, nato da un’idea dello stesso Cipriani, con testo di Vittorio Sabadin e regia di Anna Maria Bruzzese, racconta la storia del compositore Maurice Ravel (1875-1937), di cui ricorrono 150 anni dalla nascita, attraverso alcune delle sue pagine più celebri, scritte per la danza, che saranno eseguite dall’Orchestra del Teatro Carlo Felice dirette da Paolo Paroni.
Protagonisti l’étoile Luciana Savignano e il bailarín/bailador Sergio Bernal, noti agli appassionati di danza ma anche al grande pubblico. Insieme a loro Anbeta Toromani e Alessandro Macario, e i ballerini della Sergio Bernal Dance Company nonché due “strilloni” – gli attori Alessandro Ambrosi e Marco Guglielmi – che, attraverso titoli di giornali immaginari, tracciano alcune tappe della vita e della carriera del musicista francese.
 

«La perdita dell’allestimento di Coppélia – afferma il sovrintendente Michele Galli – causata da un incendio che ha distrutto l’intero materiale scenico, è un evento che ci addolora profondamente. Ma davanti a circostanze così impreviste abbiamo il dovere di reagire con tempestività e responsabilità verso il nostro pubblico. Desidero ringraziare con sincera gratitudine Daniele Cipriani, gli artisti e gli uffici del nostro Teatro per aver reso possibile, in tempi rapidissimi, l’arrivo a Genova di Boléro-Ravel, spettacolo di grande qualità artistica che ha avuto grande successo al debutto a Bologna alcune settimane fa. Ringrazio anche gli spettatori e gli abbonati per la comprensione: i loro biglietti rimarranno validi senza alcuna modifica. In un momento complesso, questa risposta condivisa dimostra la forza della comunità che sostiene il Teatro Carlo Felice e il valore del lavoro che ogni giorno portiamo avanti».
 
In linea con molti dei suoi spettacoli precedenti, compresi quelli dedicati a Stravinsky e Rachmaninov, Cipriani fonde in Boléro-Ravel gli episodi più significativi della vita del compositore. Il titolo stesso anticipa che il fulcro dello spettacolo è il celebre Boléro, commissionato a Ravel dalla leggendaria ballerina e attrice Ida Rubinstein, nel cui ruolo ci sarà una étoile di pari carisma: Luciana Savignano. Tra passi di danza e ricordi che riaffiorano dal passato, la Savignano evoca la genesi del capolavoro di Ravel, il quale, com’è noto, rimase profondamente ammaliato dalla fascinosa diva russa. Boléro-Ravel è un viaggio nella musica di Ravel e, in particolare, nelle sue composizioni per balletto: se il Boléro fu originariamente coreografato da Bronislava Nijinska (e vale la pena ricordare che la stessa Savignano fu, a suo tempo, una delle grandi interpreti della potente versione di Maurice Béjart), in questo spettacolo sarà interpretato dal madrileno Sergio Bernal con la sua compagnia e la coreografia sensuale e magnetica di Rafael Aguilar. Bernal è coreografo e interprete della Rapsodie espagnole, altro brano intriso dall’esotismo iberico del compositore, orgoglioso delle proprie ascendenze basco-spagnole. La Pavane pour une infante défunte porta invece la firma dei coreografi Simone Repele e Sasha Riva che danzano con la partecipazione straordinaria di Luciana Savignano; mentre La Valse, interpretata da Anbeta Toromani e Alessandro Macario, ha la coreografia di Sofia Nappi.

(foto di Andrea Ranzi dal debutto bolognese dello spettacolo)


A FERRARA DOMENICA 30 NOVEMBRE AL RIDOTTO DEL TEATRO PROSEGUE LA RASSEGNA “IL PIANOFORTE CONTEMPORANEO” CON IL PIANISTA ALFONSO ALBERTI, MUSICHE DI FABIO VACCHI E LUIGI DALLAPICCOLA

 
La rassegna "Il Pianoforte Contemporaneo" di Ferrara Musica prosegue il suo ciclo con il terzo appuntamento al Ridotto del Teatro Comunale “Claudio Abbado”. Domenica 30 novembre, con inizio alle 10.30, il pianista Alfonso Alberti – figura di spicco nel panorama musicale italiano, la cui attività si divide equamente tra la tastiera, la scrittura e la divulgazione – presenterà un recital che incrocia l'attualità di Fabio Vacchi con la storica grandezza di Luigi Dallapiccola (nella foto a sinistra). Il concerto assume un significato particolare poiché ricorda il cinquantenario della scomparsa di Luigi Dallapiccola (1904-1975), figura cardine del Novecento musicale italiano. Alberti renderà omaggio al Maestro triestino con due opere pianistiche fondamentali: verranno eseguite la Sonatina canonica in mi bemolle maggiore, su capricci di Niccolò Paganini (1942-43), che traduce il virtuosismo paganiniano in una rigorosa e al tempo stesso brillante arte del contrappunto. A seguire, il cuore della mattinata, il Quaderno musicale di Annalibera (1952). Questo ciclo di undici brevi pezzi (Simbolo, Accenti, Fregi, Quartina e altri) è un capolavoro della dodecafonia, dove la tecnica seriale più severa si fa veicolo di una poesia riservata e di una tenera bellezza, composta dal musicista per la figlia come un intimo e prezioso diario.
A incorniciare la serialità lirica di Dallapiccola sarà la musica di Fabio Vacchi (nella foto a destra), tra i maggiori compositori italiani contemporanei. Alberti proporrà la sua Novelletta seconda (2023), brano dal carattere narrativo e intimo, che il pianista ha avuto il privilegio di preparare a stretto contatto con l'autore. A chiudere il recital sarà la Sonata n. 4 (2024), tra le più recenti fatiche di Vacchi, ispirata e basata sul Sonetto 193 di Petrarca “Pasco la mente d’un sí nobil cibo”, in cui Vacchi coniuga la propria tensione espressiva alla profondità lirica del testo petrarchesco. Fabio Vacchi è unanimemente considerato tra i maggiori compositori della scena italiana e internazionale; le sue opere liriche e sinfoniche sono state regolarmente commissionate e dirette da maestri come Claudio Abbado, Riccardo Muti e Myung-Whun Chung nei maggiori teatri e festival, dalla Scala a Salisburgo. Il suo linguaggio musicale, pur essendo profondamente contemporaneo, mantiene un forte legame con il melodramma e un’intensa carica emotiva e narrativa.
Alfonso Alberti (nella foto a sinistra) suona (il pianoforte) e scrive (libri sulla musica). Sua grande passione è la musica d’oggi, nella convinzione che essa sia un’opportunità formidabile per capire il tempo che ci troviamo a vivere, e noi stessi che viviamo in questo tempo. Ha suonato al Konzerthaus di Vienna, al LACMA di Los Angeles, alla Sala Verdi del Conservatorio di Milano, alla Cappella Paolina del Quirinale, al Teatro Bibiena di Mantova, alla Tonhalle di Düsseldorf. Ha pubblicato più di 20 dischi solistici e cameristici, ultimo fra questi il cd per pianoforte e orchestra Giorgio Gaslini - Murales Promenade, edito da Stradivarius (Orchestra Haydn di Bolzano e Trento, direttore Yoichi Sugiyama). Per la stessa etichetta, il cd col Concerto per pianoforte e orchestra di Goffredo Petrassi (Orchestra della RAI, direttore Arturo Tamayo) ha vinto il Premio della critica come miglior disco 2012 in Italia. Fra i suoi libri: La rosa è senza perché. Niccolò Castiglioni, 1966-1996 (LIM), Vladimir Horowitz (L’Epos) e Le sonate di Claude Debussy (LIM). Dal 2017 è uno dei conduttori delle Lezioni di musica di Radio3. Di questo stesso anno è la sua prima raccolta di poesie, Due, volume a quattro mani con Gianni Bombaci per l’editore Il Raccolto. Del 2019 è una plaquette con cinque sue poesie e tempere originali di Adalberto Borioli.

Dardust, Allegrini, Dindo, Rossi, Oliva per la nuova stagione sinfonica della FORM

 
Nuova stagione sinfonica di Musicattraverso. La FORM-Orchestra Filarmonica Marchigiana si prepara per il programma 2026 con opere che vanno dal barocco all’epoca contemporanea tratte dal grande repertorio sinfonico-concertistico, comprese alcune di forte appeal popolare, e integrate con brani che attingono in modo trasversale a generi diversi, dal pop al folk fino alla musica per il cinema. 
Oltre ottanta concerti da gennaio a maggio, articolati in 15 programmi con la direzione artistica di Francesco Di Rosa (nella foto a sinistra), primo oboe dell’Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia. In cartellone direttori e solisti di grande livello internazionale: il primo corno solista dell’Accademia di Santa Cecilia, Alessio Allegrini, artista in residenza FORM per il 2026; il compositore-pianista pop amatissimo dal pubblico giovanile, Dardust; il primo flauto, Andrea Oliva, e il primo fagotto, Andrea Zucco, dell’Accademia di Santa Cecilia; il grande violista italiano Danilo Rossi; uno dei più importanti violoncellisti del nostro tempo, Enrico Dindo; il grande pianista Alessandro Taverna, che ha debuttato lo scorso anno con la Filarmonica della Scala e debutterà nel 2026 come solista con l’Orchestra di Santa Cecilia: dunque, un grande onore per la FORM averlo nel proprio cartellone; la direttrice d’orchestra Antonella De Angelis. Accanto a loro i graditissimi ritorni di Matthias Bamert, Albrecht Mayer, Alexander Lonquich, Luigi Piovano, Federico Mondelci, Davide Trolton, Marco Scolastra.
Allegrini, come artista in residenza è con la FORM in un doppio appuntamento. A gennaio, per il progetto Human Rights, il concerto Strappa-Strauss-Mendelssohn: diretto ed eseguito dal primo corno solista dell’Accademia di Santa Cecilia, è un accattivante programma che prevede l’esecuzione del Primo Concerto per corno di Strauss, della Sinfonia “Scozzese” di Mendelssohn e in apertura di un’opera su commissione FORM del compositore fermano Andrea Strappa.
Nel secondo, a febbraio, Allegrini (nella foto a destra) si esibisce con l’Orchestra insieme ai fiati solisti dell’Accademia di Santa Cecilia, tra cui il direttore artistico Francesco Di Rosa all’oboe, oltre ad Andrea Oliva al flauto e Andrea Zucco al fagotto nell’esecuzione della Sinfonia Concertante per fiati K. 297B di Mozart e della Sinfonia n. 102 di Haydn.
In cartellone spicca la monumentale, amatissima Messa da Requiem di Giuseppe Verdi, realizzata in collaborazione con i conservatori di Pesaro e Fermo e affidata alle cure del direttore Manlio Benzi, con la partecipazione dei solisti Yuliya Tchacenko (soprano), Mariangela Marini (mezzosoprano), Davide Giusti (tenore) reduce dal grande successo ottenuto la scorsa settimana alla Scala con il suo debutto nel Rigoletto, Alessandro Abis (basso) e del Coro ARCOM.
La stagione, come tradizione, inizia con il Concerto per il nuovo anno dedicato a celebri musiche di danza della tradizione viennese integrate con brani famosi del repertorio lirico italiano ed europeo; sul podio David Crescenzi, ad accompagnare il soprano Rasha Talaat e il baritono Giacomo Medici. In cartellone un concerto tutto al femminile, Donna Musica: dalle interpreti, la direttrice d’orchestra Antonella De Angelis (nella foto a sinistra) e la violinista Elders Hawijch (vincitrice del Premio Mormone 2025) per l’esecuzione del celebre Concerto per violino di Čajkovskij, alle compositrici, Emilie Mayer (Ouverture n. 2 in re magg.) ed Ethel Smith (Serenade in re magg.), per valorizzare il contributo della donna nella storia della musica occidentale in un ottica di pari opportunità.
Ancora una volta va sottolineato l’impegno della FORM verso i giovani musicisti e le nuove generazioni di spettatori. Oltre alla collaborazione con i conservatori, ad aprile è in programma Mozart, Weber e …Pierino: un originale programma musicale affidato a Jacopo Rivani che unisce l’Ouverture da Le nozze di Figaro di Mozart e il Concerto per fagotto di Weber, interpretato dalla giovane Sarah Carbonare (vincitrice del Concorso per fagotto “Rossini” 2024 - nella foto a destra), alla celeberrima fiaba musicale Pierino e il Lupo di Prokof’ev, capolavoro della letteratura musicale per l’infanzia che esercita un fascino irresistibile a tutte le età. Un altro giovanissimo è sul podio, il brillante direttore d’orchestra Davide Trolton, già citato, che dirigerà il concerto con Dardust; mentre Ulisse Mazzon, vincitore del Premio Postacchini 2025, avrà l’opportunità di affiancare Danilo Rossi per l’esecuzione della sinfonia K. 364 di Mozart.  Alle nuove generazioni viene riservato un family concert che prevede l’esecuzione della popolarissima fiaba musicale Pierino e il lupo di Prokof’ev e una serie di concerti nelle scuole.
Infine le commissioni d’opera. Oltre al brano del fermano Strappa, nel 2026 ci sarà l’occasione di ascoltare altre due commissioni FORM, una affidata a Stefano Nigro (nella foto a sinistra) e l’altra a Gianluca Piombo.
Dopo la felice conclusione della campagna abbonamenti a San Severino Marche, partono le campagne abbonamenti a Jesi, Fermo, Ancona, Macerata, Fabriano e Recanati. 
Proprio ad Ancona, grazie alla presenza sempre fattiva dell’Università Politecnica delle Marche, socio fondatore dell’Orchestra, i concerti tornano in forma stabile all’Aula Magna dell’Ateneo, dopo i lavori di ristrutturazione conclusi lo scorso inverno, ripristinando così la tradizione dei “Giovedì all’Aula Magna”. 
Confermate e ampliate le collaborazioni con i più importanti enti musicali marchigiani, tra cui la Società Amici della Musica “Guido Michelli” di Ancona, l’Ente Concerti di Pesaro, AMAT, l’Associazione Musicale Appassionata di Macerata, l’Associazione LeMuse di Senigallia, gli Amici della Musica di Montegranaro, l’Università degli Studi di Urbino, Gioventù Musicale d'Italia. 
Non solo Marche. La FORM, infatti, valicherà i confini regionali in più occasioni, collaborando con istituzioni prestigiose e storiche: Società della Musica e del Teatro “Primo Riccitelli” di Teramo; Associazione Filarmonica Umbra; Amici della musica di Foligno; Associazione Angelo Mariani Ravenna.

L’attività della FORM viene resa possibile grazie al supporto del Ministero della Cultura Italiano, della Regione Marche e dei Soci Fondatori: Comuni di Ancona, Fabriano, Fano, Fermo e Macerata. La stagione è sostenuta anche dagli sponsor Delta Motors, Viva Servizi, Carifermo e Fondazione Cassa di Risparmio di Fermo.



La dernière danse? al Teatro Amintore Galli



Balletto di Roma
LA DERNIERE DANSE?
direzione artistica Francesca Magnini
presentato da Luciano Carratoni
riallestimento originale a cura di Miki Matsuse
coreografie Micha Van Hoecke
musiche originali dal jukebox del tempo


A quattro anni dalla scomparsa del coreografo belga Micha Van Hoecke, il Balletto di Roma rilegge e riporta in scena La dernière danse?, uno dei primi lavori creati per il suo Ensemble che negli anni ‘80 ne decretò la sua grande popolarità. L’opera di Van Hoecke rappresentò per il tempo una novità assoluta che lo rese uno dei protagonisti di fama mondiale del teatro-danza, grazie alla sua capacità di miscelare memorie, musica e movimento in un linguaggio multidisciplinare e personalissimo. In Italia lo spettacolo debuttò al Festival di Castiglioncello nel 1984, con un successo clamoroso che portò a una lungo periodo di residenza artistica nel nostro paese.
A firmare questo riallestimento è Miki Matsuse, compagna d’arte e di vita di Van Hoecke, che a giugno 2025 lo ha presentato in prima assoluta al Ravenna Festival, istituzione che a lungo accolse i lavori e la creatività del coreografo.


La dernière danse? è un viaggio attraverso il labirinto dei ricordi che mescola presente e passato: il primo amore, gli anni scapigliati dell’adolescenza parigina, l’influenza artistica di Maurice Béjart e Jean Babilée. Una colonna sonora ipnotica che va dai Platters agli adorati Procol Harum accompagna questo viaggio di danza, musica e visioni in un dialogo tra il Micha adolescente e il Micha adulto. “È la forza della musica che ancora trasmette l’energia – spiega Matsuse – che permette anche a chi non ha vissuto quell’epoca di capire quelle memorie”. Melodie, ritmi di samba, tango e rock traducono e comunicano quel campionario di emozioni e desideri comune a tutti i giovani, oggi come ieri.


Il Balletto di Roma, da sempre impegnato nella produzione e nella diffusione della danza d’autore italiana in Europa e nel mondo, ha un repertorio attento a innovazione e ricerca, mantenendo forte il legame con la storia e la tradizione. Con questa nuova produzione arriva per la prima volta sul palcoscenico del Teatro Galli.

(foto di Simone Manzato)

Sub tuum praesidium | Audi Filia Schola Gregoriana | sabato 29 novembre 2025, ore 16.30 | Basilica Santa Maria presso San Satiro | Milano

 

LE VOCI DELLA CITTA'
Basilica Santa Maria presso Satiro
Milano
Via Torino 17/19

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sabato 29 novembre 2025, ore 16.30
Suub tuum praesidium
culto mariano tra liturgia e devozione

Audi Filia
Schola Gregoriana della Civica Scuola di Musica Claudio Abbado

Martina Bomben, Claudia Buratti, Virginia Del Bianco
Silvia Kuro, Clara Redaelli, Cecilia Tamplenizza
Maria Grazia Tognetti, Claudia Trovò 
voci

Riccardo Zoia, direttore
Matteo Galli, organo

a cura di


in collaborazione con


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il programma sarà introdotto da una breve presentazione a cura degli artisti

Programma

improvvisazione all’organo sul tema Ave Maris Stella

Inno –  Ave Maris Stella

Communio –  Diffusa est

Introito –  Vultum tuum

improvvisazione all’organo sul tema Tota Pulchra

Antifona –  Tota Pulchra

Communio –  Ecce Virgo

Antifona –  Ave Maria

improvvisazione all’organo sul tema Ave Maria

Responsorio –  Virgo Parens Christi

improvvisazione all’organo sul tema Salve Regina

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Audi Filia 
Istituto di Musica Antica della Civica Scuola di Musica Claudio Abbado di Milano

Audi Filia, Schola gregoriana della Civica Scuola di Musica Claudio Abbado di Milano, è il frutto del lavoro didattico svolto all'interno dei corsi di alta specializzazione in musica medievale presso la Civica Scuola di Musica Claudio Abbado di Milano. Unica in Italia, la formazione è guidata da Giovanni Conti e Riccardo Zoia. Il repertorio si concentra sul canto liturgico della tradizione cristiana occidentale. Il gruppo è spesso ospite della rassegna Musica Antica in San Satiro, a cura della Società del Quartetto di Milano, del percorso Parola e musica in San Satiro, a cura della Comunità Pastorale S. Magi, del Festival Grandezze & Meraviglie di Modena e del ciclo concertistico e culturale Cantar di pietre nel Canton Ticino.

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I sei concerti disegnano tradizionalmente il percorso di Avvento. Emerge un particolare riferimento a Maria nell’esperienza liturgica, dalle radici gregoriane del Sub Tuum praesidium al Seicento milanese. L’indagine si svolge quindi tra Avvento e Natale comprendendo approfondimenti teologici e tradizioni musicali popolari.
Un concerto imperniato sulla figura del pastore poeta Philipp Nicolai (1566-1608) la cui stella del mattino (fulcro del suo Wie schön leuchtet der Morgenstern) conduce alla luminosità tradizionale della notte di Santa Lucia, celebrata il 13 dicembre. È un percorso ricco e raffinato arricchito dall’introduzione dei concerti a cura degli artisti che illustrano i contenuti musicali e le filigrane sottili che possono così emergere dai programmi musicali. Il rapporto consolidato con Società del Quartetto e con Civica Scuola di Musica Claudio Abbado consente di proporre un percorso molto qualificato, arricchito quest’anno anche dalla collaborazione con la Scuola Musicale NovaMusica Buccinasco
cresciuta nelle profonde radici della presenza educativa cattolica sul territorio metropolitano. Il percorso
diviene espressione di un umanesimo culturale che, nel centro storico della Città, avvicina e mette in relazione enti promotori e risorse nella costruzione di uno stile sinodale.

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