lunedì 31 marzo 2025

TCBO: CON LODO GUENZI LA RASSEGNA “PARLIAMO D’OPERA” ESPLORA “UN BALLO IN MASCHERA”

 
Ha appena concluso il tour che lo ha visto protagonista dello spettacolo teatrale “Toccando il vuoto” Lodo Guenzi (nella foto di Andrea Ciccalè), attore, conduttore e cantante bolognese che è ospite del prossimo appuntamento della rassegna “Parliamo d’Opera” del Teatro Comunale di Bologna, in programma giovedì 3 aprile alle 18.30 all’Auditorium Biagi di Salaborsa. L’incontro esplora Un ballo in maschera, il capolavoro verdiano che sarà in scena al Comunale Nouveau dal 13 al 19 aprile.
Noto al grande pubblico come frontman del gruppo indie rock Lo Stato Sociale – con cui ha firmato il grande successo “Una vita in vacanza” lanciato al Festival di Sanremo 2018 e con il quale ha pubblicato diversi libri – e successivamente come personaggio televisivo nei ruoli di giudice della trasmissione “X Factor” e conduttore, Lodo Guenzi si dedica anche al teatro e al cinema spaziando dai classici di William Shakespeare alla drammaturgia dello scozzese contemporaneo David Greig; il suo ultimo film “Tornando a Est” è circolato nelle sale a febbraio 2025.
A “Parliamo d'Opera” l’artista, in dialogo con i giornalisti Pierfrancesco Pacoda (anche curatore della rassegna) e Luca Baccolini, racconta – con il suo sguardo attento al sociale e allo stesso tempo divertito dalla contemporaneità – la propria relazione con l’opera lirica tra ricordi personali e riflessioni su temi che, animando Un ballo in maschera, sono ancora oggi attuali. Il soprano Laura Stella, accompagnata al pianoforte da Marco Belluzzi, completa l’appuntamento interpretando l’aria di Amelia "Morrò, ma prima in grazia".

Gli incontri di “Parliamo d’Opera” sono realizzati con il sostegno di Rekeep e in collaborazione con il Settore Cultura e Creatività e il Settore Biblioteche e Welfare culturale del Comune di Bologna, nell’ambito delle azioni di Bologna Città della Musica Unesco.
 
L’ingresso è gratuito con prenotazione su Eventbrite.

Gli appuntamenti dell’ORT ad aprile 2025

 

Nel mese di aprile, l’Orchestra della Toscana (nella foto di Marco Borrelli con il direttore Diego Ceretta) sarà impegnata in due produzioni della Stagione concertistica, replicate in regione.
La prima vedrà protagonista Diego Ceretta, direttore principale dell’Orchestra della Toscana, accompagnato al violoncello da Enrico Bronzi, il 4 aprile a Volterra (PI), il 5 a Empoli (FI), il 7 a Piombino (LI), l’8 a Poggibonsi (SI) e il 9 a Firenze. Il programma prevede una composizione di Fabio Massimo Capogrosso dal titolo Salvador, Impressioni Surrealiste (2018), il Concerto per violoncello e orchestra op. 129 di Robert Schumann e, per concludere, la Sinfonia n. 1 op. 68 di Johannes Brahms.
Il mese di aprile inizia con un concerto che si concentra sul dialogo tra due figure fondamentali della musica romantica: Robert Schumann e Johannes Brahms. Schumann, nel contesto della Germania della prima metà dell'Ottocento, cerca di confrontarsi con l’eredità di Beethoven, ma non riesce a raggiungere quella grandezza. Perciò, indirizza un giovane talento come Brahms verso questo compito storico, sperando che possa portarlo a termine. Brahms, però, si sente schiacciato dalla responsabilità e il suo processo creativo si prolunga per anni. La sua prima sinfonia, completata nel 1876, arriva ventitré anni dopo che Schumann lo aveva incoraggiato a scrivere una sinfonia, e viene percepita da molti come una continuazione della Nona di Beethoven, tanto che qualcuno la chiamò “La Decima di Beethoven”. La Sinfonia n. 1 di Brahms, con il suo finale che richiama l’Inno alla gioia beethoveniano, sarà diretta da Diego Ceretta, direttore principale dell’ORT.
In apertura, verrà eseguito il Concerto per violoncello e orchestra di Schumann, un pezzo che lo stesso compositore definiva “sereno”. A interpretarlo sarà Enrico Bronzi (nella foto a sinistra), un musicista poliedrico: oltre ad essere componente del Trio di Parma, è insegnante al Mozarteum di Salisburgo e direttore artistico di festival e stagioni concertistiche. Infine, il programma include Impressioni surrealiste di Fabio Massimo Capogrosso, un compositore umbro contemporaneo, noto al grande pubblico per le colonne sonore di alcuni film di Marco Bellocchio, come Esterno notte e Rapito.



Segue il “Concerto di Pasqua”, diretto da Gemma New (nella foto in alto, di Benjamin Ealovega), con il soprano Eleonora Bellocci e il controtenore Filippo Mineccia. Il programma presenta lo Stabat Mater di Giovanni Battista Pergolesi e la Sinfonia n. 104 ‘Salomon’ di Franz Joseph Haydn. Le esibizioni si terranno a Poggibonsi (SI) mercoledì 16 aprile, il 17 aprile a Firenze e il 18 a Figline (FI). 
Il secondo appuntamento del mese è dedicato al Concerto di Pasqua, un evento che coniuga spiritualità e raffinatezza musicale con due straordinarie composizioni. Protagonista della serata è lo Stabat Mater di Giovanni Battista Pergolesi, una delle pagine più intense e commoventi della musica sacra, ispirata alla celebre sequenza medievale attribuita a Jacopone da Todi. Commissionato per le celebrazioni della Settimana Santa dal duca di Maddaloni, il capolavoro barocco di Pergolesi ha conquistato il pubblico sin dalla sua prima esecuzione, rimanendo tuttora una delle versioni più eseguite e amate.
L’Orchestra della Toscana affida l’esecuzione di questa perla del repertorio sacro a due solisti d’eccezione: il soprano Eleonora Bellocci (nella foto a sinistra, di Cosimo Bellocci), cresciuta artisticamente all’Accademia del Maggio Musicale Fiorentino, e il controtenore Filippo Mineccia, recentemente applaudito alla Scala e collaboratore di Riccardo Muti. Sul podio Gemma New, talentuosa direttrice neozelandese naturalizzata statunitense, vincitrice nel 2021 del prestigioso Concorso Sir George Solti e attuale direttrice musicale della New Zealand Symphony Orchestra.
A completare il programma, l’ORT eseguirà la Sinfonia n. 104 di Franz Joseph Haydn, l’ultima del suo catalogo, conosciuta anche come London Symphony. Sontuosa e raffinata, questa sinfonia rappresenta l’addio del compositore alla scena londinese, dove era stato invitato dall’impresario Johann Peter Salomon dopo il suo ritiro dalla corte degli Esterházy. Un brano che unisce maestosità e calore, chiudendo il concerto con un omaggio alla grande tradizione classica.
Un appuntamento imperdibile che fonde spiritualità, virtuosismo e bellezza musicale in un viaggio dal barocco al classicismo.
 

Dal Premio ICMA al ritorno di Ottavio DANTONE sul podio dell’Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, all'intensa tournée tra Spagna, Cina, Svezia, Italia, Svizzera e Austria

 

foto di Susanne Diesner @ Tonhalle Düsseldorf


Reduci dalla premiazione ICMA alla Tonhalle di Düsseldorf completamente sold out e gremita di oltre 200 artisti ed operatori del settore da tutto il mondo, senza dimenticare la diretta Deutsche Welle e gli streaming in continua crescita giorno dopo giorno, Accademia Bizantina si prepara ad una primavera assai intensa ove spiccano il ritorno di Ottavio Dantone alla testa dell’Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia il 3, 4 e 5 aprile su repertorio di Mozart e con una prima esecuzione nazionale di Vasks, quindi due importanti tournée: in Spagna con Il Giustino di Vivaldi ad aprile, nelle più importanti capitali della musica in Cina a maggio. A giugno invece Stoccolma, Festival Monteverdi e Ravenna Festival e ancora l’Austria con un ampio programma di Barocco italiano, quindi Zurigo e Innsbruck nell’ambito della pluriennale residenza.
 
Accademia Bizantina si conferma costantemente come l’unica orchestra italiana non legata ad una fondazione lirico-sinfonica, a mietere consensi sia nella sua ormai ricchissima produzione discografica sia dal vivo con un calendario sempre più ricco; mentre con altrettanta vivacità prosegue la carriera del suo Direttore Ottavio Dantone alla testa di altre prestigiose orchestre, come Accademia Nazionale di Santa Cecilia, in una sinergia di stimoli artistici e manageriali, che si sta rivelando efficace moltiplicatore di credibilità e visibilità per il collettivo romagnolo da poco più che quarantenne.
Inoltre, la recente esibizione del Concertmaster Alessandro Tampieri alla Tonhalle di Düsseldorf per la premiazione della Critica Europea ICMA, ha indubbiamente contribuito a confermare la nuova vita di Accademia Bizantina, in cui la costante attività collettiva con Dantone si alterna sempre più alla crescita ed indipendenza degli altri talenti dell’ensemble, rafforzando l’immagine e la credibilità dell’orchestra come marchio di qualità consolidato nel mondo.
Spagna, Cina, Svezia, Italia, Svizzera e Austria saranno le tappe fino a luglio di Accademia Bizantina, spaziando con la consueta libertà tra opera lirica e musica sinfonica nell’ambito antico e barocco in cui sono ormai da decenni, considerati maestri.
Importante la tournée di ritorno in Cina, che vedrà Accademia Bizantina con Alessandro Tampieri esibirsi nei tre centri più vitali per la divulgazione della civiltà musicale occidentale nel colosso orientale: Wuhan Qintai Concert Hall il 21 maggio, China National Centre for the Performing Arts in Beijing il 22 e Shangai il 24. L’impaginato dei tre concerti è un tutto Vivaldi che sicuramente saprà ben rappresentare lo stato dell’arte di Accademia su questo compositore, che è davvero bandiera di italianità e Barocco nel mondo.

Al Malibran dal 2 al 5 aprile una produzione della Fondazione Teatro La Fenice realizzata in collaborazione con l’Accademia di Belle Arti e con il Conservatorio Benedetto Marcello di Venezia


Arcifanfano, re dei matti di Baldassare Galuppi va in scena al Malibran: ed è la prima rappresentazione veneziana in tempi moderni. Dramma comico per musica in tre atti, frutto della felicissima collaborazione tra Galuppi e Carlo Goldoni, debuttò al Teatro San Moisè di Venezia nel carnevale del 1750 ma sulle scene della città lagunare, in tempi moderni, ancora non era mai tornata. 
La messinscena sarà un nuovo allestimento con la regia di Bepi Morassi, e con Francesco Erle (nella foto a destra) alla testa dell’Orchestra del Conservatorio Benedetto Marcello di Venezia: una produzione della Fondazione Teatro La Fenice realizzata in collaborazione con l’Accademia di Belle Arti e con il Conservatorio Benedetto Marcello di Venezia nel solco di una sinergia già collaudatissima del Teatro con le due istituzioni veneziane. L’allestimento è infatti a cura della Scuola di Scenografia e Costume dell’Accademia di Belle Arti di Venezia, con le scene ideate da Matteo Corsi e i costumi da Beatrice Raspanti; mentre il light design è di Andrea Benetello in collaborazione con il corso di Light Design di ABAVE. Lo spettacolo è in programma al Teatro Malibran nel contesto della programmazione Education dedicata al pubblico delle scuole, dei giovani e delle famiglie e nell’ambito della Stagione Lirica e Balletto 2024-2025 della Fondazione Teatro La Fenice di Venezia. Le repliche saranno quattro: quelle di mercoledì 2, giovedì 3 e venerdì 4 aprile 2025 ore 11.00 sono riservate alle scuole, la replica di sabato 5 aprile 2025 ore 15.30, fuori abbonamento, è aperta a tutto il pubblico.
Nata nel contesto della felicissima collaborazione tra Baldassare Galuppi e Carlo Goldoni, che in quegli stessi anni produsse anche altre opere buffe di successo, come L’Arcadia in Brenta (1749), Il mondo della luna (1750), Il paese della cuccagna (1750) e Il mondo alla roversa (1750), Arcifanfano, re dei matti è un’esilarante commedia che celebra la ‘follia’: vede infatti protagoniste sei figure, ciascuna a rappresentare incarnazioni di differenti forme di pazzia, vale a dire di vizi umani tipici: Sordidone è il pazzo avaro, Gloriosa la pazza superba, Semplicina la pazza ritrosa, Garbata la pazza allegra, Furibondo il pazzo collerico, Malgoverno il pazzo prodigo. Tutti e sei bramano di essere accolti in quella apparentemente astratta e intangibile comunità sociale che è il regno di Arcifanfano, il quale, proprio perché «re de’ matti» appare incarnare la follia in una forma globale, di natura più sfumata e complessa e non collegata a un difetto morale specifico.
            «La storia di questo Arcifanfano parte da assai lontano – racconta il regista Bepi Morassi – più o meno cinque lustri fa. Correva infatti il 1680 allorquando una coppia di giovani di belle speranze, come allora si usava dire (un già noto musicista e studioso, Franco Rossi, e un meno noto teatrante che sperava  di diventar regista, ossia il sottoscritto), individuarono nella sterminata miniera creativa di Carlo Goldoni un libretto per musica per un “dramma comico per musica” di cui si innamorarono a prima vista: Arcifanfano, re dei matti, appunto. Scoprirono però ben presto che, se esisteva il “dramma comico”, più arduo appariva trovare il “per musica” dell’intestazione. Per quanto si potesse pensare a Galuppi (anche per logica deduzione) ma anche (se ne trovava qua e là traccia) a Haydn e forse Hasse, la parte musicale era scomparsa e non si trovava proprio. Tanto che, pur di allestire il testo prediletto, lo misero in scena scrivendo Franco da par suo un palinsesto musicale e persino eseguendolo in registrazione come base musicale per una compagnia di giovani e pur bravi attori (e qua il ricordo va necessariamente a Fabio Sartor, all’epoca monumentale Arcifanfano e che ci ha da poco e troppo presto lasciati) ma cantanti un po’ meno, tanto che Franco fu costretto dalla necessità ad adattarsi alle loro qualità musicali e vocali (!) arrivando persona a comporre un’aria su unica nota per Sordidone, terribilmente stonato. In questa veste, Arcifanfano vide un edbutto consacrato dall’allora nume tutelare del teatro veneto ossia Toni Cibotto e anche una vita non brevissima in giro per l’Italia.    
Sempre però con la mente alla sognata scrittura musicale originaria – continua Morassi (nella foto a destra) – che  continuava a non trovarsi, e per oltre quarant’anni fonte di ricerche, speranze e delusioni. Fino alla telefonata trafelata arrivata qualche anno fa, e che ha fatto partire – una volta coinvolto e reclutato quell’impareggiabile genio musicologico e creatore di musica che è Francesco Erle (con lui e Rossi nel frattempo eravamo anche riusciti a metter su un altro inedito Goldoni/Galuppi, ossia La Diavolessa all’Olimpico di Vicenza) – quel progetto strutturato che stiamo ora finalmente proponendo al pubblico, frutto di una (credo) magica sintesi tra quello che è stato trovato e quello che è stato ricreato, in un procedimento esaltante ma anche faticoso (sempre con grane rispetto) di revisione e rielaborazione di tutto il materiale, anche perché curiosamente spesso il libretto rinvenuto non corrispondeva a quello pubblicato all’epoca ed era evidentemente già all’epoca risultato di più e più rimaneggiamenti.
Da ultimo – conclude il regista – mi piace dire che sono vieppiù contento che quanto presentiamo sia frutto dell’impegno creativo di tanti giovani e che persino il primo pubblico sia di giovani, in un ideale passaggio di un progetto di ‘allora giovani’, che ad esso hanno dedicato una vita, ai giovani di adesso che speriamo interessati anche a mantenere vivi studio e ricerca su un asse portante della nostra cultura e civiltà».
Il doppio cast di questo nuovo allestimento si compone di giovani e talentuosi artisti emergenti formati dal Conservatorio Benedetto Marcello di Venezia: il ruolo del titolo sarà interpretato da Samy Timin e Haojia Feng; Sordidone, pazzo avaro da Marcus Vinicius Bezzerra Dias e Mingxun Chang; Madama Gloriosa, pazza superba da Eugenia Siliberto e Chaoyi Huang; Madama Semplicina, pazza ritrosa da Yukiko Shimizu e Yuqing Chen; Madama Garbata, pazza allegra da Xiyi Wang e Minyoung Park; Furibondo, pazzo collerico da Sanlin Wang e Guo Xu; infine Malgoverno, pazzo prodigo da Xushuan Cai e Lixuan Li.

IL NUOVO ALBUM INEDITO DELLA STAR INTERNAZIONALE FRANCO FAGIOLI - “The last castrato. Arias for Velluti” per Château de Versailles Spectacles

 

Argentino di origini italiane, si è formato con il belcanto a Buenos Aires ed è considerato uno dei più grandi controtenori al mondo: Franco Fagioli, Premio “Abbiati” nel 2011, racconta il suo inconsueto percorso musicale omaggiando l’ultimo celebre castrato nell’album “The last castrato. Arias for Velluti”, in uscita oggi 28 febbraio 2025 per Château de Versailles Spectacles, registrato con Coro e Orchestra dell’Opéra Royal diretti da Stefan Plewniak. 
Per questo suo nuovo disco Fagioli seleziona una collezione di cavalli di battaglia di Giovanni Battista Velluti (1780-1861), compositore e cantante italiano che lasciò un'impronta indelebile tanto sui musicisti del suo tempo quanto su quelli delle generazioni successive. Gioachino Rossini e Saverio Mercadante, fra i più importanti compositori d’opera del XIX secolo, insieme ai meno noti – ma degni di essere riscoperti per la loro operosità e l’intenso scambio con Velluti – Paolo Bonfichi, Giuseppe Nicolini e Francesco Morlacchi, sono infatti gli autori presenti nell’incisione.
 
«Questo progetto affonda le sue radici nel mio amore per il belcanto – dice Franco Fagioli – che si è sviluppato mentre ero studente al Teatro Colón di Buenos Aires, un luogo con una solida tradizione operistica italiana. All’epoca ero il primo controtenore a studiare nella scuola di canto del teatro, tanto che non esistevano nemmeno gli spartiti per il mio repertorio. È per questo che ho iniziato a interpretare i ruoli maschili scritti per mezzosoprano o contralto, come Arsace nella Semiramide di Rossini o Cherubino nelle Nozze di Figaro
 di Mozart ed è così che ho capito che, sebbene la mia designazione di registro vocale rientrasse in ciò che a quel tempo si considerava un controtenore, la mia vocalità rientrava nell’ambito di quello che oggi chiamiamo un mezzosoprano». 


Cristiano Del Monte dirige l’Orchestra del Teatro Lirico, il 4-5 aprile, per la rassegna “Primavera in musica 2025” al Teatro Carmen Melis

 

Venerdì 4 aprile alle 19 e sabato 5 aprile alle 19, è in programma il terzo appuntamento della nuova rassegna musicale “Primavera in musica 2025”, ideata e realizzata dal Teatro Lirico di Cagliari, che prevede l’esibizione dell’Orchestra del Teatro Lirico, diretta da Cristiano Del Monte (Loano, Savona, 1970 - nella foto di Priamo Tolu) direttore musicale di palcoscenico della Fondazione cagliaritana.
Il programma musicale prevede l’esecuzione di celeberrime pagine quali: Coriolano, ouverture in do minore op. 62 di Ludwig van Beethoven; Sinfonia in Re maggiore n. 35 K. 385 “Haffner” di Wolfgang Amadeus Mozart; Settima Sinfonia in La maggiore op. 92 di Ludwig van Beethoven.
La nuova rassegna musicale “Primavera in musica 2025”, propone, dal 28 febbraio al 24 maggio, otto serate straordinarie, sempre alle ore 19, di celebre musica classica, con particolare attenzione ai capolavori di Mozart e Beethoven, fino al Novecento di Kodály, Poulenc e Chilcott e alle atmosfere popolari e religiose dei tradizionali spiritual afro-americani.
La rassegna è rivolta al pubblico di abbonati, ma anche a quello delle famiglie e dei giovani da sempre molto presente.

ROSA FEOLA RISCOPRE PICCINNI NEL NUOVO DISCO PENTATONE



«L’appartenenza è un fuoco che brucia dentro. Date le mie origini, non posso ignorare l’obbligo morale di voler riscoprire il Settecento napoletano». Con queste parole il soprano campano Rosa Feola, interprete da sempre attenta alla valorizzazione della cultura musicale del suo territorio, descrive l’itinerario artistico compiuto insieme ad Antonio Florio e la Cappella Neapolitana in “Son regina e sono amante”, nuovo disco Pentatone in uscita oggi, venerdì 14 marzo, sulle principali piattaforme di streaming e download e nei negozi. L’album rende omaggio ad uno dei più importanti maestri della tradizione operistica napoletana del Settecento, Niccolò Piccinni, e raccoglie una selezione di brani, anche rari, tratti dalle sue opere del periodo francese e di quello italiano, compreso un esempio in dialetto napoletano. Il disco è il primo di una serie che Feola, Florio e la Cappella Neapolitana intendono dedicare al recupero del repertorio dei grandi compositori della scuola musicale napoletana del XVIII secolo. Il 12 aprile al Teatro Petruzzelli di Bari, città d’origine di Piccinni, gli stessi artisti interpreteranno il programma del disco per la prima volta in concerto.
 
Dalla più celebre Didone Abbandonata su libretto di Metastasio, da cui l’aria di Didone che dà il titolo all’album, alla meno nota operetta comica francese Le faux lord, “Son regina e sono amante” ripercorre dunque l’intera carriera del compositore barese. A guidare la scelta e l’orchestrazione dei brani, accuratamente selezionati da Feola, Florio - che con Piccinni (nell'immagine a destra) condivide il luogo di nascita - e il musicologo Dinko Fabris e trascritti dagli originali del XVIII secolo, il desiderio di farli rivivere nella loro dimensione più intima: quella delle esecuzioni private dell’epoca che spesso vedevano protagonista la voce della moglie di Piccinni, Vincenza Sibilla, figura preziosa per il successo del grande musicista. L’interpretazione di Rosa Feola, accompagnata da un’orchestra di soli archi, valorizza così la ricchezza espressiva e stilistica del canto settecentesco, quella cura della melodia “cantabile" a fondamento della scuola napoletana, in un tributo che va oltre Piccinni stesso per celebrare la grande tradizione del canto lirico italiano, da poco riconosciuto patrimonio immateriale dell’umanità dall’UNESCO.
 
Tra i soprani italiani più apprezzati a livello internazionale, Rosa Feola (nella foto di Todd Rosenberg) è ospite abituale dei più prestigiosi teatri d’opera al mondo. Tra i suoi prossimi impegni figurano Le nozze di Figaro (Susanna) al Metropolitan di New York e Rigoletto (Gilda) alla Los Angeles Opera a maggio, la Missa Solemnis di Beethoven al Teatro alla Scala a luglio e, nello stesso mese, La traviata (Violetta) all’Arena di Verona, dove canterà anche ad agosto nel Rigoletto. Nel 2020, le è stato assegnato il Premio Speciale del Festival dei Due Mondi di Spoleto. Allieva di Renata Scotto, ha all’attivo una lunga collaborazione con Riccardo Muti, che all’inizio della sua carriera l’ha resa protagonista della riscoperta del repertorio della scuola napoletana. Molto richiesta anche come concertista, tra le varie occasioni ha partecipato ai BBC Proms alla Royal Albert Hall di Londra, al concerto inaugurale del Ravenna Festival nel 2020 sotto la direzione di Muti, al Concerto di Capodanno 2021 del Teatro La Fenice di Venezia diretto da Daniel Harding e a diversi concerti con la Chicago Symphony Orchestra, sempre con Muti sul podio.
 

A vantare un’importante carriera internazionale è anche la Cappella Neapolitana (nella foto di Uriele Russo), fondata da Antonio Florio nel 1987 e da allora impegnata nella riscoperta di compositori rari e del repertorio musicale napoletano del XVII e XVIII secolo. Protagonista di diverse prime esecuzioni filologiche moderne di titoli barocchi, come Li zite ’ngalera di Vinci e l’Orfeo ed Euridice di Fux, l’ensemble è uno dei punti di riferimento della prassi esecutiva barocca nella scena musicale italiana ed europea.


 

Dal Barocco al Novecento: la chitarra classica di Francesco Rista in concerto con un ensemble di ex-borsisti De Sono e la voce di Laura Capretti


ALLA CHITARRA
 
Martedì 15 aprile, ore 20.30
Conservatorio “G. Verdi”,  Torino
 
Francesco Rista, chitarra
Laura Capretti, voce
Carlotta Conrado, violino
Marta Tortia, violino
Giorgia Lenzo, viola
Claudia Ravetto, violoncello
Matteo Cotti, clavicembalo


PROGRAMMA
Agustín Barrios
La catedral per chitarra sola
Heitor Villa-Lobos
Bachiana brasileira n. 5 per voce e chitarra
John Dowland
Selezione di songs per voce e chitarra
Johann Sebastian Bach
Ciaccona dalla partita n. 2 per violino BWV 1004 per chitarra sola
(arrangiamento di F.Rista)
Antonio Vivaldi
Concerto per liuto RV 93
Luigi Boccherini
Quintetto in re maggiore

Ingresso gratuito con prenotazione obbligatoria su Eventbrite

Una serata dedicata alla chitarra classica è in programma martedì 15 aprile, alle 20.30 presso il Conservatorio «G. Verdi»: il borsista Francesco Rista, accompagnato da un ensemble di musicisti e dal mezzosoprano Laura Capretti, interpreta un repertorio che spazia dal Barocco al Novecento, con opere di Agustin Barrios, Heitor Villa-Lobos, Johann Sebastian Bach, John Dowland, Antonio Vivaldi e Luigi Boccherini.
 

Un viaggio musicale intorno al mondo, che tocca tradizioni e repertori molto diversi, mettendo in luce la versatilità della chitarra classica, accompagnata dal suono avvolgente di archi e clavicembalo (nella foto a destra, Marta Tortia).
La serata si apre con La Catedral per chitarra sola di Agustin Barrios, uno dei capolavori del repertorio chitarristico, ispirato all’imponenza e alla spiritualità delle cattedrali. Scritto in due riprese, tra il 1921 e il 1939, cerca un suggestivo connubio tra la riflessione mistica e il proverbiale sentimento della saudade latino-americana.
Si continua con la Bachiana brasileira n. 5 per voce e chitarra di Heitor Villa-Lobos, parte di un insieme di nove composizioni per organici diversi che coniugano le forme e il linguaggio di Johann Sebastian Bach agli stilemi più caratteristici della musica brasiliana.
La quinta composizione, scritta originariamente per soprano e violoncello solisti mescolati a un ensemble di violoncelli, viene presentata con adattamento per chitarra e voce a opera dello stesso Villa-Lobos.
Dall’America del Sud del XX secolo si passa all’Inghilterra del Cinquecento con John Dowland, maestro della musica elisabettiana, che ha composto numerosi lute songs. Il programma propone alcune delle sue opere più note, tra cui Come Again e Flow My Tears, che esprimono un raffinato lirismo e una profonda malinconia (nella foto a destra, Carlotta Conrado).
Seguono la Ciaccona BWV 1004 Johann Sebastian Bach, tra i capolavori della musica per violino, in una trascrizione per chitarra dello stesso Rista, e il Concerto per liuto RV 93 di Antonio Vivaldi, una delle pagine più celebri del repertorio per liuto, nata tra il 1730 e il 1731, con l’intenzione di affidare al liuto (tra i genitori della chitarra, con cui oggi si esegue tendenzialmente questo corpus) un ruolo spiccatamente melodico, in opposizione al più consueto utilizzo nelle varie forme dell’accompagnamento barocco.
Il concerto si conclude con il Quintetto in re maggiore per chitarra e archi di Luigi Boccherini, brano scritto tra il 1798 e il 1799 che unisce il virtuosismo chitarristico alla ricchezza timbrica del quartetto d’archi. La scrittura elegante di Boccherini esalta il dialogo tra gli strumenti, con melodie fluide e brillanti passaggi tecnici.
 

Borsista De Sono per il 2024, Francesco Rista (nella foto a sinistra) vanta collaborazioni con gruppi da camera e ha conseguito il diploma accademico di primo livello con il massimo dei voti presso il Conservatorio “G.F. Ghedini” di Cuneo e ha proseguito i suoi studi alla Royal Danish Academy of Music di Copenhagen, oltre a partecipare ai corsi dell’Accademia Chigiana di Siena con il maestro Oscar Ghiglia. Attualmente sta completando il suo Master in Music presso la Malmö Music Academy (Lund University) sotto la guida di Göran Söllscher e David Hansson. Rista è un musicista eclettico, dedicatario di opere di diversi compositori contemporanei e membro fondatore dell’ensemble ELECTRIO. La sua discografia comprende lavori di Bach, Cage e Paganini, e nel 2024 è prevista l’uscita del suo nuovo album Magnificat con l’etichetta "Con Fuoco".

Insieme a lui, sul palcoscenico del Conservatorio, Laura Capretti (nella foto a destra), mezzosoprano specializzato in musica vocale da camera, con una carriera che spazia dall’opera al Lied, arricchita da prestigiose collaborazioni e premi. Diplomata con lode al Conservatorio di Torino con Erik Battaglia, ha perfezionato il repertorio liederistico ad Amburgo grazie al sostegno della De Sono e si esibisce regolarmente in festival internazionali. Ha debuttato in ruoli operistici alla Berlin Opera Academy, registrato Winterreise di Schubert e portato la sua musica in tournée in Cina e su RAI5. È stata inoltre vincitrice del Premio Renzo Giubergia 2018.
Altre due ex-borsiste dell’Associazione al violino: Carlotta Conrado, strumentista di grande versatilità, con una formazione d’eccellenza che spazia dalla musica da camera alla prassi esecutiva storica, e Marta Tortia, già membro stabile dell’Orchestra del Teatro Regio di Torino e dal 2024 Spalla dei Secondi violini e Concertino dei Primi violini presso l’Orchestra "I Pomeriggi Musicali" di Milano.
Diplomata in violino e viola al Conservatorio di Torino, Giorgia Lenzo (nella foto a sinistra) vanta collaborazioni con gruppi da camera e orchestre di rilievo, tra cui l’Accademia di Santa Cecilia e la Filarmonica del Teatro Regio di Torino, dove dal 2024 ricopre stabilmente il ruolo di viola di fila con obbligo della seconda.
Claudia Ravetto, un’altra ex-borsista De Sono, è una violoncellista di fama internazionale, con una carriera ricca di premi e collaborazioni prestigiose. Violoncellista del quartetto d’archi Paolo Borciani dal 1990 al 2005, attualmente è membro dell’ensemble Gli 8 violoncelli di Torino e docente di Musica d’insieme per archi al Conservatorio di Torino.
Musicista poliedrico, Matteo Cotti (nella foto a destra) è attivo come pianista, clavicembalista, organista e compositore, con un repertorio che spazia dalla musica antica a quella contemporanea, e un'intensa attività concertistica sia da solista che in ensemble. Collabora stabilmente con l’Accademia e il Consort Maghini e dal 2019 è organista titolare presso la Chiesa di S. Cristina di Torino.

Jazz in sala Sassu con lo Stomping Four Quartet. Il 2 aprile ai Mercoledì del Conservatorio di Sassari un concerto con musiche originali



Continua nel segno del jazz la rassegna “I mercoledì del Conservatorio”. Dopo il grande successo della scorsa settimana, il 2 aprile alle 19 la sala Sassu torna a ospitare un quartetto jazzistico, stavolta con musiche originali: lo Stomping Four Quartet, composto da Paolo Carta Mantiglia al sax, docente di Clarinetto jazz, e dagli allievi Andrea Budroni al pianoforte, Lorenzo Agus al contrabbasso e Federico Pintus alla batteria. Il programma prevede brani scritti dagli stessi componenti della band. Lo Stomping Four Quartet propone un repertorio che attinge dalla tradizione jazzistica dagli anni Quaranta agli anni Sessanta. I membri del quartetto hanno spesso condiviso le loro esperienze musicali nel corso dell’ultimo triennio in diverse formazioni, dal trio alla big band, reinterpretando brani classici o musiche originali e formandosi anche come compositori.
I mercoledì del Conservatorio nella sala Sassu del “Canepa”, in piazzale Cappuccini, sono un appuntamento fisso che accompagna i sassaresi per tutto l’anno. Con i suoi 38 appuntamenti fino a novembre è di gran lunga la più densa stagione concertistica del territorio. Tutti i concerti sono a ingresso gratuito e, nel corso degli ultimi anni, hanno raccolto un sempre maggior numero di spettatori. La rassegna ospita le performance non solo degli allievi più ricchi di talento e dei docenti del Canepa, artisti di livello nazionale e internazionale, ma anche ospiti di prestigio: nel solo mese di aprile sono previsti il concerto dell’organista Antonio Frigé nella basilica del Sacro Cuore mercoledì 9, l’atteso concerto in sala Sassu del Coro da camera del Conservatorio “J. J. Fux” di Graz diretto da Franz Herzog il giorno 16 e infine, il 30 aprile, il Forte Trio proveniente dal Kazakistan, composto da Maxat Jussupov (violino), Murat Narbekv (violoncello) e Timur Urmancheyev (pianoforte).

L'IMMAGINIFICO E SURREALE MATRIMONIO AL CONVENTO FIRMATO DA MICHIELETTO AL MUSIKTHEATER AN DER WIEN, fino al 9 aprile

 

«Ho voluto esaltare l'aspetto surreale del Matrimonio al convento. È un'opera comica che racconta il viaggio del protagonista dentro un mondo fantastico. Cerchiamo quindi di renderlo ancora più efficace cambiando le dimensioni dello spazio, giocando con la trasformazione dei costumi e delle identità, e creando delle visioni che portino la narrazione su un piano immaginifico». Così Damiano Michieletto racconta la sua nuova produzione del Matrimonio al convento
 di Sergej Prokof’ev, in scena al MusikTheater an der Wien della capitale austriaca da mercoledì 26 marzo con repliche fino al 9 aprile. 
 

Il regista veneto torna per la quinta volta nel teatro viennese dove ha messo in scena il Trittico di Puccini nel 2012, Idomeneo
 di Mozart nel 2013, Otello di Rossini nel 2016 e A Midsummer Night’s Dream (Sogno di una notte di mezza estate) di Britten nel 2018. Sempre a Vienna, ma alla Staatsoper, Michieletto ha portato nel 2024 con grande successo anche Animal Farm di Alexander Raskatov, dal romanzo di George Orwell. 
Accanto a lui sono impegnati Paolo Fantin per la scenografia, Klaus Bruns per i costumi, Alessandro Carletti per il light design, Erika Rombaldoni che firma gli interventi coreografici e Kai Weßler che cura la drammaturgia. Dmitry Matvienko dirige l’ORF Radio-Symphonieorchester Wien e l’Arnold Schoenberg Chor istruito da Erwin Ortner. 
 

Sul palco sono protagonisti Evgeny Akimov (Don Gerolamo), Petr Sokolov (Don Ferdinando), Stacey Alleaume (Luisa), Elena Maximova (La governante), Vladimir Dmitruk (Don Antonio), Anna Goryachova (Clara), Valery Gilmanov (Mendoza), Zoltan Nagy (Don Carlos), Sorin Coliban (Padre Agostino), Iurie Ciobanu (Padre Elixir), David Babayants (Padre Chartreuse), Mischa Schelomianski (Padre Benedettino) e Valentino Blasina (Lopez).
 
 

Opera lirico-comica in quattro atti e nove quadri, Matrimonio al convento
 è stata scritta su libretto di Prokof’ev stesso e di sua moglie Mira Mendelson, tratto dalla commedia The Duenna di Richard Brinsley Sheridan, già soggetto di una ballad-opera Settecentesca di grande successo di Thomas Linley. Completata nel 1940, in pieno terrore staliniano, fu rappresentata solo in forma privata nel 1941 al teatro Stanislavskij di Mosca. Lo scoppio della guerra ostacolò la prima vera e propria che si ebbe solo nel 1946, dopo una revisione della partitura nel 1943, al Teatro Kirov di Leningrado. Ambientata a Siviglia nel XVIII secolo, la vicenda si svolge in un contesto di intrighi amorosi tipici della tradizione comico Settecentesca, cui Prokof’ev affianca una forte componente lirica. 

(foto di Werner Kmetitsch)

domenica 30 marzo 2025

Al Lirico di Cagliari martedì 1 aprile il decimo appuntamento della Stagione concertistica 2024-2025 con Mario Brunello

 
Martedì 1 aprile alle 20.30 (turno A) è in programma, in un’unica, imperdibile serata, il decimo appuntamento della Stagione concertistica 2024-2025 del Teatro Lirico di Cagliari che prevede il ritorno a Cagliari del violoncellista Mario Brunello (Castelfranco Veneto, 1960), solista, direttore e artista ricercato, la cui ultima esibizione al Teatro Lirico risale al febbraio 2024.
Il programma prevede l’esecuzione di: Sonata n. 2 in la minore per violino BWV 1003, Partita n. 3 in Mi maggiore per violino BWV 1006, Sonata n. 3 in Do maggiore per violino BWV 1005 di Johann Sebastian Bach.


Al Teatro Comunale di Modena una nuova opera che da' forma e voce a un tema di interesse globale

 
L’11 e 13 aprile 2025, rispettivamente alle 20 e alle 15.30 andrà in scena in prima assoluta al Teatro Comunale di Modena una nuova opera che porta in scena un percorso creativo frutto del progetto europeo B.U.T.T.E.R.F.L.Y. dedicato all’ambiente e al futuro del pianeta. Il Teatro Comunale di Modena, Opera Baltycka di Danzica e Opera BOX di Helsinki hanno collaborato per produrre un nuovo spettacolo le cui storie sono state create da studenti delle scuole superiori nelle tre città. Respiro, Lago di Cenere e Perla di speranza sono state trasformate in altrettanti libretti scritti da Mirva Koivukangas, Jagoda Jagson e Vincenzo De Vivo e messi in musica da tre diversi compositori, Paavo Korpijaakko (nella foto a sinistra), Beniamin Baczewski (nella foto in basso a destra) e Marco Attura per dare forma e voce a un tema di interesse globale che ha visto gli adolescenti intervenire attivamente sulla scena mondiale attraverso movimenti come Fridays for Future e figure come Greta Thunberg. come Greta Thunberg. 
Al progetto hanno partecipato agenzie per l’ambiente delle tre città – coordinate da AESS di Modena – l’agenzia Heimspiel di Augusta, in Germania, specializzata nell’uso della realtà virtuale e dell’intelligenza artificiale, e l’agenzia di comunicazione GOPAcom Bruxelles. L’opera vuole essere un esempio di pratiche di sostenibilità ambientale anche nei diversi aspetti della messa in scena, della produzione musicale e della frequentazione del pubblico. Oltre che nel quadro di Europa Creativa, i tre teatri del progetto operano nel contesto più ampio dei teatri europei collegati attraverso il network Opera Europa, lungo un cammino comune verso la sostenibilità ambientale e l’inclusione sociale.

MOMIX al Teatro Olimpico dall'1 al 13 aprile. La celebre compagnia americana torna a Roma, ospite dell'Accademia Filarmonica Romana, fra grandi classici e novità

 

Tornano nella capitale, al Teatro Olimpico dall’1 al 13 aprile, i MOMIX, la leggendaria compagnia americana fondata da Moses Pendleton, legata da un sodalizio artistico con l’Accademia Filarmonica Romana da ben quarantuno anni.
Con il desiderio di leggerezza e spensieratezza, peculiarità della compagnia, e uno sguardo sempre teso al futuro, i MOMIX affrontano le sfide della gravità, le acrobazie dei suoi incredibili ballerini e il trasformismo dei suoi personaggi che evocano sensazioni e colori sempre nuovi con gli occhi di un bambino un po’ cresciuto, Moses Pendleton, carismatico direttore artistico e creatore di innumerevoli spettacoli di successo.
Nello spettacolo in scena all’Olimpico, ospiti della stagione dell’Accademia Filarmonica Romana, i MOMIX alternano recenti coreografie, con una novità per Roma, ai più significativi estratti dei grandi classici che hanno segnato la loro storia, restituiti alle luci del palcoscenico con una nuova e viva intensità e con quel pizzico di irrinunciabile ironia. Nove i danzatori illusionisti che ritroveremo sul palco (Lyvia Baldner, Blake Bellanger, Jared Bogart, Nathaniel Davis, Adrienne Elion, Aurelie Garcia, Amanda Hulen, Morgan Hulen e Piper Jo Whit), per dare vita a uno spettacolo dinamico e surreale creato da Pendleton, affiancato dalla moglie Cynthia Quinn.
 

In apertura alcuni estratti di Bothanica, spettacolo che nato nel 2009, mostra tutta la passione per la natura di Pendleton. “Mi sono ispirato per prima cosa a Vivaldi e al suo ciclo delle Quattro Stagioni”, racconta il coreografo che arricchisce il panorama sonoro dello spettacolo con numerose diverse fonti sonore, oltre al classico Vivaldi. Uno spettacolo che incarna l’essenza dei MOMIX: “si vede un fiore in un uccello, un essere umano in una roccia, una donna in un uomo. Bisogna usare la fantasia, l’immaginazione, la creatività. Nei nostri spettacoli cerchiamo di provocare quella che io chiamo ‘optical confusion’: un modo per eccitare i nervi del cervello e stimolare la creatività” prosegue Pendleton. In programma anche Table Talk la storica coreografia – sulla scena solo un tavolo e un danzatore – un mix di eccezionale bravura, tecnica, illusionismo e fantasia, e Baths of Caracalla, omaggio a Roma da MOMIX ReMIX. E ancora Sun Flower Moon spettacolo ispirato al paesaggio lunare e alle sue particolari atmosfere, e diverse coreografie dallo spettacolo nato per festeggiare i 25 e 35 anni della compagnia. Torna per la seconda volta a Roma Red Dogs recente coreografia che nella capitale ha debuttato nel 2023: il lavoro prende spunto dai Balloon Dogs dell’artista statunitense Jeff Koons e vede sulla scena enormi cani rossi gonfiabili su cui Moses Pendleton realizza una coreografia originale e divertente. Infine, novità per Roma, è Floating: sulle sonorità trance degli Shpongle, due coppie realizzano effetti a specchio in sensuali sculture che si muovono al rallentatore come flottando nell’aria. 
Una festa fra Momix e il suo pubblico, che si rinnova ad ogni loro apparizione, un binomio perfetto che da sempre diverte, emoziona, si prende anche un po’ in giro e continua a incantare da quasi tre generazioni.
 

Fondata nel 1980 e conosciuta nel mondo intero per i suoi spettacoli di grande inventiva e bellezza, MOMIX è una compagnia di ballerini-illusionisti diretta da Moses Pendleton. La sua fama è legata alla capacità di evocare un mondo di immagini surreali facendo interagire corpi umani, costumi, attrezzi, giochi di luce. La compagnia ha spesso realizzato progetti speciali e televisivi. L’ultimo spettacolo nato in casa Momix è Alice, che ha debuttato per la Filarmonica Romana al Teatro Olimpico nel febbraio 2019 con una successiva tournée di straordinario successo nei più importanti teatri italiani e in tutto il mondo. Oltre alle annuali apparizioni al Joyce Theatre di New York infatti, la compagnia effettua regolarmente tournée in Europa, Americhe, Australia ed Estremo Oriente.
 
Spettacoli dal martedì al venerdì ore 20.30, sabato ore 16.30 e 20.30, domenica ore 17.30

Sabato 5 aprile - Auditorium Lo Squero - Mauro Loguercio e Emanuela Piemonti - Musiche di Beethoven

 
Tra progetti singolari e percorsi d’ascolto che abbracciano molteplici repertori, prosegue l’intensa stagione di Asolo Musica Veneto Musica all’Auditorium “Lo Squero”, sull’Isola di San Giorgio Maggiore a Venezia. Protagonisti del secondo concerto della rassegna, sabato 5 aprile alle 16.30, sono due musicisti dalle brillanti carriere sia in veste di solisti che cameristi: Mauro Loguercio, violinista con una lunga e solida esperienza sulle scene più prestigiose in Italia e all’estero, e la pianista Emanuela Piemonti, tra le interpreti italiane più apprezzate in particolare nel repertorio cameristico, dedicataria di musiche di compositori quali Mauricio Kagel e Luis De Pablo.
Intitolato Beethoven 198, il concerto rappresenta il primo capitolo di un nuovo progetto dedicato a Beethoven e che prevede l’esecuzione a Lo Squero delle nove sinfonie beethoveniane nella trascrizione per violino e pianoforte di Hans Sitt (1850-1922), violinista ceco che fu primo violino dell’orchestra del teatro di Breslavia e poi di quella di Praga nonché docente di violino presso il prestigioso Conservatorio di Lipsia e notevole orchestratore. Un progetto che offre la possibilità di conoscere i capolavori del genio di Bonn in una veste poco conosciuta e che si sviluppa in tre anni fino al 2027, anno in cui ricorrerà il duecentesimo anniversario della morte di Beethoven. Nel concerto di quest’anno il Duo Loguercio-Piemonti eseguirà due sinfonie, la sesta e l’ottava. 
Il programma comincia con la più breve delle composizioni sinfoniche di Beethoven: la Sinfonia n. 8 in fa maggiore op. 93. Composta tra il 1811 e il 1812, in quattro movimenti, pur segnando un ritorno formale al classicismo dei modelli di Haydn e Mozart rappresenta al contempo un ponte nella scrittura beethoveniana tra la settima e il vertice della celeberrima nona sinfonia. All’Ottava sinfonia segue in scaletta la Sinfonia n. 6 in fa maggiore op. 68, detta Pastorale, iniziata nell’estate del 1807 e portata a termine nel maggio 1808. Articolata in cinque movimenti, ognuno con un’indicazione programmatica, è dedicata come la Quinta al principe Lobkowitz e al conte Rasumowsky. Affascinato dall’ambiente naturale, Beethoven non volle però che la sinfonia si limitasse ad una semplice descrizione della natura ma che fosse anche l’espressione “del sentimento” e, oltre all’appellativo “Pastorale”, aggiunse al sottotitolo “più espressione del sentimento che pittura dei suoni”, riflesso dello spirito con il quale compose la Sinfonia.
Grazie al grande lavoro che Hans Sitt (nell'immagine a destra) fece delle nove sinfonie beethoveniane riscrivendole nella riduzione per violino e pianoforte, lavoro che riflette una minuziosa ricerca di equilibrio e che mette in risalto il particolare trattamento riservato da Beethoven agli archi, oltre al gioco contrappuntistico tra le parti, il concerto consente di ritrovare opere celebri con un sorprendente cambio di prospettiva, in un singolare intreccio di diverse istanze creative.

sabato 29 marzo 2025

A SANTA CECILIA MOZART E UNA PRIMA NAZIONALE DI VASKS PER OTTAVIO DANTONE.


Torna sul podio dell’ensemble ceciliano il direttore pugliese Ottavio Dantone, classe 1960 e recentemente nominato Accademico di Santa Cecilia. Giovedì 3 aprile alle ore 19.30 (repliche venerdì 4 aprile ore 20.30 e sabato 5 aprile ore 18.00), Dantone dirigerà brani di Mozart e una prima nazionale del compositore lettone Pēteris Vasks, in una serata che vedrà protagoniste anche due soliste d’eccezione, la flautista portoghese Adriana Ferreira (nella foto a destra) e l’arpista Silvia Podrecca (foto in basso a sinistra), entrambe prime parti dell’Orchestra di Santa Cecilia.
Ottavio Dantone, considerato tra i massimi esperti mondiali di prassi esecutiva barocca, da 1996 è Direttore Musicale dell’Accademia Bizantina e dal 2021 Direttore principale dell’Orchestra Haydn di Bolzano e Trento. Da diversi anni ha però ampliato notevolmente il suo repertorio perché, come ha dichiarato in una intervista: “L’affacciarci ad altri repertori vuole dimostrare che l’esperienza e la coscienza estetica del passato in un repertorio moderno producono effetti molto interessanti e stimolanti anche per il pubblico di oggi”. Tutto ciò recentemente lo ha portato a registrare il cd Imprinting, che abbina due capolavori del romanticismo tedesco, la “Renana” di Schumann e l’“Italiana” di Mendelssohn. La serata si apre con la Serenata notturna n. 6 K 239 di Mozart del 1776, a cui seguirà il Concerto per flauto e arpa K 299, utilizzato anche nella colonna sonora del celebre film Amadeus, e che darà modo alle due soliste di far brillare il loro virtuosismo e la loro passione per la musica. 
Seguirà un brano di Pēteris Vasks (nella foto a destra), autore molto eseguito e apprezzato all’estero: la sua breve elegia Musica Serena (2015), dedicata all’amico e direttore finlandese Juha Kangas e in prima esecuzione italiana, è ispirata a un nostalgico paesaggio autunnale. Il programma si chiude con la Sinfonia n. 38 K 504 di Mozart, detta “Praga” perché fu la città boema e non Vienna a coprire di attenzioni e onori il compositore dopo una esecuzione che vi ebbe luogo nel gennaio del 1787. 



OPERE PER OBOE, CLARINETTO E ARCHI A PALAZZO MAFFEI CON MUSEI IN MUSICA

 

Musei in Musica, la rassegna da camera di Fondazione Arena, torna al teatrino di Palazzo Maffei Casa Museo per il nuovo appuntamento di domenica 30 marzo, alle 11. Con la suggestiva vista su piazza Erbe e la ricchezza artistica della collezione Carlon, il concerto - già sold out – schiera un quartetto d’archi con oboe e clarinetto, prime parti dell’Orchestra areniana, in tre brani dalla metà del ‘700 al 1815. Questo concerto, il quinto di Musei in Musica 2025, traccia con il suo programma una cronologia parallela allo sviluppo degli stessi strumenti in Europa, a partire da Johann Christian Bach, figlio di Johann Sebastian e a sua volta compositore celebre e di grande influenza nel tardo ‘700, anche per Mozart, che come lui scrisse un singolare Quartetto per oboe e archi, anch’esso in programma in un interessante raffronto tra le due composizioni. Su quest’onda galante si inserì il successivo Carl Maria von Weber, con un Quintetto per archi e clarinetto, strumento a cui dedicò particolare attenzione, in un brano elaborato quanto un concerto solistico.
Prerogativa di Musei in Musica è l’abbinamento del concerto con la visita libera omaggio al museo un’ora prima dell’evento. La rassegna proseguirà nelle diverse sedi museali della città, tra cui il Museo degli Affreschi G.B. Cavalcaselle, alla tomba di Giulietta, e la Sala Maffeiana, grazie alla collaborazione con i Musei Civici del Comune di Verona e l’Accademia Filarmonica, con programmi che spaziano da Bach alla contemporaneità, tra grandi classici e prime esecuzioni.

PER I LUNEDì DELLA SOCIETÀ DEI CONCERTI TRIESTE NELL'AMBITO DELLA SUA 93^ STAGIONE IL PIANISTA RUDOLF BUCHBINDER INTERPRETA ALCUNE DELLE PIÙ BELLE SONATE DI BEETHOVEN

 

Il 31 marzo 2025, per i lunedì della Società dei Concerti Trieste, alle 20.30, il Teatro Verdi sarà il palcoscenico di un evento musicale di grande intensità: un concerto straordinario con uno dei più grandi musicisti contemporanei, il pianista Rudolf Buchbinder, che interpreterà alcune delle sonate più significative di Ludwig van Beethoven.
Questo appuntamento rappresenta un'opportunità unica per immergersi nell'interpretazione di uno dei massimi esponenti beethoveniani viventi, la cui esecuzione integrale delle 32 Sonate è considerata un punto di riferimento nella storia dell'interpretazione di Beethoven. A Trieste, Buchbinder eseguirà la celeberrima Sonata op. 13 "Patetica", che aprirà il programma, seguita dalla Sonata op. 14 n. 2, e da una delle più note composizioni del Maestro, "Al chiaro di luna" per concludere con la Sonata op. 57 "Appassionata".
Con oltre 50 cicli completi delle 32 Sonate eseguiti in tutto il mondo, Buchbinder ha conquistato l'ammirazione di pubblico e critica per la sua profonda comprensione e la sua magistrale esecuzione dell'opera beethoveniana. La sua lunga carriera, che abbraccia oltre 65 anni, è caratterizzata da una combinazione unica di autorevolezza e vivacità, dove tradizione e innovazione si fondono in un'interpretazione autentica e aperta.
Riconosciuto con prestigiose onorificenze da istituzioni come l'Orchestra Filarmonica di Vienna e la Staatskapelle di Dresda, Buchbinder ha segnato la storia dell'interpretazione beethoveniana, culminando nel 2014 con l'esecuzione dell'intero ciclo delle sonate per pianoforte al Festival di Salisburgo, registrata dal vivo e pubblicata su CD e DVD.
Il suo recente progetto discografico, dedicato all'integrale dei concerti per pianoforte di Beethoven, ha visto il Musikverein di Vienna concedere per la prima volta a un singolo pianista l'onore di eseguire tutti e cinque i concerti in una serie dedicata, accompagnato da cinque delle più rinomate orchestre e direttori del mondo.
In occasione del 250° anniversario della nascita di Beethoven, Buchbinder ha ideato il ciclo delle Nuove Variazioni Diabelli, commissionando nuove composizioni a undici compositori contemporanei, ispirate alle celebri Variazioni Diabelli di Beethoven.

Incontro con l'artista
Alle ore 19.15, prima del concerto, il pubblico avrà l'opportunità di incontrare il Maestro Buchbinder nel Ridotto del Teatro Verdi, per un dialogo condotto dal direttore artistico della Società dei Concerti Trieste, Marco Seco. Un'occasione imperdibile per approfondire la conoscenza di questo straordinario musicista e del programma che eseguirà.

venerdì 28 marzo 2025

FERRARA MUSICA AL RIDOTTO: IL DUO CARDELLI VIOLONCELLO-PIANOFORTE DOMENICA 30 MARZO CON BEETHOVEN, CHOPIN E CLARA SCHUMANN

 

Atteso appuntamento cameristico per Ferrara Musica al Ridotto, domenica 30 marzo alle 10.30, dove si esibiranno in duo violoncello-pianoforte Giacomo e Matteo Cardelli, giovani musicisti dal curriculum internazionale, nati e cresciuti nella nostra città. Giacomo Cardelli, violoncellista, è da un anno primo violoncello dell’Orchestra del Teatro La Fenice di Venezia. Il pianista Matteo Cardelli è assistente nella classe di Filippo Gamba alla Musik Akademie di Basilea. Pluripremiati a concorsi nazionali ed internazionali, assieme formano un duo che si è esibito in numerose sedi e festival, sia in Italia che all’estero. 
Sono in programma tre capisaldi del repertorio ottocentesco: la Sonata op. 5 n. 2 di Beethoven, la Sonata op. 65 di Chopin e la versione per violoncello e pianoforte delle Tre Romanze per violino e pianoforte di Clara Schumann. Le Sonate op. 5 sono opere autenticamente rivoluzionarie, in cui nessuno dei due strumenti è subordinato, cosa per cui non esisteva alcun precedente negli anni ’90 del ’700. L’innovazione investì anche la struttura, ridotta a soli due tempi, entrambi molto dilatati, senza movimento lento centrale.  Tra gli ultimi brani che Clara Schumann scrisse, nel 1853, anno di relativa tranquillità per la malattia mentale del marito, le Tre Romanze op. 22 sono pervase da un lirismo ininterrotto e variegato: l'Andante molto rivela sfumature di matrice gitana, l’Allegretto, con la sua vivacità, cela a sua volta un nucleo più ombroso. Il Finale, quasi di pari durata rispetto agli altri due movimenti, si articola su una melodia ampia, sorretta da una scrittura pianistica sviluppata con sicura maestria. È risaputo che Chopin scrisse quasi esclusivamente opere per pianoforte solo e che fece alcune eccezioni solo per il violoncello che verso la fine della sua vita, onorò anche con una grande Sonata in sol minore in quattro movimenti, di impianto classicistico. Il cuore della Sonata è il magnifico Largo, un breve e incantevole frammento musicale, mirabilmente delineato nell'atmosfera distesa e nostalgica di un vero e proprio Notturno in musica. In questo contesto, i dolcissimi arpeggi del pianoforte cedono al violoncello lo spazio ideale per l'esecuzione di un’emozionante aria strumentale. 

MILANO, APRILE 2025: Progetto BACH, VIII edizione

 
Quando si nomina Bach “cantore della Passione”, è difficile porvi accanto qualcuno che abbia dedicato l’intera sua opera Soli Dei Gloria e suo pari. Ma chi conosce minimamente l’opera di Josquin Desprez, non sarà preso da eccessiva meraviglia vedendo la sua firma posta accanto a quella del Maestro di Eisenach.
Nel booklet che accompagna il CD “In principio” dell’ensemble De labyrintho dedicato a Josquin Desprez, William Elders, uno dei maggiori studiosi del compositore fiammingo, sottolinea come Josquin abbia dimostrato di essere non solo tra i più grandi musicisti della sua epoca, ma anche un raffinato esegeta, profondo conoscitore delle sacre scritture, in grado di inserire nelle sue opere concetti teologici al pari di quanto farà soltanto Bach duecento anni dopo.
È questo il motivo principale che ci ha spinto ad affiancare due tra i più raffinati e geniali compositori della storia della musica occidentale nel Progetto BACH 2025, in collaborazione con la Chiesa di Santa Maria Segreta a Milano.
Nella storia del culto cattolico, la musica è da sempre l’unica arte che partecipa alla liturgia come segno precipuo e sostanziale. Nel 1739, a due secoli dalla Riforma luterana, Johann Mattheson, fondamentale teorico del periodo barocco, esprimerà con chiarezza e sicurezza l'intima appartenenza della musica anche al culto e alla cultura luterana, cui Bach aderiva profondamente: “Scopo della musica è di lodare Dio attraverso il canto e il suono tutti i giorni e a tutte le ore. Tutte le altre arti, tranne la teologia e sua figlia la musica, sono solo predicatori muti. Neanche lontanamente commuovono i cuori e le anime in modo così forte e vario.”
Ne avremo prova nel seguito di due straordinari programmi musicali, proposti da interpreti di grande levatura, conoscitori profondi dell’opera che andranno a eseguire:

MERCOLEDÌ 9 APRILE, ORE 20.30 | Chiesa di S. Maria Segreta, Milano
BACH CANTORE DELLA PASSIONE
Organista: ALESSIO CORTI (nella foto)

JOHANN SEBASTIAN BACH
Praeludium et Fuga in Do minore BWV 546
Partite diverse sopra il Corale: “Sei gegrüsset, Jesu gütig” BWV 768
Praeludium et Fuga in Mi minore BWV 548
“O Lamm Gottes, unschuldig” (3 Versus)  BWV 656
“O Mensch’, bewein, dein, Sünde gross”   BWV 622
Praeludium et Fuga in Si minore BWV 544

 

SABATO 12 APRILE, ORE 20.45 | 
Chiesa di S. Maria Segreta, Milano
JOSQUIN DESPREZ: DE PASSIONE
DE LABYRINTHO – Walter Testolin (nella foto), direttore
ALESSIO CORTI, organo
Matteo Pigato, cantus – Massimo Altieri, altus
Giacomo Schiavo, tenor – Guglielmo Buonsanti, bassus

 
Josquin Desprez
Planxit autem David
 
Johann Sebastian Bach
Aus tiefer Not schrei ich zu dir BWV 686 a 6 voci, pedale doppio
 
Josquin Desprez
De profundis
Usquequo Domine, oblivisceris me?
 
Johann Sebastian Bach
Ich ruf zu dir, Herr Jesu Christ BWV 639

Josquin Desprez
Qui velatus facie fuisti. Hora qui ductus tertia. In flagellis potum fellis

Johann Sebastian Bach
Vater unser im Himmelreich BWV 682 a 5 voci, c.f. in canone alla quinta. Orgelmesse

Josquin Desprez
Tu pauperum refugium
Agnus Dei [Missa Pange lingua]
 
* * Programmato nei giorni appena precedenti la Settimana Santa, il Progetto BACH 2025 è volto a sottolineare la straordinaria capacità di Bach e Josquin di affiancare, commentare e perfino porgere, attraverso la musica, la teologia della Passione.

Due pilastri della storia della musica occidentale, due maestri del contrappunto più ardito, due sensibilità e visioni della cristianità nella stessa meditazione testuale e teologica, in opere di straordinaria maestria contrappuntistica e di profonda espressività.

INGRESSO LIBERO
S. Maria Segreta: piazza Tommaseo - MM1 Conciliazione