domenica 14 dicembre 2025

I SOLISTI DELL’ORCHESTRA CITTÀ DI FERRARA E IL PIANISTA MATTEO CARDELLI TRA MOZART, POULENC E BERIO

 

Dopo l’ultimo concerto sinfonico del 10 dicembre scorso, la stagione di Ferrara Musica ritorna alla musica da camera. Lunedì 15 dicembre -  Teatro Comunale “Claudio Abbado”, inizio alle 20.30 - è in programma un concerto davvero inedito, che affianca a un celebre brano di Mozart, il Quintetto per pianoforte e fiati K. 452, due composizioni del Novecento: il Trio per pianoforte, oboe e fagotto FP 43 di Francis Poulenc e Opus Zoo di Luciano Berio, pezzo di raro ascolto. Con la partecipazione anche di Leonardo Rongioletti come voce recitante, protagonisti saranno i Solisti dell’Orchestra Città di Ferrara - Nicola Guidetti (flauto), Giorgio Ferroci (oboe), Giovanni Polo (clarinetto), Vittorio Ordonselli (fagotto), Simone Cinque (corno), affiancati dal pianista Matteo Cardelli.
Il concerto si apre nel segno di Poulenc, con l’esecuzione del Trio per pianoforte, oboe e fagotto, che il compositore francese scrisse nel 1926, all’età di 25 anni. Dedicato a Manuel De Falla, il brano rappresentò il primo grande successo del compositore parigino in ambito cameristico e mise in risalto le sue grandi doti di pianista,  insieme all'ammirazione che provava per gli strumenti a fiato.
A seguire verrà eseguito Opus Number Zoo di Luciano Berio: una serie di racconti musicali per quintetto e voce parlata in cui animali espressivi riflettono, danzano e combattono, dando voce a temi universali. I quattro panelli di questo lavoro – scritto nel 1951, ripensato vent’anni dopo - si rivolgono ai bambini: ciascuno è incentrato su alcune piccole poesie in lingua inglese di Rhoda Levine (di cui Vittoria Ottolenghi curò l’adattamento italiano) che devono leggere i cinque strumentisti, alternandosi durante l’esecuzione. 
A chiudere il concerto sarà l’esecuzione del Quintetto in mi bemolle maggiore per pianoforte e fiati K. 452 di Mozart, completato il 30 marzo 1784 ed eseguito per la prima volta due giorni dopo al Burgtheater di Vienna, con il compositore al pianoforte. Poco dopo il concerto, Mozart scrisse al padre Leopold che la riteneva una delle cose migliori che avesse mai scritto. Considerato da molti il più nobile esempio di musica da camera per strumenti a fiato, la sua perfezione formale fu fonte di ispirazione per Beethoven.

I Solisti dell’Orchestra Città di Ferrara sono nati nel 1992, assieme alla stessa orchestra, con il patrocinio di Claudio Abbado. Affiancano l’attività della compagine orchestrale a pieno organico, organizzando le prime parti in piccoli ensemble da camera, dal duo al decimino. 
Matteo Cardelli (nella foto a sinistra), pianista, è attivo sia come solista sia in gruppi da camera, è regolarmente invitato come visiting professor nelle masterclass del Music Fest Perugia ed è anche fondatore e direttore artistico della rassegna musicale "Ensemble Musik Festival", che si svolge annualmente a Ferrara. 

sabato 13 dicembre 2025

Musica Insieme si prepara ad accogliere a Bologna The Swingle Singers, il gruppo vocale vincitore di ben 5 Grammy Awards, e il 50% del ricavato sarà devoluto a Fondazione Ricerca Scienze Neurologiche

 


MUSICA INSIEME
I CONCERTI 2025|2026
XXXIX edizione

Lunedì 15 dicembre 2025 | ore 20.30
Teatro Auditorium Manzoni
Via de’ Monari 1/2 – Bologna

THE SWINGLE SINGERS
Together at Christmas!

Lunedì 15 dicembre 2025 alle ore 20:30 all’Auditorium Manzoni, Musica Insieme si congederà dal suo pubblico per le festività natalizie con una serata speciale: per la prima volta ospiti del cartellone dei Concerti, gli Swingle Singers, ensemble vocale che ha rivoluzionato il canto a cappella nel panorama internazionale, presenteranno il progetto Together at Christmas!, portando sul palco le loro personalissime riletture dei classici del repertorio e dei grandi successi del musical, e accostandoli ai canti natalizi di tutto il mondo, arrangiati in veste pop, jazz e folk.
Il concerto vedrà come Main Sponsor Zaccanti S.P.A.

«Quest'anno - annuncia la Presidente Alessandra Scardovi - Musica Insieme sarà vicina alla Fondazione Ricerca Scienze Neurologiche, destinando il 50% dell’incasso della serata al progetto del Bellaria Research Center, un polo di ricerca avanzata dedicato allo studio e alla cura delle malattie neurologiche. Partecipare a questo concerto significa dunque non solo condividere la bellezza della musica, ma trasformarla in un gesto concreto di sostegno e speranza per tante persone».
Il programma, che sarà annunciato dagli stessi interpreti sul palco, prevede canti tradizionali, canzoni d’autore e classici del repertorio, comprendendo anche brani iconici del teatro musicale internazionale, in un itinerario che va dall’età d’oro di Broadway a Bernstein e Sondheim, restituiti nella veste sorprendente della polifonia a cappella. The Swingle Singers commentano così l’impaginato della serata: «Together at Christmas! parla di connessione. La stagione natalizia porta con sé un mix di calore, nostalgia e senso di comunità. Quando la musica viene eseguita soltanto dalle voci, i confini tra Bach e Michael Jackson iniziano a dissolversi. Non pensiamo mai che uno stile sia più prezioso di un altro. Ciò che conta è il nucleo emotivo e la storia di un brano. Ecco perché i nostri arrangiamenti trattano ogni genere con lo stesso livello di cura e curiosità. Amiamo sorprendere il nostro pubblico». A rendere la performance degli Swingles un’esperienza sonora di altissimo livello contribuisce anche l’uso di tecnologie all’avanguardia. Grazie all’abilità del Sound Engineer Jacques Golding, le voci vengono arricchite da effetti sonori che creano un’atmosfera immersiva capace di esaltarne ogni sfumatura, favorendo una spazializzazione del suono, dunque una condivisione ancora più potente tra il pubblico. Con le parole degli Swingle Singers: «Per noi, la tecnologia è intrecciata con l’identità del gruppo, non è mai qualcosa di accessorio. Gli Swingles cantano con i microfoni dagli anni Sessanta, e Ward Swingle descriveva il suono del gruppo come “sussurrare nelle orecchie del pubblico”. Quell’intimità è possibile solo grazie all’amplificazione. Oggi consideriamo il nostro fonico come l’ottavo membro dell’ensemble. Plasma l’equilibrio, il colore e la chiarezza in modo da permettere al pubblico di sentire ogni dettaglio di ciò che facciamo».
Ecco allora che il Natale potrà farsi autentico rito musicale collettivo, con l'augurio speciale degli Swingles: «La musica di  Natale ha il potere di unire le persone, e speriamo che il pubblico percepisca quella sensazione di vicinanza ascoltandola. Condividere la musica è una grande parte di ciò che siamo, soprattutto in questo periodo dell’anno. Se le persone escono dal teatro sentendosi incluse, accolte in quell’atmosfera, allora abbiamo fatto il nostro lavoro».

venerdì 12 dicembre 2025

Cambio alla guida delle Settimane Musicali al Teatro Olimpico: Riccardo Brunelli alla Presidenza

 

L’Assemblea dei soci dell’Associazione Settimane Musicali al Teatro Olimpico ha nominato Riccardo Brunelli nuovo Presidente, in continuità con il percorso che negli anni ha consolidato il ruolo del festival vicentino nel panorama musicale italiano. Brunelli succede a Federico Pupo, che ha guidato le Settimane Musicali per sette anni e che continuerà a far parte dell’organo direttivo in qualità di consigliere.
«Ringraziamo il Maestro Federico Pupo per un percorso caratterizzato da professionalità, dedizione e visione culturale e per il contributo significativo alla crescita e al consolidamento del Festival quale punto di riferimento nel panorama musicale nazionale e internazionale – dichiara Ilaria Fantin, Assessore alla cultura del Comune di Vicenza - Diamo il benvenuto al nuovo presidente, certi  che contribuirà a rafforzare la missione del Festival: promuovere l’eccellenza artistica, valorizzare il patrimonio unico del Teatro Olimpico e sostenere una programmazione innovativa e di prestigio»
Accanto al Presidente Brunelli siedono in Consiglio di amministrazione Annarita Scaramella, Giuseppe Cosaro e Fabio Illetterati, con Sonig Tchakerian nel ruolo di direttore artistico ed Elisabetta Rigon responsabile della segreteria organizzativa. Un gruppo di lavoro coeso, che unisce competenze artistiche, gestionali e organizzative e rappresenta il motore delle Settimane Musicali al Teatro Olimpico.
«È un piacere continuare a lavorare per il Festival delle Settimane Musicali con un Consiglio di Amministrazione che si può senza dubbio definire un gruppo di amici. Mi appresto a occupare, con un misto di responsabilità ed emozione, il ruolo che negli ultimi anni è stato rivestito dal Maestro Federico Pupo, chiamato a occuparsi della direzione artistica del Teatro Carlo Felice di Genova: una nomina che è motivo di orgoglio per il nostro Festival. Il Maestro Pupo continuerà a sedere nel Consiglio delle Settimane Musicali con il ruolo di consigliere.
La continuità del gruppo e il suo affiatamento sono senza dubbio il nostro punto di forza, la cui massima espressione è la direzione artistica di Sonig Tchakerian: anche nel 2026 proporrà un programma di altissimo livello, che onorerà nel migliore dei modi un traguardo molto importante, la trentacinquesima edizione del Festival. È imprescindibile anche il sostegno esterno di tanti amici e sponsor, alcuni dei quali in passato sono stati consiglieri e che, pur avendo dovuto ridurre il loro apporto per motivi personali, continuano a essere una presenza fondamentale» sottolinea il nuovo Presidente Riccardo Brunelli.
In questo passaggio di testimone, le Settimane Musicali ribadiscono il valore di un percorso condiviso: un festival che rinnova la propria presidenza senza cambiare identità, grazie a un team affiatato che condivide la responsabilità delle scelte artistiche, l’attenzione ai giovani e il legame con il territorio e con il Teatro Olimpico.
«Guidare per sette anni le Settimane Musicali al Teatro Olimpico è stato per me un grande onore e una responsabilità importante. In questo periodo il Festival è cresciuto, ha consolidato collaborazioni significative e ha rafforzato il rapporto con la città. Sono grato al Consiglio di amministrazione, alla direttrice artistica Sonig Tchakerian, agli sponsor e a tutto il team per il lavoro condiviso. La nomina di Riccardo Brunelli rappresenta un passaggio naturale: sono certo che saprà accompagnare il Festival verso nuovi traguardi e continuerò a sostenerne il cammino nel mio ruolo di consigliere»
commenta Federico Pupo.
Fondate nel 1992, le Settimane Musicali al Teatro Olimpico nascono con l’intento di portare la grande musica classica in uno dei luoghi più suggestivi al mondo, il Teatro Olimpico di Vicenza, progettato da Andrea Palladio e riconosciuto dall’UNESCO come patrimonio mondiale. Nel corso degli anni il Festival ha affiancato ai concerti di musica da camera l’opera lirica, la sinfonica, le conferenze musicologiche e una particolare attenzione ai giovani talenti, costruendo un percorso riconosciuto a livello nazionale. Dal 2019 la direzione artistica è affidata a Sonig Tchakerian.
«La XXXV edizione delle Settimane Musicali al Teatro Olimpico, con “I canti della terra”, racconta il pensiero che in questi anni abbiamo condiviso all’interno del Festival: l’attenzione ai giovani, il dialogo con la città e la cura per la straordinaria qualità degli interpreti, obiettivi per noi fondamentali. Il cartellone 2026 prosegue su questa linea, intrecciando le diverse anime delle Settimane Musicali in un percorso unitario che guarda alla musica come incontro tra luoghi, storie e comunità. Dal 17 aprile al 7 giugno 2026 il Festival proporrà un calendario che riunisce a Vicenza il Premio Lamberto Brunelli, l’Offerta Musicale, Mu.Vi – Musica.Vicenza, i concerti al Teatro Olimpico e al Teatro Comunale, il Progetto Giovani a Palazzo Chiericati e un ciclo di Matinée domenicali. Il dettaglio dei singoli appuntamenti e dei protagonisti musicali dell’edizione 2026 sarà presentato nelle prossime settimane. Un sincero grazie a Federico Pupo per aver sostenuto con competenza e passione il Festival e congratulazioni al nuovo Presidente Riccardo Brunelli, già amico delle Settimane e grande appassionato di musica. Auguro a tutti buon lavoro e un felice ascolto alle Settimane Musicali al Teatro Olimpico 2026!»

Nato nel 1976, Riccardo Brunelli ha conseguito la maturità classica e la laurea in Filosofia presso l’Università di Padova. Ha studiato pianoforte per dieci anni con il Maestro Enrico Zanovello. Sposato da vent’anni con Cristina, è padre di Cecilia e Camilla. Nel lavoro ricopre un ruolo dirigenziale in una primaria società di servizi nell’ambito delle risorse umane, attiva su tutto il territorio nazionale. Dal 2016 al 2022 è stato Presidente della sezione di Vicenza di UCID – Unione Cristiana Imprenditori e Dirigenti, di cui è attualmente vicepresidente. Da diversi anni siede stabilmente nel Consiglio di amministrazione delle Settimane Musicali al Teatro Olimpico. Nel 2024 gli è stato conferito il titolo di Cavaliere dell’Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme.


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Domenica 14 dicembre ore 11 -| Musica da camera al Ridotto con Professori dell'Orchestra del Teatro alla Scala | Musiche di Beethoven e Brahms


TEATRO ALLA SCALA
MUSICA DA CAMERA 2025/2026
DOMENICA 14 DICEMBRE 2025 - ORE 11
RIDOTTO DEI PALCHI “ARTURO TOSCANINI”
FuoriAbbonamento
Rappresentazione N. 5

FRANCESCO DE ANGELIS, violino
ELENA FACCANI, viola
ALFREDO PERSICHILLI, violoncello
ROBERTO PARUZZO, pianoforte

LUDWIG VAN BEETHOVEN
SONATA N. 7 IN DO MIN. OP. 30 N. 2
per violino e pianoforte
Allegro con brio
Adagio cantabile
Scherzo. Allegro
Finale. Allegro

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JOHANNES BRAHMS
QUARTETTO IN DO MIN. OP. 60 N. 3
per pianoforte e archi
Allegro non troppo
Scherzo. Allegro
Andante
Finale. Allegro comodo

Inquietudini in doppia B
di Carlo Maria Cella

Un filo lega i due pezzi di Beethoven e Brahms: la Sonata op. 30 n.2 fu scritta nell’anno del testamento di Heiligenstadt, il Quartetto con pianoforte n. 3 op. 60 riverbera eco del giovanile “periodo Werther”.
«Ammasso di cose sapienti senza metodo... niente di naturale, non l’ombra di canto... una foresta nella quale si è fermati a ogni passo da cespugli nemici, dalla quale si esce spossati, senza piacere... un tale viluppo di difficoltà da far perdere la pazienza...». La recensione della “Allgemeine Musikalische Zeitung” si riferisce alle tre Sonate per violino e pianoforte op. 12 (1798), le prime delle dieci che Beethoven compone fino all’op.96 del 1812.
In realtà è una recensione di tutto il primo Beethoven, se non proprio di tutto Beethoven, da parte del suo tempo. Gli argomenti sono sempre gli stessi: grande dottrina, molta invenzione ma troppo spirito dimostrativo, troppa ricerca del nuovo. Troppa ricerca tout-court. Beethoven pianista suonava un po’ “sporco” e angoloso, ma lucido e perentorio. A Vienna prese lezioni di violino e anche su questo strumento ci sono testimonianze ed elementi per intuire un uso dell’arco più portato alla segmentazione che alla continuità. La Sonata op. 30 n. 2, settima delle dieci, è l’elevazione all’ennesima potenza di quei caratteri. Articolatain quattro movimenti, come la Frühlings-Sonate op. 24 del 1801 e la futura op. 96, l’op. 30 n.2 nasce accanto a una piccola folla di sonate per pianoforte – Marcia Funebre, Al chiaro
di Luna, Pastorale –, alla Sinfonia n.2 e al Concerto per pianoforte e orchestra n.3. Il gesto di Beethoven si è fatto ancor più netto e risoluto rispetto all’op. 12.
Nel primo movimento il pianoforte annuncia il tema in piano, accumulando una tensione che il violino sviluppa e carica d’intensità riprendendone il materiale. Anche l’Adagio cantabile lancia avvertimenti inquieti in certi arpeggi della tastiera che si concretizzano in nuovi contrasti nello Scherzo, movimento “aggiunto” ai consueti tre (Beethoven non n era insoddisfatto e fu tentato di toglierlo). Nel caso del Finale, il tentativo di inquadrare il movimento in termini di geometriche corrispondenze fra esposizione, sviluppo e ripresa si scontra con diverse regole infrante. E Beethoven insinua un’altra sua «passion predominante», quella per la variazione.
La Sonata in do minore profila una sorta di pensiero “teorico” cui non può essere estraneo il dramma dell’uomo. L’op. 12 e l’op. 30 aprono e chiudono con precisione il tempo in cui Ludwig avverte i primi sintomi della sordità e guarda in faccia l’inevitabile. In mezzo ci sono le delusioni, i consulti medici, le crisi disperate, il pensiero del suicidio. Nel 1802 Beethoven scrive il testamento di Heiligenstadt e compone l’op. 30 n.2: vie nuove e infermità convergono nello spazio libero dell’orecchio interno. In fuga dal dolore.
Agosto 1875. Simrock si prepara a pubblicare il Quartetto con pianoforte op. 60 e Brahms gli scrive una lettera piena di allegria: «Può anche mettere una figura sul frontespizio: una testa, con puntata una rivoltella. Ora può farsi un’idea di questa musica! Le invierò una mia fotografia! Potrà anche metterci il frac blu, i calzoni gialli e gli stivali alla scudiera, dato che lei predilige la stampa a colori». (Dettaglio: la “mise” suggerita è quella di Werther nel romanzo di Goethe).
Johannes ha quarantadue anni, è per la terza volta direttore artistico dei Musikfreunde di Vienna, sta per ricevere l’offerta di una laurea honoris causa dall’università di Cambridge (Wagner ne fu entusiasta), stringe nuove amicizie, è spesso in tournée con le sue musiche, ha composto i primi due quartetti per archi e le Variazioni su un tema di Haydn, vede ormai la fine della prima, tormentatissima sinfonia e, insieme, dell’ansia da prestazione all’ombra di Beethoven. Non c’è nulla che motivi un autoritratto con pistola. Infatti non è a quel 1875 che il Quartetto op.60 attinge il “clima”. «Fra i grandi – annota Giorgio Pestelli – Brahms è quello che meno si è affrettato a diventarlo». Il tempo era uno stato mentale e un metodo.
Se la Sinfonia n.1 aveva impiegato più di dieci anni per diventare realtà, il Quartetto op. 60 ne impiega venti. La pagina è un work in progress che inizia nel 1854-56, il tempo della malattia di Robert Schumann, dell’amore impossibile per Clara, dell’ansia nella ricerca di una propria identità (venti i pezzi giovanili sparsi un giorno sul pavimento di casa e poi bruciati nel camino: venti). Insomma, il “periodo Werther” di cui narra il biografo Kalbeck.
Il primo movimento composto da Brahms è lo Scherzo, che conserva elementi della prima versione ancora in do diesis minore; un 6/8 libero nella forma, non proprio uno Scherzo con Trio centrale, già un mélange di generi, come nello stile maturo. Il terzo e il quarto movimento sono del 1873-74: l’Andante in mi maggiore, un Lied tripartito in 4/4, espressivo, disteso, un “canto d’amore” inserito in un contesto agitato, e l’Allegro comodo fatto di tre temi intessuti di severo contrappunto. Il primo movimento è l’ultimo composto, nel 1875: un Allegro non troppo che compone in assolvenza il primo tema, bellissimo, catturato a una delle prime versioni del 1854-56, elaborato in una chiave appassionata che contagia l’intero quartetto. Movimento nel quale Brahms invita a immaginare «un uomo che sta per bruciarsi il cervello perché non ha un’altra soluzione», ennesimo riverbero di dolori wertheriani.
Un credo per Brahms resta fermo: «Gli altri facciano come credono, il mio maestro è Beethoven». Ma nella musica da camera, Johannes cercherà e troverà sempre il modo di liberarsi dal peso di «avere un genio che ti cammina due passi avanti». E lo stile dell’op. 60 è totalmente brahmsiano nell’arte di «intrecciare, alludere, rivelare e coprire» (Pestelli), attirandoci nel «velo nebbioso della riflessione» (Hanslick).

LUNEDI' 15 dicembre | Teatro alla Scala | MESSIAH di Georg Friedrich Händel | Christophe Rousset | Monteverdi Choir & English Baroque Soloists

 
(foto Brescia & Amisano/Teatro alla Scala)


Lunedì 15 dicembre 2025 ~ ore 20
Orchestre ospiti

Monteverdi Choir & English Baroque Soloists
Christophe Rousset, direttore

Georg Friedrich Händel
MESSIAH
Oratorio in tre parti HWV 56

Ana Vieira Leite, soprano
Dame Sarah Connolly, mezzosoprano
Andrew Staples, tenore
William Thomas, basso



Lunedì 15 dicembre (ore 20) inaugura il ciclo “Orchestre Ospiti” 2025/2026 il Maestro Christophe Rousset - figura di spicco nell’esecuzione del repertorio preclassico, classico e preromantico secondo la prassi storicamente informata - alla guida del Monteverdi Choir e degli English Baroque Soloists. Gli stessi complessi avevano eseguito lo scorso anno alla Scala un concerto dedicato a Charpentier e Bach. Ora propongono una pietra miliare del repertorio barocco inglese, il “Messiah” di Georg Friedrich Händel, che si ascolterà per la prima volta al Piermarini in forma integrale (la cronologia scaligera ricorda un’esecuzione diretta da Hans Weisbach il 22 ottobre 1944 al Teatro Lirico, dove l’attività era trasferita essendo stata la Scala danneggiata dai bombardamenti).
Composto nel 1741, il Messiah nasce dalla collaborazione fra Händel e il colto librettista Charles Jennens, che assemblò i testi esclusivamente da fonti bibliche, in particolare Libro di Isaia, Salmi e passi dei Vangeli e delle Epistole. Il risultato non è un oratorio narrativo, ma una meditazione teologica sulla profezia, nascita, passione e glorificazione del Cristo. La struttura tripartita alterna recitativi, arie da capo e monumentali interventi corali, nei quali si concentra la forza retorica dell’opera. La scrittura vocale sfrutta modelli operistici, pur adattati alla dimensione sacra, mentre la componente corale utilizza un contrappunto nitido e altamente espressivo. L’orchestra, basata su archi e continuo con l’impiego selettivo di trombe e timpani, crea un tessuto sonoro che sostiene e amplifica la declamazione del testo.
La celebre pagina dell’Hallelujah rappresenta solo uno dei vertici di un percorso musicale concepito come progressione affettiva e teologica, che ancora oggi mantiene intatta la sua forza comunicativa.

Sabato 20 dicembre "Oratorio de Noël" di Camille Saint Saëns con "Concetto Armonico" – Festival "Vicenza in Lirica"

La città di Vicenza si prepara ad accogliere un appuntamento che unisce storia, memoria e musica: l’inaugurazione dell’Olimpichetto, la straordinaria riproduzione in scala del Teatro Olimpico realizzata nel 1948, simbolo di rinascita culturale e orgoglio cittadino. A celebrarne il ritorno negli spazi della Basilica Palladiana sarà un concerto speciale organizzato da “Concetto Armonico” – Festival “Vicenza in Lirica” con il sostegno del Comune di Vicenza, del Ministero della cultura attraverso il contributo di FNSV - Fondo Nazionale per lo Spettacolo dal Vivo e con la preziosa sponsorizzazione di "Vidata" Vicenza 
Per questa serata, “Concetto Armonico” ha scelto una pagina musicale capace di coniugare luce, intimità e spiritualità: l’”Oratorio de Noël” di Camille Saint-Saëns, una composizione che avvolge l’ascoltatore in un’atmosfera sospesa, quasi contemplativa, dove la delicatezza delle voci si intreccia con una scrittura orchestrale raffinata e calorosa. Un dono alla città, pensato come un gesto di gratitudine e di augurio nell’imminenza delle festività. A dare voce alla partitura saranno cinque interpreti che porteranno sul palcoscenico dell’Olimpichetto la ricchezza delle loro esperienze artistiche e la loro personale sensibilità espressiva. 
Daniela Barcellona, mezzosoprano di fama mondiale, sarà l’ospite d’onore del concerto. La sua presenza rappresenta un privilegio per la città: artista applauditissima nei teatri più prestigiosi, dalla Scala al Metropolitan, vincitrice dei più importanti riconoscimenti internazionali, Barcellona porta con sé una vocalità autorevole, elegante, capace di trasmettere profondità emotiva e una rara intensità musicale. Il suo intervento conferisce all’inaugurazione dell’Olimpichetto un’aura di straordinario prestigio. Accanto a lei, Claudia Mavilia, giovane soprano che ha già conquistato il pubblico vicentino con il brillante debutto nel ruolo di “Susanna” ne “Le nozze di Figaro” di Mozart al Teatro Olimpico durante l’ultima edizione del Festival. Vincitrice del “Concorso Lirico Tullio Serafin” 2025, Mavilia rappresenta una delle voci emergenti più luminose della nuova generazione. Il registro grave dell’oratorio sarà affidato al contralto Alessandra Visentin, artista che negli anni ha intrecciato un rapporto speciale con il Festival “Vicenza in Lirica”, distinguendosi per una vocalità densa, avvolgente, ricca di sfumature. La sua carriera l’ha portata a riscuotere crescente successo anche oltre oceano, con una presenza sempre più costante nelle stagioni americane. Completa il quadro dei solisti la voce del tenore Juan Morata, al suo debutto vicentino, che porta con sé la freschezza di un nuovo incontro artistico con il pubblico del Festival. A lui si affianca il baritono Said Gobechiya, vincitore del “Concorso Lirico Tullio Serafin” 2023, protagonista dell’inaugurazione del Festival 2025 al Teatro Olimpico e attualmente impegnato nella “Carmen” di Bizet nei teatri di Treviso, Padova e Rovigo. Una voce che il Festival ha visto crescere e che torna a Vicenza con la sua intensità e maturità artistica. Sul versante strumentale, l’Orchestra del Conservatorio “Arrigo Pedrollo” di Vicenza ritrova il pubblico cittadino dopo aver inaugurato l’edizione 2025 del Festival. Una presenza che testimonia il valore della collaborazione tra il Festival e l’istituzione musicale più rappresentativa della città, custode della sua formazione artistica e fucina di giovani talenti. Con essa, farà il suo debutto il Coro “Academia Ars Canendi”, preparato e diretto dalla Maestra Manuela Meneghello, ensemble che si affaccia con entusiasmo a questo importante appuntamento, portando freschezza e partecipazione corale. A guidare orchestra, coro e solisti sarà il Maestro Marco Titotto, figura che da quest’anno accompagna con sensibilità e competenza alcuni degli appuntamenti più significativi del Festival.
L’inaugurazione dell’Olimpichetto non è solo un evento musicale: è un dialogo tra passato e presente, tra il Teatro Olimpico e la sua “miniatura” storica, tra la città e le sue istituzioni culturali, tra Vicenza e il Festival che negli anni ha saputo consolidare un’identità forte, capace di parlare al territorio e, grazie alla collaborazione con il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, anche al panorama internazionale. “Con questo concerto si chiude la programmazione 2025 di “Concetto Armonico” e del Festival “Vicenza in Lirica”: una pagina intensa di un anno ricco di progettualità, incontri, scambi e successi che hanno consolidato il ruolo del Festival come realtà centrale nella vita culturale della città. È un modo per rivolgere alla cittadinanza un augurio di serenità e di musica per il Natale e per il nuovo anno, ma anche per ringraziare profondamente il pubblico, le Istituzioni, gli Sponsor, che seguono e sostengono da sempre la programmazione” sono le parole di Andrea Castello direttore artistico del Festival. Il concerto è a ingresso gratuito, con biglietti offerti da “Concetto Armonico” come gesto di riconoscenza verso la città, il pubblico e le Istituzioni che accompagnano il Festival nel suo cammino.



BOLOGNA FESTIVAL 2025: Doppio appuntamento il 14 dicembre con PALAZZO PEPOLI IN MUSICA e BABY BOFE’

 

Doppio appuntamento il 14 dicembre per il Bologna Festival: alle 11,30 a Palazzo Pepoli per la rassegna PALAZZO PEPOLI IN MUSICA un concerto di Natale che esplora la musica sacra a Bologna tra ‘500 e ‘600 attraverso autori come  Giuseppe Torelli, Giovanni Battista Martini, Giuseppe Aldrovandini, Jacopo Jacchini, Giovanni Battista Bassani, con l’Orchestra Barocca di Bologna diretta dal flautista Paolo Faldi; alle 17 (con replica lunedi 15 alle 10 per le scuole) nel Teatro Celebrazioni per la rassegna BABY BOFE’ lo Schiaccianoci con l’Orchestra del Conservatorio “G.B.Martini” di Bologna, il Corpo di ballo della Scuola Studio Danza Ensemble e la Compagnia Fantateatro, il celebre balletto con musiche di Čajkovskij che da sempre evoca la magia del periodo natalizio, per la gioia di bambini e famiglie.


domenica 14 dicembre 2025 ore 11.30
– PALAZZO PEPOLI IN MUSICA
Palazzo Pepoli – Museo della Storia di Bologna
Orchestra Barocca di Bologna 
Paolo Faldi flauto, oboe e concertazione
Concerto per il Natale
Sonate, Sinfonie e Concerti a una o due trombe: musica sacra a Bologna tra ‘500 e ‘600 
musiche di Giuseppe Torelli, Giovanni Battista Martini, Giuseppe Aldrovandini, Jacopo Jacchini, Giovanni Battista Bassani
Ingresso Museo + concerto 17 euro

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domenica 14 dicembre ore 17
(famiglie) – BABY BOFE’
lunedì 15 dicembre ore 10 (scuole)
Teatro Celebrazioni
Lo Schiaccianoci
balletto con musiche di Čajkovskij 
Orchestra del Conservatorio “G. B. Martini” di Bologna
Riccardo Braghiroli direttore d’orchestra
Corpo di ballo della Scuola Studio Danza Ensemble
Marika Mazzetti coreografie
Compagnia Fantateatro
Sandra Bertuzzi regia e sceneggiatura
Federico Zuntini scenografie e costumi
È la vigilia di Natale. Tra fiocchi di neve, topini e fiori ballerini prende vita il sogno della piccola Clara: lo schiaccianoci si trasforma in un bellissimo principe e la grotta incantata diventa un teatrino dove le sue bambole danzano il Valzer dei fiori. La musica è pura magia in questo balletto di Čajkovskij, un capolavoro danzato sulle punte che incanta ad ogni età.
consigliato dai 3 anni



LA MAGIA DEL NATALE A PASSO DI DANZA CON 'LO SCHIACCIANOCI' DI ČAJKOVSKIJ, FINO AL 31 DICEMBRE ALL’OPERA DI ROMA

 

La stagione di danza 2025/26 del Teatro dell’Opera di Roma si apre il 17 dicembre (ore 20), sulle note de Lo schiaccianoci di Čajkovskij. Dopo i successi da sold out delle due edizioni precedenti, nel 2023 e 2024, torna nella visione fiabesca del coreografo Paul Chalmer resa magica dalle scene di Andrea Miglio, dai costumi di Gianluca Falaschi, dalle luci di Valerio Tiberi e dai video di Igor Renzetti e Lorenzo Bruno. Lo spettacolo rimane in scena fino alla fine dell’anno con l’ultima rappresentazione il giorno di San Silvestro, il 31 dicembre (ore 18). Sul podio Nir Kabaretti si alterna con Carlo Donadio (27, 28, 30, 31) alla direzione dell’Orchestra dell’Opera di Roma cui sono affidate le celebri musiche composte da Čajkovskij per il titolo diventato il più ambito dal pubblico nel periodo natalizio.
«Non riesco a ricordare un Natale senza Lo schiaccianoci. La mia coreografia si ispira alle tradizionali e iconiche produzioni che ho danzato e ammirato ormai da più di cinquant’anni». Lo ha dichiarato Paul Chalmer, che a questo balletto è legato dall’infanzia: è il primo che ha visto a teatro e il primo in cui ha danzato. Nella vicenda, che si svolge in un magico Natale in cui allo scoccare della mezzanotte sogni e desideri della giovane Clara prendono vita, gli aspetti più oscuri e psicologici del racconto di E.T.A. Hoffmann, da cui è tratto il balletto, lasciano spazio a un’atmosfera incantata amata da adulti e bambini.
 
Nelle 14 recite in programma sono impegnati étoiles, primi ballerini, solisti e Corpo di Ballo dell’Opera di Roma, con la partecipazione degli allievi della Scuola di Danza diretta, come il Corpo di Ballo, da Eleonora Abbagnato. Attesi i due ospiti internazionali, Chloe Misseldine, prima ballerina dell’American Ballet Theatre al debutto al Costanzi, e Jacopo Tissi, già apprezzato su questo palcoscenico in Giselle, Il Corsaro e La Bayadère. A loro sono affidati i ruoli principali della Fata Confetto e del suo Cavaliere nelle recite del 17, 19 e 20 (ore 20) dicembre. Con Misseldine si alternano l’étoile Susanna Salvi (18, 21, 28, 31) e le prime ballerine Marianna Suriano (20 e 23 ore 15, 24, 30 ore 20) e Federica Maine (23 ore 20, 27, 30 ore 15); con Tissi i primi ballerini Michele Satriano (18, 21, 28, 31) e Claudio Cocino (24, 30 ore 20), il solista Giacomo Castellana (20 e 23 ore 15) e Mattia Tortora (23, 27, 30 ore 15). Clara è interpretata dalle soliste Flavia Stocchi (17, 19, 20 e 23 ore 20, 27, 30 ore 15) e Marta Marigliani (18, 21, 24, 28, 30 ore 20, 31) che si alternano con Federica Azzone (20 e 23 ore 15); lo Schiaccianoci dall’étoile Alessio Rezza (17, 19, 20 e 23 ore 20, 27, 30 ore 15), da Simone Agrò (18, 20 ore 15, 23 ore 15, 28, 31), alla sua prima apparizione dopo la nomina a primo ballerino del 24 ottobre, e dal solista Walter Maimone (21, 24, 30 ore 20). Nel ruolo di Drosselmeyer tornano in scena il primo ballerino Claudio Cocino (17, 19, 20 ore 20, 23 ore 20, 27), il solista Giacomo Castellana (24, 30 ore 15 e ore 20) e Mattia Tortora (18, 21, 28, 31), che si alternano con Valerio Marisca (20 ore 15, 23 ore 15).

(foto Fabrizio Sansoni/Teatro dell'Opera di Roma)

TCBO: AL “BARBIERE DI SIVIGLIA” È DEDICATO L'ULTIMO APPUNTAMENTO DELLA RASSEGNA “IN CONTROLUCE”

 

Da Beethoven a Umberto Eco, passando per Charlie Chaplin, Stendhal, Natal’ja Sergeevna Gončarova: è l’eco che Il barbiere di Siviglia di Gioachino Rossini ha avuto sul pensiero e sull’arte fino ad oggi il cardine dell’ultimo incontro della rassegna “In Controluce - Percorsi d’Opera tra Arte e Storia” dal titolo “La più bella opera buffa che esista”. Protagonista dell’appuntamento – in programma domenica 14 dicembre alle 18.30 presso l’Auditorium Manzoni – il pianista, musicologo e divulgatore Giovanni Bietti che, insieme allo storico dell’arte Giovanni Carlo Federico Villa, introduce il pubblico bolognese al capolavoro rossiniano, che chiude la Stagione d’Opera 2025 della fondazione lirico-sinfonica felsinea al Comunale Nouveau dal 19 al 30 dicembre con la direzione di Renato Palumbo e la regia di Federico Grazzini.
Per Charlie Chaplin e Dario Fo il riso è un gesto di libertà, e proprio attraverso questa chiave di lettura a “In Controluce” i due grandi artisti del Novecento entrano in relazione con l’opera del Cigno di Pesaro che, scritta all’indomani del Congresso di Vienna, porta la comicità nell’opprimente clima della Restaurazione e rivela così la sua natura di opera totale. Nonostante l’insuccesso della prima assoluta al Teatro Argentina di Roma nel 1816, la bottega del “factotum” – motore perpetuo e demiurgo degli eventi – viene presto riconosciuta come rappresentativa di intero universo e, se da un lato dialoga con gli interni settecenteschi di William Hogarth e Pietro Longhi, dall’altro celebra la creatività come forza rivoluzionaria.
A guidare il pubblico tra i crescendo, le sospensioni e gli auto-imprestiti della musica di Rossini torna Giovanni Bietti, già ospite della rassegna nell’appuntamento di apertura lo scorso gennaio dedicato alla Fanciulla del West di Puccini. Musicologo, divulgatore, pianista e compositore, è noto al grande pubblico per la conduzione ai microfoni di Rai Radio3 e tiene regolarmente concerti-conferenze presso istituzioni come il Teatro alla Scala, il Festival MITO Settembre Musica, l’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, Il Teatro La Fenice di Venezia. Insieme a lui il protagonista abituale della rassegna Giovanni Carlo Federico Villa, storico dell’arte e docente universitario, attualmente direttore di Palazzo Madama di Torino e presidente dell’Ateneo di Scienze Lettere ed Arti di Bergamo.
 
A completare l'incontro due celeberrime pagine dal Barbiere di Siviglia:  l'aria di Rosina “Una voce poco fa”, affidata al mezzosoprano Claudia Marchi (nella foto a destra), e la cavatina di Figaro “Largo al factotum” nell’interpretazione del baritono Edoardo Di Cecco (nella foto a destra, in basso), allievo del Corso di perfezionamento per cantanti lirici nel repertorio rossiniano della Scuola dell’Opera del TCBO. 
L'accompagnamento al pianoforte è di Claudia D'Ippolito. 
 
Il racconto di immagini, suoni, parole e le elaborazioni video sono del team creativo Innovio ARTS; le scelte musicali e i montaggi cinematografici sono di Valentino Corvino. La rassegna “In Controluce”, a cura di Barbara Abbondanza, è realizzata dal Teatro Comunale di Bologna in collaborazione con Innovio.
 
Questo appuntamento vede la partnership di Illumia, BPER, Pelliconi, Engel&Völkers, Balestra & Partners, Penske Cars, Valsoia e GVS.

Vespri d'Organo in Santa Maria della Passione | João Vaz

 

Domenica 14 dicembre, ore 16:30,  la rassegna Cantantibus Organis farà ritorno nella Basilica di Santa Maria della Passione (via Conservatorio 16, Milano), per il secondo appuntamento dei nostri Vespri d'Organo.
Il concerto dicembrino sarà affidato al M° João Vaz con il programma "Magnificat - Musica Mariana nel Seicento", che farà risuonare i due organi monumentali della chiesa esprimendo la varietà stilistica e spirituale del repertorio sacro europeo, celebrando la devozione mariana attraverso alcuni dei vertici organistici del Seicento.
Nato a Lisbona, João Vaz ha studiato con Antoine Sibertin-Blanc a Lisbona e José Luis González Uriol a Saragozza. Avendo sviluppato una carriera in tutto il mondo, è spesso invitato a suonare in prestigiosi festival organistici e come docente in vari corsi, nonché come membro giurato in concorsi d’organo internazionali. Insegna presso la Scuola Superiore di Musica di Lisbona ed è direttore artistico del Festival Organistico di Madeira (PT) e del Festival Organistico Internazionale di Mafra (PT) che coinvolge i sei organi della Basilica del Palazzo Nazionale.
 
PROGRAMMA


Magnificat
Musica Mariana nel Seicento

Organo in cornu evangelii

Manuel Rodrigues Coelho (1555-1635)
Ave Maris stella sobre o cantochão de tiple em mìnimas
Outra Ave Maris stella sobre o cantochão de contrabaixo de semibreves

Francisco Correa de Arauxo (1584-1654)
Glosas sobre el canto llano de la Inmaculada Concepción

Pedro de Araújo (c. 1610- c. 1684)
Tento sobre a Salve Regina
 

Organo in cornu epistolae

Dietrich Buxtehude (1637-1707) 
Magnificat primi toni BuxWV 204

Louis-Nicolas Clérambault (1676-1749)
Suite du premier ton (Premier livre d'orgue, 1710)
Grand plein - Fugue - Duo - Trio
Basse et dessus de trompette
Récits de cromorne et de cornet separé
Dialogue sur les grands jeux

Johann Pachelbel (1653-1706)
2 Magnificatfugen (Magnificat sextii toni)

Johann Sebastian Bach (1685-1750)
Meine Seele erhebt den Herren BWV 648
Fuga sopra il Magnificat BWV 733


Venerdì 12 dicembre alle ore 20 – in Sala Zubin Mehta – il debutto di Bar Avni alla guida dell’Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino. In cartellone un ricco programma con le musiche di Unsuk Chin, Ludwig van Beethoven e Antonín Dvořák.

 
Venerdì 12 dicembre, alle ore 20, nella Sala Zubin Mehta del Teatro del Maggio, la direttrice Bar Avni sale per la prima volta sul podio del Teatro alla guida dell’Orchestra del Maggio.
In cartellone un ricco programma: in apertura alla serata Subito con forza, composizione orchestrale scritta nel 2020 dal compositore sudcoreano Unsuk Chin. Segue il Triplo concerto in do maggiore op. 56 per violino, violoncello, pianoforte e orchestra composto da Ludwig van Beethoven: soliste nel corso dell’esecuzione Anna Tifu al violino; Erica Piccotti al violoncello e Leonora Armellini al pianoforte. Chiude il concerto la Sinfonia n. 8 in sol maggiore op. 88 di Antonín Dvořák. 
 

Bar Avni (nella foto in alto), al suo debutto fiorentino, è dal 2021 la prima direttrice principale dei Bayer Philharmoniker. Collabora con numerose orchestre e ha recentemente ricevuto il primo premio al concorso "La Maestra" di Parigi dalla giuria internazionale presieduta da Natalie Stutzmann.  Ha inoltre vinto quattro premi speciali: il "Premio Orchestrale dell'Orchestra Mozart di Parigi", il "Premio Arte", il "Premio Echo" e il "Premio delle Sale da Concerto e delle Orchestre Francesi". Sempre nel 2021 è stata la più giovane vincitrice di un premio e borsista dell' “Istituto Internazionale Kurt Masur”. Nel 2024 ha debuttato con la WDR Funkhaus Orchestra e la Göteborg Symphony Orchestra come assistente di Barbara Hannigan. Dal suo debutto come direttrice d'orchestra nel 2016 al Festival del Tirolo di Erl, Avni ha collaborato con diverse orchestre ed ensemble di diversi orientamenti stilistici, tra cui l’Israel Philharmonic Orchestra, la Deutsche Kammerphilharmonie Bremen, l’Israel Chamber Orchestra, la Symphoniker Hamburg, Bergische Symphoniker, Bridges Chamber Orchestra e l’Haifa Symphony Orchestra. Percussionista classica di formazione, Bar Avni ha inoltre studiato direzione d'orchestra con Yoav Talmi a Tel Aviv, per poi diventare direttore assistente della Israel Chamber Orchestra. 
Ha poi proseguito gli studi con Martin Sieghart a Graz e Ulrich Windfuhr ad Amburgo. Nella stagione 2017/18 è stata assistente del Direttore Musicale Generale Peter Kuhn presso i Bergische Symphoniker.
 
Il concerto:
 
Unsuk Chin

Subito con forza 
Nata nel 1961 a Seoul, Unsuk Chin (nella foto a destra) è una delle compositrici più stimate ed eseguite degli ultimi decenni. Grazie a una borsa di studio, negli anni Ottanta si trasferisce in Germania dove si perfeziona con György Ligeti e vive le prime esperienze nel campo della musica elettronica presso l’Electronic Music Studio di Berlino. Il variegato catalogo delle sue opere comprende musica vocale e strumentale per ensemble e per orchestra, musica elettronica, pagine pianistiche, concerti per strumento solista e orchestra e un’opera per il teatro (Alice in Wonderland). Il brano orchestrale Subito con forza nasce nel 2020 su commissione del Concertgebouw di Amsterdam in occasione delle celebrazioni del duecentocinquantesimo anno della nascita di Beethoven. Il titolo rimanda a un’indicazione frequente nelle partiture beethoveniane volta a sottolineare il repentino trapasso da momenti di serenità ad altri di vigorosa energia. Nella sua miniatura orchestrale della durata di cinque minuti la Chin omaggia subito in apertura Beethoven con la citazione in fortissimo del primo accordo dell’ouverture Coriolano, che immediatamente si frammenta in schegge dissonanti nei cluster di vibrafono, marimba e pianoforte. Le continue allusioni a gesti beethoveniani si insinuano in schemi ritmici e ostinati melodici familiari e nei molti contrasti dinamici disseminati in partitura, che come frammenti di un passato lontano aleggiano su un paesaggio sonoro dai colori vitrei e taglienti.
 
Ludwig van Beethoven 

Triplo concerto in do maggiore op. 56 per violino, violoncello, pianoforte e orchestra     
Il Grande Concerto concertante in do maggiore per pianoforte, violino, violoncello e orchestra, noto come Triplo concerto, fu composto da Beethoven tra il 1803 e il 1804 ma pubblicato tre anni dopo, nel 1807, con il numero d’opus 56. Sebbene la partitura sia dedicata al principe Lobkowitz, il Triplo
concerto sarebbe stato composto per l’arciduca Rodolfo d’Austria, al tempo allievo di pianoforte di Beethoven. Questo spiegherebbe la differenza tra la parte pianistica, più semplice e lineare, realizzata ‘su misura’ per le capacità tecniche del giovane allievo, e la parte dei due strumenti ad arco, riservata a due valenti musicisti dell’orchestra di corte. In particolare, risulta assai complessa e impegnativa la scrittura per il violoncello, che ha fatto ipotizzare una originaria destinazione solistica per quest’ultimo. Nato come opera d’occasione dal
tono disimpegnato e leggero, il Triplo concerto venne relegato dalla critica in secondo piano rispetto ad altri lavori coevi. Dei tre movimenti che lo compongono - Allegro, Largo, Rondò alla Polacca - l’ultimo fu il più apprezzato, tanto per il piglio ritmico della polacca, danza di gran moda nei salotti dell’epoca, quanto per la vitalità della scrittura. Il ritornello si basa infatti su un tema pieno di verve, esposto dal violoncello prima di essere condiviso con gli altri solisti e l’orchestra, che si alterna a tre episodi contrastanti e ricchi di invenzioni melodiche.
 
Antonín Dvořák
Sinfonia n. 8 in sol maggiore op. 88
La Sinfonia n. 8 in sol maggiore op. 88. di Dvořák fu composta nel giro di poche settimane nell’autunno del 1889 ed eseguita a Praga il 2 febbraio dell’anno seguente sotto la direzione dello stesso autore. In una lettera inviata a un amico il musicista aveva confidato di voler scrivere una sinfonia “differente dalle altre, con le singole idee elaborate in modo nuovo”, quasi una sorta di allontanamento dal modello venerato del sinfonismo brahmsiano, seguito fino a quel momento, a favore di un linguaggio rapsodico e narrativo, tipico della tradizione musicale slava, che procede per immagini poetiche piuttosto che per complesse elaborazioni tematiche. E che in questa sinfonia la libertà dell’invenzione fosse primaria rispetto al rigore della costruzione tradizionale Dvořák lo dimostra fin dalle prime battute dell’Allegro  con brio iniziale, un movimento costruito nella tonalità di sol maggiore che però insolitamente si apre con una lunga melodia elegiaca intonata da violoncelli e corni in sol minore. Nell’Adagio, in forma di romanza, il compositore predilige il tono raccolto e meditativo di un racconto sussurrato, mentre nell’Allegretto grazioso impagina una melodia incantevole che si muove leggiadra a ritmo di valzer, seguita nel Trio da una nuova idea tematica di pari fascino sonoro. Nel Finale (Allegro ma non troppo) una fanfara di trombe richiama l’attenzione su un discorso in cui un tema dal ritmo danzante viene sottoposto a una serie di variazioni sempre più ricche e articolate che sfociano in una coda festosa e sgargiante.


SOTTOSCRITTO IL NUOVO ACCORDO DI COLLABORAZIONE TRA FONDAZIONE DI VENEZIA E GRAN TEATRO LA FENICE. STANZIATI DALLA FONDAZIONE DI VENEZIA 1.950.000 EURO IN UN TRIENNIO PER IL RESTAURO ED IL RINNOVO TECNOLOGICO DEL PALCOSCENICO.

 

Uno stanziamento complessivo di 1.950.000 euro in tre anni per procedere all’ammodernamento completo del palcoscenico del Teatro La Fenice, garantendo, in questo modo, il necessario aggiornamento tecnologico e l’allineamento con le più recenti normative in materia di sicurezza. È questo il fulcro del nuovo accordo triennale di collaborazione sottoscritto dalla Fondazione di Venezia e dalla Fondazione Teatro La Fenice, grazie al quale potrà essere mantenuta a livelli di eccellenza la capacità produttiva musicale e concertistica di un teatro di fama internazionale qual è La Fenice.
L’intervento prevede, a partire dall’anno in corso e fino al 2027, la sostituzione delle componenti elettriche, elettroniche e informatiche del sistema di comando e controllo della meccanica di scena superiore, dando seguito a quanto evidenziato in una specifica relazione tecnica relativa all’intervento di ammodernamento e adeguamento tecnologico della macchina.
Con questo accordo prosegue, dunque, il partenariato strategico fra i due Enti, indirizzato al sostegno dell’attività culturale di altissimo profilo svolta dal Teatro la Fenice di Venezia in campo musicale. La collaborazione finalizza, peraltro, in maniera molto tangibile il contributo garantito dalla Fondazione di Venezia al Teatro, dando ulteriormente corso alla volontà dell’Ente di essere, per la città, strumento concreto non solo di valorizzazione e di promozione di eventi di elevatissimo tenore culturale, ma anche dell’ottimale fruizione dei luoghi prestigiosi in cui questi stessi eventi trovano spazio e si realizzano.
“La cultura – sottolinea Vincenzo Marinese, presidente della Fondazione di Venezia – è un patrimonio comune che, come Fondazione, abbiamo il dovere di preservare ogni giorno, anche attraverso azioni mirate che confermano il legame tra istituzioni e territorio. I luoghi in cui la cultura prende forma e voce non sono solo spazi: sono memoria condivisa, sono storie che uniscono generazioni, sono il cuore pulsante della nostra identità. Il nuovo accordo fra le nostre Fondazioni nasce proprio da questa convinzione, con l’obiettivo che la cultura possa rimanere viva, accessibile, capace di generare conoscenza e di ispirare bellezza.”
"Sono molto lieto – afferma Nicola Colabianchi, Sovrintendente e Direttore Artistico della Fenice – di proseguire la collaborazione con la Fondazione di Venezia, che da sempre sostiene le istituzioni culturali cittadine, e in particolare il nostro Teatro. Questa partnership rappresenta un passo importante verso l’innovazione e il miglioramento continuo delle nostre produzioni. Sono entusiasta del fatto che il sostegno della Fondazione sia indirizzato all’implementazione di tecnologie avanzate, che ci consentiranno di rinnovare i mezzi e i materiali, compreso il software di movimentazione scenica. Questo investimento garantirà un significativo salto di qualità nelle nostre produzioni artistiche, migliorando l’efficienza, la sicurezza e la qualità estetica, in linea con le normative vigenti. Già nel 1996, dopo il tragico incendio, abbiamo ricostruito il palcoscenico con l’obiettivo di renderlo all’avanguardia a livello internazionale. Questa nuova collaborazione tra le nostre fondazioni rappresenta un ulteriore passo avanti verso l’eccellenza, assicurando che il Teatro La Fenice continuerà ad essere un faro di innovazione e tradizione nel panorama culturale mondiale."
La pianificazione dei lavori è stata calibrata in funzione dei vincoli della programmazione artistica 2026-2027, con uno sviluppo previsto fra primavera 2026 ed estate 2027. Data la sua complessità, l’intervento sarà oggetto di una procedura di gara europea.

(nella foto la Torre scenica - Calata tiri a stanga e puntuali in linea)

PROGETTO 200.Com Il Teatro Sociale di Como annuncia la regista di Macbeth e le date dell'opera

 

Macbeth di Giuseppe Verdi, la XII edizione di 200.Com Un progetto per la città, andrà in scena all’Arena del Teatro Sociale di Como e inaugurerà il Festival Como Città della Musica, giunto alla diciannovesima edizione. Quattro le serate in programma con l’opera: giovedì 2, sabato 4 e lunedì 6 luglio 2026, ore 21.30, con un’anteprima martedì 30 giugno per i giovani Under30.
È stata presentata ieri sera ai coristi la regista di Macbeth: sarà Paola Brunello (nella foto in alto). Nata in provincia di Treviso, Brunello completa gli studi in pianoforte e filosofia al Conservatorio e all’Università di Torino. Lavora in seguito come assistente alla regia in diversi teatri italiani e dà vita al progetto ManifestiMelomani, dedicato alla diffusione dell’opera lirica nella quotidianità. Finalista alla III edizione del bando per la selezione di un progetto di regia indetto da OperaLombardia nel 2024, Macbeth è la sua prima regia.
L’opera lirica ci racconta di noi stessi, e ci svela aspetti di noi che forse da soli non avremmo saputo scoprire. Macbeth non fa eccezione, e affronta la natura umana e le sue debolezze con una potenza ineguagliabile. – racconta Brunello – Metterla in scena lavorando con il progetto 200.Com è un’occasione che offre possibilità espressive straordinarie, e che mi emoziona molto.” Al suo fianco, ci saranno lo scenografo Francesco Cocco (nella foto a destra), il costumista Mario Celentano e la lighting designer Giulia Bandera. In primavera verrà annunciato l’intero programma del Festival Como Città della Musica 2026.

L’ENSEMBLE D’ARCHI DELL’ISA IN CONCERTO ALL’AQUILA E TORTORETO DA VIVALDI A ČAJKOVSKIJ CON PELLEGRINO KONZERTMEISTER



L’Istituzione Sinfonica Abruzzese presenta un nuovo appuntamento della 51ª Stagione dei Concerti con due esecuzioni in programma domani, 13 dicembre alle ore 18.00 al Ridotto del Teatro “V. Antonellini” dell’Aquila e il 14 dicembre alle ore 18.00 all’Auditorium del Centro Congressi Salinello Village di Tortoreto. Protagonista sarà l’Ensemble d’Archi dell’ISA guidato dal konzertmeister Ettore Pellegrino, con la partecipazione di tre prime parti dell’Orchestra dell’ISA qui in veste di solista: Silvia Colageo al flauto, Alessandro Monticelli al corno e Gianluca Sulli al clarinetto.
Il programma si apre con il Concerto in re maggiore
per flauto, archi e basso continuo “Il cardellino” op. 10 n. 3 RV 428 di Antonio Vivaldi, uno dei vertici del repertorio flautistico barocco. Seguono il Concerto per corno e archi di Saverio Mercadante, pagina che testimonia la volontà di rinnovare la tradizione strumentale italiana dell’Ottocento e le Five Bagatelles di Gerald Finzi, tra i compositori più sensibili e lirici della tradizione britannica del XX secolo, qui proposte nella trascrizione di Lawrence Ashmore per orchestra d’archi, versione che esalta il carattere intimista, il gusto melodico e la raffinatezza
armonica dell’autore. A chiudere la serata è la Serenata per archi in do maggiore op. 48 di Pëtr Il’ič Čajkovskij, composta nel 1880 come omaggio spirituale a Mozart e al mondo classico. L’ascoltatore potrà così attraversare il mondo sonoro del barocco veneziano con la sua immediatezza comunicativa, l’Ottocento italiano sospeso tra tradizione melodica e rinnovamento strumentale, il Novecento inglese raffinato e intimista, e infine la grande stagione tardo-romantica russa, con la sua fusione di classicità e pathos. Ne emerge un itinerario che non è soltanto un susseguirsi di brani, ma una vera e propria esplorazione delle possibilità espressive dell’organico d’archi e della voce solistica, valorizzate dalla presenza di interpreti di alto livello che conferiscono a ciascun brano un carattere unico.
Ettore Pellegrino, direttore artistico dell’ISA, sarà konzertmeister della serata. Violinista dalla carriera internazionale, svolge intensa attività concertistica in formazioni cameristiche e con istituzioni liriche e sinfoniche, sia come spalla che come solista, esibendosi in Italia ed all’estero. Unisce all’attività concertistica quella di organizzatore musicale di stagioni liriche, stagioni sinfoniche, tour internazionali e festival. Ha realizzato centinaia di concerti, tournée con gruppi cameristici, opere liriche, progetti per le scuole, progetti di formazione, festival, corsi di perfezionamento musicale, progetti speciali, grandi eventi; ha inoltre suonato con numerose e prestigiose realtà musicali nazionali e internazionali tra cui l’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, il Teatro alla Scala di Milano, i teatri e le stagioni concertistiche di diverse città italiane. È direttore artistico dell’Istituzione Sinfonica Abruzzese e della ICO Suoni del Sud di Foggia, e docente di Violino presso il Conservatorio Statale di Musica “A. Casella” dell’Aquila.


Il Teatro Sociale di Como scelto tra le 36 sale da spettacolo finanziate da Regione Lombardia

 

Il Teatro Sociale di Como è stato scelto tra le 36 sale da spettacolo finanziate da Regione Lombardia in tutte le province grazie alla misura d’investimento rivolta alle imprese che operano nella filiera del cinema, del teatro, della musica e della danza.
Il finanziamento complessivo della misura, promossa dall’Assessore Regionale alla Cultura, Francesca Caruso, è pari a 5 milioni di euro per l’adeguamento strutturale e tecnologico delle sale da spettacolo.
“Abbiamo voluto – ha affermato Caruso – dare un sostegno concreto a quei luoghi che, in ogni parte della Lombardia, sono veri e propri presidi di cultura, socialità e bellezza. Spazi che, nelle periferie e nei borghi, spesso svolgono un ruolo insostituibile di aggregazione sociale. Questa misura è una risposta strutturale a un’esigenza reale: migliorare gli spazi e rendere l’offerta culturale accessibile e vicina ai cittadini. Il Teatro Sociale di Como ne è un esempio significativo: una realtà storica che continua a svolgere un ruolo centrale nella vita culturale della città e del territorio”.
L’obiettivo della Regione è proseguire nel sostegno al settore culturale lombardo, protagonista fondamentale dello sviluppo dei territori, del progresso sociale delle comunità e della crescita imprenditoriale e occupazionale.
“AsLiCo e la Società dei Palchettisti confermano ancora una volta la loro unità, dimostrando capacità progettuale e competitività nei bandi. – afferma Dominique Meyer, Presidente Teatro Sociale di Como – AsLiCo – Questa è un’occasione preziosa per rendere il nostro teatro ancora più bello e funzionale dal punto di vista tecnico.”
“Da anni, la Società dei Palchettisti crea occasioni e opportunità per rendere il Teatro Sociale sempre più accogliente e tecnicamente all’avanguardia. – racconta Claudio Bocchietti, Presidente Società dei Palchettisti – Crediamo profondamente nel valore di una progettazione condivisa, che negli anni ha portato alla realizzazione di numerosi interventi. Un percorso continuo che ci permette di rendere il nostro teatro ogni giorno più bello, funzionale e pronto ad accogliere il pubblico di oggi e di domani.”
I prossimi in programma grazie a questo bando saranno:
  • lavori di miglioramento e adeguamento degli spazi,
  • il rifacimento dei bagni di platea,
  • il rinnovo delle passatoie,
  • il nuovo impianto della cabina elettrica in palcoscenico,
  • l’acquisto di un innovativo parco luci a LED.

Il lago dei cigni al Regio per la prima volta il Balletto dell’Opera Nazionale di Riga

 

La danza chiude il 2025 del Regio con un titolo-icona del repertorio classico. Dopo l’apertura di novembre con Caravaggio di Roberto Bolle e il ritorno, dal 5 al 14 dicembre, del Romeo e Giulietta di Prokof’ev nella storica coreografia di John Cranko, dal 19 al 28 dicembre il Balletto dell’Opera Nazionale di Riga (The Latvian National Ballet) — ospite per la prima volta in Teatro — porta Il lago dei cigni di Pëtr Il’ič Čajkovskij nella messa in scena del Direttore artistico Aivars Leimanis: che esalta la chiarezza del gesto, la linea poetica e teatrale, e crea un viaggio visivo di grande impatto, ispirato ai castelli bavaresi di Ludwig II. Il balletto sarà in scena per dieci rappresentazioni.
Con la sua favola d’amore e incantesimi, Il lago dei cigni è il balletto “per eccellenza”: un titolo amatissimo dal pubblico di ogni età, che al Regio arriva in una versione di grande eleganza, fedele alla coreografia di Marius Petipa e Lev Ivanov e ripresa da Aivars Leimanis, direttore artistico del Balletto Nazionale Lettone dal 1993. La produzione, presentata per la prima volta a Riga nel 2002 e ripensata nel 2020, conserva il lieto fine — con il trionfo dell’amore tra Odette e il Principe Siegfried — ma non cancella del tutto l’ombra del male, secondo una lettura teatrale che aggiunge profondità al racconto. Le scenografie di Juan Guillermo Nova e i costumi di Robert Perdziola ricreano un mondo fiabesco e fastoso: la Baviera del Castello di Neuschwanstein e del Palazzo di Linderhof di evocando la raffinatezza del re Ludovico II — il Re Cigno — e valorizzano l’alta qualità artigianale della Compagnia. Le luci sono di Ainārs Pastars, i video di Juan Guillermo Nova e Uģis Ezerietis. L’Orchestra del Teatro Regio è diretta dal Maestro Martins Ozolins (nella foto a sinistra).

Il giovane Principe Siegfried, giunto all’età di scegliere una sposa, si rifugia nella caccia per sottrarsi ai doveri di corte. Sulle rive di un lago incontra Odette, una fanciulla trasformata in cigno dal maleficio del mago Rothbart: solo un amore puro potrà spezzare l’incantesimo e liberare lei e le altre ragazze-cigno. Ma al ballo di palazzo il mago si presenta travestito da nobile, insieme alla figlia Odile, identica a Odette: il Principe viene ingannato e le giura amore, infrangendo il voto. Nel finale, al lago, Siegfried si batte contro il mago per salvare Odette: l’incantesimo si spezza e l’amore vince, pur lasciando sospesa una lieve, teatrale inquietudine. È la forza di un capolavoro che unisce fiaba, gesto e musica. Il racconto ha conosciuto un clamoroso successo anche al cinema: la più celebre è Black Swan (2010) di Darren Aronofsky, presentato in apertura alla Mostra di Venezia, per il quale Natalie Portman vinse l’Oscar come Miglior Attrice e Mila Kunis il Premio Marcello Mastroianni.
«Il lago dei cigni è uno dei balletti più amati al mondo, ovunque venga rappresentato. La nostra produzione mantiene lo spirito classico e introduce una dimensione visiva nuova, ispirata alla Baviera di Ludwig II: è un trionfo dell’amore e della luce sulle tenebre, ma senza cancellare del tutto l’ombra del male», spiega Aivars Leimanis (nella foto a destra), già grande interprete del repertorio ottocentesco e oggi tra i registi-coreografi più apprezzati dell’area baltica. Questa versione prevede anche una nuova variazione per il Principe Siegfried e alcune danze aggiunte che valorizzano la teatralità del racconto.
Il Balletto dell’Opera Nazionale di Riga è l’unica compagnia professionale della Lettonia e rappresenta quasi un secolo di storia, strettamente legata alle migliori tradizioni della scuola russa di balletto. Proprio a Riga si sono formati artisti entrati nella leggenda come Michail Baryšnikov, Maris Liepa e Alexander Godunov. La Compagnia conta oltre 60 danzatori, molti dei quali vincitori di prestigiosi concorsi internazionali (Mosca, Corea, Sudafrica, Valentina Kozlova), e possiede un repertorio che affianca i grandi titoli classici – Giselle, Lo schiaccianoci, Don Chisciotte, La Fille mal gardée – a creazioni neoclassiche e contemporanee come Dracula, Peer Gynt, Nijinsky, Serenade, Carmina Burana.
Il balletto sarà presentato al pubblico mercoledì 17 dicembre alle ore 18 al Piccolo Regio Puccini nella conferenza condotta dalla giornalista Elisa Guzzo Vaccarino. L’ingresso è libero.

IUC: Sabato 13 dicembre - Duo BOMSORI KIM e JULIA OKRUASHVILI

 

Istituzione Universitaria dei Concerti
I CONCERTI DELL’AULA MAGNA
Sabato 13 dicembre . ore 17.30 

BOMSORI KIM violino 
JULIA OKRUASHVILI pianoforte 

Ludwig van Beethoven
Sonata n. 7 in do minore op. 30 n. 2 
Karol Szymanowski
Notturno e Tarantella op. 28 
Wolfgang Amadeus Mozart
Sonata n. 18 in sol maggiore K 301 
Henri Wieniawski
Fantasia su temi dal Faust di Gounod op. 20

Nel febbraio 2021, Bomsori (nella foto a sinistra) ha firmato, a Berlino, un contratto di esclusiva discografica con l’etichetta Deutsche Grammophon.  Gli eventi salienti della stagione 2024/25 di Bomsori includono un’esibizione con la Philharmonia Orchestra sotto la direzione di Santtu-Matias Rouvali, un debutto con la Philadelphia Orchestra e Fabio Luisi e una tournée con l’Orchestra Sinfonica di Bamberga e Jakub Hrůša in Germania e Asia. Bomsori debutta anche con la Rundfunk-Sinfonieorchester di Berlino, la Deutsche Kammerphilharmonie di Brema e alla Wigmore Hall, e torna ad esibirsi al Concertgebouw con la Radio Filharmonisch Orkest dei Paesi Bassi e Ryan Bancroft e a Hong Kong con Paavo Järvi.  Recentemente ha debuttato ai BBC Proms con la BBC Philharmonic e all'Hollywood Bowl con la Los Angeles Philharmonic. È stata in tournée con la Tonhalle Orchestra di Zurigo e Paavo Järvi, e ha debuttato con l'Orchestre Philharmonique de Radio France, la Pittsburgh Symphony e l'Orquesta y Coro Nacionales de España. Si è inoltre esibita con la Sinfonica di Vienna alla Konzerthaus di Vienna e ha debuttato al Concertgebouw con la Residentie Orkest. Bomsori è ospite regolare di rinomati festival quali il Rheingau Musik Festival, lo Schleswig-Holstein Musik Festival e il Festival di Verbier. Nel 2021 è diventata “Focus Artist” del Rheingau Musik Festival e ha iniziato una residenza di 5 anni al Gstaad Menuhin Festival come “Menuhin's Heritage Artist”.  Ha lavorato con le più importanti orchestre, tra cui la New York Philharmonic, l’Orchestra Sinfonica Nazionale Danese, la San Francisco Symphony, la Los Angeles Philharmonic e l’Orchestre Symphonique de Montréal. Tra gli stimati direttori d'orchestra con cui ha collaborato figurano Fabio Luisi, Paavo Järvi, Marin Alsop e Jaap van Zweden. Bomsori si è esibita in sedi prestigiose quali il Musikverein di Vienna, il Concertgebouw di Amsterdam, la Royal Albert Hall di Londra, la Filarmonica di Berlino e la Carnegie Hall di New York.  
Bomsori ha ricevuto riconoscimenti al Concorso Internazionale di Musica ARD, al Concorso Internazionale Tchaikovsky, al Concorso Queen Elisabeth e al Concorso Internazionale di Violino Jean Sibelius. Ha inoltre ricevuto lo Young Artist Award dal Ministero coreano della Cultura.  La sua discografia con Deutsche Grammophon include “Violin on Stage” (con la Filarmonica NFM di Breslavia) e un album in duo con Rafał Blechacz, con opere di Fauré, Debussy, Szymanowski e Chopin, che ha vinto il Fryderyk Music Award come “Miglior album polacco all'estero”. La sua ultima registrazione del Concerto per violino di Nielsen con l’Orchestra Sinfonica Nazionale Danese e Fabio Luisi ha vinto il Gramophone Award 2024.  Nata in Corea del Sud, Bomsori ha studiato presso l’Università Nazionale di Seoul, con Young Uck Kim, e presso la Juilliard School con Sylvia Rosenberg e Ronald Copes. Suona il violino Guarnieri del Gesù “ex-Moller” del 1725, per generosa concessione della Samsung Foundation of Culture e della Stradivari Society di Chicago.  
Nata a Mosca, Julia Okruashvili (nella foto aa destra) costruisce la sua carriera su un’eccellente formazione musicale, avendo studiato prima al Conservatorio di Mosca, poi al Conservatorio Verdi di Milano e al Conservatorio di Musica di Francoforte, sotto la guida di Lev Natochenny, che ha influenzato notevolmente il suo sviluppo artistico. La sua formazione è stata ulteriormente arricchita dalle masterclass con musicisti quali Boris Petrushansky, Arnulf von Arnim, Ferenc Rados, Jura Margulis, Mstislav Rostropovič, Helmut Deutsch e Dmitry Bashkirov.
Julia Okruashvili ha vinto numerosi concorsi pianistici, tra cui il Concorso Internazionale “Maria Yudina” di San Pietroburgo, il Concorso Internazionale “Firkusny” di Praga, il Concorso “Città di Pinerolo”, il Concorso Internazionale “Rosario Marciano” di Vienna e il Concorso Internazionale “Maria Canals” di Barcellona.
Si è esibita in importanti sedi musicali in tutta Europa, negli Stati Uniti e in Russia, ed è apparsa come solista con l’Orchestra da Camera Moscow Virtuosi, l’Orchestra da Camera di Vienna, l’Orchestra Filarmonica delle Nazioni e Hessisches Staatsorchester.
Inoltre, è apparsa in TV e radio, su Radio Cultura Mosca, Radio Cultura San Pietroburgo, SWR e BR.
È ospite di festival quali il Weilburger Schlosskonzerte, il Festival di Musica di Rheingau, il Kasseler Musiktage, il Mosel Musikfestival, il Kronberg Academy Festival, lo Schwetzinger Musikfestspiele, l’Heidelberger Frühling e il Bregenzer Festspiele.
Le sue future apparizioni includono recital solistici e collaborazioni di musica da camera con artisti rinomati all’Alte Oper di Francoforte, al Festival Musicale “Classic con brio”, al Festival Musicale di Casalmaggiore e in altre rinomate istituzioni concertistiche.
Julia Okruashvili è attualmente docente presso la Hochschule für Musik und Tanz di Colonia.