Anno 2026: la città è caratterizzata dall’opposizione ma anche dall’interdipendenza fra i quartieri alti del privilegio e i bassifondi dello sfruttamento; il progresso tecnologico, che ha inasprito e non risolto le divisioni sociali, è ormai vicino a sostituire l’uomo con la macchina. Profezie a breve termine? No, perché questo ritratto del futuro risale al 1927 ed è firmato Fritz Lang e Thea von Harbou. Madre cinematografica di tutte le distopie e capolavoro del cinema espressionista, Metropolis sarà proiettato venerdì 16 giugno, alle 21 al Teatro Alighieri, onorando la tradizione che da anni vede Ravenna Festival unire cinema e musica dal vivo. Presentata nella versione più completa mai ritrovata, frutto del raffinato restauro del Friedrich-Wilhelm-Murnau-Stiftung e della Deutsche Kinemathek e fornita dalla Cineteca di Bologna, la pellicola che ha largamente contribuito all’invenzione della fantascienza per il grande schermo è proposta con la colonna sonora creata ed eseguita live da Edison Studio. Il collettivo di compositori-esecutori (Mauro Cardi, Luigi Ceccarelli, Alessandro Cipriani, Vincenzo Core, Andrea Veneri) si arma di strumenti acustici e tradizionali, objets trouvés e strumenti informatici. Il progetto è una commissione di Milano Musica e Ravenna Festival.
Edison Studio ha all’attivo numerose esperienze di composizione collettiva a confronto con i capolavori del cinema muto, del quale rinnova la tradizione dell’accompagnamento musicale dal vivo mescolando e facendo interagire suoni vocalici, strumentali, meccanici, elettronici e d’ambiente, creati ad hoc o presi in prestito dalla natura e dalla storia della musica. Il carattere futuristico e visionario di Metropolis, realizzato con tecniche di ripresa strabilianti per l’epoca (come la proiezione di fondali dipinti tramite specchi inclinati per il cosiddetto “effetto Schüfftan” o le esposizioni multiple realizzate sul posto con la tecnica del passo uno) si presta perfettamente al “trattamento” di Edison Studio, basato sulla ricerca di sonorità possibili e impossibili che nascono dall’interazione in diretta con la pellicola. Il risultato è una colonna sonora che espande la poetica del film, combinando musica propriamente detta a materiali extra-musicali e verbali e lavorando anche sullo spazio sonoro, realizzato in surround 7.1 per una dimensione più immersiva.
Con l’età contemporanea trionfa la vita urbana: la città è velocità, abbondanza, successo. Ma questa creatura in costante espansione è anche l’incubatrice di infezioni: disuguaglianza sociale, consumismo, corruzione, inquinamento, speculazione, alienazione… Per Kublai Kan, come lo immagina Italo Calvino ne Le città invisibili, “è il momento disperato in cui si scopre che quest’impero che ci era sembrato la somma di tutte le meraviglie è uno sfacelo senza fine né forma”. Nell’anno in cui il centenario della nascita di Calvino offre alla XXXIV edizione di Ravenna Festival un’occasione per riflettere sulla duplice natura della “città”, emblema della comunità ma anche della sua crisi, Metropolis incarna perfettamente quel futuro che per noi è già presente. E lo fa attraverso la perdita d’innocenza – che poi tanto innocente non è, in quanto fondata su ignoranza e mistificazione – di Freder Fredersen, il giovane protagonista che scopre l’esistenza di una città sotterranea in cui è relegato il proletariato.
La Metropolis-di-sotto è l’altra faccia della medaglia che rende possibile la vita di agi e sprechi degli abitanti dei grattacieli, il gemello oscuro della Metropolis-di-sopra in cui Freder ha vissuto con tutta la spensieratezza dei privilegiati. La crisi sopraggiunge con la comparsa della “falsa Maria”, un androide dalle sembianze della giovane amata da Freder che incita gli operai alla rivolta. Se vi ricorda Blade Runner, Ghost in the Shell o The Matrix, avete visto giusto: la cupa bellezza e gli interrogativi etici di Metropolis hanno profondamente influenzato il cinema di fantascienza come lo conosciamo oggi. E se vi fa pensare alla Repubblica di Weimar, all’ascesa dei totalitarismi e al trionfo della produzione di massa che stava già plasmando lo skyline sull’altra sponda dell’Atlantico, anche questo è corretto: il regista Fritz Lang e la moglie Thea von Harbou, autrice del romanzo su cui la coppia lavorò per produrre una sceneggiatura, respirarono lo Zeitgeist dell’Europa fra le due guerre e vi mescolarono le impressioni prodotte dalla visita di Lang alla “città verticale” di New York. Art Deco, Modernismo, Futurismo, la lezione del Frankenstein di Mary Shelley e de La macchina del tempo di H. G. Wells si combinano alle storie più antiche – la cacciata dal Paradiso Terrestre e la Torre di Babele.
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