mercoledì 28 giugno 2023

A FUTURA MEMORIA CON VALENTINA LODOVINI E IL FONTANAMIX STRING QUARTET. Giovedì 29 giugno, alle 21.30 all’Arena dello Stadio dei Pini, l’omaggio a Anna Politkovskaja

 

Nata e cresciuta a New York, figlia di diplomatici delle Nazioni Unite, Anna Politkovskaja (foto in alto) avrebbe potuto scegliere un’altra vita: una vita di privilegi che non esigesse il coraggio di rifiutare ogni compromesso e silenzio, revisionismo e impostura; una vita che non si sarebbe conclusa nel suo assassinio nel 2006. Ma “io vivo la mia vita e scrivo ciò che vedo,” diceva, e vedeva la corruzione del regime e gli orrori della guerra in Cecenia. Giovedì 29 giugno, alle 21.30 all’Arena dello Stadio dei Pini di Cervia-Milano Marittima, il nuovo appuntamento del Trebbo in musica di Ravenna Festival è una dedica alla giornalista i cui reportage sono stati e sono ancora oggi uno strumento fondamentale per comprendere la Russia contemporanea e il conflitto in Ucraina. Con A futura memoria, l’attrice Valentina Lodovini (foto in basso) ripropone i testi di Politkovskaja alla ricerca di verità, libertà e giustizia, nell’adattamento teatrale di Lucia La Gatta e accompagnata dalle musiche di Dmitrij Šostakovič, Aram Khachaturian e Boris Ljatošyns'kyj – tre compositori del Novecento russo che subirono la censura dello stalinismo – eseguite dal FontanaMix String Quartet (foto qui sotto, Valentino Corvino, anche regista dello spettacolo, e Giacomo Scarponi ai violini, Corrado Carnevali alla viola e Sebastiano Severi al violoncello).
 
“L’aspetto più forte dei testi di Anna Politkovskaja è il fatto che lei raccontasse la vita – spiega Valentina Lodovini – Riportava quella vita su carta, per ciò che era. Storie terribili che finiscono per assumere le sembianze di un fiume in piena. E questo dipende dal fatto che sono pagine densissime appunto di vita, di cose di un’importanza primaria. La sua caratteristica più distintiva credo fosse proprio l’interesse per i civili. E con i suoi racconti ha contribuito a coltivare le coscienze e la memoria: leggendola possiamo mantenere vivo il suo lascito e portare avanti in qualche modo la sua azione sulle coscienze. Noi artisti non cambiamo il mondo, ma possiamo aiutare a far comprendere le cose che non vanno: solo la conoscenza delle cose e dei fatti può salvarci. Se affermo che leggo questi testi ponendomi come ‘una cittadina’ è perché li considero di grande importanza proprio alla luce di questo obiettivo, che va oltre il ruolo dell’artista”.
 
Fu lasciata dal marito; il figlio la implorava di smettere; i vicini di casa, spaventati dalla sorveglianza dell’FSB, il servizio segreto russo, la evitavano. E ancora: fu tenuta prigioniera in una cella sotterranea, fu rapita, avvelenata, minacciata, costretta a fuggire. Sempre, però, tornava sul campo: si rendeva testimone implacabile della Storia e denudava l’anima russa, esponendone le ferite, le ossessioni, le miserie, le risorse. Perché? Per il futuro, diceva. A futura memoria, dunque, è parte di quel testamento. Dell’omicidio di Anna Politkovskaja non sono stati individuati responsabili diretti, ma che il mandante sia riconducibile a Vladimir Putin – tanto più che il fatto è stato commesso nel giorno del suo compleanno – è ormai riportato anche nelle enciclopedie. E il fatto che, nonostante il prestigio internazionale di cui godeva la giornalista, nessun rappresentante del governo russo abbia partecipato ai suoi funerali è indicativo del clima politico che perdura ancora oggi, a distanza di oltre quindici anni.
 
Dmitrij Šostakovič, Aram Khachaturian e Boris Ljatošyns'kyj furono accusati di “formalismo”: le loro musiche “non grate” al regime stalinista sono riproposte, in dialogo con i testi, per onorare la libertà di espressione e comunicazione. La Russia di oggi non è quella di Stalin – il rapporto fra l’una e l’altra è più complesso e tortuoso di quanto si possa credere – ma i tre compositori appartengono non di meno alla dolorosa storia dell’inconciliabilità fra le ragioni dell’arte e dell’informazione e quelle del potere totalitario.
 

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