È una delle formazioni più longeve e di prestigio della musica da camera italiana quella del Trio di Parma che giovedì 13 febbraio (ore 21.15) sarà sul palco del Teatro Argentina ospite dell’Accademia Filarmonica Romana.
Alberto Miodini al pianoforte si affianca da oltre trent’anni a Ivan Rabaglia, con il suo prezioso violino “Santo Serafino” costruito a Venezia nel 1740, e al violoncellista Enrico Bronzi, anche lui con uno strumento unico, un “Vincenzo Panormo” costruito a Londra nel 1775. Un Trio d’eccezione che ha calcato i principali palcoscenici delle più importati istituzioni musicali in Italia e all’estero, ottenendo i più prestigiosi riconoscimenti.
Acclamato dal pubblico della Filarmonica già nella scorsa stagione, il Trio torna con un concerto dedicato interamente alla musica di Johannes Brahms, con due dei quattro Trii composti per pianoforte, violino e violoncello. Padronanza della forma, espressività, drammatica, ma anche dolcezza, tenerezza e grande lirismo è tutto ciò che caratterizza la scrittura da camera del compositore tedesco, che il Trio di Parma approfondisce con dedizione, studio, esecuzioni dal vivo e registrazioni da ben trentacinque anni.
Il Trio op. 8, del 1853-54 che Brahms sottopose a una profonda revisione nel 1889, segna gli esordi della sua carriera, mentre il Trio op. 87 a distanza di trent’anni dal primo, prefigura il felice ritorno alla musica cameristica nella sua estrema produzione. Scritto nel 1882 esso si colloca tra la Seconda e la Terza Sinfonia, una sorta di “ponte” tra le due Sinfonie citate, come fosse una sperimentazione ‘in vitro’ in un piccolo complesso – ma con l’amatissimo pianoforte in primo piano – dei traguardi musicali che, in una ulteriore ricerca di identità e in una più puntuale individuazione del proprio mondo espressivo, Brahms avrebbe raggiunto con le sue ultime Sinfonie.
Il concerto si inserisce nella rassegna “La musica da camera dal barocco al contemporaneo” sostenuta dalla Regione Lazio con il Fondo Unico 2025 sullo Spettacolo dal Vivo
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