Ad aprire il nuovo appuntamento della stagione sinfonica del Teatro Massimo, venerdì 7 febbraio alle 20.30, è una delle composizioni più note e amate di Beethoven per la grandiosità della sua forma: il Concerto n. 5 per pianoforte e orchestra in Mi bemolle maggiore op. 73 "Imperatore". Segue la Sinfonia n. 3 in La minore op. 56 "Scozzese" ispirata a Mendelssohn dalle suggestioni di un viaggio compiuto anni prima. A dirigere il programma, sul podio dell’Orchestra del Teatro Massimo è la direttrice Gianna Fratta, di ritorno a Palermo, dove ha guidato l’Orchestra Sinfonica Siciliana, e al debutto con l’Orchestra del Teatro Massimo, che la vedrà poi subito di nuovo sul podio per il balletto “Rossini Cards - Le Sacre du Printemps”. Solista al pianoforte è Paul Lewis, tra i maggiori interpreti del repertorio classico, acclamato da pubblico e critica per la profondità e naturalezza delle sue interpretazioni. Composto da Ludwig van Beethoven nel 1809 a Vienna, proprio nel periodo in cui la città era sotto l’assedio di Napoleone, il Concerto per pianoforte e orchestra n. 5 op. 73 è dedicato all’arciduca Rodolfo d’Asburgo (nell'immagine). La definizione di “Imperatore” non è del compositore, ma del pianista Cramer, e ben si attaglia alla maestosità della composizione, con i suoi tre movimenti dove il pianoforte domina quasi ininterrottamente. Un vero e proprio banco di prova per i solisti, tanto dal punto di vista tecnico che interpretativo. Al suo apparire, per quanto possa sembrare incredibile, questo quinto e ultimo concerto per pianoforte non ricevette una piena approvazione da parte di pubblico e critica, mentre oggi è tra i concerti più eseguiti e celebrati dell’intero repertorio classico.
La Sinfonia n. 3 in La minore op. 56 “Scozzese” fu composta ed eseguita da Felix Mendelssohn (a sinistra, un suo acquerello scozzese) nel 1842 ed è dedicata alla Regina Vittoria d’Inghilterra. Nel 1829 il giovane compositore aveva compiuto un viaggio a piedi in Scozia, insieme a un amico, fermandosi ad Edimburgo per qualche giorno e poi proseguendo la visita nelle isole scozzesi: da questo viaggio nacquero, poco tempo dopo, l’Ouverture “Le Ebridi” e, dopo oltre un decennio, la Sinfonia “Scozzese”. I quattro movimenti che la compongono sono strettamente legati l’uno all’altro e il primo, solenne tema con il quale si apre è il nucleo generatore che conferisce unità a questa pagina, in cui si ritrova l’austera solennità e i cambi improvvisi di luce e colore che caratterizzano l’impressionante natura scozzese.
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