lunedì 30 settembre 2024

Domenica 6 Ottobre il Trio degli spettri con il Trio Kaufman a Palazzo Marino in Musica

 PALAZZO MARINO IN MUSICA
XIII Edizione / Stagione 2024
Domenica 6 Ottobre 2024, ore 11.00
Sala Alessi – Palazzo Marino
Piazza della Scala 2, Milano


Trio Kaufman
Luca Kaufman, violino
Chiara Kaufman, violoncello
Valentina Kaufman, pianoforte

La XIII edizione di Palazzo Marino in Musica, dal titolo Viaggio sonoro nell’invisibile, indaga il potere trasformativo della musica in grado di connetterci con gli archetipi umani più profondi, al di là del tempo e dello spazio.
Il quinto appuntamento, a cura del giovane Trio Kaufman, presenta il Trio in Re magg. op 70 n. 1 “Gli spettri” di Beethoven per pianoforte, violino e violoncello, composto tra l’estate e l’autunno del 1808 e pubblicato l’anno successivo a Lipsia. Il sottotitolo sembra derivare dalle suggestioni evocate dal secondo movimento, Largo assai, pervaso da fremiti di profonda inquietudine.
In programma anche Arno Babajanyan, compositore armeno di grande talento, noto per la sua abilità nel combinare la profondità emotiva dei temi popolari con la complessità formale delle strutture classiche che rende le sue opere uniche nel panorama della musica del XX secolo. La musica di Babajanyan continua a essere apprezzata per la sua capacità di comunicare emozioni universali attraverso un linguaggio profondamente radicato nella cultura armena. Le sue composizioni non solo celebrano l'identità nazionale, ma offrono anche un contributo significativo al repertorio della musica da camera, dimostrando come la tradizione e l'innovazione possano coesistere armoniosamente.
I fratelli Kaufman sono nati a New York e attualmente vivono a Milano. Crescendo insieme e svolgendo percorsi musicali ravvicinati iniziano a suonare in trio fin da bambini, formando con il tempo un Trio stabile fondato sulla loro affinità musicale ed umana. Si sono esibiti per importanti enti della loro città tra cui la Società del Quartetto e la Fondazione La Società dei Concerti.
La loro formazione cameristica è iniziata sotto la guida del Trio Dmitrij, per poi proseguire con Emanuela Piemonti al Conservatorio G. Verdi di Milano.


Il 10 ottobre inaugurazione stagione danza della Filarmonica Romana con "C'era una volta Cenerentola", coreografia di Monteverde: Marisol Castellanos nel ruolo della protagonista con il Balletto di Roma al Teatro Olimpico, nuova produzione


Inaugurazione della stagione della danza dell’Accademia Filarmonica Romana giovedì 10 ottobre (ore 20.30) al Teatro Olimpico con C’era una volta Cenerentola di Fabrizio Monteverde. Si rinnova la collaborazione della Filarmonica con il Balletto di Roma che fino al 13 ottobre riprende in un nuovo allestimento una delle sue produzioni di maggior successo.
Fabrizio Monteverde (che firma oltre la coreografia anche le scene) svuota l’antica favola da tutti gli elementi più noti, conosciuti attraverso i balletti di repertorio e la filmografia, e crea una danza sulla musica barocca di Georg Friedrich Händel, cui bastano pochi tratti di riferimento per proiettarsi in temi d’attualità, colti con umana sensibilità. I costumi sono di Santi Rinciari, light designer Emanuele De Maria.


Ritroviamo nel ruolo della protagonista la giovanissima e talentuosa Marisol Castellanos, classe 2006, cubana di origine ma italiana di Biella, volto noto della tv, finalista nell’ultima edizione di “Amici 2023”, talent nel quale ha vinto il circuito “danza” e il Premio della Critica. Accanto a lei danzano nei ruoli principali Nicola Barbarossa (Principe), Paolo Barbonaglia (Matrigna), Roberta De Simone e Ainhoa Segrera García nel ruolo delle sorellastre.


Dopo il primo debutto al Festival di Civitanova Danza nel 2006 e l’ultima ripresa in scena al Teatro Massimo di Palermo nel 2016 con Anbeta Toromani e José Perez, il nuovo allestimento di C'era una volta Cenerentola non cambia l’atmosfera, il sapore, l’ambientazione e i valori di una preziosa coreografia che avvicina tutte le nuove generazioni al repertorio del Balletto di Roma. Secondo Monteverde quella di Cenerentola è una storia apparentemente semplice: rivalità tra sorelle, desideri inespressi che finalmente si realizzano, la virtù premiata anche se vestita di stracci, la punizione per i malvagi e gli sfruttatori. In realtà sotto questa superficie lineare e apparentemente trasparente si nascondono dei complessi sentimenti inconsci, che sono poi alla base del successo della storia di Cenerentola nel corso dei secoli, e che tracciano il percorso di crescita e di sviluppo della personalità, fino alla piena realizzazione del sé. 
 

È una fiaba che continua a parlare di adolescenza, della fatica di crescere specialmente per chi è ai margini, delle prove da superare per raggiungere l’autonomia, ma soprattutto del ruolo effimero dell’immagine esteriore, come parametro considerato ieri come oggi – il “c’era una volta”, ma che oggi c’è ancora – fondamentale per potersi affermare nella vita e nelle relazioni sociali.  Quest’opera di Fabrizio Monteverde, come tutte le sue famose rivisitazioni di grandi classici, rovescia la tipica ambientazione fiabesca in un mondo crudo e opprimente, di cui sono sottolineati i contenuti soprattutto negativi, ma che alla fine sfociano in una profonda e innocente introspezione. 
Nel linguaggio del coreografo c’è richiamo all’ingiustizia, voglia di emancipazione e insieme quell’umiltà destinata a durare per sempre: la convinzione che questi valori possano esplodere ed esprimersi in sentimenti puri e folli come l’amore e la felicità, trasuda in tutto lo spettacolo dalle luci ai costumi e al trucco, sino all’originale scenografia.


Antonio Florio e la Cappella Neapolitana alla 66ma Settimana Internazionale di Musica Sacra di Monreale

 
66ma Settimana Internazionale 
di Musica Sacra di Monreale
Maestri napoletani alle corti d’Europa nel Secolo dei Lumi


Antonio Florio, direttore
Valentina Varriale, soprano
Cappella Neapolitana
Duomo di Monreale
mercoledì 16 ottobre 2024, ore 21
Ingresso libero fino a disponibilità di posti


Antonio Duni
Matera 1700 - Scwerin 1766
Salve Regina, per soprano e archi
Salve regina (Largo)- Ad te clamamus (Andante) – Eia Ergo (Largo) – Et benedictum

Sinfonia per archi in sol maggiore
Allegro ma non presto-Largo Andante-Allegro ma non presto

Sinfonia per archi in si bemolle maggiore
 [Allegro] – Andante - Allegro

Davide Perez
Napoli 1711 - Lisbona 1778
Salmo “Nisi Dominus”, per soprano e archi

Niccolò Jommelli
Aversa 1714 - Napoli 1774
Veni Sponsa Christi, per soprano e archi

Antonio Duni
Matera 1700 - Scwerin 1766
Sinfonia per archi in fa maggiore
[Allegro] – Andante – Allegro assai

Fratello maggiore di Egidio Romualdo, Antonio Duni (nell'immagine a destra), dopo aver studiato con Nicola Fago presso il Conservatorio della Pietà dei Turchini di Napoli, girò per tutta l’Europa da Treviri a Osuna, dove fu maestro di cappella e insegnante di musica presso il Duca di Osuna, e a Madrid, dove conobbe il celebre cantante castrato Farinelli. In seguito fu anche a Parigi, Mosca, Riga e Schwerin, dove sarebbe morto nel 1766. A differenza del fratello minore che si distinse nel genere dell’opéra-comique, Antonio, invece, si dedicò alla musica sacra e a quella strumentale. Non si conoscono, purtroppo, con precisione né la data né le circostanze in cui egli scrisse i lavori a noi tramandatici tra cui riveste una certa importanza la Salve Regina per soprano e archi, che consta di 4 ariette, delle quali la prima Salve regina (Largo) si svolge sui primi versetti dell’antifona mariana, la seconda approfondisce la parte del testo dell’Ad te clamamus (Andante), la terza quella relativa ad Eia ergo (Largo) e la quarta, caratterizzata da un particolare uso del pizzicato, dell’Et benedictum. Della produzione di questo compositore, tanto interessante quanto sfuggente, ci sono state tramandate cinque sinfonie, di cui le tre in programma, per soli archi, mentre le altre due presentano un organico che prevede la presenza di due oboi e due corni. Formalmente strutturate secondo il modello delle Sinfonie avanti l’opera fissato da Alessandro Scarlatti nello schema Allegro-Adagio-Allegro, queste sinfonie mostrano le notevoli capacità contrappuntistiche di Duni e si segnalano per i vigorosi tempi veloci e per i cantabili movimenti centrali lenti.
Nonostante il suo nome oggi sia quasi del tutto dimenticato, Davide Perez (a siistra, in una incisione di Francesco Bartolozzi) fu uno dei compositori italiani più importanti di musica seria e di musica sacra del Settecento europeo. Dopo aver studiato presso il Cnonservatorio di Santa Maria di Loreto a Napoli, Perez entrò al servizio del Principe di Aragona, Baldassarre Naselli, la cui nomina a maggiordomo maggiore del re Carlo di Borbone favorì anche il compositore napoletano il quale poté debuttare sulle scene della città natale con il suo dramma per musica La nemica amante che fu interpretato da Caffarelli e da Angelo Monticelli prima a Palazzo reale per l’onomastico del sovrano, poi al teatro di S. Bartolomeo. Dal 1752 Perez svolse la sua attività in Portogallo dove divenne maestro della Cappella Reale e maestro di musica della principessa ed erede al trono Maria I che, una volta diventata regina nel 1777, lo nominò “Cavaliere dell’Ordine del Cristo” e dove gli furono tributati solenni funerali a spese della corona.
La vocazione operistica di Perez informa anche la struttura melodica della sua produzione sacra di cui un esempio è il salmo Nisi Dominus per soprano e archi, una pagina, comunque, di intenso raccoglimento religioso.
Nato ad Aversa, ma formatosi presso i Conservatori di Sant’Onofrio e della Pietà dei Turchini di Napoli, Niccolò Jommelli (nella incisione a destra), dopo aver svolto l’attività di maestro di cappella presso il Marchese d’Avalos, nel 1740 si trasferì a Roma dove trovò protezione presso il cardinale Benedict York i cui buoni auspici aprirono al compositore campano le porte dei teatri. Diventato un operista di successo, Jommelli, in seguito, fu a Bologna, a Napoli e a Venezia, dove fu maestro di cappella presso l’Ospedale degli Incurabili, per fare ritorno, nel 1750, a Roma, dove ottenne la nomina di maestro coadiutore in S. Pietro, che mantenne fino al 1753. È proprio a questo periodo che risale la composizione di molta musica sacra, tra cui Veni Sponsa Christi, per soprano e archi, della quale Jommelli fece due versioni: una in la maggiore, oggi in programma, e una in do maggiore, composte, rispettivamente, nel 1751 e nel 1752. Il testo dell’antifona al Magnificat nell’VIII modo, tratta dall’antifonale monastico, che recita Veni, Sponsa Christi, / accipe coronam, /quam tibi Dominus / præparavit in æternum (Vieni, Sposa di Cristo, / ricevi la corona / che il Signore ti ha preparato per l’eternità), è realizzato da Jommelli nella forma dell’aria bipartita con un breve preludio strumentale, a cui seguono la prima parte dell’aria, un breve interludio, la seconda parte dell’aria e un postludio. Dal punto di vista stilistico questo lavoro si distingue per l’influenza della scrittura operistica nella parte vocale, con l’uso di colorature, e per la presenza del ritmo lombardo nella terza e nella settima battuta.  
Riccardo Viagrande

La Fenice in tournée in Corea del Sud con Myung-Whun Chung

  
La Fenice è in procinto di partire per l’attesissima tournée in Corea del Sud, dove è in programma una serie di concerti lirici e sinfonici in alcune delle sale più prestigiose del Paese. A condurre l’Orchestra del Teatro La Fenice in questo affascinante progetto – e a fare gli onori di casa – sarà il maestro sudcoreano Myung-Whun Chung /nella foto a destra). «Questa tournée in Corea del Sud con il maestro Chung è per la Fenice molto significativa – ha spiegato Fortunato Ortombina, sovrintendente e direttore artistico della Fondazione Teatro La Fenice – perché rappresenta finalmente il culmine, il risultato di un lungo cammino che in questi anni la Fenice ha fatto insieme al maestro Chung.
Siamo grati al maestro Chung per la sua presenza e per il suo lavoro, qui a Venezia ha fatto forse il più bel progetto su Verdi che si sia mai stato fatto in un teatro. E poi anche all’orchestra e al coro, che insieme a lui e a tanti altri direttori sono cresciuti tantissimo. La Corea del Sud è nel mio cuore un Paese importante perché è il Paese che ha dato i natali a uno dei più grandi direttori verdiani di ogni tempo – e mi riferisco proprio a Chung. È un Paese con una grande educazione musicale, con una grande partecipazione alla musica. È un Paese che ha grandi orchestre, ottimi cantanti, molti dei quali tra l’altro sono passati anche dalla Fenice in questi anni. È un Paese con un pubblico molto formato e molto colto dal punto di vista musicale. È un Paese in cui ci sono moltissimi teatri d’opera e in cui si fanno molti investimenti per i teatri d’opera».


Ecco il dettaglio delle tappe, che si susseguiranno tra il 4 e il 10 ottobre 2024. Venerdì 4 e domenica 6 ottobre, all’Opera House (foto in alto) dell’Arts Centre di Seoul, Chung dirigerà La traviata di Giuseppe Verdi in forma di concerto e in forma semiscenica: gli interpreti protagonisti di Violetta e Alfredo saranno il soprano Ol'ga Peretjat'ko e il tenore John Osborn, affiancati da una compagnia di canto coreana composta da Carlo Kang, Sung Hee Shin, Jae-Il Kim, Celine Mun, Dahyun Ahn, Chul-Jun Kim e Ildo Song. Chung dirigerà l’Orchestra del Teatro La Fenice e il Noi Opera Chorus, mentre la regia dello spettacolo sarà a cura di Sook Jeong Eom. Di grande suggestione lo spazio che ospiterà l’evento: l'Arts Center di Seoul è una struttura della capitale sudcoreana che accoglie in sé diversi edifici dedicati all'arte: oltre al teatro d'opera, vi è la sala da concerto, una galleria d'arte, la Sala della Calligrafia e una sala riservata agli spettacoli teatrali. Il complesso si estende su un'area di circa 230 mq e nelle sue vicinanze sorge il Daesungsa, un tempio buddhista. Il teatro dell'opera è costruito in modo da rappresentare la forma del Gat, il tradizionale cappello coreano fatto di bambù e si trova al centro del complesso. La Sala della Calligrafia, invece, ospita una collezione di caratteri cinesi.


Sabato 5 ottobre, sempre nel prestigioso complesso della capitale, ma stavolta nella sala da concerti (foto in alto), si svolgerà il primo dei quattro concerti sinfonici, dal programma di grande attrattiva: aprirà la serata la Sinfonia dalla Forza del destino di Giuseppe Verdi; seguirà l’esecuzione di una serie di estratti dalle due suite e dal balletto Romeo e Giulietta di Sergej Prokof’ev; infine sarà proposto il Concerto per pianoforte e orchestra n. 23 in la maggiore kv 488 di Wolfgang Amadeus Mozart, interpretato nella parte solistica in alternanza da Sunwook Kim e dallo stesso Chung.
Il medesimo programma, con l’esclusione della sinfonia verdiana, sarà poi proposto nelle sale di Incheon (martedì 8 ottobre), Sejong (mercoledì 9 ottobre) e Daegu (giovedì 10 ottobre), tre luoghi di grande interesse. L'Arts Center Incheon a Songdo International City è uno spazio culturale il cui design è stato ispirato dai movimenti delle mani di un direttore d'orchestra. L'esterno unico, la vista sul mare e il sistema audio di livello mondiale dimostrano che l'Arts Center Incheon non è solo una sala per spettacoli ma anche un esempio di architettura contemporanea altamente significativo. Il centro culturale Sejong è il più grande complesso artistico-culturale della città metropolitana di Seoul. La sua costruzione venne iniziata nel 1961, con la Unam Hall, ma la data dell'apertura ufficiale è il 14 aprile 1978, a seguito anche della distruzione della Civil Hall nel 1972 a causa di un incendio. La struttura fonde simboli tradizionali coreani ed elementi caratteristici dell'architettura occidentale e prende il nome dal quarto re della dinastia Joseon, Sejong il Grande. A lungo, il centro culturale Sejong rimase l'unico complesso a ospitare sia spettacoli coreani che internazionali, venendo anche inserito nei dieci migliori teatri a livello mondiali. Infine, la Concert House di Daegu: aperta nel 1913 durante il periodo coloniale giapponese, è stata recentemente ristrutturata e inaugurata nel 1975 come centro civico di Daegu e riaperta nel 2013 come struttura per spettacoli di musica classica.

Amici della Musica di Firenze: domani, 1 ottobre, all’Institut français Firenze in concerto il Duo Gate


Prosegue Fortissimissimo Firenze Festival, il Festival degli Amici della Musica di Firenze ideato e curato dal M° Andrea Lucchesini che raccoglie in un unico cartellone alcuni dei più interessanti giovani rappresentanti della scena classica nazionale e internazionale. Una carrellata di musicisti giovani e giovanissimi che si presentano al pubblico con la forza del loro talento, il bagaglio di una preparazione accurata e la carica del loro entusiasmo. Il Festival fa parte dell’Estate Fiorentina del Comune di Firenze.
Domani, martedì 1 ottobre, all’Institut français Firenze (Piazza Ognissanti 2, Firenze), ore 19.00 sarà la volta del Duo Gate (nella foto di A.Baglioni per 'Attraverso i suoni'), formato da Simone Bellagamba al sassofono e William Belpassi al pianoforte. Il Duo è risultato vincitore di primi premi assoluti in concorsi internazionali di musica da camera (Dinu Lipatti, Cristina di Svezia, 7 Note Romane) e si esibisce in Italia e all’estero in importanti stagioni di associazioni concertistiche. Nel febbraio 2023 ha pubblicato il disco Remembranza con l’etichetta svizzera BAM Music International. Ad aprile 2023 ha vinto la selezione per partecipare al progetto “Attraverso i Suoni” di A.Gi.Mus. Firenze, Grosseto e Arezzo.
 I due, oltre a frequentare assiduamente i relativi repertori solistici esibendosi in contesti nazionali e internazionali, coltivano una comune passione per la musica da camera che li spinge a un’incessante ricerca tra brani originali e trascrizioni per la propria formazione. In questo modo hanno creato un vasto e caratteristico repertorio che spazia dalla musica del ‘700-‘800 fino ai brani contemporanei, non disdegnando contaminazioni di elettronica e world music.
Entrambi conseguono i Diplomi Accademici dei rispettivi strumenti con lode presso il Conservatorio di Terni; Simone si perfeziona in sassofono al Conservatori Superior de Música de les Illes Balears e in musica da camera al Conservatorio di Parma; William si perfeziona in pianoforte alla Scuola di Musica di Fiesole e in musica da camera all’Accademia Nazionale di Santa Cecilia. Eseguiranno musiche di Lòpez, Eychenne, Bédard, Creston, Fitkin.


Nicolas Giacomelli per i Dialoghi d’autunno dell’Accademia Filarmonica Romana giovedì 3 ottobre in concerto alla Sala Casella. Il ventiseienne pianista bolognese esegue musica di Schumann e Brahms. In collaborazione con la Fondazione William Walton di Ischia.

 
Terzo concerto di “Dialoghi d’autunno” dell’Accademia Filarmonica Romana in collaborazione con la Fondazione William Walton di Ischia giovedì 3 ottobre in Sala Casella (ore 20, via Flaminia 118). Nicolas Giacomelli, pianista e compositore bolognese classe 1998, debutta presso l’istituzione romana con un programma dedicato ad alcune composizioni più note di Robert Schumann e Johannes Brahms.
Insignito nel 2016 del titolo di “eccellenza musicale italiana” dall’allora presidente della Camera dei Deputati, Nicolas Giacomelli è stato premiato in oltre 40 concorsi, fra cui Premio Venezia, Concours International Piano Campus (Francia), NTD Competition (USA), PianoFVG (Sacile) e più recentemente nel 2023 al prestigioso Shigeru Kawai International Piano Competition di Tokyo. Non ancora trentenne ha già tenuto concerti in Europa, Asia e America, fra cui Palazzo del Quirinale a Roma, Weill Hall all’interno della Carnegie Hall di New York, Cité de la Musique a Parigi, Sakura Concert Hall a Shibuya. Formatosi al Conservatorio di Bologna, al Conservatorio Nazionale Superiore di Parigi, e con Leonid Margarius all’Accademia Internazionale “Incontri col Maestro” di Imola, dove ha studiato per 14 anni. Attualmente è allievo di Benedetto Lupo ai Corsi di perfezionamento dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia.
Il giovane talento apre il programma con Kreisleriana op. 16, capolavoro di Robert Schumann, tra i più significativi della sua produzione pianistica. Kreisler, personaggio creato da Ernst Theodor Amadeus Hoffmann, “è un maestro di cappella strano, esaltato, spirituale” come ebbe a scrivere lo stesso Schumann, riversando nella musica, scritta in soli quattro giorni nella primavera del 1838 all’età di 28 anni, i suoi stessi tormenti dell’anima. Gli otto pezzi che compongono Kreisleriana, dal sottotitolo “Phantasien” sono come ondate di emozioni in un continuo ascen­dere verso l’alto e sprofondare nell’abisso, un gioco vorticoso di stati d’animo che esaltano lo spirito romantico tedesco dell’epoca.
Di tutt’altra genesi le 7 Fantasien op. 116 di Johannes Brahms, composte fra il 1891 e il 1892, che apre l’ultimo capitolo della produzione pianistica brahmsiana. Sette pezzi dal carattere elegiaco e malinconico, concepiti come un insieme organico connessi da sottili relazioni motiviche. Il Capriccio conclusivo, di forte carattere drammatico, dallo “strano, eccentrico umore, pieno di allegria diabolica” come scrisse Max Kalbeck, amico di Brahms e suo primo biografo, ravvisa l’ombra di Schumann.
Il concerto viene introdotto dal musicologo Valerio Sebastiani.
 
Dialoghi d’autunno è un ciclo di quattro concerti promosso dall’Accademia Filarmonica Romana e dalla Fondazione William Walton di Ischia che promuove giovani e talentuosi interpreti del panorama musicale italiano, provenienti dai Corsi di specializzazione delle principali Accademie e Scuole di musica. I musicisti sono impegnati in un triplice appuntamento – uno alla Filarmonica il giovedì, e due, il sabato e domenica successivi a Ischia, presso la Sala Recite nei Giardini La Mortella in cui sarà replicato il programma del concerto di Roma. L’ultimo concerto a Roma sarà giovedì 10 ottobre con il recital pianistico di Adriano Scapicchi, iscritto al corso di perfezionamento di Massimo Spada presso la Scuola di Musica Avos Project a Roma, che esegue due Notturni di Fauré, musica di Barber e Schumann.

Il pianista Gianmichele Milia in concerto in sala Sassu: il 2 ottobre nuovo appuntamento con “I mercoledì del Conservatorio” al Canepa di Sassari


La rassegna di musica da camera “I mercoledì del Conservatorio” torna nella sala Sassu di piazzale Cappuccini il 2 ottobre alle 19 con il concerto di Gianmichele Milia, allievo del “Canepa” di Sassari al terzo anno di Pianoforte sotto la guida del docente Mariano Meloni. Nella sala concerti del Conservatorio di Sassari il giovane pianista eseguirà la Toccata in mi minore BWV914 di Johann Sebastian Bach, la Fantasia in fa diesis minore op. 28 di Felix Mendelssohn e la Sonata in si minoreS178 di Franz Liszt.
Gianmichele Milia, nato a Olbia nel 2002, inizia lo studio del pianoforte nel 2015 sotto la guida della docente Maria Antonietta Di Nardo alla Musiklab di San Teodoro. Ha partecipato a diverse masterclass con, tra gli altri, Jean-François Antonioli, Norma Fisher, Pasquale Iannone e Andrés Carlos Manchado e ha preso parte a numerosi concorsi nazionali e internazionali. Dal 2017 al 2022 ha frequentato i corsi di interpretazione musicale organizzati dall’associazione Umbria Classica a Chianciano e Foligno. Dal settembre 2021 è iscritto al Conservatorio di Sassari. Nel 2023 ha frequentato il primo semestre di studi seguendo il progetto Erasmus+ a Sofia in Bulgaria con Georgi Boykin.
Il concerto è a ingresso libero e gratuito.

I mercoledì del Conservatorio sono la rassegna concertistica più estesa e articolata del territorio. Quest’anno, da febbraio a novembre, sono infatti 35 gli eventi in cartellone, dalla classica all’elettronica, dal jazz al barocco, che consentono di esibirsi nella sala concerti dell’istituto di piazzale Cappuccini non soltanto ai docenti del Conservatorio, artisti di riconosciuta eccellenza, ma anche agli allievi. In questo modo, con il confronto con un vero pubblico, gli studenti possono maturare importanti esperienze e sviluppare ulteriormente la loro formazione. Ai “Mercoledì” il Conservatorio di Sassari aggiunge gli appena conclusi “Notturni contemporanei”, in collaborazione con il Conservatorio di Cagliari. La rassegna affianca alla classica la musica contemporanea e vede protagonisti gli allievi dei due Conservatori non soltanto come esecutori ma anche come compositori dei brani proposti.

domenica 29 settembre 2024

GRAN FINALE DEL FESTIVAL RESPIGHI BOLOGNA. AL CONSERVATORIO “G.B. MARTINI” CON L’ORCHESTRA SENZASPINE, MACINANTI E DELLA CHIARA. E ZUBIN MEHTA PER L’INAUGURAZIONE DELL’EDIZIONE 2025

 

Non poteva concludersi in un luogo diverso il Festival Respighi Bologna 2024: l’ultimo degli appuntamenti in programma, martedì 1° ottobre, è infatti nella Sala Bossi del Conservatorio “G.B.Martini”, istituzione in cui Ottorino Respighi ha studiato, diplomandosi in violino e in composizione con Maestri come Torchi e Martucci. Si snoda attraverso le pagine di tre giganti della musica il programma del concerto. Dedito alla riscoperta sia di Respighi che di compositori suoi contemporanei o a lui in qualche modo collegabili a vario titolo, il Festival coltiva l’esecuzione di partiture per varie ragioni poco conosciute, alternandole a capolavori più noti. La serata conclusiva, affidata all’Orchestra Senzaspine diretta da Matteo Parmeggiani, si aprirà con la Serenata per piccola orchestra di Respighi, omaggio incrociato al Maestro Rimskij-Korsakov, incontrato a San Pietroburgo, così come all’amico Giacomo Puccini.
“Sono molto felice di chiudere l’edizione di quest’anno del Festival Respighi”, commenta Parmeggiani, “un festival con cui come Senzaspine collaboriamo dall’edizione zero, ma che mi vede per la prima volta sul podio, e che ogni anno sta diventando più importante e di respiro internazionale, proprio come il grande compositore a cui è dedicato. Il programma è molto interessante e variegato, le sonorità passano dalla delicatezza e cantabilità del Concerto per chitarra di Castelnuovo-Tedesco, all’imponenza del Concerto op. 100 di Bossi, il tutto introdotto da una breve ma evocativa chicca di Respighi. Un onore essere sul palco con due grandi artisti come l’organista Andrea Macinanti (nella foto a destra) e il chitarrista Eugenio Della Chiara”.
La poliedricità compositiva di Respighi, autore prolifico e trasversale, ha generato sotto l’influenza di Bach anche numerose composizioni per organo. In un gioco di rimandi, l’Aria in sol minore per violino e organo scritta a Mosca nel 1901, fu rivisitata da Respighi cinque anni più tardi e nel 1949, a tredici anni dalla scomparsa del compositore, per organo solo da Irene Fuser, concertista e docente di organo al Conservatorio di Bologna. Insieme al Preludio in la minore sopra il Corale di Bach “Ich hab’ main Sach Gott heimgestellt” e al Concerto in la minore per organo e archi di Bossi, a eseguirle sarà l’organista Andrea Macinanti. 
A Eugenio della Chiara (nella foto a sinistra), chitarra, è invece affidato il Concerto in re maggiore per chitarra e orchestra di Castelnuovo-Tedesco, composto alla fine degli Anni Trenta del Novecento in un’ottica di valorizzazione e rivalutazione dello strumento.
“Occuparsi di Respighi significa intraprendere un viaggio affascinante intorno alla vita e all’opera di uno straordinario compositore vissuto in un’epoca irripetibile per gli aneliti culturali e la concomitanza di altri colossi della musica di quel periodo” commenta Maurizio Scardovi, Direttore Artistico e ideatore del Festival dedicato al compositore bolognese. E, ora che si avvicina la conclusione dell’edizione in corso, prosegue: “Ottorino Respighi - poeta doctus, come lo definiva il critico Paolo Isotta - è stato un artista colto che ha indirizzato il proprio interesse verso la letteratura, l’arte, la storia e tutta questa conoscenza è tangibile in tutta la sua opera. Respighi ci affascina, ci conquide e ci arrichisce. Questa edizione del Festival Respighi Bologna ci ha permesso di ascoltare opere rare di autori come Busoni, Zemlinsky, Alfano, Ravel, Rachmaninov, Rimsky-Korsakov e altri ancora. Il viaggio è appena iniziato, ma siamo certi che sarà lungo ed entusiasmante!”.
Alessandra Scardovi, Presidente di Fondazione Musica Insieme, partner artistico e organizzativo della manifestazione, aggiunge: “Definirei appassionante questa edizione del Festival Respighi Bologna che conferma una costante crescita qualitativa grazie alla presenza di grandi artisti e di nuovi giovani talenti che ci accompagnano nella riscoperta di un patrimonio musicale di inestimabile valore di cui per troppo tempo siamo stati privati”. Quest’anno abbiamo registrato un notevole incremento di pubblico e la presenza di critici musicali provenienti dall’estero quale prova tangibile di un rinnovato interesse sull’opera ed il valore di Ottorino Respighi (nella foto a destra) nel mondo. Grazie al Festival Respighi Bologna si è creata intorno alla figura di questo grande compositore nostro concittadino un’aura di curiosità e desiderio di riscoperta: lo riteniamo un successo che ci esorta a proseguire su questa strada con sempre maggior impegno e convinzione”.
Con il concerto conclusivo, il Festival darà al pubblico l’appuntamento al 21 settembre 2025, quando a salire sul podio sarà Zubin Mehta, che con entusiasmo ha accettato l’invito del Festival Respighi Bologna e di Musica Insieme a dirigere il concerto inaugurale del prossimo anno, alla guida dell’Orchestra del Teatro Comunale di Bologna, altro partner importante del Festival sin dalle sue origini.

sabato 28 settembre 2024

SECONDO CONCERTO PER I TRENT’ANNI DELL’ORCHESTRA RAI. Andrés Orozco- Estrada interpreta le ultime sinfonie di Schumann e Brahms. Lunedì 30 settembre a Torino

 

Per il secondo dei due concerti straordinari che ricordano il trentennale dell’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai torna sul podio il Direttore principale della compagine Andrés Orozco-Estrada, che propone lo stesso programma interpretato nel 1994 da Giuseppe Sinopoli. Lunedì 30 settembre alle 20.30, all’Auditorium Rai “Arturo Toscanini”, fuori abbonamento, sono infatti accostate le ultime sinfonie di Robert Schumann e Johannes Brahms. La serata è trasmessa in diretta su Radio3 e in live streaming sul portale di Rai Cultura, che la registra e la proporrà successivamente in TV su Rai5.

Nato a Medellín, in Colombia, nel 1977, Orozco-Estrada (nella foto a destra) ha debuttato con l’OSN Rai nel maggio 2022 e nell’ottobre 2023 ha iniziato la sua collaborazione come Direttore principale. È stato a capo di formazioni come l’Orchestra della Radio di Francoforte, i Wiener Symphoniker e la Houston Symphony. Dalla stagione 2025/2026 diventerà Generalmusikdirektor della Città di Colonia, prendendo le redini della Gürzenich Orchestra e dell’Opera della città tedesca, una delle più importanti metropoli culturali europee. Dirige abitualmente orchestre come i Wiener e i Berliner Philharmoniker, la Staatskapelle di Dresda, la Gewandhausorchester di Lipsia e quella del Concertgebouw di Amsterdam.

In apertura la Sinfonia n. 4 in re minore op. 120 di Schumann, che fu realizzata in una prima versione nel 1841, subito dopo la Prima, ma venne accantonata a causa dello scarso successo ottenuto dalla prima esecuzione. Fu poi successivamente rivista dallo stesso autore nel 1851 ed eseguita nella sua forma definitiva al Neues Theater di Düsseldorf il 30 dicembre 1852. Segue la Sinfonia n. 4 in si minore op. 98 di Brahms, eseguita per la prima volta a Meiningen il 25 ottobre del 1885 sotto la direzione dell’autore stesso. L’ultimo lavoro sinfonico del compositore tedesco è caratterizzato da una grande densità di contenuti musicali e da forti contrasti espressivi. Si ritrovano motivi zigano-ungheresi e costruzioni contrappuntistiche. L’opera si chiude recuperando la forma della Passacaglia con un tema ripreso da una cantata di Bach, variato per trentadue volte, e condotto verso un coronamento che chiude trionfalmente l’esperienza sinfonica brahmsiana.

Dopo i concerti del trentennale di settembre, Andrés Orozco-Estrada tornerà sul podio dell’Orchestra Rai il 17 e 18 ottobre, per l’inaugurazione della stagione sinfonica 2024/2025. Con lui il violinista Nikolaj Szeps-Znaider, in una serata interamente dedicata a Beethoven.
I biglietti per il concerto, da 10 a 15 euro, sono in vendita presso la biglietteria dell’Auditorium Rai di Torino e online sul sito dell’OSN Rai.

DO24 ultima edizione del festival guidata da Francesco Micheli


Il Donizetti Opera, festival internazionale dedicato al compositore bergamasco, giunge nel 2024 al traguardo della decima edizione che si svolgerà da 14 novembre all’1 dicembre 2024. Sarà l’ultima firmata dal direttore artistico Francesco Micheli che lo ha guidato sin dalla fondazione nel 2015.
«Saluto con fierezza la mia città e il Teatro Donizetti – ha dichiarato Francesco Micheli durante la conferenza stampa di oggi – sapendo di lasciare in eredità un Festival che in due lustri è diventato punto di riferimento internazionale. Quattro “Premi Abbiati” dell’Associazione Nazionale Critici Musicali, Miglior Festival europeo nel 2019 secondo la critica tedesca per il mensile “Oper!” e tante altre soddisfazioni che ho vissuto con molti di voi. Grazie al nostro lavoro oggi Gaetano vive e lotta con noi da Bergamo nel mondo».
«Per Bergamo sono stati dieci anni di cambiamenti – commenta l'assessore alla cultura Sergio Gandi – vissuti col consueto spirito d'iniziativa che contraddistingue la città. Il Teatro Donizetti ha avuto un ruolo molto importante oltre queste mura – che abbiamo fortemente voluto ricostruire e ammodernare – e oggi la consapevolezza cittadina rispetto all'eredità consegnataci da Gaetano Donizetti non è più una questione per melomani o per pochi intenditori ma è parte integrante della nostra identità, grazie al lavoro del festival e a un lungo percorso culminato in Bergamo-Brescia capitale italiana della cultura. Per questo fenomeno musicale, che ha visto in Francesco Micheli l'alfiere più esposto, va dato merito anche all'amministrazione che ne ha sostenuto le iniziative e ai tanti sponsor e partner privati che l'hanno affiancata. Il rapporto tra quello che ormai chiamiamo affettuosamente Gaetano e la città non potrà tornare indietro e dovrà essere sempre al centro delle nostre politiche culturali».
«Per accompagnare una "rivoluzione" come quella che abbiamo visto in questi dieci anni – sottolinea il presidente della Fondazione Teatro Donizetti Giorgio Berta –, era necessaria una struttura organizzativa solida, cresciuta negli anni, come quella della Fondazione Teatro Donizetti, che presiedo dal 2016. Le sfide che ci ha posto Francesco Micheli in questi anni, così come quella della ristrutturazione e della pandemia sono state notevoli. Tuttavia le abbiamo affrontate, rispettando tempi e costi sia nei momenti più felici di spettacolo, come la riscoperta dell'Ange de Nisida, sia quando si sono dovuti affrontare momenti d'incertezza ed emergenza sanitaria e sociale. Anni in cui non ci siamo arresi, ma abbiamo inventato o identificato nuovi strumenti e nuovi metodi di coinvolgimento del pubblico, come ad esempio la WebTV nel 2020 con 11mila spettatori. Il Donizetti Opera, nella visione di Francesco Micheli e nell'impegno crescente di tutti i lavoratori della Fondazione, è riuscito a far comprendere a tutti i bergamaschi, a cominciare dai ragazzi, il valore del Donizetti compositore e il messaggio universale del suo teatro. Siamo grati a Francesco anche perché ci lascia un ulteriore regalo: la programmazione impostata per i prossimi due anni, con una coproduzione internazionale insieme al Teatro Real di Madrid che vedrà Micheli regista di “Caterina Cornaro” e David McVicar di “Maria Stuarda”».

Sempre più opportunità: la De Sono continua il suo percorso di formazione e sostegno per i giovani, con progetti innovativi per la Stagione 2024-2025

 
La stagione 2024-2025, che segna il trentasettesimo anno di attività dell’Associazione, riflette un rinnovato impegno verso la formazione dei giovani talenti e l’educazione musicale, con una serie di iniziative che confermano e arricchiscono la missione originaria della De Sono.
Con lo stesso spirito che ha animato l’Associazione sin dalla sua fondazione nel 1988, la De Sono offre sempre più opportunità, tramite le borse di studio, i progetti di educazione all’ascolto, i concorsi internazionali rivolti ai giovani ensemble, la promozione di ricerche musicologiche, la pubblicazione di tesi di giovani studiosi e la possibilità di fruire e di vivere le più importanti sale da concerto del territorio.
«Anche nella stagione 2024-2025, vogliamo ribadire il claim lanciato l'anno scorso: grandi opportunità. È il percorso della De Sono dal 1988: aiutare giovani talenti a trovare il supporto adeguato, economico e insieme culturale ed emotivo, per raggiungere risultati concreti e appaganti. - dichiara il Presidente Benedetto Camerana - Il nostro impegno a favore della formazione musicale prosegue con alcune novità, tra cui il lancio di De Skills, un progetto innovativo nato per dotare i borsisti delle competenze necessarie per navigare il panorama musicale contemporaneo ed affrontare le sfide di un settore in continua evoluzione.»
Considerata la crescente importanza delle tecnologie digitali, De Skills - progetto in collaborazione con Skill&Music, testata giornalistica attiva come agenzia di comunicazione e ufficio stampa - offre una formazione mirata su strumenti di auto-promozione e gestione della carriera, elementi ormai indispensabili per emergere in un settore altamente competitivo.
L’innovazione riguarda anche l’altra anima della De Sono, quella votata alla ricerca musicologica, come spiega il direttore artistico Andrea Malvano: «Grazie al sostegno del PNRR, la De Sono, in collaborazione con l’Accademia Filarmonica-Società del Whist, sta portando avanti un progetto di digitalizzazione di preziose partiture manoscritte, che saranno presto disponibili online per studiosi e appassionati, valorizzando ulteriormente il patrimonio musicale del territorio.»
Oltre a queste novità, la De Sono persegue i propri obiettivi statutari con una serie di iniziative consolidate, tra cui l’assegnazione di borse di studio a giovani musicisti piemontesi: 301 borsisti hanno già beneficiato del sostegno dell’Associazione e alcuni tra i promettenti artisti sostenuti nell’anno in corso avranno l'opportunità di esibirsi durante la stagione di concerti da camera, che inaugura con un evento unico, in collaborazione con il Museo Egizio per celebrare i 200 anni dalla fondazione dell’ente, unendo musica, danza e archeologia.
Seguiranno altri concerti tematici che attraverseranno epoche e stili, dalla Belle Époque al repertorio chitarristico, passando per la fantasia musicale e l’estetica del divertimento viennese.
L’attenzione verso le attività educational continua con Livemotiv, progetto sostenuto dalla Fondazione Agnelli, che si rivolge agli studenti e ai docenti delle scuole secondarie di II grado in tutta Italia, proponendo workshop dal vivo, nella forma di lezioni-concerto con la presenza di giovani strumentisti. Dedicato alla memoria di Gianluigi Gabetti - già presidente onorario di De Sono e grande appassionato di musica – fino ad oggi Livemotiv ha già coinvolto circa 4.000 studenti tra Piemonte, Abruzzo, Emilia-Romagna, Friuli-Venezia Giulia, Lombardia, Lazio, Puglia, Toscana, Sardegna, Calabria, Sicilia e continuerà con ulteriori appuntamenti sul territorio nazionale.
«Si rinnova la collaborazione con il DAMS dell’Università di Torino per l’organizzazione di attività formative utili per sviluppare le competenze di ascolto attivo – aggiunge il direttore artistico Andrea Malvano – ma con l’introduzione di una convenzione specifica con il Dipartimento di Studi Umanistici per avviare un progetto di educazione corale, parallelo all’erogazione degli insegnamenti musicologici, pensato esplicitamente per avviare gli iscritti e le iscritte a conoscere meglio il linguaggio polifonico tramite la pratica diretta, con il coordinamento di Paolo Zaltron, direttore della Corale Universitaria.»
Prosegue, inoltre, l’importante impegno con la Fondazione «Renzo Giubergia» per conferire un riconoscimento prezioso a una giovane formazione di musica da camera, in occasione della serata dedicata al Premio «Renzo Giubergia» e per riscoprire location di interesse artistico e culturale del nostro territorio, grazie a inedite esplorazioni musicali.
Non manca, infine, il sostegno al lavoro dei neolaureati e dottorandi in materie musicali, grazie all’attività editoriale diretta da Andrea Malvano. In collaborazione con Libreria Musicale Italiana, è in corso di pubblicazione la quarantaduesima tesi universitaria ad opera di Enrico Scavo, intitolata L’Accademia della Morte di Ferrara: l’oratorio e il primato di Giovanni Battista Bassani, distintasi per originalità e solidità̀ metodologica.

nelle foto, dall'alto: Francesco Maccarrone (pianoforte), Maria José Palla (pianoforte), Francesco Rista (chitarra), Matteo Fabi (violoncello), Letizia Gullino (violino), FedericoGad Crema (pianoforte)

Amici della Musica di Firenze: prosegue il Fortissimissimo Firenze Festival

 
Prosegue Fortissimissimo Firenze Festival, il Festival degli Amici della Musica di Firenze ideato e curato dal M° Andrea Lucchesini che raccoglie in un unico cartellone alcuni dei più interessanti giovani rappresentanti della scena classica nazionale e internazionale. Una carrellata di musicisti giovani e giovanissimi che si presentano al pubblico con la forza del loro talento, il bagaglio di una preparazione accurata e la carica del loro entusiasmo. Il Festival fa parte dell’Estate Fiorentina del Comune di Firenze.
Nel week end, innanzitutto, due appuntamenti con Fortissimisismo Metropolitano, realizzato con il contributo della Città Metropolitana di Firenze.
Sabato 28 settembre, ore 18.00, debutto al Ridotto del Teatro Comunale Garibaldi di Figline Valdarno per il duo di chitarre Dastugue – Micheletto, in collaborazione con il Comune di Figline e Incisa Valdarno.
Domenica 29 settembre, ore 18.00, al Cenacolo degli Agostiniani di Empoli, in collaborazione con il Centro Studi Musicali Ferruccio Busoni, le voci di Alessia Attili (soprano), Elisabetta Ricci (mezzosoprano), Luca Bazzini (tenore) saranno accompagnate da Laura Bemporad alla viola, Matteo Fabbrini al clarinetto e Matilde Graziani al pianoforte.
 
Lunedì 30 settembre il Festival sarà al Lyceum Club Internazionale di Firenze (Lungarno Guicciardini 17, Firenze), ore 19.00, per il concerto di Alberto Navarra (nella foto a destra di Jesterlock) al flauto e Marianna Tongiorgi al pianoforte. Navarra ha vinto il Carl Nielsen International Flute Competition di Odense (Danimarca), Tongiorgi è vincitrice di più di 25 concorsi nazionali e internazionali. Insieme eseguiranno musiche di Debussy, Poulenc, Schumann, Prokof’ev.
 
Martedì 1 ottobre, all’Institut français Firenze (Piazza Ognissanti 2, Firenze), ore 19.00 sarà la volta del Duo Gate, formato da Simone Bellagamba al sassofono e William Belpassi al pianoforte. Il Duo è risultato vincitore di primi premi assoluti in concorsi internazionali di musica da camera (Dinu Lipatti, Cristina di Svezia, 7 Note Romane) e si esibisce in Italia e all’estero in importanti stagioni di associazioni concertistiche. Nel febbraio 2023 ha pubblicato il disco Remembranza con l’etichetta svizzera BAM Music International. Ad aprile 2023 ha vinto la selezione per partecipare al progetto “Attraverso i Suoni” di A.Gi.Mus. Firenze, Grosseto e Arezzo.
 
Giovedì 3 ottobre, ore 19.00, alla Sala del Buonumore Pietro Grossi del Conservatorio Cherubini di Firenze (Piazza Belle Arti, 2), Ernesto Campagnaro (nella foto di apertura,, in alto) al violino e Riccardo Baldizzi (nella foto a sinistra) al violoncello eseguiranno musiche di Platti, Bonporti, Kodaly, Ravel.
Ernesto Campagnaro, che attualmente si perfeziona al Conservatorio della Svizzera Italiana di Lugano, ha suonato per Operaestate Festival di Bassano del Grappa, Orchestra Filarmonia Veneta, I Musici di Parma, Teatro La Fenice, associazione Musikdrama, orchestra Camerata Ducale.
Riccardo Baldizzi, recentemente premiato in alcuni concorsi nazionali e internazionali, collabora come primo violoncello con I Solisti di Pavia e la Nuova Orchestra da Camera “Ferruccio Busoni”. Dal 2024 è il violoncellista del Quartetto Noûs, con il quale incide per Brilliant Classics.

Venerdì 4 ottobre, di nuovo all’Institut français Firenze ma questa volta alle ore 20.00, si esibiranno Anna Molinari al violino e Simone Ivaldi (nella foto a destra) al pianoforte, con musiche di Haendel, Debussy, Franck.
Anna Molinari si è esibita da solista con l’Orchestra Carlo Coccia e l’Orchestra del Conservatorio di Novara. Suona stabilmente con il Goldberg Piano Trio, e collabora con varie compagini cameristiche. Nel 2022 ha vinto il concorso dell’Orchestra da Camera di Losanna di cui è diventata violinista stabile, e con cui si esibisce nelle più importanti sale d’Europa, come il Concertgebouw di Amsterdam, la Philharmonie de Paris, il Musikverein di Vienna, e altre.
Simone Ivaldi si è perfezionato con Enrico Stellini, Pietro De Maria, Andrea Lucchesini ed Enrico Pace presso l’Accademia di Musica di Pinerolo e la Scuola di Musica di Fiesole. Ha tenuto concerti in numerose città italiane presso sale prestigiose e per importanti associazioni. Ha inoltre suonato in Argentina, negli USA e in Austria. Si è esibito con le orchestre dei Conservatori di Sassari e Torino e con l’Orchestra Progetto Enarmonia.
Il 5 e 6 ottobre Fortissimissimo Metropolitano proseguirà quindi con altri due concerti a Figline e Empoli.
 
La formula di Fortissimissimo Firenze Festival si contraddistingue per la costante e attiva partecipazione degli studenti dell’IIS Alberti-Dante e del Liceo Classico Galileo: seguono tutte le attività e costituiscono la giuria che ogni anno sceglie quale interprete riascoltare nell’edizione successiva.
 
La Stagione Concertistica degli Amici della Musica di Firenze prenderà avvio, invece, sabato 12 ottobre alle ore 16.00 al Teatro della Pergola con il recital di Beatrice Rana.


TCBO: L’ILLUMINISMO SOTTO LA LENTE DI PIERGIORGIO ODIFREDDI E ARMANDO MASSARENTI PER “LE ARMONIE DELL’ARTE”

 
È un’età dibattuta quella dei Lumi, che è al centro del prossimo appuntamento della rassegna “Le Armonie dell’Arte” intitolato “L’Illuminismo”, con protagonisti due esponenti della divulgazione scientifica come il matematico e saggista Piergiorgio Odifreddi (nella foto a destra) e il giornalista e scrittore Armando Massarenti. Diversamente da quanto annunciato in precedenza, l’incontro è in programma martedì 1° ottobre alle 20:30 all’Auditorium Manzoni.
“E se fosse l’Illuminismo l’età che ha coniugato nella maniera più intelligente ragione e sentimento?”. Partono da questo interrogativo i due ospiti della rassegna per esplorare un’epoca che non è solo “l’età dell’arida ragione, ma un fiorire di temi e valori come natura, tolleranza, felicità, scetticismo, libertà civile, lotta ai pregiudizi, cosmopolitismo, solidarietà e – certo – anche ragione, ma senza dimenticare sentimenti morali e sensibilità estetica”. Padri della filosofia e della scienza come Voltaire e Newton sono solo alcune delle personalità emblematiche che nel corso della serata entrano nel racconto di Odifreddi e Massarenti, intervallato dalla musica interpretata dall’Orchestra del Teatro Comunale di Bologna diretta da Valentino Corvino. 
Non poteva mancare tra i compositori proposti Jean-Philippe Rameau (nell'immagine a sinistra), che nel suo “Trattato di armonia ridotta ai suoi principi naturali” di naturale metteva proprio il meccanicismo newtoniano, con tanto di leggi matematiche garanti del divino ordine universale, affermando però che «per gioire pienamente degli effetti della musica, bisogna essere in un puro abbandono di se stessi». Dall’Ouverture da Les Indes Galantes di Rameau si attraversa il XVIII secolo con l’Adagio - Allegro dalla Sinfonia n. 104 in re maggiore “London” di Franz Joseph Haydn, con l’Allegro vivace dalla Sinfonia n. 41 in do maggiore “Jupiter” e l’Ouverture e l’aria di Cherubino “Voi che sapete che cosa è amor” dalle Nozze di Figaro di Wolfgang Amadeus Mozart. Completano il programma l’Adagio molto – Allegro con brio, primo movimento della Sinfonia n. 2 in re maggiore op. 36 di Ludwig van Beethoven e l’Allegro dalla Sinfonia n.1 in re maggiore op. 25 “Classica” di Sergej Prokof’ev.
 
“Le Armonie dell’Arte” è una coproduzione tra Teatro Comunale di Bologna e Innovio, realizzata grazie al supporto di Illumia, PwC Italia e dei Centri di Consulenza Finanziaria di Bologna - Allianz Bank Financial Advisors. La rassegna è curata da Barbara Abbondanza, con la direzione artistica di Valentino Corvino e il coordinamento editoriale di Giovanni Carlo Federico Villa. 
 
Biglietti a 10 euro (Under30), 15 euro (Ridotto abbonati opera, sinfonica e danza) e 20 euro (intero) per il Settore 1; a 10 euro (Under30 e Ridotto abbonati opera, sinfonica e danza), 15 euro (intero) e 5 euro (studenti UNIBO) per il Settore 2; in vendita online sul sito del TCBO, sulla piattaforma TicketSms e presso la biglietteria del Teatro Comunale (Largo Respighi),  dal martedì al venerdì  dalle 12 alle 18 e il  sabato dalle 11 alle 15; il giorno dello spettacolo presso l’Auditorium Manzoni da 1 ora prima fino a 15 minuti dopo l’inizio.
 
Dopo questo appuntamento, la rassegna 2024 si chiuderà il 4 novembre con un incontro che vedrà ospiti Cristina Acidini e Marco Carminati – affiancati dalla Filarmonica del Teatro Comunale di Bologna – dedicato al “Barocco”.
 


Maggio Fiorentino: il mezzosoprano Teresa Iervolino in un concerto di canto il 29/9. L'Orchestra è diretta da Mattero Parmeggiani

 
Domenica 29 settembre 2024 alle ore 17, in sala Zubin Mehta, continua il ciclo di recital di canto al Maggio: dopo il concerto basato sul cd “Delirio” con il soprano Jessica Pratt, è il turno di Teresa Iervolino (nelle foto, di Michele Monasta/MMF) con Prima Donna, Primo Uomo. Il recital di canto, con il maestro Matteo Parmeggiani sul podio a dirigere l’Orchestra del Maggio, anticipa l’uscita di un cd omonimo (diretto per la registrazione da Giacomo Sagripanti) che uscirà a breve per l’etichetta Dynamic.
“Il concerto -  spiega Teresa Iervolino -  è un simbolo del nostro cd e la sua particolarità sta nel fatto d’interpretare ruoli sia scritti per uomini, sia scritti per donne che vestono i panni di un uomo. La “Giovanna D’Arco”, per esempio, è la rappresentazione figurativa (e musicale) di una donna che per farsi coraggio e combattere deve vestirsi i panni di un uomo”.
Iervolino, artista sempre ben accolta dal pubblico del Maggio, impegnata fino al 27 settembre con le recite de “La Cenerentola” in Sala Grande, è una talentuosa e virtuosistica belcantista dei nostri tempi e affronta in questo concerto - e nel Cd – arie di Gioachino Rossini e Giuseppe Verdi scritte per voce maschile, ma interpretate da voce femminile. Sul podio Matteo Parmeggiani che tornerà nuovamente al Maggio per un successivo recital di canto di questo autunno con il baritono Nicola Alaimo (3 novembre 2024) in un concerto con arie e sinfonie di Gaetano Donizetti.
I brani presentati - in ordine di esecuzione - sono dunque tratti da Semiramide di Gioachino Rossini, da Ernani e poi ancora Rossini con la cantata Giovanna D’Arco per voce e orchestra (orchestrazione di Luca Giovanni Logi).
Il primo brano è tratto dall’opera Semiramide di Rossini ed è l’aria di sortita di Arsace: “Eccomi alfine in Babilonia”, articolata nella forma quadripartita di recitativo, cantabile, tempo di mezzo e cabaletta conclusiva, presenta il condottiero tornato in patria dopo lungo tempo mentre rammenta il giorno dell’incontro con Azema e del suo innamoramento. Quasi un decennio dopo Semiramide, nel 1832, Rossini compose a Parigi la cantata Giovanna d’Arco per contralto e pianoforte (che chiude il concerto). La cantata, su testo di autore anonimo, è articolata in due ampi recitativi seguiti da due arie. La Pulzella d’Orléans, che rinnega la propria natura per combattere come un uomo insieme all’esercito francese, è ritratta nel recitativo mentre riflette sull’importanza della sua missione guerresca. Nell’aria che segue il suo pensiero corre alla madre, ricordata con affetto. Ma ecco tornare nel secondo recitativo le visioni funeste annunciate dall’angelo della morte e che nella seconda aria prendono corpo in una scrittura sempre più fiorita e virtuosistica. L’aria invece presentata a metà concerto, “Oh, de’ verd’anni miei” dall’opera Ernani di Giuseppe Verdi, è tratta dalla parte terza dell’opera in cui Carlo, nascosto nei sotterranei che custodiscono il sepolcro di Carlo Magno, attende di rivelarsi per mandare a monte la congiura ordita contro di lui. Carlo, che diventerà il futuro imperatore, medita sull’incanto fugace della trascorsa gioventù e sul compito importante a cui sta per essere chiamato. Caso limite, ma non isolato, della versatilità di alcune interpreti leggendarie del diciannovesimo secolo, capaci al bisogno di prestare voce non solo a giovani condottieri ma anche a personaggi decisamente più virili, è quello del contralto Marietta Alboni, che nel 1848 in un allestimento londinese di Ernani di Verdi (opera scritta per il Teatro La Fenice di Venezia nel 1844) interpretò addirittura il ruolo di Carlo.
Nel corso del concerto il maestro Parmeggiani (nella foto a sinistra) dirigerà la sinfonia da Elisabetta, regina d’Inghilterra di Rossini e da Luisa Miller di Verdi. 
La sinfonia di apertura di Elisabetta regina d’Inghilterra, opera seria che debuttò al San Carlo di Napoli nel 1815, rappresenta un altro esempio di ambiguità in musica. Infatti non fu scritta appositamente per l’occasione ma ripresa da Aureliano in Palmira, opera seria allestita al Teatro alla Scala nel dicembre del 1813. Ma il reimpiego della sinfonia non era ancora concluso, poiché la stessa confluirà poi, nel 1816, in un’altra opera, ma di segno opposto: Il barbiere di Siviglia, l’opera buffa più celebre di Rossini. La peculiarità, invece, della sinfonia di Luisa Miller di Verdi, opera che debutta al Teatro San Carlo di Napoli nel 1849, risiede invece nella sua struttura in un unico movimento che sviluppa un solo tema (come nei preludi d’opera). La sinfonia espone infatti la ‘tinta’ del dramma attraverso quell’unico tema caratterizzato da ritmo anapestico (nel lessico verdiano spesso associato al fato avverso) e da semitono discendente, simbolo musicale del lamento. La Pulzella d’Orléans ispirò anche Giuseppe Verdi, che ne celebrò le vicende nella sua Giovanna d’Arco andata in scena al Teatro alla Scala di Milano nel 1845. La sinfonia di apertura dell’opera è costruita su due temi di carattere diametralmente opposto che ben rappresentano i due mondi di Giovanna: l’uno, perentorio e in ritmo marziale collegato alla vita guerriera, l’altro delicato e dai toni pastorali che ricorda invece la vera natura dell’eroina del dramma.

Orchestra Sinfonica di Milano | La prima esecuzione italiana di “Ganz kleine Nachtmusik” di Mozart, riscoperta a settembre 2024 a Lipsia - mercoledì 2 ottobre, ore 20, Teatro Gerolamo

 

Dopo la prémière tedesca del 19 settembre, prende vita anche in Italia la “Ganz kleine Nachtmusik” (“Piccolissima serenata notturna”, per Trio d'archi) di Wolfgang Amadeus Mozart, appena riscoperta nella Staatsbibliothek di Lipsia durante la compilazione dell'ultima edizione del catalogo Koechel, l'archivio definitivo delle opere musicali di Mozart. L’Orchestra Sinfonica di Milano si fa ambasciatrice italiana di questa entusiasmante scoperta, e propone al pubblico un concerto da camera straordinario per mercoledì 2 ottobre alle ore 20 al Teatro di Gerolamo di Piazza Beccaria, lo splendido teatro in miniatura nel centro di Milano, che, come da tradizione, ospita anche quest’anno l’intensa programmazione cameristica della Stagione 24/25 della formazione di casa all’Auditorium di Milano. Sul palco la formazione composta da Luca Santaniello (violino), Lycia Viganò (violino) e Tobia Scarpolini (violoncello), professori dell’Orchestra Sinfonica di Milano.
Secondo i ricercatori, il manoscritto ritrovato nella biblioteca tedesca non sarebbe un autografo di Mozart ma si tratterebbe di una copia realizzata intorno al 1780. Le pagine bianche, con le note in inchiostro marrone, sono rilegate a mano una per una. L’originale, come affermano gli studiosi, sarebbe stato composto dal musicista austriaco nel periodo precedente al suo primo viaggio in Italia.
Abbinata per l’occasione al Quartetto in Sol maggiore K. 156 (completa la formazione la viola di Gabriele Mugnai) composto da Mozart proprio a Milano nel 1772, la “Ganz kleine Nachtmusik”, novità assoluta per il pubblico italiano, che quasi avvicina questo evento alla prima esecuzione di un brano contemporaneo, viene introdotta per l’occasione da Angelo Foletto, una delle voci più autorevoli del panorama della critica musicale, e che impreziosisce enormemente questa interessante e imperdibile prima italiana.


PREMIO "GUIDO CANTELLI" Gran finale il 6 Ottobre al Teatro Coccia di Novara con i 4 finalisti


La XIII edizione del Premio internazionale di direzione d'orchestra "Guido Cantelli" di Novara entra nella sua fase clou. I 18 candidati selezionati fra i 241 iscritti al concorso provenienti da 4 continenti di età compresa fra i 25 e i 35 anni, sono in arrivo per la fase eliminatoria e la semifinale a Milano il 3 e il 4 Ottobre 2024, all'Auditorium di Milano Fondazione Cariplo, sede della Fondazione Orchestra Sinfonica di Milano, partner del Premio Cantelli.
Gram finale al Teatro Coccia Domenica 6 Ottobre alle 18.00 con il Concerto diretto dai 4 finalisti, al termine del quale sarà proclamato il vincitore dell'edizione, nel solco di Guido Cantelli.
Il programma musicale della finale prevede l'esecuzione delle Variazioni Sinfoniche di Gianluca Piombo, compositore classe 1995 di Adria vincitore della call per compositori; del poema sinfonico Don Juan op. 20 di Richard Strauss, dell'Ouverture da I vespri siciliani di Giuseppe Verdi e della Sinfonia n. 3 in Fa maggiore op. 90 di Johannes Brahms.

A Cagliari Omaggio a Giovanni Battista Martini


Sabato 28 e domenica 29 settembre, l’appuntamento è nella Chiesa di S. Maria del Monte con due concerti per serata (uno alle 19.00, uno alle 20.00) dedicati a quattro dei 38 Magnificat di Martini, in corso di edizione ed incisione.
In ognuno dei concerti, a fronte dei manoscritti originali, saremo guidati da Cristian Gentilini (direttore editoriale) nell’ascolto delle pagine dei diversi Magnificat, uno per concerto.
Le antiche pagine prenderanno vita grazie agli esempi dal vivo di soli coro e orchestra, in un racconto avvincente della storia della musica di Martini, e della sua vita.
A conclusione di ogni appuntamento, l’esecuzione del Magnificat di turno, con il coro Studium Canticum, i solisti Maria Paola Nonne, Valentina Pireddu, Emanuele Angioni, Alessio Faedda, Andrea Macis e l’orchestra Studium Canticum (dir. Stefania Pineider)
Si comincia con il Magnificat 28, in fa maggiore (sabato 28 ore 19.00) e si prosegue con il Magnificat 17, in re maggiore, e la sua musica ‘frizzante’, in cui dominano le figurazioni ritmiche puntate degli archi (sabato 28 ore 20.00)
Al giorno successivo è riservato il Magnificat 29, in si minore, con le sue bellissime pagine di musica, occupate da lunghe arie solistiche, soprattutto quelle del basso, che aggiunge altre sfumature alla già ricca tavolozza compositiva dispiegata dal frate francescano (domenica 29 ore 19.00). Ad esso seguirà il Magnificat 4, in sol, del quale colpisce l’allegria ed il sontuoso Amen finale, un fugato in stile imitativo esaltato da una ‘macchina’ orchestrale scintillante.
Ingresso con donazione libera.