martedì 11 febbraio 2025

LA GIOVANE VIOLINISTA ALEXANDRA CONUNOVA, ASTRO NASCENTE DELL’ARCHETTO, DEBUTTA NELL’80a STAGIONE DEI POMERIGGI MUSICALI “80 ANNI SUONATI”

 
 
L’80a stagione concertistica 2024/2025 dei Pomeriggi Musicali “80 anni suonati” prosegue al Teatro Dal Verme giovedì 13 febbraio (ore 10 e ore 20) e sabato 15 febbraio (ore 17) con un concerto che vede il debutto della giovane violinista Alexandra Conunova (nella foto a sinistra), considerata tra gli astri nascenti del panorama musicale internazionale.
Sul podio torna Alessandro Cadario (nella foto in basso) per un programma che si apre con l’ouverture Egmont op. 84 di Ludwig van Beethoven, seguita dalla Sinfonia n. 25 in Sol minore K183 di Wolfgang Amadeus Mozart e quindi il Concerto per violino e orchestra op. 101 di Max Reger.
Il concerto è in replica, venerdì 14 febbraio alle ore 21 al Teatro Carlo Rossi di Casalpusterlengo (LO), nuovo appuntamento del Circuito Sinfonico Lombardo, ideato e organizzato dalla Fondazione I Pomeriggi Musicali di Milano per festeggiare il traguardo degli 80 anni dell’Orchestra.
«I tre lavori in programma – scrive nelle note di sala Raffaele Mellace – benché appartenenti a generi diversi, condividono un’analoga postura espressiva: la trasfigurazione nei termini della musica assoluta, senza voce e senza scena, d’un dramma, non necessariamente collegato a riferimenti extramusicale. A un dramma vero e proprio fa riferimento la pagina inaugurale, l’ouverture scritta da Beethoven per un allestimento viennese della tragedia Egmont (1788) di Goethe, poeta venerato dal compositore sin dalla giovinezza. «Musicato per amore dei suoi versi» – così Beethoven suggeriva a Bettina Brentano di riferire al poeta – l’Egmont venne dato al Teatro di Corte di Vienna il 15 giugno 1810 con le musiche di scena beethoveniane, dieci numeri composti tra l’ottobre 1809 e il giugno 1810, aperti da una pagina che, al pari del Fidelio, del Coriolano e della Nona sinfonia, costituisce nella sua potentissima concisione la sonorizzazione altamente simbolica del mondo morale più caro a Beethoven. […] Il tragico è indubitabilmente il riferimento estetico della Sinfonia K. 183 (173d B) di Mozart, la “piccola sinfonia in sol minore” per distinguerla dalla maggiore del 1788, del cui mondo espressivo, come di quello del venturo Don Giovanni, questo capolavoro della giovinezza del genio, che la compose, neppure diciottenne, nell’autunno 1773, suona un’inattesa premonizione. […] Il La maggiore in cui è incardinato il Concerto per violino di Max Reger potrebbe promettere una temperie di maggior distensione. E tuttavia, benché in assenza d’una connotazione dichiaratamente tragica, nemmeno qui il dramma manca. Dramma della forma, della lotta del compositore con un organismo che lui stesso, al violinista Carl Flesch che ne proponeva un drastico prosciugamento, definiva inevitabilmente “mostruoso” e sicuramente eccede di gran lunga, con quasi un’ora di durata, quella standard del genere: caratteristica che probabilmente contribuì alla modesta fortuna esecutiva. Dramma della contrapposizione tra la voce individuale del violino solista – se ne noti l’entrata in scena, lirica e sommessa – e la complessa scrittura sinfonica riservata all’orchestra. Infine, il dramma immanente a un linguaggio fortemente cromatico, ancora formalmente tonale ma che si protende ai confini di quella tonalità da cui negli stessi anni un Arnold Schönberg, per citare un autore che di questo Reger è sicuramente debitore, programmava l’uscita».
 

 

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