Milano, Teatro Dal
Verme
giovedì 20 febbraio, ore 10 e ore 20
sabato 22 febbraio,
ore 17
Parma, Auditorium Paganini (stagione Fondazione
Toscanini)
Venerdì 21 febbraio, ore 20.30
Direttore James
Feddeck
Pianoforte Filippo Gorini
Orchestra I Pomeriggi
Musicali
Ludwig van Beethoven
(Bonn 1770 – Vienna
1827 )
Concerto n. 3 in Do minore per pianoforte e orchestra op.
37
Franz Schubert
(Vienna 1797 – 1828)
Sinfonia
n. 4 in Do minore d417 “Tragica”
Atteso ritorno a Milano, ancora una volta ospite dei Pomeriggi Musicali, del giovane pianista italiano Filippo Gorini, stella sempre più brillante del concertismo internazionale.
Dopo due anni, il musicista lombardo sarà ospite dell’80a stagione 2024/2025 “80 anni suonati” al Teatro Dal Verme giovedì 20 febbraio (ore 10 e ore 20) e sabato 22 febbraio (ore 17) con sul podio James Feddeck.
Venerdì 21 febbraio, I Pomeriggi Musicali con Feddeck e Gorini saranno ospiti della Stagione dell’Orchestra La Toscanini di Parma all’Auditorium Paganini.
Vincitore del Premio Abbiati dell’Associazione Nazionale Critica Musicale, come miglior solista del 2022, Filippo Gorini (nella foto asinistradi Marco Borggreve) – che non compiuto ancora 30 anni – ha ricevuto altri premi tra cui il Borletti-Buitoni Trust Award (2020), e il Premio Una vita nella musica – Giovani (2018), assegnato dal Teatro La Fenice di Venezia. Nel 2015 si è aggiudicato il Primo Premio e il Premio del Pubblico al Concorso Telekom-Beethoven di Bonn. Grande successo hanno avuto i suoi tre cd dedicati a Beethoven e Bach per Alpha Classics/Outhere. Diplomatosi con menzione d’onore presso il Conservatorio Donizetti di Bergamo e l’Università del Mozarteum di Salisburgo, continua a perfezionarsi con Maria Grazia Bellocchio, Pavel Gililov, Alfred Brendel e Mitsuko Uchida.
Il programma prevede l’esecuzione di due capolavori della letteratura musicale romantica, il Concerto n. 3 in Do minore per pianoforte e orchestra op. 37 di Ludwig van Beethoven e la Sinfonia n. 4 in Do minore d 417 “Tragica” di Franz Schubert, «due capolavori prossimi per genesi (viennese, a quindici anni di distanza) – scrive nelle note di sala Raffaele Mellace – attorno a una medesima, emblematica tonalità, da cui i due autori seppero trarre conseguenze assai distanti. Il Terzo concerto per pianoforte di Beethoven rappresenta un approdo per l’esperienza creativa di un compositore che non ha soltanto fatto propri i modelli di Haydn e Mozart, creando lavori già di alto valore estetico, ma ha ormai acquisito una propria fisionomia riconoscibile, un profilo stilistico che emerge da questa partitura in termini quasi programmatici. In questo lavoro, che si direbbe quasi inaugurale del catalogo del grande sinfonista, si manifesta, come ha scritto Francesco Degrada, «per la prima volta in questa forma la dimensione titanica ed eroica dell’umanità beethoveniana». Vi contribuisce senz’altro quel congeniale do minore […] il concerto fu presentato il 5 aprile 1803 nel primo appuntamento interamente dedicato a lavori beethoveniani: un concerto monstre, visto che la locandina prevedeva anche le prime due sinfonie e l’oratorio Cristo al Monte degli ulivi. […] Il dedicatario è il principe Luigi Ferdinando di Prussia, nipote del re Federico Guglielmo III, buon pianista e amico di Beethoven, conosciuto da questi a Berlino e incontrato nuovamente a Vienna nel 1805, un anno prima della morte del principe nella battaglia di Saalfeld. […] La Sinfonia n. 4 “tragica” del giovane Franz Schubert, completata il 27 aprile 1816 (in un periodo di fervore personale per il genere […]) venne ascoltata per la prima volta soltanto postuma, nel 1849. All’ascoltatore richiede un approccio molto diverso dal confronto con la più celebre tra le sinfonie in do minore, la Quinta di Beethoven. Certo, Schubert nutre in questo lavoro l’ambizione del “fare grande”, tramite un’architettura distesa e un’orchestrazione rinforzata (quattro corni, un unicum nel sinfonismo schubertiano). E tuttavia si stenta a prendere davvero sul serio l’aggettivo “tragico”».
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