mercoledì 19 febbraio 2025

Palermo, per la FOSS Beethoven e Del Corno diretti da Marcin Nałęcz-Niesiołowski con Alessandro Taverna al pianoforte

 

Due capolavori di Beethoven e una novità per Palermo di Filippo Del Corno nel programma musicale dei prossimi concerti dell’Orchestra Sinfonica Siciliana diretta dal polacco Marcin Nałęcz-Niesiołowski (nella foto in alto), nell’ambito della 65a Stagione 2024/2025, venerdì 21 febbraio (ore 21) e sabato 22 febbraio (ore 17.30) al Politeama Garibaldi.
Ad apertura del concerto verrà eseguito, in prima esecuzione a Palermo, Maggese del compositore milanese Filippo Del Corno (nella foto a sinistra). Seguirà l’esecuzione del celebre pianista Alessandro Taverna, ospite delle maggiori istituzioni musicali di tutto il mondo, di un brano di straordinario virtuosismo: l’amatissimo Concerto n. 5 per pianoforte e orchestra in mi bemolle maggiore op. 73 “Imperatore” di Ludwig van Beethoven. Conclude il programma la Sinfonia n. 7 in la maggiore op. 92 sempre di Beethoven.

Musica Insieme accoglie a Bologna la più importante percussionista al mondo: Evelyn Glennie presenzierà domenica 23 a San Filippo Neri alla proiezione del docu-film a lei dedicato, e lunedì 24 al Manzoni incontrerà l’estro di Hugo Ticciati e degli O/Modernt Soloists, con due prime esecuzioni italiane


I CONCERTI 2024|2025
XXXVIII edizione
Lunedì 24 febbraio 2025 | ore 20.30
Teatro Auditorium Manzoni
(Via de’ Monari 1/2 – Bologna)
 
O/MODERNT SOLOISTS
EVELYN GLENNIE percussioni
HUGO TICCIATI violino

Musiche di Purcell, Zivkovic, Koshinski, Ho, Pärt, Beethoven,
Vasks, Witzthum, Schnelzer, Casals 

Domenica 23 febbraio 2025 alle 18 all’Oratorio di San Filippo Neri, Musica Insieme presenta l’ultimo appuntamento del ciclo Vite straordinarie, con la proiezione (ad ingresso gratuito) del docu-film Touch the Sound, dedicato ad Evelyn Glennie (nella foto in alto di Chris Payne), fra le prime percussioniste al mondo ad intraprendere una carriera solistica internazionale. La protagonista sarà presente in sala per incontrare il pubblico. 
La proiezione precede un altro straordinario appuntamento: lunedì 24 febbraio alle 20.30 Musica Insieme accoglierà infatti all’Auditorium Manzoni Evelyn Glennie per I Concerti 2024/25. Insieme a lei un geniale violinista e creativo come Hugo Ticciati (nella foto a sinistra, di Marco Borggreve), da sempre impegnato nel dialogo musicale fra presente e passato con il suo Festival O/Modernt, i cui Solisti saranno con lui a Bologna. Come ha spiegato lui stesso al Magazine Musica Insieme: «Potremmo tradurlo come “Non-Moderno”, ed è nato da un lato dal mio amore per tutti i tipi di musica di tutte le epoche e di tutti i generi, e dall’altro dalla mia passione di vedere delle connessioni ovunque e di volerle condividere. Ho sempre pensato che non ci siano musiche antiche o nuove: la musica esiste essenzialmente nel momento della sua esecuzione, e perciò è sempre assolutamente nuova».
Il concerto vedrà come Main Sponsor BPER Banca e sarà introdotto dal Maestro Hugo Ticciati. 

Invitata a descrivere il suo partner musicale, Evelyn Glennie (nella foto a destra di Rathmer et Brigitte) commenta: « Ammiro la libera creatività di Hugo. Ogni concerto è unico perché agiamo all’impronta, nell’immediato presente. Apprezzo questo tipo di creatività e flessibilità. Hugo è sempre entusiasta di fare scelte audaci e combinare repertori antichi e moderni nello stesso programma attraverso l’improvvisazione. È un piacere lavorare con lui!». E Ticciati le fa eco: «È sempre una gioia per me lavorare con Evelyn; non è solo una meravigliosa e autentica musicista, è anche un’anima veramente gentile e umile. Sul palco Evelyn crea una magia con la sua forte personalità, a volte esplodendo in impetuosi virtuosismi, altre volte perdendosi in una concentrazione contemplativa». 
In questo progetto, appositamente creato per Musica Insieme, celebri pagine “storiche” come la Grande Fuga di Beethoven, o il Canone di Purcell, dove ai due protagonisti si affianca un quartetto d’archi, si alternano a brani del nostro tempo, nei quali Dame Evelyn Glennie ci aiuterà a sentire con lei le vibrazioni del mondo. Il Maestro Ticciati racconta com’è stato ideato questo interessante percorso tra la storia della musica: «Amo trovare connessioni musicali attraverso i secoli e Purcell è sempre stato uno dei miei autori preferiti. Beethoven è l’altro compositore “antico” e la sua Grande Fuga sarà sempre radicalmente moderna! I compositori “contemporanei” illustrano poi la miriade di stili musicali che coesistono nel panorama odierno ».

In apertura di serata ascolteremo la Ciaccona in sol minore per archi di Henry Purcell. Composta in un periodo compreso tra il 1680 e il 1683, la Ciaccona presenta una linea melodica improntata sempre ad un suggestivo lirismo, secondo uno schema di danza originario della Spagna e diffuso nel XVII secolo in tutta l'Europa. Cuore del programma saranno i brani commissionati dalla stessa Glennie, come Fluctus di Nebojsa Zivkovic (nella foto a sinistra), serbo di origine, ma residente in Germania, percussionista di fama mondiale e celebrato virtuoso di tastiere, così come Caleidoscopie per marimba, un brano del 2007 di Gene Koshinski, percussionista molto impegnato anche nel contesto della formazione. A seguire ascolteremo Nostalgia per vibrafono, una composizione del canadese Vincent Ho, di cui Evelyn Glennie ha registrato la versione in duo col pianoforte, e l’affascinante Da pacem domine per archi, composto nel 2004 da Arvo Pärt. La Grande Fuga in si bemolle maggiore op. 133 di Ludwig van Beethoven, dedicata all'arciduca Rodolfo e composta fra l' estate e l'autunno del 1825 con una sconfinata ricchezza di fantasia, concluderà il primo tempo di un programma basato sul continuo dialogo tra echi del passato e voci contemporanee.
Nella seconda parte, che si aprirà con la Meditation dal Quartetto per archi n. 4 (1999) di Peteris Vasks (nella foto a destra), spiccano due prime esecuzioni italiane: ascolteremo infatti The Trace of Echoes (2022) di Emmanuel Witzthum, compositore, artista digitale e vulcanico Cultural entrepreneur, e  Apollonian Dances per archi, marimba e vibrafono di Albert Schnelzer, compositore svedese tra i più attivi, che sarà presente in sala. 
Per finire, Song of the Birds per archi e marimba, un omaggio al grandissimo violoncellista Pablo Casals. Casals, che rielaborò El cant dels ocells, melodia popolare catalana legata alle celebrazioni natalizie, portò il brano nel 1971 dinanzi all’assemblea delle Nazioni Unite, che gli aveva conferito la Medaglia per la Pace. Nel presentare la composizione in quella sede disse: «Gli uccelli nel cielo cantano: Pace, Pace, Pace».

Sabato 22/02, Zlatomir Fung e Richard Fu tornano in concerto a Firenze. L'originale programma rende omaggio all'Italia, con opere di Martucci e Fano

 

Sabato 22 febbraio 2025, ore 16.00, al Saloncino "Paolo Poli" del Teatro della Pergola, tornano nella Stagione degli Amici della Musica di Firenze Zlatomir Fung al violoncello e Richard Fu al pianoforte, dopo il successo del loro debutto del 2021. I due musicisti eseguiranno un particolare programma con musiche di Fano, Martucci, Dello Joio (che sarà presente in sala, direttamente dagli Stati Uniti) e Brahms. Il concerto sarà introdotto dal Prof. Vitale Fano, nipote del compositore Guido Alberto Fano.
 
Zlatomir Fung (nella foto di Marco Borggreve)  è stato il primo americano negli ultimi quattro decenni e il musicista più giovane ad aver vinto, a soli vent’anni, il Primo Premio al Concorso Internazionale “Čajkovskij” di Mosca, nel 2019. Suonerà il prezioso violoncello Stradivari “Lord Aylesford” del 1696, generosamente prestato dalla Nippon Music Foundation.
Parlando del programma eseguito, ha dichiarato: “Quando lo abbiamo creato, ci siamo ispirati soprattutto all’incredibile storia musicale dell’Italia, in particolare durante l’epoca romantica. La Sonata per violoncello e pianoforte di Giuseppe Martucci è una delle più grandi sonate romantiche per violoncello, ma è relativamente poco conosciuta. Martucci era a volte chiamato il “Brahms italiano”, per questo la abbineremo alla Sonata in fa maggiore, op. 99 di Johannes Brahms. Oltre a queste due sonate importanti, suoneremo due pezzi brevi, affascinanti e romanticamente splendidi di Guido Alberto Fano (allievo di Martucci) e una meravigliosa opera del compositore americano contemporaneo Justin Dello Joio”.
Nel 2020, Fung ha ricevuto anche l’”Avery Fisher Career Grant”, prestigiosa borsa di studio assegnata dal Lincoln Center di New York. Con la sua profonda sensibilità interpretativa, il sorprendente virtuosismo e una tecnica impeccabile, è riconosciuto a livello mondiale come una stella nella nuova generazione di musicisti.
Nel 2021  ha fatto il suo debutto in recital alla Carnegie Hall di New York, dove è stato recensito dalla rivista “Bachtrack” come “uno di quei rari musicisti con un tocco da re Mida, capace di avvolgere ogni partitura di un’aura dorata quasi palpabile”.

Richard Fu, giovane pianista americano, originario di Shanghai, è un appassionato camerista, dedito particolarmente al repertorio vocale operistico e liederistico e in duo con strumenti ad arco. Ha studiato presso il Royal College of Music di Londra, l’Università di Oxford, la Juilliard School di New York e si è perfezionato alla Kunstuniversität di Graz con Julius Drake.
Tra i recenti concerti di musica da camera, si è esibito alla Carnegie Hall e Alice Tully Hall a New York, Wigmore Hall di Londra, Konzerthaus di Vienna, Sheldonian Theatre e Holywell Music Room a Oxford e per la radio americana WQXR.
Tiene regolarmente tour in America ed Europa in duo con il violoncellista Zlatomir Fung, con il quale ha registrato un CD di trascrizioni d’opera per violoncello e pianoforte.
Tra i riconoscimenti, ha vinto il secondo premio al Concorso Internazionale Liszt di Los Angeles e al Concorso Kendall Taylor Beethoven del Royal College of Music di Londra. Come solista si è esibito con la Oxford University Philharmonia e la Dartmouth Symphony Orchestra.

DA CECILIA BARTOLI A JORDI SAVALL: GRANDI STAR INTERNAZIONALI AL MONTEVERDI FESTIVAL 2025 -

 

Due nuove produzioni d’opera, una prima esecuzione mondiale, concerti, incontri e lezioni aperte, per un totale di più di 30 appuntamenti in cartellone: la città che ha dato i natali a Claudio Monteverdi omaggia il padre dell’opera lirica ospitando grandi stelle della scena musicale internazionale, come Cecilia Bartoli, Davide Livermore, Jordi Savall, Christophe Rousset, Ottavio Dantone, i Tallis Scholars e Maayan Licht. Culla anche della liuteria, riconosciuta insieme alla pratica del canto lirico italiano come Patrimonio Immateriale dell’UNESCO, Cremona si conferma un centro vitale per il mondo della musica, accogliendo appassionati da tutto il mondo dal 13 al 29 giugno 2025, in occasione del 42º Monteverdi Festival.
«L’edizione di quest’anno è dedicata agli “Heroes”,gli eroi, figure emblematiche della tradizione musicale e teatrale che incarnano valori di coraggio, sacrificio e destino — dice Andrea Cigni, Direttore artistico del Festival. Attraverso due grandi produzioni d’opera, si mettono in dialogo Monteverdi e il suo allievo Francesco Cavalli, a testimonianza della continuità e dell’evoluzione del linguaggio operistico. Da un lato, Il ritorno di Ulisse in patria monteverdiano, in cui l’eroe omerico affronta le sue ultime prove per riconquistare il regno e l’amore di Penelope; dall’altro, Ercole Amante di Cavalli, il titanico viaggio del semidio greco tra amore, potere e divinità. Due racconti mitologici che, attraverso la musica, restituiscono la complessità dell’animo umano».


Apre il Festival al Teatro Ponchielli, venerdì 13 e sabato 14 giugno, proprio quella che è considerata l’opera più commovente di Monteverdi. Il nuovo allestimento del Ritorno di Ulisse in patria, che vede sul podio de “La Fonte Musica” Michele Pasotti, è firmato da Davide Livermore, che oltre ai panni di regista torna eccezionalmente anche nelle vesti di tenore, interpretando il parassita Iro.
Per comprendere appieno il contesto storico e il legame fra i due giganti della scuola veneziana non poteva mancare in cartellone un’opera di Francesco Cavalli, fra le principali novità di questa edizione.Antonio Greco, Direttore musicale principale del Festival, dirige la nuova produzione di Ercole Amante, che ha la regia del “Premio Abbiati” 2024 Andrea Bernard. Il raro capolavoro barocco, interpretato da “Coro e Orchestra del Monteverdi Festival – Cremona Antiqua”, è in scena al Teatro Ponchielli venerdì 27 e domenica 29 giugno.
Anche la spiritualità è al centro della manifestazione cremonese. Tra le speciali anteprime del Festival, sabato 7 giugno alla Chiesa di San Marcellino viene presentato il monumentale Vespro della Beata Vergine di Monteverdi, diretto dalla star del barocco Jordi Savall,alla guida di “La Capella Reial de Catalunya” e “Le Concert des Nations”.


Icona del panorama musicale internazionale, Cecilia Bartoli torna per il secondo anno consecutivo a Cremona. Protagonista di un altro appuntamento che anticipa il Festival, mercoledì 11 giugno sul palco del Teatro Ponchielli il celebre mezzosoprano interpreta il poeta-cantore mitologico dell’opera Orfeo ed Euridice di Gluck, proposta in forma di concerto nella versione di Parma del 1769. Con la direzione musicale di Gianluca Capuano,che guida gli ensemble strumentali e vocali “Les Musiciens du Prince” e “Il canto di Orfeo”, il soprano Mélissa Petit impersonifica Euridice e Amore.
Tutti i concerti in programma offrono un’ampia panoramica sulle diverse anime della musica del Seicento e del Barocco, come la prima esecuzione mondiale della nuova edizione critica del Requiem di Giovanni Pierluigi da Palestrina, in occasione dei 500 anni dalla nascita del compositore, con i “Tallis Scholars” diretti da Peter Phillips, il 26 giugno alla Chiesa di San Marcellino; nello stesso edificio sacro cremonese il 21 giugno è proposto anche “Venezia salva”, concerto che esplora l’arte musicale veneziana con Michele Pasotti e “La Fonte Musica”. Straordinario, inoltre, l’appuntamento con il sopranista israeliano Maayan Licht,che propone arie di Monteverdi, Scarlatti, Haendel e Vivaldi insieme all’“Accademia Bizantina” diretta da Ottavio Dantone, il 15 giugno all’Auditorium “G. Arvedi” nel Museo del Violino.
Il complesso rapporto fra maestro e allievo viene poi approfondito nel concerto “Monteverdi e Cavalli: due veneziani a Napoli”, che indaga i legami musicali tra i due colossi del Barocco e l’ambiente napoletano, con Christophe Rousset alla guida de “Les Talens Lyriques” (28 giugno); oltre chenell’incontro con Stéphane Fuget e il suo ensemble “Les Épopées”, che mette in luce l’influenza di Monteverdi sui compositori della generazione successiva (22 giugno).
Per più di due settimane nei luoghi simbolici di Cremona si riscopre la modernità di un linguaggio che è sempre vivo, anche con convegni di approfondimento sul tema che fanno parte delle “Monteverdi Incursioni”, come l’incontro “Il canto del Divin Claudio”, curato dal Comitato per la Salvaguardia del Canto Lirico Italiano. Si riconferma, inoltre, il “Monteverdi Dappertutto”, che porta la musica del genio cremonese alla Casa di cura Ancelle della Carità, alla Casa circondariale e al CRIT (Cremona Information Technology); e la “Monteverdi Academy”, residenza formativa dedicata ai più giovani.
«Il Monteverdi Festival – ha spiegato il Sindaco di Cremona Andrea Virgilio – è molto più di una rassegna musicale: è un viaggio nella nostra identità, nella storia di una città che ha fatto della musica il proprio linguaggio universale. La musica non è solo qualcosa che si ascolta, è anche lo spazio che la accoglie. Di questo il Festival, che ogni anno sceglie come cornice non solo i teatri ma anche le piazze, le chiese, i cortili della nostra città, in un dialogo continuo tra la musica e il suo pubblico, è una chiara testimonianza».

Il Monteverdi Festival è reso possibile grazie al supporto di Ministero della Cultura, Regione Lombardia e Comune di Cremona, che incarnano e propongono la strada di una sinergia virtuosa tra risorse pubbliche e private, tracciando la direzione per un Festival simbolo di eccellenza, innovazione culturale e motore di sviluppo nel campo della produzione musicale italiana.
Il Main Sponsor Gruppo Bossoni Automobili, protagonista nel settore automotive, rafforza ancora una volta il suo impegno verso la cultura cremonese, incidendo la propria presenza nel Festival e contribuendo alla valorizzazione di un patrimonio musicale inestimabile. L’altro main sponsor, Fondazione LGH, con la sua visione strategica orientata allo sviluppo dell’innovazione, contribuisce alla realizzazione di eventi artistici prestigiosi che consentano un impatto del Festival sull'intero territorio, trasformandolo in volano di ricerca, sostenibilità e crescita socio-economica.

Venerdì 21 febbraio 2025 alle ore 20 Anna Netrebko torna al Teatro del Maggio Musicale Fiorentino. In programma una ricca selezione di brani composti da Pëtr Il'ič Čajkovskij, Sergej Rachmaninov, Ruggero Leoncavallo, Vincenzo Bellini, Richard Strauss, e altri. Al suo fianco il mezzosoprano Elena Maximova; al pianoforte Pavel Nebolsin.

 

Torna al Teatro del Maggio, venerdì 21 febbraio 2025, alle ore 20, Anna Netrebko, il celebre soprano tra più acclamati degli ultimi decenni, protagonista di alcune delle interpretazioni più luminose nei più importanti templi internazionali della musica.
Anna Netrebko che si esibì per la prima volta al Maggio nel novembre del 2000 e l’anno successivo nel mese di giugno, dopo una pausa di vent’anni ha legato di nuovo il suo nome con il Teatro in occasione della strepitosa esecuzione di Tosca in forma di concerto della primavera del 2021 tenuta al Großes Festspielhaus di Salisburgo con la direzione del maestro Zubin Mehta, e poi per il trionfale recital del giugno 2021, ora rinnova la sua collaborazione con il Teatro del Maggio Musicale Fiorentino con questo attesissimo concerto, unica tappa italiana del suo tour di recital.
Nel concerto al fianco di Netrebko, il mezzosoprano Elena Maximova (nella foto a destra) e al pianoforte, Pavel Nebolsin (foto più in basso). Il ricco programma della serata si snoda attraverso romanze da camera di alcuni dei più celebri compositori russi del XX secolo e arie e duetti tratti da opere italiane, russe e francesi e si suddivide in quattro parti distinte. 
 



Il programma: 
Il soprano Anna Netrebko ci condurrà in un viaggio affascinante nella musica della propria terra d’origine con un programma ricchissimo che affianca romanze da camera dei maggiori autori russi del secolo scorso ad arie e duetti da opere russe, italiane e francesi.
La prima parte del recital, intitolata Nella foresta è quasi interamente dedicata alla romanza da camera, un genere vocale di uso domestico coltivato soprattutto nel XIX secolo e destinato prevalentemente ai salotti aristocratici. 
Il programma si apre con due composizioni di Čajkovskij ispirate alla natura e alle creature della foresta: “Skazhi, o chem v temi vetvei” (“Dimmi che cosa nell’ombra delle fronde”), che fa parte della raccolta di 6 Romanze op. 57 realizzata nel 1884 e narra le emozioni provate dalla fanciulla nell’udire il canto d’amore dell’usignolo e “To bylo ranneju vesnoj” (“Era all’inizio della primavera”), una piccola scena d’opera incentrata sulla nostalgia di un amore passato, tratta da le 6 Romanze op. 38. “Zakatilos solzne” (“Il sole è tramontato”), dal ciclo di Romanze op. 73, fu composta invece nel 1893 e descrive la gioia dell’amore nella suggestiva cornice di un tramonto. Porta la firma di Sergej Rachmaninov “Zdes’ khorosto…” (“Qui tutto è bello”), la settima delle 12 Romanze op. 21, mentre l’ultima romanza proposta è "Zvonče žavoronka pen’je” (“L’allodola canta più forte”), dalla raccolta A primavera op. 43 di Nikolaj di Rimskij-Korsakov, pagina breve e piena di slancio. In chiusura della prima parte troviamo infine un brano operistico italiano, la ballata di Nedda dai Pagliacci di Ruggero Leoncavallo, opera emblema del verismo italiano che debuttò al Teatro dal Verme di Milano il 21 maggio 1892. La protagonista si presenta in scena intonando un recitativo estremamente drammatico che precede un’aria dalla melodia trascinante e suggestiva in cui Nedda associa la sua voglia di libertà a uno stormo di uccelli che, cinguettando, volano liberi in cielo.
La seconda parte del concerto, intitolata Vicino al fiume, si apre con due romanze di Rimskij- Korsakov: “Na kholmakh Gruzii” (“Sulle colline della Georgia”) è l’ultima delle Romanze op. 3 composte dall’autore nel 1866 su testo di Aleksandr Puškin mentre alle Romanze op. 56, realizzate più di un trentennio dopo, appartiene invece “Nimfa” (“La ninfa”), melodia malinconica intonata da un’ondina che affascina i marinai di passaggio sul fiume con il proprio canto. Collegato al tema dell’acqua è anche il noto duetto dei fiori dall’opera Lakmé di Léo Delibes rappresentata all’Opéra-Comique di Parigi il 14 aprile 1883. Nel celebre duetto, Lakmé, figlia del gran sacerdote indiano, e la serva Mallika levano un canto suadente di sapore orientaleggiante mentre si recano al fiume per raccogliere fiori di loto. 
La terza sezione del recital, Nel palazzo, impagina invece quattro grandi arie d’opera. Si parte con la sortita di Adriana Lecouvreur, dall’omonima opera di Francesco Cilea, banco di prova per ogni grande prima donna sia per impegno vocale che attoriale, a cui segue l’aria finale di Sneguročka (La fanciulla di neve) opera di raro ascolto di Rimskij-Korsakov. Qui la protagonista Sneguročka canta un commovente addio alla vita nel momento in cui viene trafitta da un raggio di sole che la pervade di calore ma al contempo la condanna a morte essendo lei una magica creatura di ghiaccio. Dall’opera di Rachmaninov Francesca da Rimini, è tratta l’aria “O, ne rïdáy, moy Páolo” (“Oh, non piangere, mio Paolo”) che sancisce il momento culminante della celebre passione d’amore proibita narrata da Dante. Il lungo monologo di Arianna che invoca la morte a conclusione dell’opera Ariadne auf Naxos di Richard Strauss chiude infine la sezione incentrata sull’opera; una scena ricca di rimandi musicali e passaggi vocali insidiosi che mettono in luce le doti canore e sceniche dell’interprete.
Ricca e variegata si presenta l’ultima sezione intitolata Dalla finestra, che raccoglie pagine operistiche e cameristiche caratterizzate da melodie leggiadre da intonarsi con estrema sensibilità. La sezione si apre con il recitativo e la romanza di Giulietta “Eccomi in lieta vesta…” da I Capuleti e i Montecchi di Vincenzo Bellini, episodio canoro etereo e sognante accompagnato dall’arpa. Melodia leggera e delicata è anche quella intonata in “Ständchen” (“Serenata”) secondo dei 6 Lieder op. 17 di Richard Strauss, mentre al ritmo di barcarola si sviluppa il canto luminoso di Serenada (“Serenata”) di Čajkovskij, ultima delle Romanze op. 63. L’ultima incursione nell’opera spetta al duetto “Ja ne budu, ja ne magu spat” (“Non dormirò, non posso dormire”) che apre l’opera Guerra e Pace di Prokof’ev. La protagonista Nataša e la cugina Sonja affacciate alla finestra contemplano la bellezza del giardino rischiarato dai raggi di luna. Il rarefatto accompagnamento del pianoforte apre l’ultima composizione in programma “Son v letnjuju noč” (“Sogno d'una notte d’estate”) di Rimskij-Korsakov, ultima delle due romanze op. 56. Ampio e articolato come una scena d’opera, il brano racconta di un incontro amoroso notturno realmente accaduto o forse solo fantasticato.
 
 
La locandina:
 
Nella foresta
 
Pëtr Il'ič Čajkovskij
6 Romanze op. 57, n. 1: “Skazhi, o chem v teni vetvei” (“Dimmi, che cosa nell’ombra delle fronde”)
6 Romanze op. 38, n. 2: “To bylo ranneju vesnoj” (“Era all’inizio della primavera”)
Sergej Rachmaninov
12 Romanze op. 21, n. 7: “Zdes’ khorosto…” (“Qui tutto è bello…”)
Nikolaj Rimskij-Korsakov
A primavera op. 43, n. 1: "Zvonče žavoronka pen’je” (“L’allodola canta più forte”)
Pëtr Il'ič Čajkovskij
6 Romanze op. 73, n. 4: “Zakatilos solnze” (“Il sole è tramontato”)
Ruggero Leoncavallo
Da Pagliacci: “Stridon lassù”
 
Vicino al fiume
 
Moritz Moszkowski
8 Morceaux caractéristiques op. 36: Étincelles, n. 6
Nikolaj Rimskij-Korsakov
4 Romanze op. 3, n. 4: “Na kholmakh Gruzii” (“Sulle colline della Georgia”)
2 Romanze op. 56, n. 1: “Nimfa” (“La ninfa”) 
Léo Delibes
Da Lakmé: “Viens Mallika… Dôme épais”
 
Nel palazzo
 
Francesco Cilea
Da Adriana Lecouvreur: “Del sultano Amuratte m’arrendo all’imper… Io son l’umile ancella”
Nikolaj Rimskij-Korsakov
Da Sneguročka (La fanciulla di neve): "Velikj car!” (“Grazie zar”) e “No shto so mnoj: blazhenstvo ili smert’?” (“Che avviene in me: è gioia questa o morte?”)
Sergej Rachmaninov
Da Francesca da Rimini: “O, ne rïdáy, moy Páolo” (“Oh, non piangere, mio Paolo”)
Richard Strauss
Da Ariadne auf Naxos: “Es gibt ein Reich” (“So che c’è un regno”)
 
Dalla finestra
 
Vincenzo Bellini
Da I Capuleti e i Montecchi: "“Eccomi in lieta vesta… Oh! quante volte, oh! quante”
Frédéric Chopin
Fantasie-Impromptu in do diesis minore op. 66
Richard Strauss
6 Lieder op. 17, n. 2: “Ständchen” (“Serenata”)
Pëtr Il'ič Čajkovskij
6 Romanze op. 63, n. 6: “Serenada” (“Serenata”)
Sergej Prokof'ev
Da Guerra e Pace: “Ja ne budu, ja ne magu spat” (“Non dormirò, non posso dormire”)
Nikolaj Rimskij-Korsakov
2 Romanze op. 56, n. 2: “Son v letnjuju noč” (“Sogno di una notte d’estate”)
 

Soprano Anna Netrebko
Mezzosoprano Elena Maximova 
Pianoforte Pavel Nebolsin

Laurea Honoris Causa a Donato Renzetti - Il Sovrintendente Claudio Orazi, tutti i lavoratori del Teatro e il Consiglio d’Indirizzo dell'Opera Carlo Felice esprimono le più vive felicitazioni al Maestro Renzetti.

 

Lunedì 17 febbraio 2025 alle ore 21.00 presso il Teatro Municipale di Piacenza, il Conservatorio Nicolini di Piacenza ha conferito a Donato Renzetti – Direttore emerito dell’Opera Carlo Felice – la Laurea Honoris Causa in Composizione (nella foto di Marcello Orselli).
Prima di dedicarsi alla direzione d’orchestra, il Maestro Renzetti aveva intrapreso gli studi di Composizione al Conservatorio di Milano con Bruno Bettinelli. Il titolo onorifico celebra la sua carriera sempre orientata alla valorizzazione di un ampio repertorio musicale e la preziosa attività di formazione di giovani direttori d’orchestra, con un approccio fondato sull’analisi e sullo studio della composizione. In tale occasione, il Maestro ha tenuto una lectio magistralis dirigendo l’esordio dell’Orchestra Sinfonica “Antonio Votto” del Conservatorio, con un programma dedicato a Ludwig van Beethoven e a Felix Mendelssohn.
Ha commentato Donato Renzetti: «Al Conservatorio Nicolini venni, nel 1980, come docente di Esercitazioni orchestrali. Di quella classe di giovanissimi, oggi ritrovo donne e uomini, professoresse e professori, con negli occhi la medesima luce e la medesima passione. Questa sera, ai ricordi ed all’onore, aggiungerò il privilegio di eseguire la mia lectio magistralis con l’Orchestra “Antonino Votto”. Da sempre ritengo le giovani orchestre un investimento etico e morale, del resto io stesso le ho sostenute e continuo a sostenerle, basti pensare all’attuale esperienza dell’Accademia di Saluzzo a me intitolata. Dobbiamo farlo, per permettere che il patrimonio musicale mondiale possa essere trasmesso alle generazioni successive. Dobbiamo farlo come testimoni credibili, per questo in quasi 40 anni di insegnamento ricordo sempre ai miei allievi la prima regola per diventare direttori d’orchestra: studiare e conoscere la composizione. La Laurea Honoris Causa in Composizione è oggi per me il sigillo di una vita passata sul podio e completa una esperienza che mi vede ancora perseguire gli alti valori di educazione e formazione al contenuto espressivo della musica».
Donato Renzetti è Direttore emerito dell’Opera Carlo Felice dal 2022, da allora è stato è stato un prezioso punto di riferimento per le maestranze del Teatro, con le quali si è instaurato un rapporto solido e continuativo. Tra gli ultimi impegni, nel mese di febbraio Renzetti ha diretto i concerti Racconti sinfonici e Brahms e Šostakovič nell’ambito della Stagione Sinfonica del Teatro e le quattro recite del dramma storico Andrea Chénier di Umberto Giordano, sesto titolo della Stagione Lirica e Balletto. Nei mesi a venire, il Maestro tornerà sul podio genovese per dirigere l’Opéra-comique Carmen di George Bizet (da venerdì 16 a domenica 25 maggio 2025), e i concerti sinfonici Casella e Čajkovskij (giovedì 22 maggio 2025) e Fin de siècle (giovedì 19 giugno 2025).
 
Il Sovrintendente Claudio Orazi, tutti i lavoratori del Teatro e il Consiglio d’Indirizzo dell'Opera Carlo Felice esprimono le più vive felicitazioni al Maestro Renzetti.


martedì 18 febbraio 2025

Il Quartetto Klimt alla Micat in Vertice 102

 
Venerdì 21 febbraio 2025 – ore 21
Teatro dei Rozzi, Siena


QUARTETTO KLIMT
Duccio Ceccanti violino
Margherita Di Giovanni viola
Jacopo Di Tonno violoncello
Matteo Fossi pianoforte



Aaron Copland
Piano Quartet
Morton Feldman
Four instruments
William Bolcom
Piano Quartet n. 1

Il Quartetto Klimt, festeggia trent’anni di attività con un concerto interamente dedicato a compositori statunitensi. Uno spaccato dell’evoluzione della musica americana in un periodo di grande fermento culturale e artistico, che riflette le diverse risposte dei compositori ai cambiamenti sociali tra gli anni ’50 e ’70 del Novecento. Il “Piano Quartet” di Copland (1950) fonde elementi del modernismo con influenze folk americane, “Four instruments” di Feldman (1965) è un esempio dello stile minimalista e sperimentale del grande compositore. Il “Piano Quartet n. 1” di Bolcom (1976) unisce stili classici e popolari. La grande esperienza del Quartetto Klimt per una fantastica serata di musica del nostro tempo.


“Ouverture”: nuovo appuntamento nell’Auditorium “Nino Rota” con l’Orchestra sinfonica della Città metropolitana di Bari

 

Giovedì 20 febbraio, alle ore 20, nell’Auditorium “Nino Rota” di Bari, l’Orchestra sinfonica della Città metropolitana si esibirà nel concerto dal titolo “Ouverture” dedicato ai tre classici viennesi che hanno caratterizzato la stagione concertistica del triennio 2022-2024 quali Haydn, Mozart e Beethoven e agli autori del sinfonismo europeo che saranno protagonisti della programmazione dei prossimi tre anni: Schubert, Mendelssohn e Schumann.
Il concerto si chiude con il brano “Piccola passacaglia e fuga” di Nicola Scardicchio, a testimonianza dell’attenzione alla contemporaneità e alle oltre trenta prime esecuzioni assolute annuali commissionate dalla ICO di Bari. A dirigere l’Orchestra il maestro Giulio Arnofi (nella foto a destra), che si unisce al lungo elenco di giovani under 35 tra cantori, strumentisti, studenti e coristi impegnati nei concerti di questa nuova programmazione.

Joseph HAYDN 
(1732-1809)
L’isola disabitata Ouverture Hob.18/9 (1779)   

Wolfgang Amadeus MOZART 
(1756-1791)
Don Giovanni Ouverture, KV527 (1787)                                                  
 
Ludwig van BEETHOVEN (1770-1791)
Coriolano Ouverture, op.62 (1807)   

Franz SCHUBERT 
(1797-1828)
Ouverture in stile italiano in Re Maggiore D 590 (1817)                                                                        
 
Felix MENDELSSOHN-BARTHOLDY 
(1809-1847)
Die Schone Melusine Ouverture, op.32 (1834)                                                                                                          
Robert SCHUMANN 
(1810-1856)
Hermann und Dorothea Ouverture, op.136           (1851)                                                                                    

Nicola SCARDICCHIO 
(1954)
L’isola disabitata                                                                                                                                           
Prima assoluta – Commissione ICO
Liberamente ispirata a L’isola disabitata di Joseph Haydn attraverso Nino Rota


lunedì 17 febbraio 2025

TCBO: LUCIA DI LAMMERMOOR NELLA FORESTA BOTTICELLIANA IMMAGINATA DA JACOPO SPIREI. PROTAGONISTA JESSICA PRATT

 

Dopo il battesimo nella versione francese al Teatro Sociale di Bergamo per il Festival Donizetti 2023, Lucia di Lammermoor nell'allestimento firmato da Jacopo Spirei – che denuncia la violenza della società sulle donne e riflette sul tema della salute mentale – debutta al Comunale Nouveau giovedì 20 febbraio alle 20 (repliche fino al 25 febbraio) nell’originale in italiano. Sul podio felsineo torna Daniel Oren, apprezzato interprete di questo repertorio, impegnato anche nel cartellone sinfonico il prossimo 30 aprile al Manzoni dirigendo pagine di Wagner, Britten e Čajkovskij. 
 

«Ho voluto una foresta stilizzata per lanciare lo sguardo in direzione di riferimenti molto antichi – dice Spirei – per esempio quel quadro di Botticelli che svela la fuga di una donna nella foresta, Nastagio degli Onesti, primo episodio del 1483: ecco, l’aspetto della caccia, di una donna trattata come preda e di una sorta di banda di maschi che lotta per il potere è la chiave che mi ha permesso di aprire le porte dello spettacolo». Quella di Lucia, spiega ancora il regista, «è la storia di una donna obbligata da una serie di uomini a fare una cosa specifica e non le resta altra possibilità che impazzire per poter giustificare la sua libertà: uccidere diventa dunque un atto catartico che le consente di liberarsi da quella condizione in un mondo che non le lascia spazio».
 

«Lucia di Lammermoor è un'opera che sin dal suo inizio tende alla famosa scena della pazzia, che è sicuramente il suo momento più celebre - commenta Oren - Qui Donizetti ebbe l'idea di utilizzare uno strumento molto particolare, la glassarmonica, la cui sonorità, secondo lui, poteva descrivere al meglio lo stato d'animo della protagonista. Non possiamo che essere d'accordo: tra il sognante e lo spaventoso, la presenza di questo strumento aiuterà il pubblico ad entrare nella mente di Lucia e renderà più chiaro il dramma della sua morte». Lo strumento suonato in questa produzione bolognese è il verrophone (verrofono), moderno erede della glassarmonica e della glass harp (l'arpa di vetro).
Il dramma tragico in tre atti e due parti di Gaetano Donizetti su libretto di Salvadore Cammarano tratto da The Bride of Lammermoor di Walter Scott, rappresentato per la prima volta al San Carlo di Napoli il 26 settembre 1835, vede il soprano anglo-australiano Jessica Pratt nel ruolo del titolo. La star del belcanto ritorna dopo che nell’autunno del 2020 era stata ospite al PalaDozza per un concerto della Stagione Sinfonica felsinea, interpretando proprio celebri pagine di follia e d’amore dalle opere dello stesso Donizetti e di Bellini. Accanto a lei cantano il tenore peruviano Iván Ayón Rivas come Sir Edgardo di Ravenswood e il baritono americano Lucas Meachem come Lord Enrico Ashton. Nel cast alternativo, gli stessi personaggi sono invece interpretati da Gilda Fiume, Matteo Desole e Maxim Lisiin. Completano la compagine vocale Vincenzo Peroni come Lord Arturo Bucklaw, Marko Mimica e Francesco Leone che si avvicendano nei panni di Raimondo Bidebent, mentre Miriam Artiaco e Marco Miglietta sono rispettivamente Alisa e Normanno.
 

Le scene dello spettacolo – frutto di una coproduzione tra il Teatro Comunale di Bologna e la Fondazione Teatro Donizetti di Bergamo – sono di Mauro Tinti, i costumi di Agnese Rabatti e le luci di Giuseppe Di Iorio. L'Orchestra e il Coro – preparato da Gea Garatti Ansini – sono quelli del TCBO.
 
Presenting partner di Lucia di Lammermoor è Gruppo Hera. «Confermiamo con convinzione il nostro sostegno al Teatro Comunale di Bologna, una delle più significative eccellenze culturali del territorio – afferma Giuseppe Gagliano, Direttore Centrale Comunicazione e Relazioni Esterne della multiutility – e consideriamo particolarmente significativa l’opera che abbiamo deciso di presentare, Lucia di Lammermoor, che attraverso la musica ci porterà a riflettere su temi universali come il ruolo delle donne nella società, il diritto alla libertà, la tutela della salute mentale, oltre che a godere di uno spettacolo artistico e musicale di assoluto valore».
 
Le recite saranno precedute – circa 45 minuti prima dell’inizio – da una breve presentazione dell’opera nel Foyer del Comunale Nouveau.

(foto di Andrea Ranzi)

FILIPPO GORINI, GIOVANE STELLA ITALIANA DEL PIANISMO INTERNAZIONALE, TORNA A MILANO NELL’80a STAGIONE DEI POMERIGGI MUSICALI “80 ANNI SUONATI”

 
 
Milano, Teatro Dal Verme
giovedì 20 febbraio, ore 10 e ore 20
sabato 22 febbraio, ore 17
Parma, Auditorium Paganini (stagione Fondazione Toscanini)
Venerdì 21 febbraio, ore 20.30
 
Direttore James Feddeck
Pianoforte Filippo Gorini
Orchestra I Pomeriggi Musicali
 
Ludwig van Beethoven
(Bonn 1770 – Vienna 1827 )
Concerto n. 3 in Do minore per pianoforte e orchestra op. 37
 
Franz Schubert
(Vienna 1797 – 1828)
Sinfonia n. 4 in Do minore d417 “Tragica”
 
Atteso ritorno a Milano, ancora una volta ospite dei Pomeriggi Musicali, del giovane pianista italiano Filippo Gorini, stella sempre più brillante del concertismo internazionale.
Dopo due anni, il musicista lombardo sarà ospite dell’80a stagione 2024/2025 “80 anni suonati” al Teatro Dal Verme giovedì 20 febbraio (ore 10 e ore 20) e sabato 22 febbraio (ore 17) con sul podio James Feddeck.
Venerdì 21 febbraio, I Pomeriggi Musicali con Feddeck e Gorini saranno ospiti della Stagione dell’Orchestra La Toscanini di Parma all’Auditorium Paganini.
 
Vincitore del Premio Abbiati dell’Associazione Nazionale Critica Musicale, come miglior solista del 2022, Filippo Gorini (nella foto asinistradi Marco Borggreve) – che non compiuto ancora 30 anni – ha ricevuto altri premi tra cui il Borletti-Buitoni Trust Award (2020), e il Premio Una vita nella musica – Giovani (2018), assegnato dal Teatro La Fenice di Venezia. Nel 2015 si è aggiudicato il Primo Premio e il Premio del Pubblico al Concorso Telekom-Beethoven di Bonn. Grande successo hanno avuto i suoi tre cd dedicati a Beethoven e Bach per Alpha Classics/Outhere. Diplomatosi con menzione d’onore presso il Conservatorio Donizetti di Bergamo e l’Università del Mozarteum di Salisburgo, continua a perfezionarsi con Maria Grazia Bellocchio, Pavel Gililov, Alfred Brendel e Mitsuko Uchida.
 
Il programma prevede l’esecuzione di due capolavori della letteratura musicale romantica, il Concerto n. 3 in Do minore per pianoforte e orchestra op. 37 di Ludwig van Beethoven e la Sinfonia n. 4 in Do minore d 417 “Tragica” di Franz Schubert, «due capolavori prossimi per genesi (viennese, a quindici anni di distanza) – scrive nelle note di sala Raffaele Mellace – attorno a una medesima, emblematica tonalità, da cui i due autori seppero trarre conseguenze assai distanti. Il Terzo concerto per pianoforte di Beethoven rappresenta un approdo per l’esperienza creativa di un compositore che non ha soltanto fatto propri i modelli di Haydn e Mozart, creando lavori già di alto valore estetico, ma ha ormai acquisito una propria fisionomia riconoscibile, un profilo stilistico che emerge da questa partitura in termini quasi programmatici. In questo lavoro, che si direbbe quasi inaugurale del catalogo del grande sinfonista, si manifesta, come ha scritto Francesco Degrada, «per la prima volta in questa forma la dimensione titanica ed eroica dell’umanità beethoveniana». Vi contribuisce senz’altro quel congeniale do minore […] il concerto fu presentato il 5 aprile 1803 nel primo appuntamento interamente dedicato a lavori beethoveniani: un concerto monstre, visto che la locandina prevedeva anche le prime due sinfonie e l’oratorio Cristo al Monte degli ulivi. […] Il dedicatario è il principe Luigi Ferdinando di Prussia, nipote del re Federico Guglielmo III, buon pianista e amico di Beethoven, conosciuto da questi a Berlino e incontrato nuovamente a Vienna nel 1805, un anno prima della morte del principe nella battaglia di Saalfeld. […] La Sinfonia n. 4 “tragica” del giovane Franz Schubert, completata il 27 aprile 1816 (in un periodo di fervore personale per il genere […]) venne ascoltata per la prima volta soltanto postuma, nel 1849. All’ascoltatore richiede un approccio molto diverso dal confronto con la più celebre tra le sinfonie in do minore, la Quinta di Beethoven. Certo, Schubert nutre in questo lavoro l’ambizione del “fare grande”, tramite un’architettura distesa e un’orchestrazione rinforzata (quattro corni, un unicum nel sinfonismo schubertiano). E tuttavia si stenta a prendere davvero sul serio l’aggettivo “tragico”».

ACCADEMIA DI SANTA CECILIA - YAMADA E KANTOROW PER RISCRITTURE NOVECENTESCHE SU TEMI DEL PASSATO

Accademia Nazionale di Santa Cecilia
Stagione 2024-2025
Auditorium Parco della Musica Ennio Morricone
Sala Santa Cecilia


giovedì 20 febbraio ore 19.30
venerdì 21 febbraio ore 20.30
sabato 22 febbraio ore 18

Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia
direttore Kazuki Yamada
pianoforte Alexandre Kantorow

Hindemith
Metamorfosi sinfoniche su temi di C.M. von Weber
Rachmaninoff
Rapsodia su un tema di Paganini 
Stravinskij
Petruška (1947)

Hindemith incontra Weber e Rachmaninoff incontra Paganini giovedì 20 febbraio alle ore 19.30 (repliche venerdì 21 febbraio ore 20.30 e sabato 22 febbraio ore 18) all’interno di un programma in cui riletture e citazioni musicali si intrecciano sotto la direzione di Kazuki Yamada (nella foto a sinistra, di Zuzanna Specjal). A condividere il palco con lui, nella Sala Santa Cecilia (Auditorium Parco della Musica), un pianista d’eccezione, definito dalla rivista inglese Gramophone un “virtuoso infuocato, con un fascino poetico”: Alexandre Kantorow, primo musicista francese a vincere l’International Čajkovskij Competition, noto al grande pubblico anche per la sua esibizione alla cerimonia di apertura delle Olimpiadi del 2024.
Il risultato è un appuntamento imperdibile per gli amanti della grande musica sinfonica, che unisce il virtuosismo pianistico di Kantorow alla sapiente direzione di Yamada, in un programma che mette in dialogo diverse epoche musicali, lasciando emergere le loro straordinarie potenzialità espressive.
Dopo un percorso che lo ha visto debuttare con le più prestigiose orchestre internazionali, Yamada torna a Santa Cecilia con un programma composto da riletture e citazioni musicali, che catturerà il pubblico con la sua raffinatezza. Ed è proprio il pubblico a svolgere un ruolo fondamentale nei concerti di Yamada, il quale afferma che: «Come direttore, ho bisogno del pubblico tanto quanto dei musicisti», evidenziando con queste parole il contributo fondamentale degli spettatori durante la serata.
In apertura saranno eseguite le Metamorfosi sinfoniche di Paul Hindemith, scritte a partire da temi di Carl Maria von Weber, in seguito sottoposti a una vera e propria ‘metamorfosi’ compositiva. 
A seguire, nel cuore del concerto il pianista Alexandre Kantorow (nella foto a destra, di Sasha Gusov), classe 1997, si esibirà in veste di solista in un brano di Rachmaninoff, la Rapsodia su un tema di Paganini, che già dal titolo rende evidente il suo legame con il famoso violinista. Virtuosismo e lirismo si incontrano, intrecciando il repertorio pianistico alle musiche di Paganini.
Infine, la seconda parte del concerto sarà dedicata a un’altra straordinaria creazione del Novecento, la suite sinfonica Petruška di Igor Stravinskij, una brillante partitura che racconta la drammatica vicenda di un burattino innamorato, tra danze folcloristiche e cupe atmosfere.
 

Per la rassegna Liguria Musica, Sergej Krylov sul podio e al violino in pagine mozartiane

 

Liguria Musica
Virtuosismi
Musiche di Wolfgang Amadeus Mozart
 
Direttore e solista Sergej Krylov
Orchestra dell’Opera Carlo Felice Genova
 
Giovedì 20 febbraio 2025, ore 18.00
Teatro Carlo Felice, Primo Foyer
 
Venerdì 21 febbraio 2025, ore 21.00
Chiesa di Sant’Anna, Rapallo
 
Sabato 22 febbraio 2025, ore 21.00
Collegiata di San Biagio a Finalborgo, Finale Ligure


Per la rassegna Liguria Musica, Sergej Krylov in veste di direttore e solista e l’Orchestra dell’Opera Carlo Felice Genova saranno protagonisti di Virtuosismi. Il concerto si terrà in tre date: giovedì 20 febbraio alle ore 18.00 nel Primo Foyer del Teatro Carlo Felice; venerdì 21 febbraio alle ore 21.00 alla Chiesa di Sant’Anna di Rapallo; sabato 22 febbraio alle ore 21.00 alla Collegiata di San Biagio a Finalborgo, Finale Ligure.
Il programma di Virtuosismi, dedicato a musiche di Wolfgang Amadeus Mozart, si apre con il Concerto per violino e orchestra n. 1 K 207, seguono la Serenata n. 13 Eine kleine Nachtmusik e il Concerto per violino e orchestra n. 2 K 211. I Concerti K 207 e K 211 sono i primi della serie di cinque concerti che Mozart avrebbe realizzato a Salisburgo nel 1775, con questi lavori in tre movimenti secondo lo schema veloce – lento – veloce, Mozart sviluppò un dialogo tra violino e orchestra espresso attraverso le forme tipiche del Classicismo e caratterizzato da grande inventiva melodica e dalla ricchezza della scrittura orchestrale e solistica. La celebre Serenata Eine kleine Nachtmusik risale al 1787 e si articola in quattro movimenti. Il compositore si ispirò all’atmosfera leggera delle proprie composizioni giovanili, in particolare Cassazioni e Divertimenti, realizzando con una scrittura più matura una Serenata elegante e raffinata, pensata per essere eseguita in un’occasione di ritrovo e di festa.
«Si rinnova l’appuntamento con una rassegna straordinaria che porta le note dell’Orchestra dell’Opera Carlo Felice, fiore all’occhiello della nostra Regione, in tutte le province liguri – commenta l’assessore alla Cultura di Regione Liguria Simona Ferro. – Grazie a questa iniziativa, gli spettacoli che fino a qualche anno fa erano appannaggio esclusivo del capoluogo arrivano invece a Rapallo, Finale Ligure, Cairo Montenotte, Sarzana e in molti altri luoghi del nostro territorio. Liguria Musica è un’esperienza consolidata che testimonia l’indiscutibile qualità della programmazione artistica dell’Opera Carlo Felice, ai primi posti in Italia».

Debutto a Roma il 20 febbraio per il clarinettista Nicolai Pfeffer al Teatro Argentina. "Poeta del clarinetto", l'interprete tedesco suona con il Quartetto Nous in una serata dedicata alla musica di Brahms e Schubert per la stagione della Filarmonica


 TEATRO ARGENTINA
giovedì 20 febbraio ore 21.15
 
Nicolai Pfeffer clarinetto
 
Quartetto Noûs
Sofia Manvati violino
Alberto Franchin violino
Sara Dambruoso viola
Riccardo Baldizzi violoncello
  
Franz Schubert (1797-1828)
Quartetto per archi n. 14 in re minore D. 810
“Ver Tod und das Mädchen” (La morte e la fanciulla) (1824)
 
Johannes Brahms (1833-1897)
Quintetto per clarinetto e archi in si minore op. 115 (1891)

Debutta a Roma, ospite dell’Accademia Filarmonica Romana, il clarinettista tedesco Nicolai Pfeffer (foto in alto di Fabio Lovino), classe 1985, “poeta del clarinetto” come l’ha definito la stampa italiana, interprete “ricco di sensibilità e passione” per Der Spiegel, dalla tecnica fluida e lo stile brillante. Appassionato camerista, sarà al Teatro Argentina, insieme a una delle formazioni italiane più apprezzate, il Quartetto Noûs, giovedì 20 febbraio (ore 21.15) per la stagione da camera della Filarmonica Romana.  
Fra i clarinettisti più versatili e richiesti come solista, camerista e docente (insegna alle Università di Musica di Colonia, Hannover e Zurigo), Pfeffer è ospite delle principali istituzioni concertistiche internazionali, con un’ampia discografia e registrazioni per radio e tv. A lui si affianca un’altra interessante realtà tutta italiana, il Quartetto Noûs – Sofia Manvati e Alberto Franchin violini, Sara Dambruoso viola, Riccardo Baldizzi violoncello –, nato nel 2011, formatosi seguendo la tradizione musicale italiana e quella delle più importanti scuole europee. Premio Abbiati come quartetto emergente nel 2015, Premio “Arthur Rubinstein - Una Vita nella Musica” del Teatro La Fenice di Venezia, oggi il Noûs si esibisce nelle principali sale da concerto in Italia e all’estero, distinguendosi per la maturità e l’interpretazione della grande letteratura cameristica, proseguendo allo stesso tempo una ricerca sui linguaggi della musica d’oggi.
 

Pfeffer si unisce al Noûs (nella foto) nel Quintetto in si minore op. 115 di Johannes Brahms, scritto nel 1891 grazie all’incontro con il noto clarinettista Richard von Mühlfeld, per cui il compositore tedesco nutriva grande stima e che lo invitò a scrivere un pezzo per lui. Appartenente all’ultimo periodo della produzione cameristica di Brahms, divenuto in breve tempo uno dei Quintetti per archi e clarinetto più celebri dell’Ottocento, la partitura venne accolta dal pubblico con grande successo, apprezzata per quel senso di malinconia e di delicatezza spirituale, tipiche dello stile brahmsiano. Altrettanto celebre, e appartenente anch’esso all’ultima fase creativa del suo autore, è il Quartetto “La morte e la fanciulla” D 810 di Franz Schubert che sarà eseguito dal Noûs nella prima parte di programma. Composto fra il 1824 e il ‘26, è fra i suoi capolavori da camera: disegno armonico, equilibro di sonorità, varietà tematica e straordinario lirismo ne caratterizzano la riuscita. A dare il titolo è il tema del secondo movimento, un Andante con variazioni, che utilizza la melodia dell’altrettanto celebre Lied Der Tod una das Mädchen, composto nel 1817.
 
Il concerto si inserisce nella rassegna “La musica da camera dal barocco al contemporaneo” sostenuta dalla Regione Lazio con il Fondo Unico 2025 sullo Spettacolo dal Vivo

 

Centro organistico padovano - I concerti d’organo per la Quaresima nel mese di marzo nella Chiesa di S. Antonio Abate a Padova

 

Prosegue la rassegna concertistica del Centro Organistico Padovano, inaugurata lo scorso ottobre e intitolata quest’anno Convergenze. Il filo conduttore di questa edizione è la ricerca di punti d’incontro tra idee, stili e sonorità che nell’atto creativo musicale trovino un’unità d’intenti. La musica, per sua natura, è un elemento di connessione: basti pensare a termini del nostro lessico quotidiano, come accordarsi, armonia, consonanza, tutti mutuati dal linguaggio musicale.
I Concerti d’organo per la Quaresima organizzati dal Centro Organistico Padovano si svolgeranno nella Chiesa di S. Antonio Abate in via Savonarola 176 a Padova (annessa al Collegio Universitario “Don N. Mazza”), sul bellissimo organo “F. Zanin 2006” in stile barocco della Germania del Nord, con inizio alle ore 17.00. L’ingresso è libero e gratuito.
«Nel particolare momento storico che stiamo vivendo, segnato da disgregazione, conflitti e mancanza di armonia – commenta Viviana Romoli, direttore artistico della rassegna – il concetto di “convergenza” assume un significato profondo e importante. Non solo sul piano creativo e artistico, ma anche come necessità umana di ritrovarsi in un punto comune, un luogo di equilibrio, pace e rispetto reciproco. Proprio in quest’ottica, abbiamo selezionato artisti che proporranno programmi capaci di incarnare questa visione e sensibilità».
Gli appuntamenti di marzo offriranno al pubblico un’esperienza originale e coinvolgente, abbattendo barriere e confini per avvicinare tutti alla ricchezza del mondo musicale. Protagonista sarà l’organo a canne, uno strumento unico per la sua bellezza e magnificenza, capace di evocare la potenza di un’orchestra e affascinare gli ascoltatori con la sua straordinaria varietà timbrica che risuona come mille voci e infinite sfaccettature.
 
I CONCERTI DI QUARESIMA
PROGRAMMA
La rassegna si aprirà domenica 9 marzo con lo “spazio giovani”. Stefano Perrotta (nella foto a destra), talentuoso e promettente organista, presenterà un interessantissimo programma intitolato: “Convergenze di maestro in Allievo. Incontro tra preludi in do maggiore e lo stile della partita”. Un percorso che svela il profondo legame e le trame invisibili, ma perfettamente riconoscibili, tra i due precursori del genio di J. S. Bach, ovvero G. Böhm e D. Buxtehude.
Il secondo concerto, domenica 16 marzo, vedrà protagonisti Calogero Contino alla tromba naturale e Viviana Romoli all’organo (nella foto a sinistra), in un programma intitolato: “Sfumature e bizzarrie tra Barocco e Novecento in Germania”. Un interessante parallelo ed una “convergenza” tra lo stile ed i linguaggi tipicamente barocchi di G.P. Telemann, P. J. Vejvanovský e J.S. Bach e quello davvero particolare del novecentesco P. Hindemith. Questo concerto permetterà di ascoltare per la prima volta nella rassegna il bellissimo suono della tromba naturale (la tromba costruita senza ancora l’utilizzo dei pistoni, utilizzata in epoca barocca).
Il terzo appuntamento, in agenda domenica 23 marzo, accompagnerà in una dimensione molto riflessiva: l’organista Massimiliano Sanca (nella foto a destra), profondo conoscitore e studioso della retorica bachiana, presenterà il programma “Il bello del cuore umano nella musica di J.S. Bach e D. Buxtehude – verso l’intima pace”. Un programma interamente focalizzato sulla bellezza e sul potere di elevazione della musica.
La rassegna si chiuderà domenica 30 marzo con il concerto dell’organista Massimiliano Raschietti, concertista di fama internazionale e docente presso il Conservatorio di Verona, che presenterà l’intrigante programma: “Come l’inizio, così la fine. Tra le note RE e RE”.  “Ciò che diciamo principio spesso è la fine, e finire è cominciare. La fine è là onde partiamo”, citando T.S. Eliot, “Quattro quartetti”. Un percorso che inizia e termina con la nota re e partirà da J.S. Bach, per giungere nuovamente a questo gigantesco autore, passando per H. Scheidemann, O. Messiaen e F. Peeters, in una interessantissima ed affascinante convergenza tra epoche e stili.
La rassegna è organizzata dal Centro Organistico Padovano e realizzata con il Patrocinio del Comune di Padova ed il contributo dell’Assessorato alla Cultura del Comune di Padova, il contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo e la collaborazione di Asolo Musica – Veneto Musica nell'ambito del progetto Cantantibus Organis, Circuito Organistico Regionale
La rassegna intitolata Convergenze si svolgerà come di consueto di domenica con inizio alle ore 17.00 ad ingresso libero e gratuito. Si ringrazia il Collegio “Don N. Mazza” per la collaborazione ed il patrocinio.
 
Programma
Domenica 9 marzo 2025 ore 17.00
Convergenze di maestro in allievo. Incontro tra preludi in Do maggiore e lo stile della partita.
Stefano Perrotta, organo
Musiche di: G. BÖHM, J.S. BACH, D. BUXTEHUDE
 
Domenica 16 marzo 2025
ore 17.00
“Sfumature e bizarrìe fra Barocco e Novecento in Germania”
Calogero Contino, tromba naturale
Viviana Romoli, organo
Musiche di: J.S. BACH, G.P. TELEMANN, P. J. VEJVANOVSKÝ, P. HINDEMITH
 
Domenica 23 marzo 2025
ore 17.00
“Il bello del cuore umano nella musica di J.S. Bach e D. Buxtehude – verso l’intima pace”
Massimiliano Sanca, organo
Musiche di J.S. BACH, D. BUXTEHUDE
 
Domenica 30 marzo 2025 ore 17.00
“Come l’inizio, così la fine. Tra le note RE e RE”
Massimiliano Raschietti, organo (nella foto a destra)
Musiche di: J.S. BACH, H. SCHEIDEMANN, O. MESSIAEN, F. PEETERS

Al Lirico di Cagliari Maurizio Benini dirige "Il giudizio universale" di Lorenzo Perosi

Venerdì 21 febbraio alle 20.30 (turno A) e sabato 22 febbraio alle 19 (turno B) è in programma l’ottavo appuntamento della Stagione concertistica 2024-2025 del Teatro Lirico di Cagliari che prevede l’esecuzione, per la prima volta a Cagliari, di Il giudizio universale, oratorio per soli, coro e orchestra composto da Lorenzo Perosi su testo di Pietro Metastasio e Giuliano Salvadori che viene eseguito per la prima volta l’8 aprile 1904 al Teatro Costanzi di Roma.
Alla guida di Orchestra e Coro del Teatro Lirico arriva Maurizio Benini (Faenza, 1952), direttore d’orchestra e compositore che ritorna a Cagliari, dopo la Sonnambula di Bellini del 2008 (dvd Dynamic) e la Petite Messe solennelle di Rossini del gennaio 2023.
Nel ruolo di solisti si esibiscono: Jennifer Rowley (soprano), Valentina Pernòzzoli (contralto), Raffaele Abete (tenore), Lorenzo Mazzucchelli (basso). Il maestro del coro è Giovanni Andreoli.

Lorenzo Perosi (Tortona, 1872 - Roma, 1956) fu ecclesiastico ed insigne compositore di musica sacra. Ordinato sacerdote nel 1885, divenne, pochi anni dopo, Direttore della Cappella Sistina. A lui si deve la rinascita della musica oratoriale che comprende opere quali: La Resurrezione di Cristo (1898), La strage degli innocenti (1900), Mosè (1901), Il giudizio universale (1904). Scrisse circa 50 messe, tra cui la Messa per la Canonizzazione di Don Bosco (1929).