In occasione dell’ormai tradizionale Concerto di Natale, Ferrara Musica propone al suo pubblico due capisaldi della musica barocca come il Gloria di Antonio Vivaldi e il Magnificat di Johann Sebastian Bach. I due capolavori verranno eseguiti mercoledì 18 dicembre – Teatro Comunale “Claudio Abbado”, ore 20.30 - sul podio Lorenzo Ghilemi, a capo dell’Orchestra Frau Musika e del Coro del Friuli Venezia-Giulia, con la partecipazione dei solisti Massimo Altieri (tenore), Anna Piroli (soprano), Marta Redaelli (soprano), Elena Carzaniga (contralto) e Fulvio Bettini (basso).
Frau
Musika è un nuovo progetto artistico-formativo, uno dei pochi del
genere in Italia, ideato da Andrea Marcon e realizzato dall’Orchestra
del Teatro Olimpico di Vicenza grazie alla donazione di Fondazione
Cariverona. I giovani maestri d’orchestra che fanno parte
dell’ensemble sono stati selezionati a livello internazionale fra i
migliori musicisti under 30 specializzandi nel repertorio antico e
barocco, e hanno l’opportunità di seguire un percorso altamente
formativo nella pratica orchestrale su strumenti originali sotto la
guida del Direttore Principale Andrea Marcon – professore ordinario
di prassi esecutiva, organo e clavicembalo presso la Schola Cantorum
Basiliensis – e gli insegnamenti di musicisti di chiara fama come
Andrea Buccarella – primo premio assoluto al Concorso
internazionale di clavicembalo di Bruges 2018 – e di alcune prime
parti dei complessi strumentali barocchi Venice Baroque Orchestra e
La Cetra di Basilea. Le varie sessioni di lavoro si concludono con
una serie di concerti realizzati in alcune fra le più importanti
città italiane. In questi anni di attività le produzioni proposte
in varie città italiane hanno riguardato capolavori di Bach - come
la Passione secondo Giovanni, i Concerti Brandeburghesi e
la Messa in si minore, i Concerti per clavicembalo,
il Magnificat - e di Vivaldi, con il Gloria e Concerti per
vari strumenti solisti. Nel 2024 l’orchestra si è cimentata per la
prima volta con l’opera, partecipando a una produzione del Don
Giovanni di Mozart al Teatro Ristori di Verona, e in capolavori
di Arcangelo Corelli, Antonio Vivaldi, Leonardo Leo, e Alessandro
Marcello.
Suddiviso in dodici parti, il Gloria di Antonio Vivaldi rappresenta uno dei momenti più alti della spiritualità barocca. Composto verosimilmente intorno al 1715 per essere eseguito dalle fanciulle dell’Ospedale della Pietà di Venezia, venne alla luce solo nel 1927 all’interno di alcuni faldoni di manoscritti musicali acquistati dai mecenati Roberto Foà e Filippo Giordano e poi donati alla Biblioteca Nazionale di Torino. La scintillante partitura prevede, oltre all’ensemble d’archi, un organico composto da un coro a quattro parti, due soprani, un contralto, oboe, tromba e basso continuo.
Sottovalutate per quasi un secolo furono anche le pagine di Johann Sebastian Bach che dopo la morte, avvenuta nel 1750, venne considerato un autore obsoleto e fuori moda. Tutto cambiò quando Felix Mendelssohn ripropose la Matthäus Passion in un memorabile concerto del 1829. Il successo fu così clamoroso che diede avvio a una progressiva riscoperta delle opere bachiane. Il Magnificat in re maggiore del 1733 apparteneva a una serie di Magnificat andati perduti che Bach compose a Lipsia. La varietà e insieme l’essenzialità della scrittura in dodici parti – ogni riga del testo è trattata come un’idea completa e autonoma – fanno dell’opera uno dei gioielli più luminosi dell’intera produzione sacra bachiana.
Suddiviso in dodici parti, il Gloria di Antonio Vivaldi rappresenta uno dei momenti più alti della spiritualità barocca. Composto verosimilmente intorno al 1715 per essere eseguito dalle fanciulle dell’Ospedale della Pietà di Venezia, venne alla luce solo nel 1927 all’interno di alcuni faldoni di manoscritti musicali acquistati dai mecenati Roberto Foà e Filippo Giordano e poi donati alla Biblioteca Nazionale di Torino. La scintillante partitura prevede, oltre all’ensemble d’archi, un organico composto da un coro a quattro parti, due soprani, un contralto, oboe, tromba e basso continuo.
Sottovalutate per quasi un secolo furono anche le pagine di Johann Sebastian Bach che dopo la morte, avvenuta nel 1750, venne considerato un autore obsoleto e fuori moda. Tutto cambiò quando Felix Mendelssohn ripropose la Matthäus Passion in un memorabile concerto del 1829. Il successo fu così clamoroso che diede avvio a una progressiva riscoperta delle opere bachiane. Il Magnificat in re maggiore del 1733 apparteneva a una serie di Magnificat andati perduti che Bach compose a Lipsia. La varietà e insieme l’essenzialità della scrittura in dodici parti – ogni riga del testo è trattata come un’idea completa e autonoma – fanno dell’opera uno dei gioielli più luminosi dell’intera produzione sacra bachiana.
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