"Ferrara Musica al Ridotto" prosegue domenica 15 dicembre alle 10.30 con un nuovo appuntamento a due pianoforti. Le quattro mani sono questa volta quelle dei giovani e talentuosi pianisti Michelangelo D’Adamo (nella foto in basso) e Simone Mao (nella foto qui a sinistra), entrambi formatisi al Conservatorio di Venezia, con al proprio attivo numerose esperienze concertistiche e didattiche e riconoscimenti di prestigio in concorsi nazionali ed internazionali.
La proposta è di notevole interesse culturale perché incrocia le parabole creative di Béla Bartók, György Kurtág e György Ligeti. Non si limita alla comune matrice culturale ungherese, ma sottolinea il valore dato dai tre autori alla didattica pianistica, legandola alla moderna evoluzione del linguaggio musicale e all’eredità della musica polifonica.
Il percorso nasce dai Tre pezzi per due pianoforti e si rafforza con i Cinque pezzi per pianoforte a 4 mani, a riprova di quanto la tastiera sia stata strumento centrale nella creatività di György Ligeti. I Tre pezzi del 1976 sono esemplari di un minimalismo emergente: il primo dei tre è un modello di costruzione additiva della melodia, cui l’autore perviene sfalsando le durate.
Parte del recital è dedicata alle trascrizioni di György Kurtág per due pianoforti e pianoforte a 4 mani, incluse nel quarto e ottavo degli otto volumi pubblicati di Játékok (Giochi), un trattato didattico dove l’autore affronta anche tecniche esplorative della tastiera con l’uso di palmi, pugni e avambracci. Kurtág include nelle sue trascrizioni un ampio repertorio polifonico da Machaut a Bach, non trascurando Lasso, Frescobaldi, Schütz e Purcell, con risultati formativi che finiscono col non avere meno peso delle composizioni originali, e che donano loro la particolare trasparenza del pianoforte.
Il viaggio del duo Michelangelo D’Adamo e Simone Mao terminerà con tre dei Sette pezzi trascritti dalla raccolta del Mikrokosmos, monumento della didattica pianistica del Novecento. Nella scelta operata, Bartók offre uno spaccato del proprio stile e della sua personale ricerca. Il primo (Ritmo bulgaro) è l’elaborazione metrico-ritmica di un modello direttamente attinto dalle fonti folkloriche; il quinto (Nuova canzone popolare ungherese) è una reinvenzione ironica di materiale melodico tzigano; il settimo (Invenzione cromatica e Ostinato) mette assieme - come da titolo - due dei principi basilari e peculiari dello stile di Bartók, il cromatismo e l’iterazione.
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