martedì 10 dicembre 2024

Donazione degli attrezzi di lavoro di Aristodemo Chiodi (1867-1961), detto “Chiodetto”, capo macchinista del Teatro Pergolesi di Jesi tra la fine dell‘800 e i primi decenni del ‘900, da parte del nipote, Sig. Antonio Chiodi.

Fu una lunga carriera quella di Aristodemo Chiodi (1867-1961), detto il “Chiodetto”, capo macchinista al Teatro Pergolesi di Jesi nei decenni a cavallo tra l’Ottocento e il Novecento. Falegname stimato ed esperto costruttore, fu punto di riferimento al “Massimo” jesino ai tempi in cui il Condominio, gestito da privati, ospitava e produceva pubblico spettacolo e opera lirica. Chiodetto fu anche impegnato in trasferte fuori città, come nei teatri di Fabriano, Senigallia e Camerino.
Di lui scrisse “Duilio”, alias Duilio Diotallevi, tipografo, poeta dialettale e caricaturista jesino, con un omaggio sulla copertina del periodico satirico in vernacolo jesino “Il Pupazzetto”, pubblicato il 9 gennaio 1926, quando appunto il “Chiodetto” era in piena attività.
I suoi attrezzi da lavoro, usati nella bottega da falegname e negli spazi tecnici del “Pergolesi”, sono stati donati dal nipote, Antonio Chiodi, alla Fondazione Pergolesi Spontini per essere esposti all’interno del Teatro.
“Se non sai da dove vieni non saprai dove andare”, è il motto che il signor Antonio ha appreso dalla sua famiglia e dal nonno, e per questo desidera che gli attrezzi di Aristodemo siano visibili alle maestranze di oggi. Nei racconti di Antonio sullo storico capo macchinista, rivivono gli aneddoti di un’epoca in cui il teatro musicale non era ritenuto un prodotto di élite, ma forma di spettacolo amato da tutti, e quindi autenticamente “popolare”. 
A distanza di un secolo, e più, il mestiere del macchinista teatrale è cambiato nelle tecnologie impiegate ma non nel ruolo, fondamentale per il buon funzionamento di uno spettacolo dal vivo. Il suo lavoro consiste nel costruire, montare, smontare, muovere elementi scenografici; questo professionista si occupa della gestione delle scenografie e dei movimenti delle scene durante le rappresentazioni teatrali, lavorando a stretto contatto con il regista, lo scenografo e gli attori. Si tratta di un profilo tecnico molto specializzato, che ha contribuito e ancora oggi contribuisce in maniera importante allo sviluppo, e alla fortuna, della civiltà musicale nelle Marche, regione in cui i Teatri storici sono candidati a patrimonio Unesco.
Un mestiere, dunque, di alto artigianato, di cui la Fondazione Pergolesi Spontini continua la tradizione, nei teatri gestiti, e nel proprio Laboratorio Scenografico all’interno del quale sono realizzati gran parte degli allestimenti della Stagione Lirica del “Pergolesi”.
Sono allestimenti, quelli costruiti a Jesi, spesso coprodotti con altri teatri e che dunque viaggiano anche su altri palcoscenici, Italiani ed esteri, insieme alle maestranze tecniche della Fondazione. In questi giorni, ad esempio, mentre al Teatro Pergolesi andavano in scena “I Quadri parlanti” di Gaspare Spontini, hanno debuttato “La Vestale” di Spontini alla Fondazione Teatri Piacenza (22 novembre), “Così fan tutte” di Mozart al Teatro Pavarotti-Freni Modena (29 novembre) e “La traviata” di Verdi alla Fondazione Teatro di Pisa (6 dicembre).


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