Si terrà sabato 15 aprile ore 17:30 al Ridotto del Teatro Comunale Pavarotti-Freni (ingresso libero da Via Goldoni 1) il primo appuntamento di Dentro le note, ciclo di incontri collaterali a l’Altro Suono Festival nato dalla collaborazione tra Università di Modena e Reggio Emilia e Teatro Comunale con lo scopo di esplorare il mondo della musica attraverso il racconto dei suoi protagonisti. Queste occasioni considerano da sempre la musica anche come strumento di scambio e di apertura verso culture e discipline diverse e sono incentrate sull’esperienza concreta e sulla vita dell’artista che racconta di sé e della sua comunità. A partire dallo scorso anno, il percorso si è arricchito della partecipazione attiva dell’Assessorato alle Politiche sociali, Accoglienza e integrazione, Agenzia casa per coinvolgere gruppi stranieri residenti nella nostra città. Il progetto interculturale mette in dialogo esperienze artistiche locali con la vita e le forme espressive delle comunità straniere. L’appuntamento, a ingresso libero e per la durata di un’ora circa, prevede momenti performativi alternati al racconto dei protagonisti che parlano di sé attraverso le proprie opere con la regia di Carlo Stanzani e a cura dell’Ufficio Attività Interculturali del Centro Stranieri.
“Libertà e speranza: questo
cantavamo” è il titolo di un racconto che segue, attraverso la
voce e la musica dei suoi protagonisti, la comunità cilena in un
viaggio nell’esilio dal Golpe di Pinochet, “Dalle Ande agli
Appennini”. Un gruppo di intellettuali con le loro famiglie si
rifugiano in Italia e si reinventano una vita continuando a lottare
con la musica e la poesia. La solidarietà vissuta e l’infanzia
immaginata dei bambini di allora. In una sorta di autobiografia della
memoria, una storia vera, una diaspora densa di ricordi, di
aspirazioni e disillusioni, ma anche di una capacità di leggere la
realtà in modo articolato e profondo, Fabiola Varas, Alejandro
Artega, Gabriella Illino, Ernesto Illino si raccontano in prima
persona. La musica, eseguita dal Lympha Trio, è stata la compagna
che ha curato le ferite e che ha riunito energie culturali e
politiche raccogliendo intorno a sé una comunità per ricordare,
trovare nuove speranze e meditare su un’identità e una condizione
esistenziale divisa tra due mondi.
“Il golpe avvenne esattamente
50 anni fa, nel 1973 – ricorda Fabiola Varas, storyteller e
operatrice culturale attiva nel settore delle arti e comunicazione-.
Mio padre, Alfonso Varas, trovò rifugio in Italia, a Vignola, nel
’76. Mia madre Glenda e noi 5 fratelli lo raggiungemmo l’anno
seguente… La scrittura, che mi accompagna anche nel mio lavoro, è
un processo filtrante che rende materia il pensiero e che ci aiuta a
mettere ordine fra i ricordi, le idee e gli avvenimenti. La musica
invece, linguaggio universale, è il filo conduttore che ha unito
esperienze diverse aiutandoci a condividere le vite e le storie di
ognuno di noi.
Info Tel 059 2033010
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