Titolo cruciale nella storia dell’opera, Orfeo ed Euridice di Christoph Willibald Gluck va in scena al Teatro La Fenice, a ventott’anni dall’ultima rappresentazione veneziana, nell’ambito della Stagione Lirica e Balletto 2022-2023. L’azione teatrale in tre atti, su libretto di Ranieri de’ Calzabigi, considerata una rivoluzionaria pietra miliare nella ‘riforma del melodramma’, sarà presentata in un nuovo allestimento affidato a due grandi maestri del teatro musicale italiano: Pier Luigi Pizzi per regia, scene e costumi e il maestro Ottavio Dantone, che al cembalo dirigerò l’orchestra ed il coro del Teatro La Fenice. Il mezzosoprano Cecilia Molinari interpreterà il ruolo di Orfeo, il soprano Mary Bevan quello di Euridice mentre Amore sarà cantato dal soprano Silvia Frigato. Maestro del Coro Alfonso Caiani. Cinque le recite in programma, il 28, 30 aprile, 2, 4 e 6 maggio 2023. La prima sarà trasmessa in differita su Rai Radio3.
Composta intorno al mito di Orfeo come ‘azione teatrale’ per musica, con cori e danze, Orfeo ed Euridice fu rappresentata per la prima volta al Burgtheater di Vienna il 5 ottobre 1762. È considerata il punto chiave della cosiddetta 'riforma del melodramma': i due autori, Gluck e Calzabigi, trovando l'uno nell'altro l'interlocutore adatto a sviluppare le idee innovatrici in evoluzione rispetto alla routine teatrale dell'epoca, realizzano un passo decisivo di trasformazione verso un ideale di 'dramma musicale' più attento alla verità dei sentimenti e meno ai virtuosismi. La principale innovazione consiste nella totale soppressione dei recitativi secchi, normalmente accompagnati solamente dal clavicembalo o dal violoncello, in favore dei recitativi accompagnati, dando origine a una continuità strutturale e drammaturgica che mette sullo stesso piano emotivo canto e concatenazione degli eventi. Anche il ruolo dell’orchestra cambia, trasformandosi in elemento attivo e in continua interazione ritmica, musicale ed espressiva con le voci per tutto lo svolgimento dell’opera.
Dodici anni dopo la prima del 1762, Gluck rimaneggiò l’opera per adeguarla agli usi musicali di Parigi, dove, il 2 agosto 1774, al Palais-Royal, andò in scena Orphée et Euridice, con libretto tradotto in francese, ampliato da Pierre Louis Moline, e con una orchestrazione notevolmente modificata, commisurata ai più ampi organici dell'Opéra e molte parti completamente riscritte, imprestiti da opere precedenti e un più largo spazio dato alle danze.
«È proprio con Orfeo ed Euridice che il musicista tedesco inizia il suo percorso di ripensamento dell’opera – ha spiegato il regista, scenografo e costumista Pier Luigi Pizzi – con la celebre riforma. La rinuncia a ciò che poteva rappresentare il teatro barocco in tutta la sua fantasia ridondante, la volontà di asciugare, di trasformare certe esuberanze entrate ormai nella consuetudine, attraverso il virtuosismo dei cantanti, il criterio di limitare l’eccesso di spettacolarità per arrivare a una armonica equilibrata semplicità, corrisponde esattamente alla mia ricerca di una rinnovata espressione stilistica. Per queste ragioni ho affrontato quest’opera con particolare impegno, perché è in linea coerente con la mia attuale maniera di far teatro, un tipo di teatro etico, che tende all’essenziale, evitando lo spreco di qualsiasi forma di narcisistico esibizionismo. Ripensando Orfeo ed Euridice oggi, per la prima volta in veste di regista, rivolgo un’attenzione particolare a quello che l’opera mi suggerisce. Percepisco in essa il senso della giovinezza crudelmente ferita, dell’amore dilaniato, dell’aspirazione a riavere l’amato bene rubato ingiustamente. Seguo Orfeo nel suo viaggio iniziatico, creo attorno a lui spazi ideali, cipressi boekliniani nel cimitero dove si piange Euridice, fiamme ostili nell’Ade pagano, e quel “puro ciel” degli spiriti beati».
A proposito dell’‘attualità dell’opera, così si esprime il direttore d’orchestra Ottavio Dantone: «La civiltà di oggi è l’unica della storia a consumare con regolarità l’arte del passato. Nel Settecento nessuno avrebbe mai ascoltato Monteverdi, nell’Ottocento nessuno ascoltava Vivaldi. Oggi amiamo e apprezziamo opere di Handel, Gluck, Rossini, Verdi. Il problema di proporre queste partiture è piuttosto riuscire a tradurre il significato e l’emozione che l’autore aveva in mente. Questa capacità è strettamente legata alla conoscenza e consapevolezza estetica dell’interprete. Se si riesce attraverso lo studio e la ricerca a comprendere il linguaggio di duecento, trecento, quattrocento anni fa, se ci si avvicina il più possibile al cuore e alla mente di chi ha creato questa musica, si scoprirà che le emozioni e la loro portata non sono cambiate nel tempo. E con questa cognizione indispensabile, il messaggio non può che arrivare, inalterato, efficace e potente».
Ecco il dettaglio delle recite con orari e turni di abbonamento: venerdì 28 aprile 2023 ore 19.00 (turno A); domenica 30 aprile ore 15.30 (turno B); martedì 2 maggio ore 19.00 (turno D); giovedì 4 maggio ore 19.00 (turno E); sabato 6 maggio ore 15.30 (turno C).
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