Un importante e prestigioso appuntamento sinfonico arricchisce l’86esimo Festival del Maggio Musicale: in programma nella Sala Grande del Teatro, domenica 12 maggio alle ore 17 il maestro Riccardo Muti sul podio del Maggio alla guida dei Wiener Philharmoniker per l’esecuzione di due capolavori di intenso profumo viennese proposti per esaltare il carattere dell’orchestra e il suo suono così inconfondibile: la Sinfonia n. 35 in re maggiore K. 385, Haffner, di Wolfgang Amadeus Mozart e di Franz Schubert e la Sinfonia n. 9 in do maggiore D. 944, detta Die Große (La grande).
Il concerto al Maggio Fiorentino rappresenta la seconda tappa di un breve tour italiano del maestro Muti con l’Orchestra viennese, fra le più celebri compagini orchestrali al mondo, che la sera prima di Firenze ha toccato Ravenna e proseguirà a Bari. Il sodalizio del Maestro con l’Orchestra dura da oltre mezzo secolo, da quando cioè nel 1971 Karajan invitò Muti a dirigerli al Festival di Salisburgo. Da allora sono innumerevoli, più di 500, le occasioni sinfoniche e operistiche nelle quali il maestro e l’orchestra hanno suonato assieme, compresi anche i famosissimi e tradizionali concerti di Capodanno che ha diretto già sei volte e che dirigerà anche nel 2025. Proprio con i Wiener il maestro Muti aveva diretto, nella primavera del 2021, il suo ultimo concerto a Firenze.
Sui leggii, dunque, in apertura al concerto, la briosa e spensierata Sinfonia n. 35 in re maggiore K. 385, Haffner di Wolfgang Amadeus Mozart. Il nome con la quale è nota la sinfonia è dovuto alle circostanze che ne videro la nascita. Nell'estate del 1782 Mozart, impegnato con la messa in scena di Entführung aus dem Serail fu chiamato da Salisburgo per la composizione di quella che doveva essere una serenata. L’invito arrivava da Sigmund Haffner che, in passato, quando ricopriva l'incarico di borgomastro della città, aveva già commissionato a Mozart una serenata (la K. 250) in occasione delle nozze della figlia. Il tono brioso del primo movimento della “Haffner”, ricorda la destinazione dell’originaria serenata, come anche l’Andante seguente dove archi e fiati dialogano con estrema grazia. Dopo un Minuetto gioioso e garbato la Sinfonia si conclude con un Rondò dal ritmo vorticoso che l’autore raccomandava fosse eseguito “il più veloce possibile”.
Una delle più conosciute composizioni di Franz Schubert, ossia la Sinfonia n. 9 in do maggiore D. 944, detta Die Große (La grande), completa il concerto. La sinfonia deve il suo appellativo non solo all’ampliamento dell’organico, con tre tromboni aggiunti, ma anche al linguaggio già teso verso soluzioni tardo romantiche. Fu in origine composta da Schubert nel 1828 e offerta alla Società degli amici della musica di Vienna ma la complessità e la lunghezza di alcuni passaggi impressionarono l’orchestra, che, giudicandola troppo difficile, si rifiutò di eseguirla. La sinfonia venne così rimandata al mittente che la ripose in un cassetto: solo anni dopo la morte di Schubert, Robert Schumann la scoprì per caso durante una visita al fratello del musicista scomparso e si prodigò per inviarla a Mendelssohn a Lipsia, dove quel capolavoro fino ad allora sconosciuto riacquistò nuova vita nella prima esecuzione del 1839.
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