Dopo il successo di pubblico e critica del progetto discografico Lighting Bosso – From Bosso to Libetta’s transcriptions, parte da Santa Cecilia a Roma la tournée che porterà a nuova vita in tutt’Italia le più celebri composizioni pianistiche di Ezio Bosso e le nuove trascrizioni dai suoi testi sinfonici ad opera di Francesco Libetta (nella foto a sinistra) e il primo passo di questa ambiziosa rinascita non poteva che svolgersi in uno dei luoghi più simbolici per la storia di Bosso, l’amatissima Accademia Nazionale di Santa Cecilia, ma anche passaggio irrinunciabile per tutta la musica cameristica e sinfonica italiana.
La tournée proseguirà in Toscana e nella Marche tra luglio ed agosto con date ed un’importante sorpresa che verranno annunciate a breve; quindi, si interromperà per la registrazione del nuovo doppio album che completerà in autunno il repertorio inedito di Bosso per formazione cameristica in trio pianoforte, violoncello e violino e in duo per pianoforte e violino. Oltre ad un addendum di musica di grande repertorio, scelta da Francesco Libetta per indagare le sottili trame artistiche che collegano la visione musicale di Bosso a quelli che egli stesso ha sempre considerato e dichiarato come i suoi padri nobili.
La tournée chiuderà poi il 13 ottobre al Conservatorio di Torino per il festival Wanderer Armonie della Sera e a Milano il 23 ottobre al Conservatorio Verdi per Società dei Concerti.
A Roma Libetta, nel suo inesausto studio del suono, elemento caratterizzante tutta la sua carriera di divo irrituale della tastiera, ha scelto per questa occasione speciale un pianoforte unico, mai ascoltato dal pubblico romano: il BORGATO GRAND PRIX 333, oggi il pianoforte gran coda più grande al mondo, vanto dell’eccellenza artigianale italiana, le cui sonorità senza alcun paragone con altri strumenti esistenti, renderanno il concerto ancora più interessante sia per i tanti fan di Bosso sia per gli appassionati di pianismo, mentre sulle altre date Libetta e Bosso, entrambi Steinway Artists, torneranno al più tradizionale grand coda.
Dopo il lutto, dopo l’assenza, dopo la ricostruzione del patrimonio edito ed inedito ad opera della famiglia, Ezio Bosso (nella foto a destra) entra dunque a pieno titolo nella prassi esecutoria di un interprete di altissima caratura come Francesco Libetta in grado di portarlo oltre i limiti della propria biografia e del personaggio anteposto al musicista, in apertura di un lungo percorso artistico volto ad esaltarne ogni dettaglio del suo complesso percorso musicale, dalla ricerca millimetrica sul suono al complesso rapporto di ogni sua composizione col grande repertorio di tradizione per aprire nuove vie alla contemporaneità.
La declinazione dal vivo del progetto discografico Lighting Bosso – From Bosso to Libetta’s transcriptions, peraltro già in parte sperimentata a Trieste, San Marino e Lugano con eccezionale esito di pubblico e critica, percorrerà dal 28 maggio a Roma fino all’autunno tutto il paese, con gran chiusa a Milano ad ottobre al Conservatorio Giuseppe Verdi e presenterà una caratteristica assolutamente unica e totalmente in linea con la filosofica artistica di entrambi i protagonisti, su molti aspetti allineati in perfetta, spontanea e casuale corrispondenza: la totale assenza di routine, la concezione dell’evento musicale come accadimento unico e irripetibile, lontano dal concetto commerciale di ‘tournée’. Ogni concerto infatti avrà un impaginato diverso che, pur mantenendo l’idea di iniziale di Francesco Libetta, cioè il costante dialogo tra la musica di Bosso e i grandi del passato, presenterà ogni volta diverse ed originali combinazioni, trasformando così ogni singolo concerto in un’ulteriore occasione di approfondimento, scoperta e ricerca di colori, suggestioni, idee ed anticipando i futuri esiti discografici di questo viaggio musicale, cangiante e mutevole come luci impressionistiche, come la natura in costante mutazione e da sempre prima fonte d’ispirazione di Bosso.
Un altro elemento che sbriciolerà l’idea meccanica e routinaria di tournée ripetitiva e confezionata per scopi commerciali vedrà protagonista un’altra ossessione comune al Bosso compositore e performer e a Francesco Libetta, sì “Poeta aristocratico dal profilo e dal portamento di un principe rinascimentale” come recita il New York Time, ma soprattutto libero pensatore in musica: la ricerca del suono perfetto ad ogni singola occasione e quindi il costante lavoro sulla scelta dello strumento in relazione alla sala. Entrambi appassionati cultori della tradizione artigianale italiana, minuziosi conoscitori dello strumento in costante dialogo con costruttori, restauratori e accordatori, con Ezio Bosso, Steinway Artist, che aveva una vera venerazione per il mito dimenticato di Cesare Augusto Tallone, e che bene si sposa con il Libetta collezionista di pianoforti, clavicordi, devoto agli strumenti antichi e desueti, mai spaventato dalle difficoltà di suono, ma da esse sempre sfidato a nuova creatività, con una freschezza e un desiderio di costante ricerca che oggi non ha eguali nel mondo.
In tal senso l’appuntamento romano metterà
subito in luce questo aspetto centrale del progetto dal vivo,
portando in Sala Petrassi all’Accademia Nazionale di Santa Cecilia
il BORGATO GRAND PRIX 333 (nella foto), oggi il più grande gran coda esistente,
rarissimo sui palchi italiani e sotto le dita dei grandi interpreti
contemporanei, ma molto ben conosciuto da Francesca Libetta,
rabdomante alchemico di sonorità difficili da domare, ma, una volta
domate, portatrici di nuova luce espressiva e nuove frontiere
emotive. Per tre volte in passato Libetta ha già affrontato
questo enorme strumento e ne ha dominato con sensibilità e garbo
senza pari i potenziali pericoli su repertori di grande complessità
come Rachmaninov e Godowsky. L’attesa per gli esiti su un
impaginato che spazia da Bosso a Bach, Scarlatti o Chopin o Beethoven
non può dunque che essere altissima ed impreziosire la data romana
per tutti gli appassionati di pianoforte, al di là dell’affetto
per Bosso.
Chiosa così il progetto dal vivo Tommaso Bosso, amministratore dell’eredità artistica di Ezio Bosso: “Se intendessimo come famiglia la vita artistica di Ezio solo come conservazione d’archivio, mantenimento di un cenacolo di affetti, tradiremmo la natura sfidante, anarchica, sperimentale di mio zio, che ha sempre lottato ogni giorno per raggiungere nuovi traguardi e poi gettarseli alle spalle, per affrontare nuove avventure, come un esploratore musicale, quasi masochista nel negare un successo per cercarne un altro sempre nuovo e diverso, più difficile, più ambizioso. Così ha gettato la carriera di grande virtuoso del contrabbasso per la composizione; così ha negato il suo talento per gli archi al fine di approfondire il pianoforte, suo primo amore d’infanzia negato; quindi ancora, con doppio carpiato su ruote, negare tutto il suo passato per la direzione d’orchestra del grande repertorio classico: la staticità è il vero tradimento della natura profonda di Ezio e questa stessa vocazione a non fermarsi mai, a non impigrirsi sugli esiti, a non pensare in termini di carriera ma solo di risultati artistici è il vero filo di seta che lega la personalità di Libetta alla storia di Ezio. A lui ci affidiamo perché “It’s never over”, il nostro motto, significhi anche e soprattutto continuare la ricerca, senza paura.”
E Libetta, sapiente della chimica dei suoni, maestro mai stanco d’arte spagirica musicale, commenta: “La musica di Bosso a noi che la eseguiamo dona soddisfazioni e responsabilità. Impossibile, infatti, limitarsi a suonare quello che è scritto: chi legge la musica di Bosso deve veramente "interpretare". Affinché questa musica risulti viva è indispensabile suonarla con una costante attenzione al suono concreto che si forma via via, verso l'accadere della musica, momento per momento. Infiniti dettagli che sarebbe impossibile annotare.
Non si parte come un proiettile, o un missile che una volta sparato va dritto. Tutto va ripensato battuta dopo battuta. E naturalmente ogni scelta si rinnova a ogni esecuzione, in ogni sala. Si potrebbe pensare a quando chiediamo una indicazione stradale, e a Venezia, o in un paese medioevale, e ci dicono: "sempre dritto"; e poi di dobbiamo districare tra vicoli, muri torti e ponti.
Fondamentale nella musica di Bosso è anche una forma particolare di consapevolezza. Per montare una musica che sa che cosa vuole dire, l'autore sa anche dove andare a trovare i vocaboli necessarî, tra autori del passato e sperimentazioni d'avanguardia.
In un mondo ammalato di velocità, il discorso di Bosso riesce a recuperare una particolare dimensione temporale, tutta sua. E a prendersi tutto il tempo necessario. Nel quale riesce a disegnare un percorso, emotivo o ipnotico, che non vuole essere fuori di noi, ma dentro.”
Hanno detto dell’album su Musica di febbraio ’24: “Come accade nelle grandi trascrizioni della Storia, anche in quella della Sinfonia n. 1 “Oceans” si svelano con efficacia comunicativa le forze ispiratrici dell’autore: il vivifico intrecciarsi di filigrane e spazi, di moti e molteplici temi narranti -- stilisticamente trasversali -- che fanno di quest’opera una grande onda. Libetta, virtuoso d’eleganza e tocco, e dal temperamento lisztiano, incalza la musica con una ricerca olistica del piacere quasi metafisico. E diventa tempesta di ritmi e dinamiche. Un generatore sinestetico di timbrica che sfuma e riaccende colori con un vigore ultraterreno. Translitterazione contemporanea dell’Impressionismo, Libetta traduce i testi di Bosso con fulgore, passando dal sospiro all’urlo, senza alcun vuoto ispiratore. È un affresco di assoluta densità sonora, la Sinfonia n. 1, che mostra determinazione e resistenza. Ed essendo onda, si incurva e muta nel momento stesso in cui Libetta dà più o meno forza alla sua presa, ritiene gli armonici e spande le incursioni nell’eco dei bassi che sprofondano negli abissi. È puro dominio della belva sonora”
Chiosa così il progetto dal vivo Tommaso Bosso, amministratore dell’eredità artistica di Ezio Bosso: “Se intendessimo come famiglia la vita artistica di Ezio solo come conservazione d’archivio, mantenimento di un cenacolo di affetti, tradiremmo la natura sfidante, anarchica, sperimentale di mio zio, che ha sempre lottato ogni giorno per raggiungere nuovi traguardi e poi gettarseli alle spalle, per affrontare nuove avventure, come un esploratore musicale, quasi masochista nel negare un successo per cercarne un altro sempre nuovo e diverso, più difficile, più ambizioso. Così ha gettato la carriera di grande virtuoso del contrabbasso per la composizione; così ha negato il suo talento per gli archi al fine di approfondire il pianoforte, suo primo amore d’infanzia negato; quindi ancora, con doppio carpiato su ruote, negare tutto il suo passato per la direzione d’orchestra del grande repertorio classico: la staticità è il vero tradimento della natura profonda di Ezio e questa stessa vocazione a non fermarsi mai, a non impigrirsi sugli esiti, a non pensare in termini di carriera ma solo di risultati artistici è il vero filo di seta che lega la personalità di Libetta alla storia di Ezio. A lui ci affidiamo perché “It’s never over”, il nostro motto, significhi anche e soprattutto continuare la ricerca, senza paura.”
E Libetta, sapiente della chimica dei suoni, maestro mai stanco d’arte spagirica musicale, commenta: “La musica di Bosso a noi che la eseguiamo dona soddisfazioni e responsabilità. Impossibile, infatti, limitarsi a suonare quello che è scritto: chi legge la musica di Bosso deve veramente "interpretare". Affinché questa musica risulti viva è indispensabile suonarla con una costante attenzione al suono concreto che si forma via via, verso l'accadere della musica, momento per momento. Infiniti dettagli che sarebbe impossibile annotare.
Non si parte come un proiettile, o un missile che una volta sparato va dritto. Tutto va ripensato battuta dopo battuta. E naturalmente ogni scelta si rinnova a ogni esecuzione, in ogni sala. Si potrebbe pensare a quando chiediamo una indicazione stradale, e a Venezia, o in un paese medioevale, e ci dicono: "sempre dritto"; e poi di dobbiamo districare tra vicoli, muri torti e ponti.
Fondamentale nella musica di Bosso è anche una forma particolare di consapevolezza. Per montare una musica che sa che cosa vuole dire, l'autore sa anche dove andare a trovare i vocaboli necessarî, tra autori del passato e sperimentazioni d'avanguardia.
In un mondo ammalato di velocità, il discorso di Bosso riesce a recuperare una particolare dimensione temporale, tutta sua. E a prendersi tutto il tempo necessario. Nel quale riesce a disegnare un percorso, emotivo o ipnotico, che non vuole essere fuori di noi, ma dentro.”
Hanno detto dell’album su Musica di febbraio ’24: “Come accade nelle grandi trascrizioni della Storia, anche in quella della Sinfonia n. 1 “Oceans” si svelano con efficacia comunicativa le forze ispiratrici dell’autore: il vivifico intrecciarsi di filigrane e spazi, di moti e molteplici temi narranti -- stilisticamente trasversali -- che fanno di quest’opera una grande onda. Libetta, virtuoso d’eleganza e tocco, e dal temperamento lisztiano, incalza la musica con una ricerca olistica del piacere quasi metafisico. E diventa tempesta di ritmi e dinamiche. Un generatore sinestetico di timbrica che sfuma e riaccende colori con un vigore ultraterreno. Translitterazione contemporanea dell’Impressionismo, Libetta traduce i testi di Bosso con fulgore, passando dal sospiro all’urlo, senza alcun vuoto ispiratore. È un affresco di assoluta densità sonora, la Sinfonia n. 1, che mostra determinazione e resistenza. Ed essendo onda, si incurva e muta nel momento stesso in cui Libetta dà più o meno forza alla sua presa, ritiene gli armonici e spande le incursioni nell’eco dei bassi che sprofondano negli abissi. È puro dominio della belva sonora”
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