giovedì 23 maggio 2024

ACCADEMIA BIZANTINA E OTTAVIO DANTONE CI INVITANO A CONTEMPLARE LA BELLEZZA DEL CREATO - Venerdì 24 maggio, alle 21.30 la Creazione di Haydn nella Basilica di Sant’Apollinare in Classe


 Nel rispondere alla lettera di un ammiratore, Franz Joseph Haydn confessa che, quando gli ostacoli sembrano insormontabili, ripete a se stesso: “forse un giorno il tuo lavoro sarà fonte di sollievo per chi è afflitto da preoccupazioni e dolori”. Un esercizio motivazionale che ha portato frutto nella Creazione, oratorio traboccante di gratitudine e meraviglia di fronte al Creato. Venerdì 24 maggio, alle 21.30 nella Basilica di Sant’Apollinare in Classe, è Accademia Bizantina che, con la guida di Ottavio Dantone, ci riporta all’alba dei tempi: la contemplazione di un mondo ancora bambino, durante quei sette giorni che il libro della Genesi scandisce con le parole E fu sera e fu mattina, titolo di questa XXXV edizione di Ravenna Festival. Accanto alla Bizantina – che compie quaranta splendidi anni di metodo, emozione ed affiatamento – c’è il Philharmonia Chor Wien diretto da Walter Zeh, mentre il soprano Charlotte Bowden è sia l’arcangelo Gabriel che Eva, il tenore Martin Vanberg si cala nei panni (alati) di Uriel e Andre Morsch è Raphael e il primo uomo Adam. La scenografia? Quell’inno alla natura che è l’abside di Sant’Apollinare in Classe, il cui luminoso mosaico ritrae il santo in una verdeggiante vallata, brulicante di vita sotto il cielo stellato. L’appuntamento è possibile grazie al sostegno di RCCP Ravenna Civitas Cruise Port e sarà in diretta streaming su ravennafestival.live.
 

Se i concerti di Accademia Bizantina sono sempre un viaggio a ritroso nell’epoca in cui una composizione è stata scritta – grazie a quel distintivo metodo interpretativo forgiato da uno studio filologico costante – questa volta, con la complicità di Haydn, il tragitto è vertiginoso. È l’origine del tutto, la Creazione del mondo così come concepita nella tradizione biblica, che il compositore tedesco ci invita a contemplare in musica. Nell’anno in cui Ravenna Festival intende riflettere sul rapporto fra uomo e mondo e sull’urgente necessità di trovare un nuovo equilibrio, l’esecuzione di Die Schöpfung ci ricorda quale irraggiungibile e irripetibile capolavoro, quale preziosa architettura di vita e relazioni, sia oggi in mortale pericolo. In un’opera come questa Haydn lascia affiorare un sentimento estraneo alla funzione che la musica aveva avuto per l’Ancien Règime; è la percezione di una superiorità morale dell’arte, capace di rivolgersi a chiunque senza distinzioni di classe – di offrire, insomma, consolazione e senso di appartenenza a una più ampia umanità.
 

Quando un Haydn non più giovane, ma libero dall’obbligo di residenza presso gli Esterházy, accettò l’invito dell’impresario Salomon e raggiunse Londra, scoprì di quanto successo godessero gli oratori di Händel. Tra i souvenir del secondo soggiorno londinese ci fu un libretto che Lindley aveva creato proprio per Händel ispirandosi alla Genesi e al Paradise Lost di Milton. Nella (piuttosto libera) traduzione in tedesco del direttore della Biblioteca imperiale Gottfried van Swieten, quel testo divenne la base di Die Schöpfung, composta fra il 1779 e il 1778 ma eseguita per la prima volta al Nationaltheater di Vienna il 19 marzo del 1799. Sono i tre arcangeli – Raffaele, Gabriele e Uriele – a enunciare la narrativa della Creazione, secondo la tradizionale formale dell’oratorio. Ai recitativi si alternano squarci sinfonici che ci regalano venti e folgori, neve e rugiada, in una serie di pennellate in cui il compositore dispiega tutta la sua inventiva, come fa anche per il canto degli uccelli o lo strisciare dei serpenti. Menzione speciale la merita l’Overture in cui il torpido e confuso languore del Caos è trafitto, dopo il recitativo di Raffaele, dall’accordo in do maggiore che preannuncia la vita.
 
Accademia Bizantina sarà fra i protagonisti della Trilogia d’Autunno, con cui Ravenna Festival ritorna in scena dal 15 al 19 novembre. La Bizantina e Ottavio Dantone (nella foto sopra di Jonathan Revelo/Fabio Giannasi) sono infatti coinvolti nelle due nuove produzioni affidate alla regia di Pier Luigi Pizzi: la prima è Il ritorno di Ulisse in patria di Monteverdi (15 e 18 novembre), mentre la seconda è dedicata a Purcell, la cui ode a Santa Cecilia, patrona della musica, incastona Dido and Aeneas (16 e 19 novembre). Il trittico della Trilogia si completerà con un recital del controtenore polacco Jakub Józef Orliński, affiancato dall’ensemble Il Pomo d’Oro (Beyond, 17 novembre).




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