Nel rispondere alla lettera di un ammiratore, Franz Joseph Haydn confessa che, quando gli ostacoli sembrano insormontabili, ripete a se stesso: “forse un giorno il tuo lavoro sarà fonte di sollievo per chi è afflitto da preoccupazioni e dolori”. Un esercizio motivazionale che ha portato frutto nella Creazione, oratorio traboccante di gratitudine e meraviglia di fronte al Creato. Venerdì 24 maggio, alle 21.30 nella Basilica di Sant’Apollinare in Classe, è Accademia Bizantina che, con la guida di Ottavio Dantone, ci riporta all’alba dei tempi: la contemplazione di un mondo ancora bambino, durante quei sette giorni che il libro della Genesi scandisce con le parole E fu sera e fu mattina, titolo di questa XXXV edizione di Ravenna Festival. Accanto alla Bizantina – che compie quaranta splendidi anni di metodo, emozione ed affiatamento – c’è il Philharmonia Chor Wien diretto da Walter Zeh, mentre il soprano Charlotte Bowden è sia l’arcangelo Gabriel che Eva, il tenore Martin Vanberg si cala nei panni (alati) di Uriel e Andre Morsch è Raphael e il primo uomo Adam. La scenografia? Quell’inno alla natura che è l’abside di Sant’Apollinare in Classe, il cui luminoso mosaico ritrae il santo in una verdeggiante vallata, brulicante di vita sotto il cielo stellato. L’appuntamento è possibile grazie al sostegno di RCCP Ravenna Civitas Cruise Port e sarà in diretta streaming su ravennafestival.live.
Se i concerti di Accademia Bizantina sono sempre un viaggio a ritroso nell’epoca in cui una composizione è stata scritta – grazie a quel distintivo metodo interpretativo forgiato da uno studio filologico costante – questa volta, con la complicità di Haydn, il tragitto è vertiginoso. È l’origine del tutto, la Creazione del mondo così come concepita nella tradizione biblica, che il compositore tedesco ci invita a contemplare in musica. Nell’anno in cui Ravenna Festival intende riflettere sul rapporto fra uomo e mondo e sull’urgente necessità di trovare un nuovo equilibrio, l’esecuzione di Die Schöpfung ci ricorda quale irraggiungibile e irripetibile capolavoro, quale preziosa architettura di vita e relazioni, sia oggi in mortale pericolo. In un’opera come questa Haydn lascia affiorare un sentimento estraneo alla funzione che la musica aveva avuto per l’Ancien Règime; è la percezione di una superiorità morale dell’arte, capace di rivolgersi a chiunque senza distinzioni di classe – di offrire, insomma, consolazione e senso di appartenenza a una più ampia umanità.
Quando un Haydn non più giovane, ma libero dall’obbligo di residenza presso gli Esterházy, accettò l’invito dell’impresario Salomon e raggiunse Londra, scoprì di quanto successo godessero gli oratori di Händel. Tra i souvenir del secondo soggiorno londinese ci fu un libretto che Lindley aveva creato proprio per Händel ispirandosi alla Genesi e al Paradise Lost di Milton. Nella (piuttosto libera) traduzione in tedesco del direttore della Biblioteca imperiale Gottfried van Swieten, quel testo divenne la base di Die Schöpfung, composta fra il 1779 e il 1778 ma eseguita per la prima volta al Nationaltheater di Vienna il 19 marzo del 1799. Sono i tre arcangeli – Raffaele, Gabriele e Uriele – a enunciare la narrativa della Creazione, secondo la tradizionale formale dell’oratorio. Ai recitativi si alternano squarci sinfonici che ci regalano venti e folgori, neve e rugiada, in una serie di pennellate in cui il compositore dispiega tutta la sua inventiva, come fa anche per il canto degli uccelli o lo strisciare dei serpenti. Menzione speciale la merita l’Overture in cui il torpido e confuso languore del Caos è trafitto, dopo il recitativo di Raffaele, dall’accordo in do maggiore che preannuncia la vita.
Accademia Bizantina sarà fra i protagonisti della Trilogia d’Autunno, con cui Ravenna Festival ritorna in scena dal 15 al 19 novembre. La Bizantina e Ottavio Dantone (nella foto sopra di Jonathan Revelo/Fabio Giannasi) sono infatti coinvolti nelle due nuove produzioni affidate alla regia di Pier Luigi Pizzi: la prima è Il ritorno di Ulisse in patria di Monteverdi (15 e 18 novembre), mentre la seconda è dedicata a Purcell, la cui ode a Santa Cecilia, patrona della musica, incastona Dido and Aeneas (16 e 19 novembre). Il trittico della Trilogia si completerà con un recital del controtenore polacco Jakub Józef Orliński, affiancato dall’ensemble Il Pomo d’Oro (Beyond, 17 novembre).
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