Per l’ultimo concerto della stagione
2023/2024, torna sul podio dell’Orchestra Sinfonica Nazionale della
Rai uno dei più apprezzati direttori di oggi: Daniel
Harding. Con lui il grande violinista Frank Peter Zimmermann. I
due musicisti sono protagonisti del concerto di venerdì 31
maggio alle 20 all’Auditorium Rai “Arturo Toscanini” di
Torino, con trasmissione in diretta su Radio3. Replica sabato 1°
giugno alle 20.30.
Per Harding si tratta del quinto impegno in pochi anni con la compagine Rai: al suo debutto, datato 13 dicembre 2020, sono seguiti altri due memorabili concerti il 17 dicembre dello stesso anno e il 7 gennaio 2021, tutti realizzati a porte chiuse e trasmessi in streaming e su Radio3 a causa delle restrizioni imposte dalla pandemia. La doppia serata del 7 e 8 aprile 2022 ha segnato il suo primo incontro con il pubblico dell’Auditorium Rai di Torino, prima di questo atteso ritorno in una città con la quale ha un rapporto più che ventennale, avendo debuttato ai Concerti del Lingotto nel 1999 con la Mahler Chamber Orchestra. Da allora è tornato più volte, con orchestre diverse: Royal Concertgebouw di Amsterdam, Orchestra Sinfonica della Radio Svedese, London Symphony Orchestra e Berliner Philharmoniker. Indimenticabile il suo ciclo di concerti per il festival pluriennale “Sintonie”, che tra il 2003 e il 2006 ha accompagnato la città alle Olimpiadi invernali con l’integrale delle Sinfonie di Beethoven, il Wozzeck di Berg, la Passione secondo Matteo di Bach e La Creazione di Haydn.
Da ottobre 2024 sarà il nuovo Direttore Musicale dell’Orchestra e del Coro dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia.
Accanto a lui un altro sommo musicista che ha un rapporto consolidatissimo con l’Orchestra della Rai: Frank Peter Zimmermann. Insieme alla compagine della radiotelevisione italiana ha inciso il Concerto per violino di Ferruccio Busoni ed eseguito, in prima italiana, concerti come quelli di Matthias Pintscher e Magnus Lindberg. Considerato come uno dei più importanti violinisti della sua generazione, suona con tutte le principali orchestre del mondo da oltre tre decenni, collaborando con i direttori più rinomati. I suoi numerosi impegni lo portano in tutte le più importanti sale da concerto e festival musicali internazionali in Europa, Stati Uniti, Asia, Sud America e Australia. Nel corso degli anni ha inciso per varie etichette discografiche ottenendo prestigiosi premi e riconoscimenti in tutto il mondo.
In apertura di serata Harding e Zimmermann propongono il Concerto gregoriano per violino e orchestra di Ottorino Respighi, scritto nel 1921 utilizzando stilemi modali arcaizzanti propri del canto gregoriano ma anche includendo aspetti timbrici tipici del XX secolo.
Chiude il concerto la Sinfonia n. 1 in re maggiore di Gustav Mahler, nota con il soprannome di “Titano”. Il compositore la denominò riferendosi al titolo di un omonimo romanzo di Jean Paul. La pagina si accompagna all’infelice esperienza amorosa vissuta dal musicista con la cantante Johanna Richter a Lipsia, dove la composizione viene ultimata nel 1888. Tenacemente radicata nello spirito del Romanticismo tedesco, ma già proiettata oltre la realtà musicale del suo tempo, la partitura è tutta un riecheggiare di richiami alla natura che mutano dall’innocente serenità pastorale all’inquietudine struggente e esasperata propria della modernità.
Per Harding si tratta del quinto impegno in pochi anni con la compagine Rai: al suo debutto, datato 13 dicembre 2020, sono seguiti altri due memorabili concerti il 17 dicembre dello stesso anno e il 7 gennaio 2021, tutti realizzati a porte chiuse e trasmessi in streaming e su Radio3 a causa delle restrizioni imposte dalla pandemia. La doppia serata del 7 e 8 aprile 2022 ha segnato il suo primo incontro con il pubblico dell’Auditorium Rai di Torino, prima di questo atteso ritorno in una città con la quale ha un rapporto più che ventennale, avendo debuttato ai Concerti del Lingotto nel 1999 con la Mahler Chamber Orchestra. Da allora è tornato più volte, con orchestre diverse: Royal Concertgebouw di Amsterdam, Orchestra Sinfonica della Radio Svedese, London Symphony Orchestra e Berliner Philharmoniker. Indimenticabile il suo ciclo di concerti per il festival pluriennale “Sintonie”, che tra il 2003 e il 2006 ha accompagnato la città alle Olimpiadi invernali con l’integrale delle Sinfonie di Beethoven, il Wozzeck di Berg, la Passione secondo Matteo di Bach e La Creazione di Haydn.
Da ottobre 2024 sarà il nuovo Direttore Musicale dell’Orchestra e del Coro dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia.
Accanto a lui un altro sommo musicista che ha un rapporto consolidatissimo con l’Orchestra della Rai: Frank Peter Zimmermann. Insieme alla compagine della radiotelevisione italiana ha inciso il Concerto per violino di Ferruccio Busoni ed eseguito, in prima italiana, concerti come quelli di Matthias Pintscher e Magnus Lindberg. Considerato come uno dei più importanti violinisti della sua generazione, suona con tutte le principali orchestre del mondo da oltre tre decenni, collaborando con i direttori più rinomati. I suoi numerosi impegni lo portano in tutte le più importanti sale da concerto e festival musicali internazionali in Europa, Stati Uniti, Asia, Sud America e Australia. Nel corso degli anni ha inciso per varie etichette discografiche ottenendo prestigiosi premi e riconoscimenti in tutto il mondo.
In apertura di serata Harding e Zimmermann propongono il Concerto gregoriano per violino e orchestra di Ottorino Respighi, scritto nel 1921 utilizzando stilemi modali arcaizzanti propri del canto gregoriano ma anche includendo aspetti timbrici tipici del XX secolo.
Chiude il concerto la Sinfonia n. 1 in re maggiore di Gustav Mahler, nota con il soprannome di “Titano”. Il compositore la denominò riferendosi al titolo di un omonimo romanzo di Jean Paul. La pagina si accompagna all’infelice esperienza amorosa vissuta dal musicista con la cantante Johanna Richter a Lipsia, dove la composizione viene ultimata nel 1888. Tenacemente radicata nello spirito del Romanticismo tedesco, ma già proiettata oltre la realtà musicale del suo tempo, la partitura è tutta un riecheggiare di richiami alla natura che mutano dall’innocente serenità pastorale all’inquietudine struggente e esasperata propria della modernità.
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