La Stagione della Filarmonica della
Scala prosegue con il secondo concerto di Riccardo Chailly in
cartellone. Lunedì 13 maggio Chailly dirige il Concerto n.
1 in si bemolle minore per pianoforte op. 23 di Pëtr Il’ič
Čajkovskij interpretato da Alexander Malofeev e la
Sinfonia n. 3 in do minore op. 44 di Sergej Prokof’ev, proseguendo
il percorso di riscoperta della musica del compositore russo iniziato
nel 2023 con le Sinfonie n. 1 e n. 7. Malofeev, giovane pianista
classe 2001, ha debuttato con la Filarmonica nel 2017: proprio il
Concerto n. 1 op. 23 è il suo cavallo di battaglia, con il quale ha
vinto il Concorso Čajkovskij di Mosca per giovani musicisti a soli
tredici anni dando inizio alla sua carriera. Il concerto è trasmesso
in diretta LaScalaTv. Riccardo Chailly e Alexander Malofeev sono
protagonisti al Teatro alla Scala anche della Prova
Aperta benefica di domenica 12 maggio alle ore 20, a
sostegno di Associazione Mercurio. Nell’ambito dei progetti
destinati al contrasto alla povertà educativa, sostenuti dalla nuova
stagione, Associazione Mercurio propone il programma educativo La
Palestra delle emozioni, che aiuta giovani e giovanissimi a
riconoscere ed esprimere le proprie emozioni, aspirazioni e
potenzialità. Con lo stesso programma Chailly e Malofeev affiancano
la Filarmonica in tournée la settimana successiva, per due
date alla Smetana Hall di Praga (20 maggio) e alla
Philharmonie di Lussemburgo (21 maggio).
«Di Prokof’ev mi ha sempre affascinato la scomodità, sia caratteriale che musicale», dice Chailly. Nel 2023 ha deciso, insieme ai musicisti della Filarmonica, di intraprendere un percorso di riscoperta della musica sinfonica di Sergej Prokof’ev, cominciando dalla prima e dall’ultima Sinfonia della sua produzione (n. 1 in re maggiore e n. 7 in do diesis minore). Nella Sinfonia n. 3 in do minore Prokof’ev racchiuse le pagine più robuste dell’Angelo di fuoco, opera che suo malgrado non riuscì a mettere in scena. I ritmi ossessivi che percorrono la sinfonia sono gli stessi che ritraggono l’ossessione di Renata, innamorata dell’Angelo di fuoco e rinchiusa in un mondo di incubi, estasi e spettri. Chailly continua: «Fino alla fine della sua vita Prokof’ev ha cercato la provocazione, che tradotta in senso ritmico, può diventare ossessione, angoscia – pensando all’Angelo di fuoco. Ha sempre avuto questo senso di ribellione al sistema formale. Pur rimanendo in un regime tonale ha adoperato la tonalità da vero Maestro, all’insegna di tutto ciò che è imprevedibile. Quando dopo quattro note sai dire chi è l’autore, vuol dire che è un gigante. E lui è uno di questi».
«Di Prokof’ev mi ha sempre affascinato la scomodità, sia caratteriale che musicale», dice Chailly. Nel 2023 ha deciso, insieme ai musicisti della Filarmonica, di intraprendere un percorso di riscoperta della musica sinfonica di Sergej Prokof’ev, cominciando dalla prima e dall’ultima Sinfonia della sua produzione (n. 1 in re maggiore e n. 7 in do diesis minore). Nella Sinfonia n. 3 in do minore Prokof’ev racchiuse le pagine più robuste dell’Angelo di fuoco, opera che suo malgrado non riuscì a mettere in scena. I ritmi ossessivi che percorrono la sinfonia sono gli stessi che ritraggono l’ossessione di Renata, innamorata dell’Angelo di fuoco e rinchiusa in un mondo di incubi, estasi e spettri. Chailly continua: «Fino alla fine della sua vita Prokof’ev ha cercato la provocazione, che tradotta in senso ritmico, può diventare ossessione, angoscia – pensando all’Angelo di fuoco. Ha sempre avuto questo senso di ribellione al sistema formale. Pur rimanendo in un regime tonale ha adoperato la tonalità da vero Maestro, all’insegna di tutto ciò che è imprevedibile. Quando dopo quattro note sai dire chi è l’autore, vuol dire che è un gigante. E lui è uno di questi».
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