mercoledì 15 maggio 2024

FILIPPO GORINI: IL PIANISTA DEL FUTURO, TRA MINIATURA E MONUMENTO. Giovedì 16 maggio, alle 21 al Teatro Alighieri, in programma Kurtág e Schubert

 

Dal micro al macro. Il recital di Filippo Gorini (nella foto di Simon Pauly), uno dei pianisti under 30 più riconosciuti a livello mondiale, esplora il miniaturismo di György Kurtág – il massimo compositore ungherese vivente, di cui eseguirà una selezione dal ciclo Játékok (Giochi) – e le grandi forme della Sonata D 960 di Franz Schubert. L'appuntamento di Ravenna Festival del 16 maggio, alle 21, porta al Teatro Alighieri uno dei musicisti più maturi e completi dei nostri giorni, capace, a soli 29 anni, di sintonizzare il ruolo del virtuoso alle sfide della contemporaneità. Nato da genitori fisici nucleari nel 1995, Gorini si è avvicinato al pianoforte all’età di quattro anni, ma tra le sue passioni c'erano anche la scrittura e la matematica, nonché il sogno (in parte realizzato) di diventare regista. Nel 2020 ha iniziato una serie di video-documentari ispirati alla struttura dell'Arte della fuga bachiana, 14 episodi – come i 13 contrappunti e la fuga – in cui Gorini dialoga con eminenti personalità del mondo dell’arte, invitate per il loro legame con Bach (tra queste l'architetto Frank Gehry, il direttore Yannick Nézet-Séguin, il pianista Alfred Brendel, il regista teatrale Peter Sellars). Il suo prossimo progetto, Sonata for 7 cities, mira a mostrare un approccio nuovo, responsabile ed etico alla vita concertistica, con residenze mensili a Vienna, Portland, Città del Capo, Santa Fe, Hong Kong e Milano, nelle quali Gorini suonerà brani di compositori contemporanei appositamente commissionati.
Játékok (in ungherese: giochi) è una raccolta di oltre 150 "pezzi pedagogici" di György Kurtág, compositore classe 1926, assieme a Ligeti tra le figure più influenti della musica europea del XX secolo. Scritti a partire dal 1973 ma pubblicati interamente solo nel 2021, in questa raccolta Kurtág ha cercato di ritrovare lo spirito dei giochi dei bambini, per i quali il pianoforte è “solo” un giocattolo su cui provare suoni apparentemente sconnessi ma che svegliano armonie audaci e sorprendenti. Nonostante il loro aspetto miniaturistico, i “giochi” di Kurtág contengono tratti in comune con la monumentale Sonata D 960 schubertiana, in cui è facile perdere la nozione dello scorrere del tempo. A poche settimane dalla sua morte, nel 1828 Schubert rompe infatti con la stringente logica beethoveniana in favore di una scrittura fantastica che asseconda liberamente i moti dell'animo, generando continue sorprese a livello armonico e timbrico. Proprio come avviene nella musica di Kurtág.
Nato nel 1995 a Carate Brianza, a 20 anni Filippo Gorini vince con voto unanime il prestigioso Concorso Telekom-Beethoven di Bonn e da quel momento viene invitato a suonare nelle sale più importanti del mondo. Ha avuto importanti riconoscimenti per le sue incisioni discografiche, fra cui il Diapason d’Or e recensioni a 5 stelle da The Guardian, BBC Music Magazine e Le Monde per il suo album di debutto con le Variazioni Diabelli di Beethoven (2017). Nel 2020 ha ottenuto il Borletti Buitoni Trust Award, grazie al quale nasce l’idea del progetto multidisciplinare “Arte della Fuga”. La giuria del Premio Abbiati lo ha eletto miglior solista del 2022, riconoscendo in Gorini il profilo di un musicista che affronta programmi che non si limitano al mero virtuosismo, ma che scavano in profondità i collegamenti sotterranei della storia.

Nessun commento:

Posta un commento