Si svolgerà dal 22 ottobre 2025 al 20 maggio 2026 la nuova stagione di concerti organizzata dall’Associazione Roma Sinfonietta all’Università di Roma “Tor Vergata”. Sono diciotto appuntamenti, sempre il mercoledì alle 18.00 nell’Auditorium “Ennio Morricone”, situato nella Macroarea di Lettere e Filosofia della seconda università statale romana, in via Columbia 1.
Come sempre il direttore artistico Maestro Luigi Lanzillotta ha predisposto un ricco, vario e interessante programma, che spazia dalla musica da camera alla sinfonica, dalla musica corale ai jazz, dall’opera ai canti tradizionali delle regioni italiane. Da anni si è affermata come una delle più importanti stagioni concertistiche della capitale per numero dei concerti, interesse dei programmi e qualità degli interpreti, che sono al novantanove per cento italiani, scelti tra i tanti ottimi musicisti di cui il nostro paese abbonda, ma che non sempre hanno il giusto riconoscimento in patria. Un altro merito di questi concerti è portare la musica dal vivo nella zona di Roma est, che ne è quasi totalmente priva, ma attraggono gli appassionati di musica da ogni zona di Roma. Una parte del pubblico viene anche da fuori Rom, in particolare dalla zona dei Castelli, che non è lontana dalla sede dei concerti.
Il concerto inaugurale del 22 ottobre è dedicato a Dmitrij Shostakovic, scomparso cinquant’anni fa e ora tra i compositori più amati dal pubblico, giustamente: si ascolterà tra l’altro il suo raro Concerto per pianoforte, tromba e orchestra d’archi, un insolito abbinamento tra due solisti diversissimi, che sarà eseguito da due ottimi solisti quali Costanza Principe e Andrea Di Mario e dall’Orchestra Roma Sinfonietta diretta da Gabriele Bonolis (a destra nella foto). A dimostrazione dell’ampio spettro di generi musicali accolti in questa serie di concerti, i due mercoledì successivi saranno dedicati uno alla musica sacra - il Requiem di Fauré, meraviglioso capolavoro francese della fine dell’Ottocento, con il Coro "Claudio Casini " dell'Università di Roma Tor Vergata e l’Ensemble Roma Sinfonietta diretti da Stefano Cucci - e l’altro alla canzone romana, col Trio Monti che propone un viaggio nel tempo che parte dal 1500 per arrivare ai nostri giorni, accostando canzoni notissime ad altre antiche, semidimenticate e bellissime melodie, il tutto sotto il titolo “Er core de Roma”. Il quarto concerto (12 novembre) è un omaggio a Ennio Morricone, con cui Roma Sinfonietta ha collaborato strettamente per decenni e di cui verranno eseguite le più belle musiche per il cinema.
Il concerto successivo (19 novembre)
vede al centro Nino Rota, altro celeberrimo autore di musiche da
film, di cui in quest’occasione si ascolterà l’opera in un atto
“La Scuola di guida”, composta nel 1959 su testo di Mario
Soldati. Sarà accostata ad altri due atti unici, ironici fin dal
titolo: sono “Una mano di bridge” di Samuel Barber, uno dei
massimi compositori statunitensi del Novecento, e “Lo stratagemma
dell’avvocato manigoldi” di Marcello Panni, che sarà anche sul
podio: è infatti un protagonista della musica di questi anni, sia
come direttore che come compositore. Il 3 dicembre il concerto
intitolato “Dalla Persia alla Spagna passando per l’America
latina” è un affascinante viaggio musicale da Oriente ad
Occidente, attraversando le epoche, alla scoperta delle origini e
dell’evoluzione della chitarra spagnola e del suo predecessore il
Oud, in compagnia di Riccardo Ascani (chitarra flamenca) e Peiman
Tadaion (oud - nella foto a sinistra).
Il 10 dicembre ci si scambieranno gli auguri prima della pausa natalizia: Giuseppe Andaloro, che appartiene all’empireo dei pochi vincitori del prestigioso e ultra selettivo Concorso pianistico internazionale “Ferruccio Busoni” ed è oggi uno dei più noti e apprezzati pianisti italiani, ha scelto un programma molto singolare per questo suo “Concerto di Natale”, alternando autori classici a rielaborazioni della musica di Keith Jarrett, Queen, Pink Floyd e Emerso, Lake & Palmer.
Nel 2026 si riparte il 18 febbraio con due capolavori del tardo romanticismo, il Sestetto n. 1 di Brahms e il Sestetto “Souvenir de Florence” di Ciajkovskij, con l’ottimo Sestetto di Roma, formato da sei eccellenti musicisti che operano nella capitale, a cominciare dal primo violino Marco Fiorini.
Il 10 dicembre ci si scambieranno gli auguri prima della pausa natalizia: Giuseppe Andaloro, che appartiene all’empireo dei pochi vincitori del prestigioso e ultra selettivo Concorso pianistico internazionale “Ferruccio Busoni” ed è oggi uno dei più noti e apprezzati pianisti italiani, ha scelto un programma molto singolare per questo suo “Concerto di Natale”, alternando autori classici a rielaborazioni della musica di Keith Jarrett, Queen, Pink Floyd e Emerso, Lake & Palmer.
Nel 2026 si riparte il 18 febbraio con due capolavori del tardo romanticismo, il Sestetto n. 1 di Brahms e il Sestetto “Souvenir de Florence” di Ciajkovskij, con l’ottimo Sestetto di Roma, formato da sei eccellenti musicisti che operano nella capitale, a cominciare dal primo violino Marco Fiorini.
Dopo le
due più belle e trascinanti musiche composte nell’Ottocento per
sestetto, il mercoledì successivo si potranno ascoltare il secondo
trio di Schubert e il secondo di Shostakovic, ovvero i due trii più
belli e trascinanti composti rispettivamente nell’Ottocento e nel
Novecento, eseguiti dal giovane e più che promettente Trio Kolbat (a destra nella foto).
Si prosegue, una settimana dopo l’altra con una serie di concerti da non perdere. Massimo Spada - raffinato pianista e partner artistico di Beatrice Rana, con cui si esibisce spesso in duo - suona tre capolavori della musica pianistica composti da tre grandi del Novecento - uno francese, uno italiano e uno americano, cioè Ravel, Castelnuovo-Tedesco e Barber - e un brano di anni più recenti firmato da Paolo Arcà. Ritorna poi l’Orchestra Roma Sinfonietta con Marco Fiorentini come violino solista, per un programma irresistibile: le “Quattro Stagioni” di Vivaldi e due concerti di Telemann e Bach. Poi è la volta di un quintetto formato dal clarinettista Darko Brlek e da quattro archi, che sono stati e sono “prime parti” di alcune delle migliori orchestre italiane, cioè quelle di Santa Cecilia, dell’Opera di Roma, del Teatro San Carlo di Napoli e della Fenice di Venezia: suoneranno i due massimi capolavori scritti per questa formazione strumentale, che sono anche due dei capolavori assoluti di tutta la musica da camera, ovvero i quintetti con clarinetto di Brahms e Mozart. Il 25 marzo il baritono coreano Sung Hwan Park canta celeberrime arie d’opera di Rossini, Donizetti, Verdi e Puccini.
Dopo la pausa per le festività pasquali, si riprende il 22 aprile con un incontro multimediale intitolato “Parole, suoni, colori: l’ombra di Rilke, la luce di Monet”, una produzione del Master in Sonic Arts dell’Università di Roma “Tor Vergata”. A una settimana di distanza l’uno dall’altro si susseguono poi gli ultimi sei concerti della stagione, a cominciare da quello di Vincenzo Bolognese (nella foto a sinistra), che si cimenta in un’impresa: l’esecuzione integrale dei diabolici ventiquattro Capricci di Paganini. Soltanto pochi violinisti possono tentare l’impresa, ma per Bolognese non sarà la prima volta e le volte precedenti garantiscono l’eccellenza del risultato. Poi il Quartetto Guadagnini - uno dei migliori rappresentanti italiani, e non soltanto italiani, di questa formazione che è considerata l’élite della musica da camera - proseguirà nella sua integrale dei quartetti di Shostakovic, uno dei cicli più affascinanti e coinvolgenti della musica da camera del secolo scorso. I due mercoledì seguenti (13 e 20 maggio) concludono la stagione con due proposte originali. Prima il trio formato da Barbara Eramo (voce), Gabriele Coen (sax) e Alessandro Gwis (pianoforte) presenta “Singing routes, le vie dei canti”, un progetto con cui i tre musicisti seguono come filo conduttore l’identità culturale ed i suoi percorsi, attraverso la rivisitazione con un approccio aperto e contemporaneo di brani tradizionali del folk mediterraneo e del jazz. E poi gran finale con “La vera storia di Billie Holiday”, insieme al pianoforte di un meraviglioso musicista qual è Danilo Rea, e a Barbara Bovoli (voce narrante) e Oona Rea (voce), che propongono un connubio tra canto, prosa e jazz, dove l’improvvisazione e la grande musica la fanno da padrone.
Si prosegue, una settimana dopo l’altra con una serie di concerti da non perdere. Massimo Spada - raffinato pianista e partner artistico di Beatrice Rana, con cui si esibisce spesso in duo - suona tre capolavori della musica pianistica composti da tre grandi del Novecento - uno francese, uno italiano e uno americano, cioè Ravel, Castelnuovo-Tedesco e Barber - e un brano di anni più recenti firmato da Paolo Arcà. Ritorna poi l’Orchestra Roma Sinfonietta con Marco Fiorentini come violino solista, per un programma irresistibile: le “Quattro Stagioni” di Vivaldi e due concerti di Telemann e Bach. Poi è la volta di un quintetto formato dal clarinettista Darko Brlek e da quattro archi, che sono stati e sono “prime parti” di alcune delle migliori orchestre italiane, cioè quelle di Santa Cecilia, dell’Opera di Roma, del Teatro San Carlo di Napoli e della Fenice di Venezia: suoneranno i due massimi capolavori scritti per questa formazione strumentale, che sono anche due dei capolavori assoluti di tutta la musica da camera, ovvero i quintetti con clarinetto di Brahms e Mozart. Il 25 marzo il baritono coreano Sung Hwan Park canta celeberrime arie d’opera di Rossini, Donizetti, Verdi e Puccini.
Dopo la pausa per le festività pasquali, si riprende il 22 aprile con un incontro multimediale intitolato “Parole, suoni, colori: l’ombra di Rilke, la luce di Monet”, una produzione del Master in Sonic Arts dell’Università di Roma “Tor Vergata”. A una settimana di distanza l’uno dall’altro si susseguono poi gli ultimi sei concerti della stagione, a cominciare da quello di Vincenzo Bolognese (nella foto a sinistra), che si cimenta in un’impresa: l’esecuzione integrale dei diabolici ventiquattro Capricci di Paganini. Soltanto pochi violinisti possono tentare l’impresa, ma per Bolognese non sarà la prima volta e le volte precedenti garantiscono l’eccellenza del risultato. Poi il Quartetto Guadagnini - uno dei migliori rappresentanti italiani, e non soltanto italiani, di questa formazione che è considerata l’élite della musica da camera - proseguirà nella sua integrale dei quartetti di Shostakovic, uno dei cicli più affascinanti e coinvolgenti della musica da camera del secolo scorso. I due mercoledì seguenti (13 e 20 maggio) concludono la stagione con due proposte originali. Prima il trio formato da Barbara Eramo (voce), Gabriele Coen (sax) e Alessandro Gwis (pianoforte) presenta “Singing routes, le vie dei canti”, un progetto con cui i tre musicisti seguono come filo conduttore l’identità culturale ed i suoi percorsi, attraverso la rivisitazione con un approccio aperto e contemporaneo di brani tradizionali del folk mediterraneo e del jazz. E poi gran finale con “La vera storia di Billie Holiday”, insieme al pianoforte di un meraviglioso musicista qual è Danilo Rea, e a Barbara Bovoli (voce narrante) e Oona Rea (voce), che propongono un connubio tra canto, prosa e jazz, dove l’improvvisazione e la grande musica la fanno da padrone.





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