Dopo l'Otello di Verdi arriva al Valli, sotto la regia di Carmelo Rifici, l'Anna Bolena di Donizetti, una delle vette più alte della sua produzione operistica e dell’opera romantica in generale. La direzione musicale della tragedia lirica in due atti è affidata a Diego Fasolis che, alla guida del suo complesso I Classicisti, affronterà la partitura secondo la prassi esecutiva storica e l’impiego di strumenti d’epoca. Il prestigioso cast vedrà in scena Carmela Remigio, Arianna Vendittelli, Ruzil Gatin e Paola Gardina.
Nuovo allestimento, Coproduzione LAC Lugano Arte e Cultura, Fondazione I Teatri di Reggio Emilia, Fondazione Teatri di Piacenza, Fondazione Teatro Comunale di Modena, Associazione “I Barocchisti".
Ispirata al dramma Henri VIII di Marie-Joseph Blaise de Chénier, debutta al Teatro Carcano di Milano il 26 dicembre 1830 ottenendo uno straordinario successo che oscura la contemporanea proposta scaligera. Donizetti la compone di getto, in soli trenta giorni, per il soprano che ne sarà protagonista, Giuditta Pasta, – a cui ora è intitolato il Teatro della sua città natale, Saronno – e dal tenore Giovanni Battista Rubini, entrambi vere e proprie leggende dell’opera lirica di inizio Ottocento. Nonostante il successo iniziale, l’opera esce gradualmente dal repertorio fino a quando, nel 1957 al Teatro alla Scala, Maria Callas le regala una vera e propria seconda vita grazie ad una memorabile interpretazione, nell’allestimento diretto da Gianandrea Gavazzeni con la regia di Luchino Visconti.
Qui bel canto e interpretazione magicamente
si sposano
Ho immaginato uno spazio che impedisce ai personaggi di
trovare protezione o conforto. Uno spazio in bilico. Voglio
restituire al pubblico quella stessa sensazione inarrestabile che ho
provato anche io studiando l’opera. Lo spazio non è rassicurante,
ma cangiante, labirintico. Porta i personaggi alla perdizione e allo
smarrimento. Allo stesso tempo non è uno spazio realistico, ma
dell’anima. Le stanze che i personaggi attraversano sono stanze
interiori, aprono le porte alle loro paure, alle loro pulsioni più
brutali. Per questo ho evitato dettagli troppo realistici,
preferendo, al contrario, immaginare oggetti e suppellettili
simbolici e artistici, capaci di contenere la forza brutale del
dramma, ma anche di far vivere l’esigenza sentimentale dei
personaggi, il loro bisogno di amore (…). Esattamente come la
scena, anche i costumi devono riverberare di quella forza drammatica
di cui i personaggi sono intrisi. I costumi di questo spettacolo non
sono “decorativi” ma “strutturali”, nei loro colori accesi,
nella forza della loro materia, nel taglio contemporaneo, hanno il
compito di creare nel pubblico un immaginario universale, capace
ancora di parlarci, di renderci responsabili di una vicenda
umana.
Viviamo in un tempo che non ha superato l’ambizione
personale, anzi, la storia contemporanea ci mostra di quanta
efferatezza si nutra il potere, ancora ingordo di ingiustizie. La
forza di questa Bolena, che fa della sua protagonista un monito,
troppo umano per lasciarci freddi e distaccati, sta proprio nella
capacità del suo creatore di immedesimazione.
le foto di scena sono di Masiar Pasquali
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