giovedì 8 febbraio 2024

ANNA BOLENA di Donizetti al Valli di Reggio Emilia il 9 e l'11 febbraio

 


Dopo l'Otello di Verdi arriva al Valli, sotto la regia di Carmelo Rifici, l'Anna Bolena di Donizetti,  una delle vette più alte della sua produzione operistica e dell’opera romantica in generale. La direzione musicale della tragedia lirica in due atti è affidata a Diego Fasolis che, alla guida del suo complesso I Classicisti, affronterà la partitura secondo la prassi esecutiva storica e l’impiego di strumenti d’epoca. Il prestigioso cast vedrà in scena Carmela Remigio, Arianna Vendittelli, Ruzil Gatin e Paola Gardina.
Nuovo allestimento, Coproduzione LAC Lugano Arte e Cultura, Fondazione I Teatri di Reggio Emilia, Fondazione Teatri di Piacenza, Fondazione Teatro Comunale di Modena, Associazione “I Barocchisti".


Anna Bolena Carmela Remigio
Enrico VIII Simone Alberghini
Giovanna Seymour Arianna Vendittelli
Lord Riccardo Percy Ruzil Gatin
Smeton Paola Gardina
Lord Rochefort Luigi De Donato
Sir Hervey Marcello Nardis
I Classicisti *
Coro Claudio Merulo di Reggio Emilia
direttore Diego Fasolis
regia Carmelo Rifici
scene Guido Buganza
costumi Margherita Baldoni
luci Alessandro Verazzi
movimenti scenici Alessio Maria Romano
maestro del coro Martino Faggiani
Nuovo allestimento
Coproduzione LAC Lugano Arte e Cultura, Fondazione I Teatri di Reggio Emilia, Fondazione Teatri di Piacenza, Fondazione Teatro Comunale di Modena, Associazione “I Barocchisti
* ex I Barocchisti



Anna Bolena rappresenta una delle vette più alte della produzione operistica di Donizetti e dell’opera romantica in generale.
Ispirata al dramma Henri VIII di Marie-Joseph Blaise de Chénier, debutta al Teatro Carcano di Milano il 26 dicembre 1830 ottenendo uno straordinario successo che oscura la contemporanea proposta scaligera. Donizetti la compone di getto, in soli trenta giorni, per il soprano che ne sarà protagonista, Giuditta Pasta, – a cui ora è intitolato il Teatro della sua città natale, Saronno – e dal tenore Giovanni Battista Rubini, entrambi vere e proprie leggende dell’opera lirica di inizio Ottocento. Nonostante il successo iniziale, l’opera esce gradualmente dal repertorio fino a quando, nel 1957 al Teatro alla Scala, Maria Callas le regala una vera e propria seconda vita grazie ad una memorabile interpretazione, nell’allestimento diretto da Gianandrea Gavazzeni con la regia di Luchino Visconti.

Dalle note di Regia di Carmelo Rifici (nella foto a destra)

Qui bel canto e interpretazione magicamente si sposano
Ho immaginato uno spazio che impedisce ai personaggi di trovare protezione o conforto. Uno spazio in bilico. Voglio restituire al pubblico quella stessa sensazione inarrestabile che ho provato anche io studiando l’opera. Lo spazio non è rassicurante, ma cangiante, labirintico. Porta i personaggi alla perdizione e allo smarrimento. Allo stesso tempo non è uno spazio realistico, ma dell’anima. Le stanze che i personaggi attraversano sono stanze interiori, aprono le porte alle loro paure, alle loro pulsioni più brutali. Per questo ho evitato dettagli troppo realistici, preferendo, al contrario, immaginare oggetti e suppellettili simbolici e artistici, capaci di contenere la forza brutale del dramma, ma anche di far vivere l’esigenza sentimentale dei personaggi, il loro bisogno di amore (…). Esattamente come la scena, anche i costumi devono riverberare di quella forza drammatica di cui i personaggi sono intrisi. I costumi di questo spettacolo non sono “decorativi” ma “strutturali”, nei loro colori accesi, nella forza della loro materia, nel taglio contemporaneo, hanno il compito di creare nel pubblico un immaginario universale, capace ancora di parlarci, di renderci responsabili di una vicenda umana.
Viviamo in un tempo che non ha superato l’ambizione personale, anzi, la storia contemporanea ci mostra di quanta efferatezza si nutra il potere, ancora ingordo di ingiustizie. La forza di questa Bolena, che fa della sua protagonista un monito, troppo umano per lasciarci freddi e distaccati, sta proprio nella capacità del suo creatore di immedesimazione.


le foto di scena sono di Masiar Pasquali

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