mercoledì 21 febbraio 2024

Terzo appuntamento di "Tradire. Le Radici nella Musica" 2024 a Siena: UNA NOTTE A TUNISI

Giovedì 22 febbraio 2024, ore 21.00
Palazzo Chigi Saracini, Siena
UNA NOTTE A TUNISI
Marzouk Mejri voce, ney, darbuka, bendir
Salvatore Morra oud orientale, oud tunisino


«Il malûf è pane quotidiano. È un’abitudine, il nostro patrimonio e la nostra eredità» dice Ziad Gharsa, forse il più noto rappresentante di questa tradizione musicale tunisina. Data per quasi estinta all’inizio del Novecento dal barone franco-tedesco Rodolphe d’Erlanger, che per salvarla decise di trascrivere in notazione occidentale le sue sopravvivenze affinché potessero essere insegnate in una accademia, il malûf divenne presto un tassello fondamentale per la costruzione dell’identità nazionale tunisina propagandata prima dalle istituzioni coloniali e poi dal regime di Bourguiba e Ben Ali. Costruito come “musica classica maghrebina” concepita da una élite centrata sulla capitale ed eseguita in spettacoli pubblici per mostrare le tracce nostalgiche di una mitica eredità arabo-andalusa cui tentare di assomigliare, il malûf veniva offerto ai tunisini come il terreno in cui affondare le radici della propria identità rispetto al resto del Maghreb, contro la pervasiva industria culturale egiziana capace di costruire il volto di un mondo arabo omogeneo a sua immagine e somiglianza.
Tuttavia, nei club notturni lontani dalle accademie o nelle case private, incurante della sua presunta estinzione, fin dal crepuscolo dell’Impero Ottomano il malûf continuava ad essere lo strumento per condividere una memoria genuinamente popolare e inclusiva, attraverso un’esperienza collettiva o solitaria. Intorno alle corde pizzicate del qanun e dell’oud ‘arbi, al soffio del ney e al ritmo di darbuka e naqqarah, ascoltando i versi intonati sui modi musicali tunisini si condensava il senso di appartenenza alla base di un’identità sentimentale. Libera e lontana tanto dal nazionalismo quanto dall’autorità dei maestri (shaykh), questa identità sentimentale fondata sulla condivisione di un’esperienza intima della musica ha condotto i tunisini oltre la primavera araba del 2011 e li ha accompagnati nella migrazione lontano da casa, offrendo loro un territorio immateriale, privato e sconfinato, dove rifugiarsi accanto ad un canto nostalgico e gioioso. Da Napoli, Torino, Parigi, Berlino, cantando il malûf si può scorgere il colore della notte a Tunisi.
Marzouk Mejri vive da trent’anni a Napoli, dove ha collaborato con Daniele Sepe, James Senese, Peppe Barra, NCCP, 99 Posse, Eduardo De Crescenzo, Enzo Avitabile e molti altri. Nel 2017 la RAI ha prodotto un docufilm sulla sua arte musicale, intitolato “Vita di Marzouk”. Salvatore Morra indaga da musicista e da etnomusicologo il mondo arabo islamico e le sue intersezioni con i mondi sonori contemporanei. Insieme formano il duo Maluf System. 


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